SIA SANTIFICATO IL TUO NOME
In questi giorni sono ferma in campana, con l’influenza che non vuole passare. Dopo Ester, Carla, Sara, Alessandro, Madeleine e Gunter, ha colpito anche me e mi si accanisce contro lasciandomi fuori combattimento. Insomma, niente di straordinario perché penso che mezza Italia vive nelle stesse condizioni!
Mi sono accorta però di una cosa: un periodo così può anche diventare una benedizione, se chi è sofferente ha la fortuna di poter stare veramente da solo.
Forse è un discorso che non piacerà a molte lettrici e a molti lettori. Questo, poiché, secondo quanto ho potuto notare, sono poche le persone che apprezzano la solitudine. Anche chi sta accanto ad un ammalato può talvolta aver l’impressione di trascurare la persona se non le è sempre vicino.
Sentimento questo più che giustificato, se la persona sta molto male e ha bisogno fisicamente di cure speciali, ma errato se la persona ha solo disturbi che non necessitano di interventi urgenti.
La solitudine è un grande tesoro. Non saperla gustare è una grande mancanza ed è fonte di angoscia ingiustificata. Si deve traversare il guado della solitudine per conoscere tutta la tenerezza del Signore e saperLo riconoscere nella vita di ogni giorno. Solo così potremo sentire i suoi passi come di colomba nell’anima nostra!
In questi giorni benedetti, (oggi ho staccato anche il telefono) mi sono accorta che ripeto in continuazione il nome di Gesù, ma non è una ripetizione imposta o abitudinaria. No, è come un ruscello che mi traversa il cuore e mi da pace e benedizione!

Uno dei salmi di Davide (17) dice:

Ti amo, Signore, mia forza.
Signore mia roccia, mia fortezza, mio liberatore,
mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo:
mio scudo e baluardo, mia potente salvezza...

E io stamani, mentre prendevo la prima colazione da sola, sentivo passare dentro di me queste sante parole una per una, lentamente, e, ad ognuna si accollava il nome di Gesù!

Ti amo Gesù, mia forza,
Gesù mia roccia su cui pongo la mia intera vita!
Gesù, mia fortezza dentro la quale trovo riparo nei momenti duri,
Gesù mio liberatore, mi assicuri del tuo perdono e mi liberi da me stessa, mio peggiore nemico!
Gesù, mia rupe, dove mi arrampico per salvarmi dalle acque della passione,
Gesù, mio scudo dietro il quale mi nascondo per non prendermi in petto le frecce acute della maldicenza e della calunnia.
Gesù, mia potente salvezza, fiume di gioia tranquilla quando mi abbandono a te.

Insomma, con sorpresa mi sono accorta, mentre mangiavo fette biscottate inzuppate nel caffè, che ripetevo in continuazione questo adorabile Nome che porta in sé tutte le possibili tenerezze.
Poi mi sono ricordata di un sito cristiano visitato in internet pochi giorni fa, che diceva dei peccati contro Dio. Iniziava dalla bestemmia. Grazie a Dio, non la conosco. Sarà solo un’abitudine e il risultato di una scarsa educazione, ma se non si sente bestemmiare a casa quando si è piccoli, dubito che una persona sana di mente si metta a bestemmiare Dio e la Madonna. (È stata una delle sorprese più sgradite, quando trentatré anni fa sono arrivata qui in Italia e ho cominciato a sentire buttato nel fango il nome della Mamma nostra e del Signore benedetto) una sorpresa veramente spiacevole.
A Parigi non ho mai sentito in 28 anni una persona bestemmiare! Ero in mezzo alla gente. Ma né all’Università, né per strada, né nel caffè, non avevo mai sentito parole così terribili!
Ho iniziato a sentirle a Nizza, all’ospedale, sull’autobus, nei mercati. Era sempre per me una grande meraviglia e spesse volte sono intervenuta, anche con forza, perché mi sentivo trafitta nei sentimenti più profondi.
La Madonna è veramente la madre di tutti, come è possibile sentire senza reagire alle ingiurie che le sono indirizzate?
Poi qui, è stato il colmo! Tra la gente che raccoglie le olive e gli operai, era moneta corrente. Signore mio! Che schifo! Però raramente ho reagito con violenza perché capivo che si trattava di gente profondamente buona ma abituata a sentire queste cose da sempre. Invece quando sento la bestemmia uscire dalla bocca di una persona elevata socialmente, mi viene un’ira difficilmente spiegabile... La c’è la malizia, ed è imperdonabile!

Il silenzio dell’amore

Ma ritorniamo all’essenziale del pensiero che volevo esprimere: su questo sito cristiano, in internet, si spiega che un’altro modo di offendere Dio è d’invocarlo ad ogni momento, e per tutto ciò che si fa. Ma questo mi pare un po’ strano, a meno che non si riferisca alle invocazioni generiche che contengono il suo nome o un riferimento a Lui. Perché certamente non avrei mai immaginato che invocare Dio sempre e dovunque fosse un peccato contro di Lui!
Qualche volta sento che ogni respiro mio è abitato dal nome di Gesù, sono momenti di beatitudine, di pace e di gioia, è un dono che va a finire nel silenzio amoroso e purifica il cuore!
Invocare il nome del Signore è una benedizione! Alcuni filosofi non amano questo, pensano che Dio, l’immenso, non si debba invocare per tutto, anche per i fastidi più semplici della vita quotidiana.
Forse sarà anche vero, ma io non riesco a non pensare a Gesù per ogni cosa in tutti i momenti, mi viene più naturale invocarlo che chiedere qualche cosa ad un essere umano! Fosse anche una sorella della comunità.
Potrà sembrare strano, ma io preferisco avere a che fare con Dio che con gli uomini! E mi fido completamente solo di Lui.
Forse sarò inabissata in un gorgo di peccati che fin’ora non sapevo neppure di avere, ma che fare? Devo credere ai filosofi, o seguire l’inclinazione del mio cuore che mi fa sospirare il nome dell’amato in ogni tempo e contro ogni tempo?
Insomma, preferisco continuare ad invocarlo con tenerezza, con angoscia, con le lacrime, nella gioia e nella stanchezza, in tutti i momenti, perché l’arido filosofo, cosa mi può dare in cambio del suo freddo silenzio? Mentre Gesù è sempre presente e ama i piccoli, quelli che si rifanno un cuore da bambini e un bambino non dice sempre mamma, senza paura di darle noia?
                                                                       
 Maddalena di Spello


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2004-4
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