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VALDOCCO
LE PARABOLE DI GESU':
LE DIECI VERGINI
Nel capitolo 25, il Vangelo
di Matteo ci sono alcune parabole che riguardano gli ultimi tempi,
vale a dire i tempi della fine della storia e del susseguente
Giudizio di Dio. Contenuto fondamentale di tali insegnamenti
è lincontro definitivo con il Signore, che verrà
a giudicarci e ci accoglierà se il nostro incontro
sarà positivo nel suo Regno di salvezza.
La prima parabola (v. 1-13)
descrive una festa di nozze dove dieci vergini che fanno
parte della famiglia della sposa sono in attesa dello
sposo che deve venire, per andargli incontro e condurlo alle
nozze. E già questo un aspetto molto importante della
nostra realtà: la nostra esistenza terrena è come
la preparazione a quella «festa di nozze», alla quale
siamo chiamati e nella quale si attua lo scopo della nostra esistenza:
Dio ci ha creati per farci partecipi della Sua stessa Vita di
Amore; la fase terrena del nostro vivere ha proprio lo scopo
di prepararci a queste Nozze eterne!
Vivere la
festa
Nella parabola, le dieci vergini
che attendono lo sposo portano tutte con sé una lampada
accesa, per andare incontro allo sposo e accompagnarlo allabitazione
della sposa. Gesù nello scegliere questa «attesa
dello Sposo» ha voluto descriverci il motivo per
cui ci ha creati e ci ha collocati in questo mondo: la nostra
vita non deve chiudersi nei problemi ordinari e spiccioli di
una normale preoccupazione dei fatti giornalieri, ma deve aprirsi
alla Vita futura (quella, appunto, per cui siamo stati creati)
che consiste nel «vivere con Dio una eterna festa di nozze».
Di qui la necessità
di considerare il termine della nostra esistenza terrena non
come una «conclusione», ma come la sua «apertura
verso la vera Vita»; e la vera Vita non consiste tanto
nel nostro modo di vivere, ma nel nostro partecipare come
abbiamo visto alla Vita stessa di Dio. Ecco perché
Gesù pone, nel cuore di questa parabola, lattesa
dello Sposo!
Attendere
nella speranza
Ma lattesa si sta prolungando
(difatti, nessuno di noi sa quando verrà
lo Sposo a cercarci). Le dieci vergini si assopiscono, e vengono
svegliate quando sta arrivando lo Sposo. Bisogna andargli incontro,
accoglierlo e accompagnarlo alla festa di nozze! Il fatto delle
lampade che vanno nuovamente accese e quindi della necessità
che le vergini abbiano lolio di scorta sta a indicare
che «dobbiamo sempre essere pronti», perché
lo Sposo viene senza preavviso.
Se noi sapessimo già
in partenza quando sarà il termine della nostra vita,
lattesa dello Sposo verrebbe a collocarsi in una data già
definita, e quindi cesserebbe lansia dellattesa:
se tutto fosse già predisposto e noi sapessimo da sempre
quando avrebbe termine la nostra esistenza, tutto cadrebbe in
una specie di «ordinaria amministrazione» e lattesa
dello Sposo, la speranza che ce Lo fa desiderare, si spegnerebbe
o si ridurrebbe a un semplice programma da svolgere con criteri
già preordinati.
Essere vigilanti
Questa attesa fa parte della
nostra «educazione alla speranza e alla vigilanza»
e si traduce nel desiderio e nellattesa; unesistenza
già tutta programmata come abbiamo visto
perderebbe di significato. Saper desiderare, saper attendere,
saperci preparare, tenerci pronti: tutto questo fa parte della
nostra «educazione allincontro con Dio, con Gesù,
con lo Sposo»! Dio ha voluto veramente far consistere la
nostra esistenza terrena in un cammino ricco di progetti da fare,
di imprevisti da superare, di errori da correggere, di gioie
da preparare...
Quale stupendo cammino diventa,
così, la nostra vita, anche se in mezzo a problemi e fatti
dolorosi, che però ci aiutano a orientare i nostri desideri
verso un Bene maggiore e senza fine!
E qui va approfondito il problema dellattesa dello Sposo,
e della necessità di tenerci pronti con lolio per
riaccendere la lampada non tanto quando ci accorgiamo
che lo Sposo sta per arrivare, ma sempre . Questa riserva
di olio indica, nella parabola, la necessità di essere
sempre vigilanti e quindi con gli occhi e il cuore bene aperti,
per non essere colti alla sprovvista.
Qui, la riflessione ci orienta
sulla necessità di coltivare ogni giorno, nel nostro cuore,
il pensiero di Gesù; la necessità di meditare il
Vangelo, di «fare nostri» i sentimenti di Gesù,
di approfondire tutto il senso della nostra esistenza, così
bene illuminato sia dagli insegnamenti e dalle azioni di Gesù
(che troviamo nei Vangeli), sia soprattutto dal suo itinerario
di amore, così ben descritto dalle otto Beatitudini (allinizio
del cap. 5 di Matteo): se noi non sappiamo vivere le Beatitudini
che sono come otto autoritratti che Gesù fa di
Se stesso , non capiamo né Gesù né
il Vangelo, né il senso della Vita per cui siamo stati
creati.
Aprire la
vita a Gesù
Quanta gente, oggi, non alimenta
la lampada del suo cuore con questo olio di sapienza evangelica,
e quindi rimane senza speranza, non sa né attendere né
desiderare lincontro con Gesù! Quanti libri dei
Vangeli, in molto famiglie, restano chiusi quasi di continuo,
perché le persone sono attratte da tuttaltri pensieri
e problemi, e non sentono il bisogno di rifarsi a Gesù,
di coltivare i sentimenti dellattesa e del desiderio di
incontrarlo! La vita cristiana non dobbiamo ridurla a un elenco
di doveri da compiere, di peccati da non commettere, di preghiere
da «recitare» (!), ma dobbiamo aprirla su Gesù!
In tanto ha senso vivere, in quanto siamo proiettati verso il
desiderio di conoscere, amare imitare, attendere e accogliere
Gesù, andandogli finalmente incontro!
Nella parabola, Gesù
accenna al fatto terribile della porta che viene
chiusa subito dopo lingresso dello Sposo. Le vergini stolte,
che erano andate a fare rifornimento di olio per la lampada,
arrivano e non possono più entrare. Non solo, ma al loro
bussare risponde una voce dallinterno: «Non vi conosco!
». Sentirsi «non conosciuti da Gesù»
è un fatto spaventoso...
Il Signore ci ha creati, ci
ha conosciuti e ci ama. Non è tanto Lui che non vuole
conoscerci, che non vuole riconoscerci; sono gli incauti, coloro
che durante la loro vita non si sono curati di conoscere e di
amare Gesù, di avvicinarglisi e di seguirlo: sono i peccatori
(speriamo di non esserci noi, tra di essi!) che hanno orientato
i loro pensieri, desideri e azioni in tuttaltre direzioni,
che quindi sono vissuti «come se Dio non ci fosse»,
e pertanto si sono volutamente sottratti allo sguardo di Gesù...
«Non vi conosco! ». Cerchiamo Gesù, andiamogli
incontro ogni giorno, cerchiamo di vivere con Lui una autentica
«comunione di amore». E Gesù «ci conoscerà»,
ed entreremo con Lui alla festa di nozze! Le Nozze Eterne!
Don Rodolfo Reviglio
IMMAGINI:
1 Parabola delle Dieci Vergini
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2007 - 3
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