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VALDOCCO
MEDITAZIONE:
L'EUCARESTIA SEGNO DELLA PASQUA
Nel Triduo
pasquale, la Chiesa vuole che cominciamo la celebrazione dei
Misteri della nostra redenzione dentro al Cenacolo. È
in esso infatti che viene istituito il santo sacramento dellEucarestia,
memoriale perpetuo della morte e Risurrezione del Signore, viene
fondato il sacerdozio della nuova ed eterna Alleanza ed è
donata alluomo che entra in essa, la nuova legge. È
sul dono dellEucarestia e del comandamento della carità
che facciamo ora la nostra riflessione.
Nel segno
dellamore
«Questo
è il mio corpo, che è per voi; questo calice è
la Nuova Alleanza nel mio sangue».
È in queste parole che è racchiuso tutto il mistero
dellEucarestia.
Queste parole, quando Gesù le pronuncia nel Cenacolo,
esprimono lanticipazione che Egli compie della sua morte
colla sua libertà. Consapevole «che era giunta la
sua ora di passare da questo mondo al Padre», Egli non
vede nella sua morte che sa ormai imminente, un oscuro ed inspiegabile
destino. Egli è venuto per questo. E pertanto già
anticipandola nel suo Spirito, ne fa un atto di amore. La trasforma
in un atto di donazione di Sé alluomo: «...
che è per voi». Latto redentivo è già in
un certo senso compiuto la sera del Cenacolo. Ciò che
accadrà il giorno dopo sulla Croce non sarà che
lattuazione di una decisione già presa: amare luomo
fino al dono totale di Sé nella morte e mediante la morte.
Di questo dono
che Cristo fa di se stesso, del suo corpo e del suo sangue, il
pane spezzato e il calice offerto sono i segni visibili. Ma non
segni vuoti, capaci solo di richiamare alla memoria un fatto
di cui essi sono solo unimmagine, una metafora. Il pane
e il vino sono segni che la parola di Cristo trasforma nella
realtà stessa del suo Corpo e del suo Sangue: «questo
è il mio Corpo; questo calice è la Nuova Alleanza
nel mio sangue». Questo è linsondabile mistero
dellEucarestia istituito nel Cenacolo.
LEucarestia
è dunque la presenza permanente del sacrificio di Cristo.
Questa presenza era stata una anticipazione nellultima
cena la sera del giovedì; ora per noi, che veniamo dopo
che il sacrificio della Croce si è compiuto una volta
per sempre, di questo sacrifico è la memoria. Nel senso
che, a causa della trasformazione del pane nel Corpo offerto
per noi e del vino nel Sangue effuso per i nostri peccati, noi
siamo realmente partecipi del sacrificio della Croce. Al momento
della consacrazione, i duemila anni che ci separano dal sacrificio
della Croce sono aboliti: noi siamo presenti ad esso, come lo
era Maria, come lo era Giovanni. La celebrazione dellEucarestia
continua ad inserire dentro le tenebre del mondo la potenza dellamore
di Cristo, che dona Se stesso sulla Croce.
Il Sacrificio
della Croce ricostituì definitivamente la Nuova ed Eterna
Alleanza. La celebrazione dellEucarestia vi introduce ogni
uomo, di generazione in generazione: nella comunione di vita
col Padre mediante lAgnello immolato. Si compie così
lantica profezia indicata nel capitolo 12 dellEsodo:
luomo è salvato dallo sterminatore che porta la
morte, perché viene ricondotto dentro casa, nella famiglia
del Dio vivente, la Santa Chiesa.
Un nuovo
sacerdozio
La ricostituzione
della Nuova ed Eterna Alleanza attraverso il Sacrificio di Cristo
eucaristicamente sempre presente, richiede anche una nuova legge.
«Infatti, mutato il sacerdozio, avviene necessariamente
anche un mutamento della legge» (Eb 7,12). È la
pagina evangelica che ci rivela questo dono fattoci da Cristo
nel Cenacolo: il dono di un comandamento nuovo. Quale? «Anche
voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti
lesempio, perché come ho fatto io, facciate anche
voi». È il nuovo comandamento dellamore reciproco
spinto fino al servizio totale degli altri, in un rinnegamento
ed espropriazione radicale di se stessi.
Alla nostra
mentalità può sembrare strano parlare del dono
di un comandamento: una legge non richiama forse subito un obbligo
e quindi una limitazione della propria libertà? Ma già
il profeta Geremia aveva previsto la nuova alleanza come alleanza
nella quale Dio stesso avrebbe scritto nel cuore la legge (Ger
30,30-34). Cioè: Dio avrebbe rigenerato luomo nel
suo cuore («toglierò da voi il cuore di pietra e
vi darò un cuore di carne»: Ez 36,20), così
che la legge del Signore non sarebbe più stata avvertita
come un obbligo a noi estrinseco, ma come unintima esigenza
della nostra persona. Attraverso lEucarestia noi diveniamo
partecipi dello stesso amore di Cristo, il quale inscrive nel
nostro cuore la sua nuova legge: «Dovete lavarvi i piedi
gli uni gli altri». La teologia cristiana interpreterà
con esattezza questo fatto, dicendo che la grazia, leffetto
proprio dellEucarestia è la carità.
La sera del
Giovedì Santo tutto si rinnova: nuova Alleanza, nuovo
Sacerdozio, nuova Legge perché Cristo donando Se stesso
sulla Croce rigenera luomo nuovo, rendendolo capace di
amare come Lui ha amato. E nella vita «se manca anche solo
la carità tutto è vuoto; se cè questo,
tutto è pienezza» (SantAgostino, De moribus
Ecclesiae catholicae 1,33,73).
Accostiamoci dunque tutti con timore ed amore alla mistica mensa
e riceviamo il pane con lanima pura, restando vicino al
Maestro per vedere come Egli lava i piedi dei discepoli e facciamo
come abbiamo visto: sottomettiamoci gli uni gli altri e laviamoci
i piedi a vicenda, perché così Cristo ci ha chiesto.
Card. Carlo Caffarra
IMMAGINI:
1 LUltima Cena, Philippe de Champaigne
(1602-1674), Louvre, Parigi.
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2007 - 4
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