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VALDOCCO
SALMO 144:
NELLA GIOIA DEL
SIGNORE
Salmo 144
O Dio, mio
re, voglio esaltarti e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.
Ti voglio benedire ogni giorno, lodare il tuo nome
in eterno e per sempre.
Grande è il Signore e degno di ogni lode, la sua grandezza
non si può misurare.
Una generazione narra allaltra le tue opere, annunzia le
tue meraviglie.
Proclamano lo splendore della tua gloria e raccontano i tuoi
prodigi.
Dicono la stupenda tua potenza e parlano della tua grandezza.
Diffondono il ricordo della tua bontà immensa, acclamano
la tua giustizia.
Paziente e misericordioso è il Signore, lento allira
e ricco di grazia.
Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande
su tutte le creature.
Ti lodino, Signore, tutte le tue opere e ti benedicano i tuoi
fedeli.
Dicano la gloria del tuo regno e parlino della tua potenza, per
manifestare agli uomini i tuoi prodigi e la splendida gloria
del tuo regno.
Il tuo regno è regno di tutti
i secoli, il tuo dominio si estende ad ogni generazione.
Il Salmo 144 è una gioiosa
lode al Signore che è esaltato come un sovrano amoroso
e tenero, preoccupato per tutte le sue creature. La Liturgia
ci propone questo inno in due
momenti distinti, che corrispondono anche ai due movimenti poetici
e spirituali del Salmo stesso. Ora noi ci soffermeremo sulla
prima parte, che corrisponde ai vv. 1-13.
Il Salmo è innalzato al Signore invocato e descritto come
«re» (cf Sal 144,1), una raffigurazione divina che
domina altri inni salmici (cf Sal 46;92;95-98). Anzi, il centro
spirituale del nostro canto è costituito proprio da una
celebrazione intensa e appassionata della regalità divina.
In essa si ripete per quattro volte quasi ad indicare
i quattro punti cardinali dellessere e della storia
la parola ebraica malkut, «regno» (cf Sal 144,11-13).
Sappiamo che questa simbologia regale, che sarà centrale
anche nella predicazione di Cristo, è lespressione
del progetto salvifico di Dio: egli non è indifferente
riguardo alla storia umana, anzi ha nei suoi confronti il desiderio
di attuare con noi e per noi un disegno di armonia e di pace.
A compiere questo piano è convocata anche lintera
umanità, perché aderisca alla volontà salvifica
divina, una volontà che si estende a tutti gli «uomini»,
a «ogni generazione» e a «tutti i secoli».
Unazione universale, che strappa il male dal mondo e vi
insedia la «gloria» del Signore, ossia la sua presenza
personale efficace e trascendente.
Celebrare
la salvezza
Verso questo cuore del Salmo,
posto proprio al centro della composizione, si indirizza la lode
orante del Salmista, che si fa voce di tutti i fedeli e vorrebbe
essere oggi la voce di tutti
noi. La preghiera biblica più alta è, infatti,
la celebrazione delle opere di salvezza che rivelano lamore
del Signore nei confronti delle sue creature. Si continua in
questo Salmo a esaltare «il nome» divino, cioè
la sua persona (cf vv. 1-2), che si manifesta nel suo agire storico:
si parla appunto di «opere», «meraviglie»,
«prodigi», «potenza», «grandezza»,
«giustizia», «pazienza», «misericordia»,
«grazia», «bontà» e «tenerezza».
È una sorta di preghiera
litanica che proclama lingresso di Dio nelle vicende umane
per portare tutta la realtà creata a una pienezza salvifica.
Noi non siamo in balía di forze oscure, né siamo
solitari con la nostra libertà, bensì siamo affidati
allazione del Signore potente e amoroso, che ha nei nostri
confronti un disegno, un «regno» da instaurare (cf
v. 11).
Il regno
della tenerezza
Questo «regno»
non è fatto di potenza e di dominio, di trionfo e di oppressione,
come
purtroppo spesso accade per i regni terreni, ma è la sede
di una manifestazione di pietà, di tenerezza, di bontà,
di grazia, di giustizia, come si ribadisce a più riprese
nel flusso dei versetti che contengono la lode.
La sintesi di questo ritratto divino è nel versetto 8:
il Signore è «lento allira e ricco di grazia».
Sono parole che rievocano lauto-presentazione che Dio stesso
aveva fatto di sé al Sinai, dove aveva detto: «Il
Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento allira
e ricco di grazia e di fedeltà» (Es 34,6). Abbiamo
qui una preparazione della professione di fede di San Giovanni,
lApostolo, nei confronti di Dio, dicendoci semplicemente
che Egli è amore: «Deus Caritas est» (cf 1
Gv 4,8.16).
Lopera
della misericordia
Oltre che su queste belle parole,
che ci mostrano un Dio «lento allira, ricco di misericordia»,
sempre disponibile a perdonare e ad aiutare, la nostra attenzione
si fissa anche sul successivo bellissimo versetto 9: «Buono
è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande
su tutte le creature». Una parola da meditare, una parola
di consolazione, una certezza che Egli porta nella nostra vita.
A tale riguardo, San Pietro Crisologo
(380 ca. - 450 ca.)
così si esprime nel Secondo discorso sul digiuno:
«Grandi sono le opere
del Signore»: ma questa grandezza che vediamo nella grandezza
della Creazione, questo potere è superato dalla grandezza
della misericordia. Infatti, avendo detto il profeta: «Grandi
sono le opere di Dio», in un altro passo aggiunse: «La
sua misericordia è superiore a tutte le sue opere».
La misericordia, fratelli,
riempie il cielo, riempie la terra... Ecco perché la grande,
generosa, unica, misericordia di Cristo, che riservò ogni
giudizio per un solo giorno, assegnò tutto il tempo delluomo
alla tregua della penitenza...
Ecco perché si precipita
tutto verso la misericordia il profeta che non aveva fiducia
nella propria giustizia: Abbi pietà di me, o Dio
dice , per la tua grande misericordia (Sal
50,3)» (42,4-5: Sermoni 1-62bis, Scrittori dellArea
Santambrosiana, 1, Milano-Roma 1996, pp. 299. 301).
E così diciamo anche
noi al Signore: «Abbi pietà di me, o Dio, tu che
sei grande nella misericordia».