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     RIFLESSIONE:
  LA PAROLA DI DIO NELLA VITA DELLA  CHIESA


Le lingue nel mondo sono ben 6.700, di cui tremila sono le principali. Secondo l’Alleanza Biblica universale, al 2004 la Bibbia è stata tradotta per intero o in parte in «solo» 2.355 lingue, poco più di
un terzo delle lingue parlate. Di conseguenza solo un terzo dell’umanità ha la possibilità, se vuole, di leggere la Parola di Dio mentre ai due terzi tale possibilità è preclusa e tale diritto è negato. E questo senza considerare la capacità o meno di leggere o scrivere ma sapendo che gran parte dell’umanità è analfabeta.

Anche queste cifre spiegano perché Papa Benedetto abbia scelto per il XII Sinodo dei vescovi, in programma in Vaticano dal 5 al 26 ottobre 2008, il tema «la Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa», argomento strettamente connesso a quello scelto da Giovanni Paolo II per l’XI Sinodo «L’Eucaristia fonte e culmine della vita della Chiesa», che si celebrò dal 2 al 23 ottobre 2005 con Benedetto XVI.

Rafforzare l’incontro con la Parola

Il Sinodo 2008 prenderà in considerazione la Parola di Dio in tutta la sua ampiezza, come spiegano i «Lineamenta», cioè il primo documento in preparazione al Sinodo che è stato inviato alla consultazione dei vescovi di tutto il mondo. Alla fine di ogni capitolo c’è un questionario con delle domande: sulla base delle risposte che arriveranno dalle Conferenze episcopali verrà elaborato l’«Instrumentum laboris» che sarà discusso al Sinodo.

L’introduzione sottolinea l’importanza della costituzione dogmatica «Dei Verbum» sulla «Divina Rivelazione», approvata dal Concilio Vaticano il 18 novembre 1965 dopo una vivace discussione: ha portato molti frutti positivi e il rinnovamento biblico in ambito liturgico, teologico, catechistico. Ma nei cristiani restano una diffusa ignoranza della Scrittura, spesso un uso non corretto e il distacco di molti fedeli dalla Bibbia. Scopo del Sinodo sarà «estendere e rafforzare l’incontro con la Parola come fonte di vita, proporre ai cristiani e a tutti modi agevoli per ascoltare Dio e parlare con Lui».

Il primo capitolo tratta di «Rivelazione, Parola di Dio, Chiesa», risponde all’interrogativo «Perché un Sinodo sulla Parola di Dio?», sottolinea l’unità inscindibile tra Antico e Nuovo Testamento nella «economia della salvezza», secondo la nota espressione di Sant’Agostino:

«Novum in Vetere latet et in Novo Vetus patet: il Nuovo è nascosto nell’Antico e l’Antico è rivelato nel Nuovo».

Unità che si manifesta nella liturgia della Parola della Messa domenicale: la prima lettura in genere è tratta dall’Antico Testamento, la seconda dal Nuovo (Atti degli apostoli, lettere degli apostoli, Apocalisse), il Vangelo ha un valore centrale. Anche nelle Messe feriali spesso la prima lettura è tratta dall’Antico Testamento.

Nutrirsi della Parola

Il secondo capitolo illustra le modalità de «La Parola di Dio nella vita della Chiesa»:

1) Liturgia e preghiera
Dio parla nella preghiera personale e comunitaria e nell’azione liturgica: quando la Chiesa proclama la Scrittura è Cristo che si fa presente nella sua Parola. Quindi occorre rivalutare ogni forma di incontro con la Scrittura: Eucaristia, Sacramenti, Liturgia delle ore, predicazione, catechesi, pietà popolare.
2) Evangelizzazione e catechesi –
Sono entrambe rivitalizzate dalla Bibbia. «Accogliendola come tesoro prezioso la Chiesa è cosciente del dovere di trasmetterla a tutti» con ogni mezzo: dal primo annuncio alla catechesi, dall’iniziazione cristiana all’anno liturgico, dalla formazione permanente alla «lectio divina», dall’insegnamento nella scuola all’approccio nei media.
3) L’esegesi e la teologia
Dopo il Concilio molto è stato fatto negli studi biblici, ma occorre «interpretare le Scritture secondo il senso della Chiesa nel contesto della Tradizione, valorizzando il contributo dei Padri e accogliendo le indicazioni del magistero». Restano aperti alcuni problemi: il rapporto tra rivelazione di Dio e pensiero degli uomini, il confronto tra la fede e la ragione, le tendenze antropologiche, la costruzione di un mondo più giusto e pacifico.
4) La vita del credente –
Oltre a pregare e a vivere la Parola di Dio i credenti devono conoscere sempre meglio la Bibbia
perché – afferma San Girolamo – «l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo». La conoscenza va accompagnata dalla preghiera: «La condizione per un efficace incontro con la Parola è lo spirito delle beatitudini, cioè il distacco dalle cose e dai beni terrestri per fare posto alla Parola di Dio», per esempio tramite la «lectio divina» nei quattro momenti:

«Lectio, meditatio, oratio, contemplatio».


Il terzo capitolo affronta «La Parola di Dio nella missione della Chiesa», la cui priorità – affermava Giovanni Paolo II nella «Novo millennio ineunte» (2001) – «è nutrirci della Parola per essere “servi della Parola” nell’evangelizzazione». Paolo VI nell’esortazione apostolica «Evangelii nuntiandi» (1975) insisteva sulla necessità della «pedagogia dell’annuncio» della Parola di Dio. Benedetto XVI nell’enciclica «Deus caritas est» (2005) ha sottolineato la stretta connessione tra annuncio della Parola, celebrazione dei Sacramenti, esercizio della giustizia e della carità. Non bisogna dimenticare che la Chiesa «è mandata a portare il Vangelo a ogni creatura e a tutti la Chiesa è debitrice della Parola che salva».

Il dialogo ecumenico

L’uso della Bibbia è importantissima nel dialogo ecumenico e nel confronto interreligioso. «È un campo che oggi si propone con nuove esigenze e compiti inediti. Tocca alla ricerca teologica approfondire il delicato rapporto e tirarne le conseguenze pastorali. Particolare attenzione va data al popolo ebraico: cristiani ed ebrei sono insieme figli di Abramo, radicati nella stessa alleanza».

Lo afferma il documento, chiamato «Lineamenta», in preparazione al XII Sinodo dei vescovi, in programma in Vaticano dal 5 al 26 ottobre 2008, sul tema «La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa». Il testo è stato inviato alla consultazione dei vescovi di tutto il mondo e sulla base delle loro risposte verrà redatto l’«Instrumentum laboris» come base di discussione dell’assemblea.
I «Lineamenta» chiedono a vescovi, sacerdoti e comunità di verificare che la Bibbia «non sia usata in chiave antiebraica o per sostenere sentimenti antisemiti». E precisa: «La Parola di Dio ha una valenza ecumenica eccezionale. Essa unisce i cristiani che, purtroppo, conoscono divisioni dottrinali e disciplinari nelle varie Chiese e comunità. Un’unità piena sarà possibile solo con il ritorno alle sorgenti della Parola, interpretata alla luce della tradizione ecclesiale».

La Parola di Dio è particolarmente importante nei rapporti dei cristiani con il popolo ebraico, con il quale condividono l’Antico Testamento, espressione dell’alleanza di Dio con l’uomo. È positivo, anzi necessario, che fedeli e comunità leggano, meditino e applichino la Parola di Dio – ma evitando «ogni interpretazione arbitraria e riduttiva, come il fondamentalismo» – con una corretta esegesi basata sul «metodo storico-critico arricchito da un approccio teologico-spirituale».

La Parola fatta carne

La valenza ecumenica della Bibbia sta nell’unire i credenti delle varie Chiese cristiane che, purtroppo, sono divisi sul piano dottrinale, ecclesiale, disciplinare. La piena unità sarà possibile solo con un pieno ritorno di tutti alla Parola di Dio. Se la Bibbia ha grande importanza nel dialogo con le religioni non cristiane, che hanno i loro libri sacri, bisogna tuttavia evitare ogni relativismo e ogni sincretismo. I cristiani condividono con gli ebrei l’Antico Testamento. Ma il Cristianesimo non è la «religione del libro» – come affermano, erroneamente, tanti uomini di cultura – ma è la religione della Parola di Dio fatta carne in Gesù e fatta persona in Cristo.

Benedetto XVI tiene molto al tema della Parola di Dio perché, giovane teologo e sacerdote di 35 anni, partecipò al Concilio Vaticano II (1962-65) come «consulente teologico» dell’arcivescovo di Colonia cardinale Joseph Frings e fu molto attivo nella discussione, nell’elaborazione e nella stesura della «Dei Verbum», un titolo che riecheggia quello del Sinodo «Verbum Domini in vita et missione Ecclesiae». Il 16 settembre 2005 definì «la “Dei Verbum” uno dei documenti più importanti del Concilio. Io ne fui testimone partecipando in prima persona come giovane teologo alle discussioni che l’accompagnarono».


Dunque la Bibbia come fondamento della vita dei cristiani, come luce per la missione della Chiesa nel mondo, come terreno di incontro tra le confessioni cristiane e come base di confronto tra le religioni. Ricordando sempre che nella Messa ci sono due parti essenziali: la liturgia della Parola e la liturgia eucaristica, talvolta denominate «le due mense», che sono così strettamente congiunte tra loro da formare «un unico atto di culto».

                                                                           
 Pier Giuseppe Accornero


 IMMAGINI:
1 Lo scopo del prossimo Sinodo dei Vescovi è quello di interrogarsi sulla conoscenza e la diffusione della Parola e sulla capacità che ha la Chiesa di estendere e di rafforzare l’incontro dell’uomo di oggi con la Parola di Dio.
2-3 La Parola di Dio sarà il tema del prossimo Sinodo dei vescovi. Una Parola che provenendo da lontano è ancora oggi capace di convocare all’ascolto.
4 La Parola di Dio appartiene a tutta la Chiesa di Cristo. Per questo attorno ad essa è possibile far ripartire il movimento ecumenico.


         RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2007 - 8  
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