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VALDOCCO
SALMO 144, 14-21:
IL SIGNORE
AMA IL POVERO
Salmo 144,14-21
Il Signore
sostiene quelli che vacillano e rialza chiunque è caduto.
Gli occhi di tutti sono rivolti a te in attesa e tu provvedi
loro il cibo a suo tempo.
Tu apri la tua mano e sazi la fame di ogni vivente.
Giusto è il Signore in tutte le sue vie, santo in tutte
le sue opere.
Il Signore è vicino a quanti lo invocano, a quanti lo
cercano con cuore sincero.
Appaga il desiderio di quelli che lo temono, ascolta il loro
grido e li salva.
Il Signore protegge quanti lo amano, ma disperde tutti gli empi.
Canti la mia bocca la lode del Signore e ogni vivente benedica
il suo nome santo, in eterno e sempre.
Sulla scia della Liturgia che
lo divide in due parti, ritorniamo sul Salmo 144, un mirabile
canto in onore del Signore, re amoroso e attento alle sue creature.
Vogliamo ora meditare la seconda sezione in cui il Salmo è
stato diviso: sono i vv. 14-21 che riprendono il tema fondamentale
del primo movimento
dellinno.
Là si esaltavano la pietà, la tenerezza, la fedeltà
e la bontà divina che si estendono a tutta lumanità,
coinvolgendo ogni creatura. Ora il Salmista punta la sua attenzione
sullamore che il Signore riserva in modo particolare al
povero e al debole. La regalità divina non è, quindi,
distaccata e altezzosa, come a volte può accadere nellesercizio
del potere umano. Dio esprime la sua regalità nel chinarsi
sulle creature più fragili e indifese.
La fedeltà
amorosa
Infatti Egli è prima
di tutto un padre che «sostiene quelli che vacillano»
e fa rialzare coloro che sono caduti nella polvere dellumiliazione
(cf v. 14). Gli esseri viventi sono, in conseguenza, tesi verso
il Signore quasi come mendicanti affamati ed Egli offre, come
un genitore premuroso, il cibo a loro necessario per vivere (cf
v. 15).
Fiorisce a questo punto sulle labbra dellorante la professione
di fede nelle due qualità divine per eccellenza: la giustizia
e la santità. «Giusto è il Signore in tutte
le sue vie, santo in tutte le sue opere» (v. 17). In ebraico
abbiamo due aggettivi tipici per illustrare lalleanza che
intercorre tra Dio e il suo popolo: saddiq e hasid. Essi esprimono
la giustizia che vuole salvare e liberare dal male e la fedeltà
che è segno della grandezza amorosa del Signore.
Celebrare
lamore
Il Salmista si pone dalla parte
dei beneficati che vengono definiti con varie espressioni; sono
termini che costituiscono, in pratica, una rappresentazione del
vero credente. Costui «invoca» il Signore nella
preghiera fiduciosa, lo «cerca» nella vita «con
cuore sincero» (cf v. 18), «teme» il suo Dio,
rispettandone la volontà e obbedendo alla sua parola (cf
v. 19), ma soprattutto lo «ama», certo di essere
accolto sotto il manto della sua protezione e della sua intimità
(cf v. 20).
Lultima parola del Salmista
è, allora, quella con cui aveva aperto il suo inno: è
un invito a lodare e a benedire il Signore e il suo «nome»,
ossia la sua persona vivente e santa che opera e salva nel mondo
e nella storia. Anzi, il suo è un appello a far sì
che alla lode orante del fedele si associ ogni creatura segnata
dal dono della vita: «Ogni vivente benedica il suo nome
santo, in eterno e sempre» (v. 21). È una sorta
di canto perenne che si deve levare dalla terra al cielo, è
la celebrazione comunitaria dellamore universale di Dio,
sorgente di pace, gioia e salvezza.
Il Signore
è vicino
Concludendo la nostra riflessione,
torniamo su quel dolce versetto che dice: «Il Signore è
vicino a quanti lo invocano, a quanti lo cercano con cuore sincero»
(v. 18). Questa frase era particolarmente cara a Barsanufio di
Gaza, un asceta morto attorno alla metà del VI secolo,
interpellato spesso da monaci,
ecclesiastici e laici per la saggezza del suo discernimento.
Così, ad esempio, ad
un discepolo che gli esprimeva il desiderio «di ricercare
le cause delle diverse tentazioni che lavevano assalito»,
Barsanufio rispondeva:
«Fratello
Giovanni, non temere nulla delle tentazioni che sono sorte contro
di te per provarti, perché il Signore non ti lascia in
preda ad esse. Dunque, quando ti viene una di queste tentazioni,
non affaticarti a scrutare di che cosa si tratta, ma grida il
nome di Gesù: «Gesù, aiutami». Ed egli
ti ascolterà perché «è vicino a quanti
lo invocano». Non scoraggiarti, ma corri con ardore e raggiungerai
la meta, in Cristo Gesù Signore nostro» (Barsanufio e Giovanni di Gaza, Epistolario,
39: Collana di Testi Patristici, XCIII, Roma 1991, p. 109).
E queste parole dellantico
Padre valgono anche per noi. Nelle nostre difficoltà,
problemi, tentazioni, non dobbiamo semplicemente fare una riflessione
teorica da dove vengono? ma dobbiamo reagire in
positivo, invocare il Signore, tenere il contatto vivo con il
Signore. Anzi, dobbiamo gridare il nome di Gesù: «Gesù,
aiutami!». E siamo sicuri che Egli ci ascolta, perché
è vicino a chi lo cerca. Non scoraggiamoci, ma corriamo
con ardore come dice questo Padre raggiungeremo
anche noi la meta della vita, Gesù, il Signore.