Leggendo le parole del Salmo 125 si
ha limpressione di vedere scorrere davanti agli occhi levento
cantato nella seconda parte del Libro di Isaia: il nuovo
esodo. È il ritorno di Israele dallesilio
babilonese alla terra dei padri in seguito alleditto del
re persiano Ciro nel 538 a.C.
Allora si ripeté lesperienza
gioiosa del primo esodo, quando il popolo ebraico fu liberato
dalla schiavitù egiziana.
Questo Salmo acquistava particolare
significato quando veniva cantato nei giorni in cui Israele si sentiva minacciato
e impaurito, perché sottomesso di nuovo alla prova.
Il Salmo comprende effettivamente
una preghiera per il ritorno dei prigionieri del momento (cfr.
v. 4). Esso diventava, così, una preghiera del popolo
di Dio nel suo itinerario storico, irto di pericoli e di prove,
ma sempre aperto alla fiducia in Dio Salvatore e Liberatore,
sostegno dei deboli e degli oppressi.
Un Dio efficace
Il Salmo introduce in unatmosfera
di esultanza: si sorride, si fa festa per la libertà ottenuta,
affiorano sulle labbra canti di gioia (cfr. vv. 1-2).
La reazione di fronte alla libertà ridonata è duplice.
Da un lato, le nazioni pagane riconoscono la grandezza del Dio
di Israele: Il Signore ha fatto grandi cose per loro
(v. 2). La salvezza del popolo eletto diventa una prova limpida
dellesistenza efficace e potente di Dio, presente e attivo
nella storia. Daltro lato, è il popolo di Dio a
professare la sua fede nel Signore che salva: Grandi cose
ha fatto il Signore per noi (v. 3).
Il mistero
della fecondità
Il pensiero corre poi al passato,
rivissuto con un fremito di paura e di amarezza. Vorremmo fissare
lattenzione sullimmagine agricola usata dal Salmista:
Chi semina nelle lacrime mieterà con giubilo
(v. 5). Sotto il peso del lavoro, a volte il viso si riga di
lacrime: si sta compiendo una semina faticosa, forse votata allinutilità
e allinsuccesso. Ma quando giunge la mietitura abbondante
e gioiosa, si scopre che quel dolore è stato fecondo.
In questo versetto del Salmo
è condensata la grande lezione sul mistero di fecondità
e di vita che può contenere la sofferenza. Proprio come
aveva detto Gesù alle soglie della sua passione e morte:
Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane
solo; se invece muore, produce molto frutto (Gv 12,24).
Perseverare
nel bene
Lorizzonte del Salmo
si apre così alla festosa mietitura, simbolo della gioia
generata dalla libertà, dalla pace e dalla prosperità,
che sono frutto della benedizione divina.
Questa preghiera è, allora, un canto di speranza, cui
ricorrere quando si è immersi nel tempo della prova, della
paura, della minaccia esterna e delloppressione interiore.
Ma può
diventare anche un appello più generale a vivere i propri
giorni e a compiere le proprie scelte in un clima di fedeltà.
La perseveranza nel bene, anche se incompresa e contrastata,
alla fine giunge sempre ad un approdo di luce, di fecondità,
di pace.
È ciò che San
Paolo ricordava ai Galati: Chi semina nello Spirito, dallo
Spirito raccoglierà vita eterna. E non stanchiamoci di
fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo
(Gal 6,8-9).
La gioia
del premio
Concludiamo con una riflessione
di San
Beda il Venerabile
(672/3-735) sul Salmo 125 a commento delle parole con cui Gesù
annunziava ai suoi discepoli la tristezza che li attendeva e
insieme la gioia che sarebbe scaturita dalla loro afflizione
(cf Gv 16,20).
Beda ricorda che «piangevano
e si lamentavano quelli che amavano Cristo quando lo videro preso
dai nemici, legato, portato in giudizio, condannato, flagellato,
deriso, da ultimo crocifisso, colpito dalla lancia e sepolto.
Gioivano invece quelli che amavano il mondo..., quando condannavano
a morte turpissima colui che era per loro molesto anche solo
a vederlo. Si rattristarono i discepoli della morte del Signore,
ma, conosciuta la sua Risurrezione, la loro tristezza si mutò
in gioia; visto poi il prodigio dellAscensione, con gioia
ancora maggiore lodavano e benedicevano il Signore, come testimonia
levangelista Luca (24,53).
Ma queste parole del Signore
si adattano a tutti i fedeli che, attraverso le lacrime e le
afflizioni del mondo, cercano di arrivare alle gioie eterne,
e che a ragione ora piangono e sono tristi, perché non
possono vedere ancora colui che amano, e perché, fino
a quando stanno nel corpo, sanno di essere lontani dalla patria
e dal regno, anche se sono certi di giungere attraverso le fatiche
e le lotte al premio. La loro tristezza si muterà in gioia
quando, terminata la lotta di questa vita, riceveranno la ricompensa
della vita eterna, secondo quanto dice il Salmo: Chi semina
nelle lacrime, mieterà nella gioia» (Omelie
sul Vangelo, 2,13: Collana di Testi Patristici, XC, Roma 1990,
pp. 379-380).
Benedetto
XVI
LOsservatore
Romano, 18-08-2005
IMMAGINI:
1 Sorgere del sole e Inizio di
un nuovo giorno.
2 Lacqua segno di vita e
garanzia di prosperità è uno degli elementi richiamati
nel Salmo 125 per indicare la provvidenziale guida del Signore
che sempre conduce il suo popolo.
3 Labbondanza della mietitura indica
in questo Salmo la generosità con cui Dio premia il suo
fedele che non si è mai allontanato dalla fede nel suo
Signore.
RIVISTA
MARIA AUSILIATRICE 2006 -1
VISITA Nr.