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CATECHESI DI BENEDETTO XVI:
LA VOLONTA DI
GESU' SULLA CHIESA E LA SCELTA DEI DODICI
Dopo le catechesi sui Salmi
e sui Cantici delle Lodi e dei Vespri, vorrei dedicare i prossimi
incontri del mercoledì al mistero del rapporto tra Cristo
e la Chiesa, considerandolo a partire dallesperienza degli
Apostoli, alla luce del compito ad essi affidato.
La Chiesa è stata costituita
sul fondamento degli Apostoli come comunità di fede, di
speranza e di carità. Attraverso gli Apostoli, risaliamo
a Gesù stesso. La Chiesa cominciò a costituirsi
quando alcuni pescatori di Galilea incontrarono Gesù,
si lasciarono conquistare dal suo sguardo, dalla sua voce, dal
suo invito caldo e forte: Seguitemi, vi farò pescatori
di uomini! (Mc 1,17; Mt 4,19).
Il mio amato Predecessore,
Giovanni Paolo II, ha proposto alla Chiesa, allinizio del
terzo millennio, di contemplare il volto di Cristo (cfr Novo
millennio ineunte, 16 ss). Muovendomi nella stessa direzione,
nelle catechesi che oggi comincio, vorrei mostrare come proprio
la luce di quel Volto si rifletta sul volto della Chiesa (cfr
Lumen gentium, 1), nonostante i limiti e le ombre della nostra
umanità fragile e peccatrice.
Dopo Maria, riflesso puro della
luce di Cristo, sono gli Apostoli, con la loro parola e la loro
testimonianza, a consegnarci la verità di Cristo. La loro
missione non è tuttavia isolata, ma si colloca dentro
un mistero di comunione, che coinvolge lintero Popolo di
Dio e si realizza a tappe, dallantica alla nuova Alleanza.
La sensibilità
moderna
Va detto in proposito che si
fraintende del tutto il messaggio di Gesù se lo si separa
dal contesto della fede e della speranza del popolo eletto: come
il Battista, suo immediato precursore, Gesù si rivolge
anzitutto a Israele (cfr Mt 15,24), per farne la raccolta
nel tempo escatologico giunto con lui. E come quella di Giovanni,
così la predicazione di Gesù è al tempo
stesso chiamata di grazia e segno di contraddizione e di giudizio
per lintero popolo di Dio. Pertanto, sin dal primo momento
della sua attività salvifica Gesù di Nazaret tende
a radunare il Popolo di Dio. Anche se la sua predicazione è
sempre un appello alla conversione personale, egli in realtà
mira continuamente alla costituzione del
Popolo di Dio che è venuto a radunare ed a salvare.
Risulta perciò unilaterale
e priva di fondamento linterpretazione individualistica
dellannuncio che Cristo fa del Regno, così riassunta
da Adolf von Harnack nelle sue lezioni su Lessenza del
cristianesimo: Il regno di Dio viene, in quanto viene in
singoli uomini, trova accesso alla loro anima ed essi lo accolgono.
Il regno di Dio è la signoria di Dio, certo, ma è
la signoria del Dio santo nei singoli cuori (Lezione Terza,
100s).
In realtà, questo individualismo
è unaccentuazione tipicamente moderna: nella prospettiva
della tradizione biblica e nellorizzonte dellebraismo,
in cui lopera di Gesù si colloca pur con tutta la
sua novità, risulta chiaro che tutta la missione del Figlio
fatto carne ha una finalità comunitaria, perché
mira a raccogliere in unità il popolo escatologico di
Dio.
Listituzione
dei Dodici
Un segno evidente dellintenzione
del Nazareno di radunare la comunità dellalleanza,
per manifestare in essa il compimento delle promesse fatte ai
Padri, è listituzione dei Dodici: Salì
poi sul monte, chiamò a sé quelli che egli volle
ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici che stessero
con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero
il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque
i Dodici... (Mc 3,13-16; cf Mt 10,1-4; Lc 6,12-16).
Nel luogo della rivelazione,
il monte, Gesù, con iniziativa che manifesta
assoluta consapevolezza e determinazione, costituisce i Dodici
perché siano con lui testimoni e annunciatori dellavvento
del Regno di Dio. Sulla storicità di questa chiamata non
ci sono dubbi, non solo in ragione dellantichità
e della molteplicità delle attestazioni, ma anche per
il semplice motivo che vi compare il nome di Giuda, lapostolo
traditore, nonostante le difficoltà che questa presenza
poteva comportare per la comunità nascente. Il numero
Dodici, che richiama evidentemente le dodici tribù dIsraele,
rivela già il significato di azione profetico-simbolica
implicito nella nuova istituzione.
Tramontato da tempo il sistema
delle dodici tribù, la speranza dIsraele ne attendeva
la ricostituzione come
segno dellavvento del tempo escatologico (si pensi alla
conclusione del libro di Ezechiele: 37,15-19; 39,23-29; 40-48).
Scegliendo i Dodici, introducendoli ad una comunione di vita
con sé e rendendoli partecipi della sua missione di annuncio
del Regno in parole ed opere (cfr Mc 6,7-13; Mt 10,5-8; Lc 9,1-6;
Lc 6,13), Gesù vuol dire che è arrivato il tempo
definitivo in cui giungono a compimento le promesse di Dio.
Il segno
della volontà di Gesù
Con la loro stessa esistenza
i Dodici chiamati da provenienze diverse diventano
un appello a tutto Israele perché si converta e si lasci
raccogliere nellalleanza nuova, pieno e perfetto compimento
di quella antica. Laver affidato ad essi nella Cena, prima
della sua Passione, il compito di celebrare il suo memoriale,
mostra come Gesù volesse trasferire allintera comunità
nella persona dei suoi capi il mandato di essere, nella storia,
segno e strumento del raduno escatologico, in lui iniziato.
In questa luce, si comprende
come il Risorto conferisca loro con leffusione dello
Spirito il potere di rimettere i peccati (cfr Gv 20,23).
I dodici Apostoli sono così il segno più evidente
della volontà di Gesù riguardo allesistenza
e alla missione della sua Chiesa, la garanzia che fra Cristo
e la Chiesa non cè alcuna contrapposizione.
È pertanto del tutto
inconciliabile con lintenzione di Cristo uno slogan di
moda alcuni anni fa: Gesù sì, Chiesa no.
Tra il Figlio di Dio fatto carne e la sua Chiesa vè
una profonda, inscindibile e misteriosa continuità, in
forza della quale Cristo è presente oggi nel suo popolo
e in particolare in coloro che degli Apostoli sono i successori.