SALMO
124,1-5 / LA
CATECHESI DI BENEDETTO XVI:
IL SIGNORE CUSTODISCE IL SUO POPOLO
Il Salmo 124 lo preghiamo alla sera
del martedì della terza settimana del Salterio, nella
cornice della Liturgia dei Vespri. Questo salmo fa parte di quellintensa
e suggestiva raccolta chiamata «Canti delle ascensioni»,
ideale libretto di preghiere per il pellegrinaggio a Sion in
vista dellincontro col Signore nel Tempio (cf Sal 119-133).
Quello che noi ora brevemente
mediteremo è un testo sapienziale, che suscita la fiducia
nel Signore e contiene una breve preghiera (cf Sal 124,4). La
prima frase proclama la stabilità di «chi confida
nel Signore», paragonandola alla stabilità «rocciosa»
e sicura del «monte Sion», la quale, evidentemente,
è dovuta
alla presenza di Dio, che è «roccia, fortezza, rupe,
riposo, scudo, baluardo, potente salvezza», come afferma
un altro Salmo (cf Sal 17,3). Anche quando il credente si sente
isolato e circondato da rischi e ostilità, la sua fede
deve essere serena.
Anche il Profeta Isaia attesta
di aver ascoltato dalla bocca di Dio queste parole destinate
ai fedeli: «Ecco, io pongo una pietra in Sion, una pietra
scelta, angolare, preziosa, saldamente fondata: chi crede non
vacillerà» (28,16).
Con il Signore
nei momenti difficili
Ma, continua il Salmista, la
fiducia del fedele ha un ulteriore appoggio: il Signore è
quasi accampato in difesa del suo popolo, proprio come i monti
circondano Gerusalemme rendendola una città fortificata
da bastioni naturali (cf Sal 124,2). In una profezia di Zaccaria,
Dio dice di Gerusalemme: «Io stesso le farò da muro
di fuoco allintorno e sarò una gloria in mezzo ad
essa» (2,9).
In questa atmosfera di radicale fiducia il Salmista rassicura
«i giusti». La loro situazione può essere,
di per sé, preoccupante a causa della prepotenza degli
empi, che vogliono imporre il loro dominio.
Ci sarebbe anche la tentazione,
per i giusti, di farsi complici del male per evitare gravi inconvenienti,
ma il Signore li protegge dalloppressione:
«Non
lascerà pesare lo scettro degli empi sul possesso dei
giusti» (Sal 124,3); nel contempo egli li preserva dalla
tentazione di «stendere le mani a compiere il male»
(ibidem).
Il Salmo quindi infonde nellanimo
una profonda fiducia. Aiuta potentemente ad affrontare le situazioni
difficili, quando alla crisi esterna dellisolamento, dellironia,
del disprezzo nei confronti dei credenti si associa la crisi
interna fatta di scoraggiamento, di mediocrità, di stanchezza.
Gerusalemme
luogo di santità e di pace
La finale del Salmo contiene
una invocazione rivolta al Signore a favore dei «buoni»
e dei «retti di cuore»
(cf v. 4) e un annuncio di sventura contro «quelli che
vanno per sentieri tortuosi» (v. 5). Da un lato il Salmista
chiede che il Signore si manifesti come un padre amoroso verso
i giusti e i fedeli che tengono alta la fiaccola della rettitudine
di vita e della buona coscienza. Dallaltro lato, ci si
attende che Egli si riveli come giusto giudice nei confronti
di coloro che hanno camminato sulla via tortuosa del male, il
cui sbocco conclusivo è la morte.
Il Salmo è suggellato
dal tradizionale saluto di shalom, di «pace su Israele»,
un saluto ritmato per assonanza su Jerushalajim, su Gerusalemme
(cfr v. 2), la città simbolo di pace e di santità.
È un saluto che diventa un augurio di speranza. Noi possiamo
esplicitarlo attraverso le parole di San Paolo: «Su quanti
seguiranno questa norma sia pace e misericordia, come su tutto
lIsraele di Dio» (Gal 6,16).
Leredità
della pace
Nel suo commento a questo Salmo,
SantAgostino contrappone «quelli che vanno per sentieri
tortuosi» a
«coloro che sono retti di cuore e non si allontanano da
Dio». Se i primi si troveranno ad essere accomunati «alla
sorte dei malvagi», quale sarà la sorte dei «retti
di cuore»? Nella speranza di essere egli stesso, insieme
con i suoi ascoltatori, partecipe della sorte felice di questi
ultimi, il Vescovo di Ippona si domanda: «Che cosa possederemo?
Quale sarà la nostra eredità? Quale la nostra patria?
Che nome reca?».
Ed egli stesso
risponde, indicandone il nome: «Pace. Con laugurio
di pace vi salutiamo; la pace vi annunciamo; la pace ricevono
i monti, mentre sui colli si spande la giustizia (cf Sal 71,3).
Ora la nostra pace è Cristo: «Egli infatti è
la nostra pace» (Ef 2,14)» (Esposizioni sui Salmi,
IV, Nuova Biblioteca Agostiniana, XXVIII, Roma 1977, p. 105).
SantAgostino conclude
con una esortazione, che è, allo stesso tempo, anche un
augurio: «Siamo lIsraele di Dio e teniamoci stretti
alla pace, perché Gerusalemme significa visione di pace
e noi siamo Israele: quellIsraele sopra il quale è
la pace» (ibidem, p. 107).
Benedetto XVI
LOsservatore
Romano, 04-08-2005
IMMAGINI:
1 Gerusalemme
è un luogo in cui si compiono le promesse di Dio. È
il luogo dellattesa e della speranza, della preghiera e
della pace.
2 © G. Viviani / La pace non è
solo un prodotto degli sforzi umani. È un dono di Dio.
Chi ha lanimo aperto allazione di Dio nella storia
sa cogliere lofferta della pace che sempre Dio offre allumanità.
3 Il Muro del Pianto
non è solo il luogo del ricordo, è lo spazio in
cui si concentrano le richieste di pace e si presentano a Dio
le sofferenze del popolo dellAlleanza.
4 Shalom (pace) è
il saluto augurale della Bibbia. È il saluto di Gesù
risorto ai discepoli. È lanelito dellumanità
verso una speranza compiuta.
RIVISTA
MARIA AUSILIATRICE 2006 - 3
VISITA Nr.