DALLA BELLEZZA DELLA CREAZIONE
ALLA BELLEZZA DI DIO
Salmo 135,1-9
Lodate il Signore
perché è buono: perché eterna è la
sua misericordia.
Lodate il Dio degli dèi: perché eterna è
la sua misericordia.
Lodate il Signore dei signori: perché eterna è
la sua misericordia.
Egli solo ha compiuto meraviglie: perché eterna è
la sua misericordia.
Ha creato i cieli con sapienza: perché eterna è
la sua misericordia.
Ha stabilito la terra sulle acque: perché eterna è
la sua misericordia.
Ha fatto i grandi luminari: perché eterna è la
sua misericordia.
Il sole per regolare il giorno: perché eterna è
la sua misericordia.
È stato chiamato «Il
grande Hallel», ossia la lode solenne e grandiosa che il
giudaismo intonava durante la liturgia pasquale. Parliamo del
Salmo 135, del quale meditiamo la prima parte, secondo la divisione
proposta dalla Liturgia dei Vespri (cfr vv. 1-9). Fermiamoci
innanzitutto sul ritornello:
«Eterna è la sua misericordia». Al centro
della frase risuona la parola «misericordia» che,
in realtà, è una traduzione legittima, ma limitata,
del vocabolo originario ebraico hesed.
Questo, infatti,
fa parte del linguaggio caratteristico usato dalla Bibbia per
esprimere lalleanza che intercorre tra il Signore e il
suo popolo. Il termine cerca di definire gli atteggiamenti che
si stabiliscono allinterno di questa relazione: la fedeltà,
la lealtà, lamore ed evidentemente la misericordia
di Dio.
Abbiamo qui la raffigurazione
sintetica del legame profondo e interpersonale instaurato dal
Creatore con la sua creatura. Allinterno di tale rapporto,
Dio non appare nella Bibbia come un Signore impassibile e implacabile,
né un essere oscuro e indecifrabile, simile al fato, contro
la cui forza misteriosa è inutile lottare. Egli si manifesta
invece come una persona che ama le sue creature, veglia su di
esse, le segue nel cammino della storia e soffre per le infedeltà
che spesso il popolo oppone al suo hesed, al suo amore misericordioso
e paterno.
Il segno
del creato
Il primo segno visibile di
questa carità divina dice il Salmista è
da cercare nel creato. Poi sarà di scena la storia. Lo
sguardo, colmo di ammirazione e di stupore, si sofferma innanzitutto
sulla creazione: i cieli, la terra, le acque, il sole, la luna
e le stelle. Prima ancora di scoprire il Dio che si rivela nella
storia di un popolo, cè una rivelazione cosmica,
aperta a tutti, offerta allintera umanità dallunico
Creatore, «Dio degli dèi» e «Signore
dei signori» (cf vv. 2-3).
Come aveva cantato il Salmo
18, «i cieli narrano la gloria di Dio, e lopera delle
sue mani annunzia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida
il messaggio e la notte alla notte ne trasmette notizia»
(vv. 2-3). Esiste, dunque, un messaggio divino, segretamente
inciso nel creato e segno del hesed, della fedeltà amorosa
di Dio che dona alle sue creature lessere e la vita, lacqua
e il cibo, la luce e il tempo.
Bisogna avere occhi limpidi
per contemplare questo svelamento divino, ricordando il monito
del Libro della Sapienza, che ci invita a «conoscere dalla
grandezza e bellezza delle creature per analogia lAutore»
(Sap 13,5; cf Rm 1,20). La lode orante sboccia allora dalla contemplazione
delle «meraviglie» di Dio (cf Sal 135,4), dispiegate
nel creato e si trasforma in gioioso inno di lode e di ringraziamento
al Signore.
Cercare
chi ha dato linizio
Dalle opere create si ascende,
dunque, alla grandezza di Dio, alla sua amorosa misericordia.
È ciò che ci insegnano i Padri della Chiesa, nella
cui voce risuona la costante Tradizione cristiana.
Così, San Basilio Magno in una delle pagine iniziali della
sua prima omelia sullEsamerone, in cui commenta il racconto
della creazione secondo il capitolo primo della Genesi, si sofferma
a considerare lazione sapiente di Dio, ed approda a riconoscere
nella bontà divina il centro propulsore della creazione.
Ecco alcune espressioni tratte dalla lunga riflessione del santo
Vescovo di Cesarea di Cappadocia: «In principio Dio creò
il cielo e la terra. La mia parola si arrende sopraffatta dallo
stupore di questo pensiero» (1.2.1: Sulla Genesi [Omelie
sullEsamerone], Milano 1990, pp. 9-11).
Infatti, anche se alcuni, «tratti
in inganno dallateismo che portavano dentro di sé,
immaginarono luniverso privo di guida e di ordine, come
in balìa del caso», lo scrittore sacro invece «ci
ha subito rischiarato la mente col nome di Dio allinizio
del racconto, dicendo: In principio Dio creò.
E quale bellezza in questo ordine!» (1.2.4: ibidem, p.
11).
«Se dunque
il mondo ha un principio ed è stato creato, cerca chi
gli ha dato inizio e chi ne è il Creatore... Mosè
ti ha prevenuto col suo insegnamento imprimendo nelle nostre
anime quale sigillo e filatterio il santissimo nome di Dio, quando
dice: In principio Dio creò. La natura beata,
la bontà esente da invidia, colui che è oggetto
damore da parte di tutti gli esseri ragionevoli, la bellezza
più dogni altra desiderabile, il principio degli
esseri, la sorgente della vita, la luce intellettiva, la sapienza
inaccessibile, Egli insomma, in principio creò il
cielo e la terra» (1.2.6-7: ibidem, p. 13).
Trovo che le parole di questo
Padre del IV secolo siano di una attualità sorprendente
quando dice «tratti in inganno dallateismo che portavano
dentro di sé, immaginarono luniverso privo di guida
e di ordine, come in balìa del caso». Quanti sono
questi «alcuni» oggi? Essi, tratti in inganno dallateismo,
ritengono e cercano di dimostrare che è scientifico pensare
che tutto sia privo di guida e di ordine, come in balía
del caso.
Il Signore
con la Sacra Scrittura risveglia la ragione che dorme e ci dice:
allinizio è la Parola creatrice. Allinizio
la Parola creatrice questa Parola che ha creato tutto,
che ha creato questo progetto intelligente, che è il cosmo
è anche amore.
Lasciamoci, quindi, risvegliare
da questa Parola di Dio; preghiamo che essa rischiari anche la
nostra mente, perché possiamo percepire il messaggio del
creato, iscritto anche nel nostro cuore, che il principio di
tutto è la Sapienza creatrice, e questa Sapienza è
amore, e bontà: «La sua misericordia rimane in eterno».
Benedetto XVI
LOsservatore
Romano, 10-11-2005
IMMAGINI:
1 Alba sul mare
2 © Elledici / G.
Pera / La
lode sincera richiede la consapevolezza della propria realtà
creaturale dinanzi a Dio. Solo rientrando in se stessi e non
vivendo sulla superficie dei giorni ci è possibile incontrare
il nostro desiderio autentico di Dio.
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2006 - 5
VISITA Nr.