SALMO 135, 10-36
IL SIGNORE E' VICINO
Percosse
lEgitto nei suoi primogeniti:
perché
eterna è la sua misericordia.
Da loro liberò Israele:
perché
eterna è la sua misericordia;
con mano potente e braccio teso:
perché
eterna è la sua misericordia.
Divise il Mar Rosso in due parti:
perché
eterna è la sua misericordia.
In mezzo fece
passare Israele:
perché eterna è la sua misericordia.
Travolse il faraone e l'esercito nel Mar Rosso:
perché
eterna è la sua misericordia.
Guidò il suo popolo nel deserto:
perché eterna è la sua misericordia.
Percosse grandi
sovrani
perché eterna è la sua
misericordia;
uccise re potenti:
perché eterna è
la sua misericordia.
Seon, re degli Amorrèi:
perché
eterna è la sua misericordia.
Og, re di Basan:
perché eterna è
la sua misericordia.
Diede in eredità
il loro paese;
perché eterna è
la sua misericordia;
in eredità a Israele suo servo:
perché
eterna è la sua misericordia.
Nella nostra umiliazione si è ricordato di noi:
perché
eterna è la sua misericordia;
ci ha liberati dai nostri nemici:
perché
eterna è la sua misericordia.
Egli dà
il cibo ad ogni vivente:
perché eterna
è la sua misericordia.
Lodate il Dio del cielo:
perché eterna
è la sua misericordia.
La Liturgia
dei Vespri propone questa seconda parte del Salmo 135 seguendo
una specifica distinzione che la composizione offre a livello
tematico. Infatti, la celebrazione delle opere del Signore si
delinea entro due ambiti, quello dello spazio e quello del tempo.
Nella prima parte (cf vv. 1-9
numero di maggio), di scena erano gli atti divini dispiegati
nella creazione: essi hanno dato origine alle meraviglie delluniverso.
In quella parte del Salmo si proclama, così, la fede in
Dio creatore, che si rivela attraverso le sue creature cosmiche.
Ora, invece, il gioioso canto del Salmista, chiamato dalla tradizione
giudaica «Il
grande Hallel»,
ossia la lode più alta innalzata al Signore, ci conduce
in un orizzonte diverso, quello della storia.
La prima parte quindi tratta
della creazione come riflesso della bellezza di Dio, la seconda
parla della storia e del bene che Dio ha compiuto per noi nel
corso del tempo. Sappiamo che la Rivelazione biblica proclama
ripetutamente che la presenza di Dio salvatore si manifesta in
modo particolare nella storia della salvezza (cf Dt 26,5-9; Gs
24,1-13).
La nascita
di un popolo libero
Sfilano, così, davanti
allorante le azioni liberatrici del Signore che hanno il
loro cuore nellevento fondamentale dellesodo dallEgitto.
A questo è profondamente connesso il travagliato viaggio
nel deserto del Sinai, il cui approdo ultimo è la terra
promessa, il dono divino che Israele continua a sperimentare
in tutte le pagine della Bibbia. Il celebre passaggio attraverso
il Mar Rosso, «diviso in due parti», quasi squarciato
e domato come un mostro vinto (cf Sal 135,13), fa nascere il
popolo libero e chiamato a una missione e a un destino glorioso
(cf vv. 14-15; Es 15,1-21), che avrà la sua rilettura
cristiana nella piena liberazione dal male con la grazia battesimale
(cf 1 Cor 10,1-4).
Si apre, poi, litinerario
del deserto: là il Signore è raffigurato come un
guerriero che, proseguendo lopera di liberazione iniziata
nella traversata del Mar Rosso, si schiera a difesa del suo popolo
colpendone gli avversari. Deserto e mare rappresentano, allora,
il passaggio attraverso il male e loppressione per ricevere
il dono della libertà e della terra promessa (cf Sal 135,16-20).
Esaltare
il dono divino
Nel finale, il Salmo si affaccia
su quel paese che la Bibbia esalta in modo entusiastico come
«paese fertile: paese di torrenti, di fonti e di acque
sotterranee... paese di frumento, di orzo, di viti,
di fichi e di melograni; paese di ulivi, di olio e di miele;
paese dove non mangerai con scarsità il pane, dove non
ti mancherà nulla; paese dove le pietre sono ferro e dai
cui monti scaverai il rame» (Dt 8,7-9).
Questa celebrazione
enfatica, che va oltre la realtà di quella terra, vuole
esaltare il dono divino. Dirigendo la nostra aspettativa verso
il dono più alto della vita eterna con Dio. Un dono che
permette al popolo di essere libero, un dono che nasce
come si continua a ripetere nellantifona che scandisce
ogni versetto dal hesed del Signore, cioè dalla
sua «misericordia», dalla sua fedeltà allimpegno
assunto nellalleanza con Israele, dal suo amore che continua
a svelarsi attraverso il «ricordo» (cf Sal 135,23).
Nel tempo dell«umiliazione»,
ossia delle successive prove e oppressioni, Israele scoprirà
sempre la mano salvatrice del Dio della libertà e dellamore.
Anche nel tempo della fame e della miseria il Signore entrerà
in scena per offrire allintera umanità il cibo,
confermando la sua identità di creatore (cf v. 25).
Limmortalità
ai mortali
Col Salmo 135 si intrecciano,
dunque, due modalità dellunica Rivelazione divina,
quella cosmica (cf vv. 4-9) e quella storica (cf vv. 10-25).
Il Signore è, certo, trascendente come creatore e arbitro
dellessere; ma è anche vicino alle sue creature,
entrando nello spazio e nel tempo. Non rimane fuori, nel cielo
lontano. Anzi, la sua presenza in mezzo a noi raggiunge il suo
apice nellIncarnazione di Cristo. È ciò che
la rilettura cristiana del Salmo proclama in modo limpido, come
è attestato dai Padri della Chiesa che vedono il vertice
della storia della salvezza e il segno supremo dellamore
misericordioso del Padre nel dono del Figlio, quale salvatore
e redentore dellumanità (cf Gv 3,16).
Così, San Cipriano, martire del terzo secolo, iniziando
il suo trattato su Le opere di carità e lelemosina
contempla con stupore le opere che Dio ha compiuto in Cristo
suo Figlio a favore del suo popolo, prorompendo infine in un
appassionato riconoscimento della sua misericordia.
«Fratelli
carissimi, sono molti e grandi i benefici di Dio, che la bontà
generosa e copiosa di Dio Padre e di Cristo ha compiuto e sempre
compirà per la nostra salvezza; infatti per preservarci,
per donarci una nuova vita e per poterci redimere, il Padre ha
mandato il Figlio; il Figlio, che era stato mandato, volle essere
chiamato anche Figlio delluomo, per farci diventare figli
di Dio: si umiliò, per innalzare il popolo che prima giaceva
a terra, fu ferito per curare le nostre ferite, divenne schiavo
per condurre alla libertà noi che eravamo schiavi. Accettò
di morire, per poter offrire ai mortali limmortalità.
Questi sono i molti e grandi doni della divina misericordia»
(1: Trattati: Collana di
Testi Patristici, CLXXV, Roma 2004, p. 108).
Con queste parole il santo
dottore della Chiesa sviluppa il Salmo con una litania dei benefici
che Dio ha fatto a noi, aggiungendo a quanto il Salmista non
ancora conosceva, ma già aspettava, il vero dono che Dio
ci ha fatto: il dono del Figlio, il dono dellIncarnazione,
nel quale Dio si è donato a noi e rimane con noi, nellEucaristia
e nella Sua Parola, ogni giorno fino alla fine della storia.
Il pericolo nostro è
che la memoria del male, dei mali sofferti, spesso sia più
forte della memoria del bene. Il Salmo serve a risvegliare in
noi anche la memoria del bene, di tanto bene che il Signore ci
ha fatto e ci fa, e che possiamo vedere se il nostro cuore diventa
attento e vero. La Misericordia di Dio è eterna, ed è
presente giorno per giorno.
Benedetto XVI
LOsservatore
Romano, 17-11-2005
IMMAGINI:
1 Attraversamento del Mar Rosso, Hartmann
Schedel (1440-1514), Nuremberg Chronicle.
RIVISTA
MARIA AUSILIATRICE 2006 - 7
VISITA Nr.