LA MORTE OGGI:
LA PAURA DELLA MORTE
Quando eravamo
nel grembo della nostra mamma, se avessimo potuto pensare, avremmo
certo creduto che tutta la nostra esistenza si riducesse a quel
sito caldo e abbastanza accogliente, ma senza luce e senza possibilità
dazione, senza incontri interattivi con lintera famiglia...
Forse avremmo
potuto udire qualche voce dallesterno, ma non avremmo saputo
interpretarla, e forse lavremmo
considerata come una semplice illusione.
Ma poi un giorno, inaspettatamente, siamo sbucati
in un mondo del tutto nuovo, ricco di luce e spesso damore.
Mi pare che
la nostra situazione odierna, quella terrena, sia molto simile
alla vita prenatale. Qualche voce dallesterno appare, ma
molti si premurano di dirci che si tratta di semplici abbagli.
Essi ci dicono che dobbiamo accontentarci del presente, così
buio, così limitato, senza traguardi futuri.
Eppure, qualcuno
è addirittura tornato dal cielo, e ci ha detto
che cè unesistenza infinitamente più
ricca di questa: si pensi a Gesù, prima incarnato (cioè
venuto dal mondo di Dio e fattosi uomo come noi), quindi risorto
dalla morte alla vita; oppure si pensi alle tenerezze di Maria,
che, specialmente in questi ultimi secoli, ha rinnovato più
volte il suo materno invito a guardare fuori, a pensare
ad una esistenza felice con Dio.
Gesù
e Maria ci chiamano sempre con affetto... e così noi,
come figli prodighi, possiamo davvero attenderci il bacio del
Padre, che ci verrà incontro con immensa dolcezza (cf
Lc 15,20). E allora ci accorgeremo che fino ad allora siamo stati
al buio, perché Dio solo è luce vera (cf Gv 1,9),
tanto che in Cielo gli uomini non avranno più bisogno
di luce di lampada, né di luce di sole, perché
il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei
secoli (Apoc 22,5); ci accorgeremo che fino ad allora siamo
stati al freddo, perché Dio solo è pienezza damore:
Egli tergerà ogni lacrima dai nostri occhi, non
ci sarà più la morte, né lutto, né
lamento, né affanno, perché le cose di prima sono
passate (Apoc 21,4).
E non saremo
lenti come adesso, perché potremo andare finalmente in
ogni spazio e in ogni tempo, come Gesù risorto al quale
saremo uniti; e riabbracceremo la nostra famiglia originaria,
e ne troveremo unaltra assai più grande e ricca
di bontà, una moltitudine immensa, che nessuno può
contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua (Apoc
7,9).
E trovo unaltra
bella analogia: un bambino lascia il seno materno per avventurarsi
nel mondo, quando i suoi organi sono cresciuti, fino al punto
che egli è pronto alla nostra vita. Anche
il mondo del Cielo richiede che noi vi siamo disposti, per potervi
nascere.
Sappiamo quindi
che la vita finale è davvero un traguardo, a cui dobbiamo
credere, a cui dobbiamo prepararci durante la vita terrena, a
cui dobbiamo aspirare con profondo desiderio!
Antonio
Rudoni sdb
IMMAGINI:
1 © Giuseppe Moscardini
/ Dopo
la morte, non
saremo lenti come adesso, perché potremo andare finalmente
in ogni spazio e in ogni tempo,
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2006 - 9
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