LE PARABOLE / 9:
    
IL RICCO E IL POVERO

Questa parabola è oggi di un’attualità sconcertante. Nel mondo sono sempre esistiti ricchi e poveri, sia a livello personale e familiare, sia a livello di paesi, quartieri, città, nazioni, continenti.

La “campagna contro la fame del mondo”, che ha segnato un risveglio di sensibilità all’interno della Chiesa e in mezzo ai popoli, ci ha resi più informati e attenti a questo problema che – con il crescere dell’industrializzazione e degli strumenti di informazione (soprattutto nei riguardi del Terzo e Quarto Mondo e dei così detti “Paesi in via di sviluppo”: meglio dire “in difficoltà di sviluppo”!) – è ormai presente nella mente di tutti.

Cercare la verità

Se c’è un argomento di continua e crescente attualità, è proprio questo. Occorre parlarci chiaro, ma prima ancora cercare di conoscere le vere dimensioni del problema. Molti, sia cristiani che non cristiani, si fermano alle dimensioni personali e locali del problema, e non conoscono le vere cause (e nemmeno si preoccupano di conoscerle). Gesù, nella parabola che stiamo meditando (e che tutti ben conosciamo), mette il dito sulla piaga.

Cerchiamo di penetrare nel profondo più profondo di questo insegnamento di Gesù. Pensiamo al mondo, alle infinite ricchezze che esso contiene. Oggi, attraverso il progredire tecnologico e informatico, ci rendiamo sempre più conto delle immense possibilità che l’uomo ha raggiunto, nel produrre, nel moltiplicare, nel perfezionare, nel trasportare le ricchezze. L’uomo si è sempre più reso conto delle sue infinite possibilità... ma quasi mai ha cercato di entrare nell’intima ragione delle cose. Anche gli studi filosofici e giuridici toccano – ma solo dall’esterno – i problemi reali del mondo, cioè i problemi di ciascun essere umano. È inutile e contro ogni logica di amore saper andare fin sulla Luna, e poi lasciar morire di fame il proprio vicino di casa!

Non abbiamo capito Dio!

Dobbiamo riconoscere che, in tutta questa situazione, non solo non abbiamo capito nulla dell’uomo, ma non abbiamo nemmeno capito nulla nei riguardi di Dio! Tutto quello che siamo e che possediamo deriva da Dio Creatore: Dio non ha lesinato, creandoci, nel farci doni immensi: un corpo perfetto, un’intelligenza favolosa, un cuore capace di amare e di trasmettere, con gioia, ogni suo bene al proprio prossimo.

Pensiamo solo alla trasmissione della vita, che dalla prima coppia ci ha condotti a 6 miliardi di esseri umani presenti sulla Terra. Abbiamo però imparato – potremmo quasi dire, a partire dal peccato originale – più a uccidere che a procreare! (una parentesi: e le tendenze odierne a servirsi degli embrioni come di una materia qualsiasi, e solo a fini egoistici?).

Non abbiamo capito Dio! Questo è il fatto terribile, mostruoso. Gesù ci ha parlato del Padre e ci ha dato prove irrefutabili della Sua origine da Dio, della Sua realtà di “Figlio di Dio fatto uomo”. Sì, Dio è arrivato al punto – dopo averci creati a Sua immagine e somiglianza – di farsi uomo come noi... anzi, ha scelto di essere condannato e ucciso dagli uomini, per farci comprendere fin dove giunge il Suo amore!

E noi? Come il ricco mangione, ci siamo chiusi nel nostro egoismo, nel godimento dei doni ricevuti gratuitamente fin dalla nascita (e prima ancora!) e vogliamo spadroneggiare su tutti e su tutto. È questo egoismo che non solo ci impedisce di capire il mondo e Dio, ma ci porta a distruggere tutto! Questo vuole insegnarci Gesù con questa parabola!

Chi non ama, non crede

Veniamo alla requisitoria che Gesù mette in bocca ad Abramo (che ovviamente si allinea sul giudizio di Dio) nei riguardi del ricco che è finito all’inferno.

Il primo ragionamento è più che ovvio e mette a confronto le ricchezze del mangione e la povertà di Lazzaro. Gesù (per bocca di Abramo) si è fermato al modo di pensare comune, ma che – purtroppo – sono assai pochi quelli che cercano di applicarlo in modo degno delle creature, dei figli del Padre di tutti, che è nei cieli. Il ricco, condannato nell’inferno, non aveva forse mai pensato che egli per primo aveva ricevuto tutto e quindi doveva condividere e restituire.

Questo tipo di riflessione, di meditazione, è fatto ancora oggi da ben pochi, e anche molti cristiani si preoccupano solo di andare a Messa, di dire le orazioni, di osservare qualche precetto, ma non pensano minimamente a dare, e solo cercano di ricevere! È evidente che oggi troppo pochi credono veramente in Dio, e anche molti (pure cristiani battezzati) che dicono di credere in Dio, di fatto non Gli credono, perché sono totalmente egoisti e non hanno capito nulla dell’amore, della gioia di donare, della infinita bellezza del condividere con chi non ha o ha meno di noi! Non si crede in Dio, non si può e non si sa credere in Dio, per il semplice motivo che non si sa amare, non si sa farsi dono!

Possiamo dire che Dio è Uno in Tre Persone, perché è Amore, e l’amore è: dare, ricevere, condividere (facciamo un esempio: Il Padre è DARE, il Figlio è RICEVERE, lo Spirito Santo è CONDIVIDERE). Un modo un po’ strano di definire Dio, ma molto vicino alla realtà: perché l’Amore è tutto questo!

La firma di Dio

Potremmo terminare, ma mi preme fare ancora un’osservazione: al ricco condannato all’inferno, che si preoccupa dei propri figli (uno spiraglio di conversione... di bontà... che – parabola a parte – segna un lampo d’amore che potrebbe dare inizio a una vita nuova!) Abramo risponde: «Hanno Mosé e i profeti; ascoltino loro».

Il ricco, dall’inferno, risponde affermando che, se uno risorge dai morti e va a informare i suoi figli, essi si ravvederanno di certo. E Abramo dà una risposta splendida, alla quale ben pochi oggi pensano: «Se non ascoltano Mosè e i profeti, anche se uno risorgesse dai morti, non saranno persuasi!». È la stessa constatazione che siamo costretti a fare pure noi... Anche oggi molti non credono alla risurrezione e a Cristo Risorto!

Concludiamo:

se dopo che Dio ha creato un mondo stupendo come quello in cui viviamo, in cui ha posto al culmine l’uomo (con le infinite qualità che vediamo distribuite fra gli uomini)... se tutto dovesse finire nella morte, nel nulla... e non ci fosse risurrezione, che Dio sarebbe? La risurrezione degli uomini, di ogni uomo, è la firma stupenda di Dio Amore su tutta la Sua opera! Grazie, Signore!

                                                           
 Don Rodolfo Reviglio


IMMAGINI:
1  © Elledici / Marcello Dasso / La vita eterna è la firma di Dio alla meraviglia della creazione. Una vita che ci prepariamo qui sulla terra con i semplici gesti di ogni giorno. Sono questi a determinare la nostra esistenza eterna.


     RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2006 - 10
    
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