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     MEDITAZIONE | BIBBIA e SPIRITUALITA'-2
  COME CAPIRE LA BIBBIA

La Bibbia e la sua interpretazione sono sempre stati al centro dei principali momenti di cambiamento nella Chiesa. A ben vedere si possono cogliere tre momenti in cui questa centralità è stata più evidente.

* Il primo momento è quello delle prime generazioni cristiane, che risolvevano il problema dell’interpretazione della Bibbia (cioè dell’ermeneutica) affrontando il problema del rapporto dei due Testamenti: in origine si trattava del rapporto di una Scrittura o di un avvenimento, con un altro avvenimento che provocava una reinterpretazione di quella Scrittura (Lc 24,27). Questa ermeneutica originaria del cristianesimo coincide con l’intelligenza spirituale dell’Antico Testamento, di cui il senso spirituale è il Nuovo Testamento, ma sempre attraverso la comprensione dell’Antico.

* La seconda dimensione dell’ermeneutica cristiana è quella paolina. San Paolo fa dell’ermeneutica cristiana quando legge la Passione e la Resurrezione del Cristo in termini di esistenza (morte dell’uomo vecchio, nascita della creatura nuova...). Il Medioevo sviluppa questa linea: l’ermeneutica è molto più di una esegesi, «è il decifrare stesso della vita nello specchio del testo» (P. Ricoeur). Si tratta qui di interiorizzare il senso spirituale, di attualizzarlo e di dimostrare che si estende «hodie usque ad nos».

* Il terzo momento del problema ermeneutica nel cristianesimo, riconosciuto e compreso solo in questi ultimi anni, dopo che si è applicato all’intera Bibbia il metodo storico-critico, è legato alla costituzione primitiva del kerigma cristiano. Il cristianesimo scaturisce da una predicazione o proclamazione originaria (il kerigma), che ha per oggetto non un testo ma una persona, Gesù Cristo. Ma «un problema nasce e rinasce dal fatto che questo kerigma è esso stesso e­spresso da una testimonianza, in racconti e poi in testi che contengono la primissima confessione di fede della comunità e quindi nascondono un primo embrione di interpretazione. Noi stessi non siamo più quei testimoni che hanno visto, noi siamo gli ascoltatori che odono i testimoni: fides ex auditu... In breve, noi siamo in un rapporto ermeneutico, non solo con l’Antico ma anche con il Nuovo Testamento stesso» (P. Ricoeur).

Fra avvenimento e fede

Oggi si pone soprattutto il problema del rapporto fra testo ed evento, fra la tradizione apostolica e l’avvenimento di cui questa tradizione rende testimonianza. Siamo certamente consapevoli che il testo biblico è il frutto di una tradizione interpretativa e quindi già frutto di una visione religiosa e teologica dell’evento. In un certo modo il senso letterale della Bibbia è già un senso spirituale, e la lettura stessa della Bibbia è già una visione spirituale dell’evento, è già interpretazione teologico-spirituale dell’evento.
Ma rimane poi un problema teologico: cioè la traduzione di quell’avvenimento cristiano in un linguaggio che l’uomo moderno possa comprendere.
Noi a questo punto tocchiamo il problema scottante della nostra epoca e ci rendiamo conto come la preoccupazione ermeneutica è essenziale alla fede cristiana. Essa presenta una urgenza particolare, dato lo sviluppo delle istanze critiche e dei metodi scientifici.

Un’autentica ermeneutica cristiana

Il traguardo ambito di ogni ricerca biblica è questo: capire il senso della Sacra Scrittura e illuminare la nostra vita con la sua verità. Ma come arrivare a questa giusta ermeneutica?

Il Concilio Vaticano II, riannodandosi all’antica tradizione della Chiesa apostolica e patristica, usa a riguardo dell’interpretazione della Bibbia un testo molto bello e di straordinario valore teologico: «La Sacra Scrittura (deve) essere letta e interpretata con l’aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta, per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi» (DV, 12).

Si tratta di una esegesi compiuta alla luce e sotto l’azione dell’unico Spirito che ha ispirato le Scritture e che solo può condurci al vero messaggio religioso di esse e svelarcene l’autenticità.
L’esegesi spirituale (in Spiritu) allora non è qualcosa che si opponga all’interpretazione esegetico-scientifica o letterale, ma la presuppone come condizione indispensabile e la porta avanti per penetrare a fondo il pieno significato della Parola di Dio.

L’esegesi scientifica ci offre la comprensione oggettiva del testo biblico, quella spirituale ce ne permette la penetrazione, l’approfondimento interiore, ci fa raggiungere, incontrare Dio e stabilire con lui una costante adesione alla sua Parola, che diventa per noi trasformazione in vita.
Questo però non significa che il senso spirituale della Bibbia, preso in se stesso, non contenga una dimensione oggettiva, tutt’altro!

Verso il senso spirituale

Infatti «ci inganneremmo di grosso se destituissimo del significato storico il senso spirituale della Bibbia, com’è inteso dai Padri; o anche se fosse accettato solo come rapporto di analogia, a riguardo del significato primigenio posto a confronto con la nuova situazione spirituale. Tanto meno poi se sotto il nome di senso spirituale si nascondesse quell’accomodazione biblica, invalsa nei secoli tardivi e che veniva manipolata come senso spirituale, ma che di fatto costituiva l’evasione più radicale e che tanto discredito ha operato nella tradizione di quell’insegnamento» (B. Calati).

Il senso spirituale della Scrittura non è accomodazione o pia illazione, ma contiene un senso plurimo, che è più oggettivo ed esistenziale del suo primo enunciato. Il senso spirituale non consiste nell’andare al di là del senso letterale, come se questo sia una tappa da sorpassare; esso consiste nell’approfondire il senso letterale, nell’esplicitarlo e nell’assimilarlo. E quindi è il testo stesso della Bibbia che è la Parola di Dio e non una costruzione qualunque al di fuori, al di sotto o al di là del testo. Rimane la Parola di Dio che riprende e ricomincia ad interpellarci, a invitarci alla conversione, alla purificazione e alla santificazione.

È un impegno per la Chiesa di oggi ritornare alla scuola della Tradizione e delle Scritture: «Scrutate le Scritture... esse testimoniano di me» (Gv 5,39).

                                                                         GIORGIO ZEVINI sdb


 IMMAGINI:
1 Lo studio della Scrittura è solo il primo momento in cui avviene la comprensione del senso della Parola di Dio.
La proclamazione liturgica è l’avvenimento nel quale la Parola di Dio anima e sostiene la comunità credente.
3  La Sacra Scrittura deve essere letta e interpretata con l’aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta.


      RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2008 - 6  
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