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I DODICI APOSTOLI:
PIETRO SEGUE IL RISORTO
Nella vita di San Pietro vi sono due tappe decisive: la chiamata
presso il lago di Galilea e poi la confessione di fede: «Tu
sei il Cristo, il Messia». Una confessione ancora insufficiente,
iniziale e tuttavia aperta. San Pietro si pone in un cammino
di sequela. E così questa confessione iniziale porta in
sé, come
in germe, già la futura fede della Chiesa.
Oggi vogliamo considerare altri due avvenimenti importanti nella
vita di San Pietro: la moltiplicazione dei pani nel brano
del Vangelo cè la domanda del Signore e la risposta
di Pietro e poi il Signore che chiama Pietro ad essere
pastore della Chiesa universale.
Il nuovo
modo di essere Re
Cominciamo con la vicenda della
moltiplicazione dei pani. Voi sapete che il popolo aveva ascoltato
il Signore per ore. Alla fine Gesù dice: Sono stanchi,
hanno fame, dobbiamo dare da mangiare a questa gente. Gli Apostoli
domandano: Ma come? E Andrea, il fratello di Pietro, attira lattenzione
di Gesù su di un ragazzo che portava con sé cinque
pani e due pesci. Ma che sono, per così tante persone?,
si chiedono gli Apostoli.
Ma il Signore fa sedere la
gente e distribuisce quei cinque pani e due pesci. E tutti si
saziano. Anzi, il Signore incarica gli Apostoli, e tra loro Pietro,
di raccogliere gli abbondanti avanzi: dodici canestri di pane
(cf Gv 6,12-13).
Successivamente la gente, vedendo
questo miracolo che sembra essere il rinnovamento, così
atteso, di una nuova «manna», del dono del pane dal
cielo vuole farne il proprio re. Ma Gesù non accetta
e si ritira sulla montagna a pregare tutto solo. Il giorno dopo,
Gesù sullaltra riva del lago, nella sinagoga di
Cafarnao, interpretò il miracolo non nel senso
di una regalità su Israele con un potere di questo mondo
nel modo sperato dalla folla, ma nel senso del dono di sé:
«Il pane che io darò è la mia carne per la
vita del mondo» (Gv 6,51).
Gesù annuncia la croce
e con la croce la vera moltiplicazione dei pani, il pane eucaristico
il suo modo assolutamente nuovo di essere re, un modo
totalmente contrario alle aspettative della gente.
Tu solo
hai parole di vita eterna
Noi possiamo capire che queste
parole del Maestro che non vuol compiere ogni giorno una
moltiplicazione dei pani, che non vuol offrire ad Israele un
potere di questo mondo risultassero veramente difficili,
anzi inaccettabili, per la gente. «Dà la sua carne»:
che cosa vuol dire questo? E anche per i discepoli appare inaccettabile
quanto Gesù dice in questo momento.
Era ed è per il nostro
cuore, per la nostra mentalità, un discorso «duro»
che mette alla prova la fede (cf Gv 6,60). Molti dei discepoli
si tirarono indietro. Volevano uno che rinnovasse realmente lo
Stato di Israele, del suo popolo, e non uno che dicesse: «Io
do la mia carne».
Possiamo immaginare che le
parole di Gesù fossero difficili anche per Pietro, che
a Cesarea di Filippo si era opposto alla profezia della croce.
E tuttavia quando Gesù chiese ai Dodici: «Volete
andarvene anche voi?», Pietro reagì con lo slancio
del suo cuore generoso, guidato dallo Spirito Santo. A nome di
tutti rispose con parole immortali, che sono anche le nostre
parole: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita
eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo
di Dio» (cf Gv 6,66-69).
Verso la
pienezza della fede
Qui, come a Cesarea, con le
sue parole Pietro inizia la confessione della fede cristologica
della Chiesa e diventa la bocca anche degli altri Apostoli e
di noi credenti di tutti i tempi. Ciò non vuol dire che
avesse già capito il mistero di Cristo in tutta la sua
profondità. La sua era ancora una fede iniziale, una fede
in cammino; sarebbe arrivato alla vera pienezza solo mediante
lesperienza degli avvenimenti pasquali.
Ma tuttavia era già
fede, aperta alla realtà più grande aperta
soprattutto perché non era fede in qualcosa, era fede
in Qualcuno: in Lui, Cristo. Così anche la nostra fede
è sempre una fede iniziale e dobbiamo compiere ancora
un grande cammino. Ma è essenziale che sia una fede aperta
e che ci lasciamo
guidare da Gesù, perché Egli non soltanto conosce
la Via, ma è la Via.
Oltre ogni
maschera
La generosità irruente
di Pietro non lo salvaguarda, tuttavia, dai rischi connessi con
lumana debolezza. È quanto, del resto, anche noi
possiamo riconoscere sulla base della nostra vita. Pietro ha
seguito Gesù con slancio, ha superato la prova della fede,
abbandonandosi a Lui. Viene tuttavia il momento in cui anche
lui cede alla paura e cade: tradisce il Maestro (cf Mc 14,66-72).
La scuola della fede non è
una marcia trionfale, ma un cammino cosparso di sofferenze e
di amore, di prove e di fedeltà da rinnovare ogni giorno.
Pietro che aveva promesso fedeltà assoluta, conosce lamarezza
e lumiliazione del rinnegamento: lo spavaldo apprende a
sue spese lumiltà. Anche Pietro deve imparare a
essere debole e bisognoso di perdono. Quando finalmente gli cade la maschera e capisce
la verità del suo cuore debole di peccatore credente,
scoppia in un liberatorio pianto di pentimento. Dopo questo pianto
egli è ormai pronto per la sua missione.
Dio si adegua
alluomo
In un mattino di primavera
questa missione gli sarà affidata da Gesù risorto.
Lincontro avverrà sulle sponde del lago di Tiberiade.
È levangelista Giovanni a riferirci il dialogo che
in quella circostanza ha luogo tra Gesù e Pietro. Vi si
rileva un gioco di verbi molto significativo. In greco il verbo
«filéo» esprime lamore di amicizia,
tenero ma non totalizzante, mentre il verbo «agapáo»
significa lamore senza riserve, totale ed incondizionato.
Gesù domanda a Pietro la prima volta: «Simone...
mi ami tu (agapâs-me)» con questo amore totale e
incondizionato (cf Gv 21,15)?
Prima dellesperienza
del tradimento lApostolo avrebbe certamente detto: «Ti amo (agapô-se)
incondizionatamente».
Ora che ha conosciuto lamara tristezza dellinfedeltà,
il dramma della propria debolezza, dice con umiltà: «Signore,
ti voglio bene (filô-se)», cioè «ti amo
del mio povero amore umano».
Il Cristo insiste: «Simone,
mi ami tu con questo amore totale che io voglio?».
E Pietro ripete la risposta
del suo umile amore umano: «Kyrie, filô-se», «Signore, ti voglio
bene come so voler bene».
Alla terza volta Gesù
dice a Simone soltanto: «Fileîs-me?», «mi vuoi bene?». Simone
comprende che a Gesù basta il suo povero amore, lunico
di cui è capace, e tuttavia è rattristato che il
Signore gli abbia dovuto dire così.
Gli risponde perciò:
«Signore, tu sai tutto, tu sai che ti voglio bene (filô-se)».
Verrebbe da dire che Gesù
si è adeguato a Pietro, piuttosto che Pietro a Gesù!
È proprio questo adeguamento divino a dare speranza al
discepolo, che ha conosciuto la sofferenza dellinfedeltà.
Da qui nasce la fiducia che lo rende capace della sequela fino
alla fine: «Questo disse per indicare con quale morte egli
avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: Seguimi»
(Gv 21,19).
Seguire
Gesù, sempre
Da quel giorno Pietro ha «seguito»
il Maestro con la precisa consapevolezza della propria fragilità;
ma questa consapevolezza non lha scoraggiato. Egli sapeva
infatti di poter contare sulla presenza accanto a sé del
Risorto. Dagli ingenui entusiasmi delladesione iniziale,
passando attraverso lesperienza dolorosa del rinnegamento
ed il pianto della conversione, Pietro è giunto ad affidarsi
a quel Gesù che si è adattato alla sua povera capacità
damore.
E mostra così anche
a noi la via, nonostante tutta la nostra debolezza. Sappiamo
che Gesù si adegua a questa nostra debolezza. Noi lo seguiamo,
con la nostra povera capacità di amore e sappiamo che
Gesù è buono e ci accetta. È stato per Pietro
un lungo cammino che lo ha reso un testimone affidabile, «pietra»
della Chiesa, perché costantemente aperto allazione
dello Spirito di Gesù. Pietro stesso si qualificherà
come «testimone delle sofferenze di Cristo e partecipe
della gloria che deve manifestarsi» (1 Pt 5,1).
Quando scriverà queste
parole sarà ormai anziano, avviato verso la conclusione
della sua vita che sigillerà con il martirio. Sarà
in grado, allora, di descrivere la gioia vera e di indicare dove
essa può essere attinta: la sorgente è Cristo creduto
e amato con la nostra debole ma sincera fede, nonostante la nostra
fragilità. Perciò scriverà ai cristiani
della sua comunità, e lo dice anche a noi: «Voi
lo amate, pur senza averlo visto; e ora senza vederlo credete
in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa,
mentre conseguite la meta della vostra fede, cioè la salvezza
delle anime» (1 Pt 1,8-9).
Benedetto XVI
LOsservatore Romano, 25-05-2006
IMMAGINI:
1 San Pietro, Andrea Vanni, (1353-1413), Museum
of Fine Arts, Boston. | B La dichiarazione di Pietro sulla divinità
di Gesù porta in sé, come in germe, già
la futura fede della Chiesa.
2 © Copyright 2008 Missionary Society
of St. Paul the Apostle. | Simone comprende che a Gesù
basta il suo povero amore, lunico di cui è capace.
3-4 Cesarea di Filippo,
resti dellacquedotto romano e (4) la stele rinvenuta nel
1961 a Cesarea Marittima dallarcheologo italiano A. Frova,
mentre stava scavando in un anfiteatro romano. Nella linea 3
sono leggibili le lettere: [praef]ectus Iuda[ea] e[...]. Questa
è lunica testimonianza archeologica scritta con
il nome di Pilato. È conservata in Israele, presso lIsrael
Museum di Gerusalemme.
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2008 - 7
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