LITURGIA | FESTA DELLA
TRASFIGURAZIONE
LA PASQUA ESTIVA
I Vangeli sinottici
situano lepisodio della Trasfigurazione su un monte di
cui non menzionano il nome. Anche la seconda lettera di Pietro
parla di un santo monte(2 Pt 1,18) sul quale sarebbe
avvenuta la vicenda della Metamorfosi di Gesù. Una tradizione
antica, attestata già nel IV secolo da San Cirillo di
Gerusalemme e da San Girolamo, identifica il sito nel monte Tabor,
in arabo Gebel at-Tur, «la montagna».
Un colle rotondeggiante
ed isolato, alto circa 600 metri. È su questo colle che
i bizantini costruiranno, poi, tre chiese di cui parla lAnonimo
Piacentino che le visiterà nel 570. Un secolo dopo Arculfo
vi troverà un gran numero di monaci, e il Commemoratorium
de Casis Dei (secolo IX) menzionerà il vescovado del Tabor
con diciotto monaci al servizio di quattro chiese.
Successivamente
ci saranno i Benedettini che costruiranno anche unabbazia,
circondando gli edifici di una cinta fortificata. Distrutto tutto
dal sultano Al-Malik (1211-12) per costruirvi una fortezza, i
cristiani vi torneranno nuovamente, costruendovi un santuario.
Anche questo
sarà distrutto per ordine del sultano Bibars (1263), lasciando
il monte desolatamente abbandonato per oltre quattro secoli.
Solo nel 1631 i francescani potranno prendere il possesso del
monte Tabor.
Due secoli
dopo, nel 1854, essi cominceranno a studiare le rovine del passato,
iniziando nuove costruzioni che culmineranno con lattuale
Basilica a tre navate, su disegno ed esecuzione dellarchitetto
Barluzzi, che sarà inaugurata nel 1924.
Mentre Gesù
pregava
Sappiamo che
Gesù dedica molto tempo alla preghiera, specialmente nei
momenti decisivi della sua vita pubblica. Già Marco racconta
che Gesù, dopo aver congedato la folla salì
sul monte a pregare(Mc 6,46; cf Mt 14,23). Luca attesta
più volte, oltre allepisodio della trasfigurazione
(Lc 9,28) che Gesù si ritira in luoghi solitari a pregare
(Lc 5,16; 6,12; 9,18; 11,1).
Quindi questazione
di pregare in luoghi solitari è fortemente attestata dai
redattori dei Vangeli Sinottici. Non si può negare che
Gesù sia salito su un monte per pregare e vivere con i
suoi amici una straordinaria
esperienza soprannaturale.
Lo scandalo
della Passione
Lepisodio
della Trasfigurazione, presente in tutti e tre i Vangeli Sinottici,
è localizzato geograficamente nella regione della Galilea,
poco lontano dal territorio circostante il lago di Genezaret
o di Tiberiade.
Sia Marco, che Matteo e Luca situano la vicenda nei giorni immediatamente
successivi alla confessione di Pietro avvenuta a Cesarea di Filippi.
Si tratta,
quindi, di un momento decisivo della vita di Gesù. Un
momento segnato dal progressivo allontanamento delle folle di
Galilea, il cui incipit è causato, forse, da una visione
messianica contraddistinta dalla prospettiva della Passione.
Una visione illuminata non poco dalla figura biblica del Servo
di Jahvé, profetizzata da un profeta anonimo chiamato
Deutero Isaia, o secondo Isaia.
Gli stessi
discepoli, del resto, non sembrano voler accettare questa logica
folle del Maestro, se è vero che dopo la Trasfigurazione,
successivamente alla seconda profezia della passione, essi discuteranno,
tra di loro, per confrontarsi su chi fosse il più
grande. Appare quindi netta la forbice tra la prospettiva
dolorosa di Gesù che intravede già davanti a sé,
con il viaggio a Gerusalemme, il proprio cruento destino finale,
e le assurde dispute dei suoi amici che aspirano ad essere grandi
ed importanti (Mc 7,24 ss.; cf Mt 18,1-5; Lc 9,46-48).
Il testo
più antico
Ma ascoltiamo
il racconto della Trasfigurazione nella versione più arcaica
che è quella di Marco.
«Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro,
Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in
un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a
loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun
lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.
E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù.
Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: Maestro,
è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per
te, una per Mosè e una per Elia!. Non sapeva infatti
che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento.
Poi si formò una nube che li avvolse nellombra e
uscì una voce dalla nube: Questi è il Figlio
mio prediletto; ascoltatelo!. E subito guardandosi attorno,
non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro.
Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare
a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio
delluomo fosse risuscitato dai morti. Ed essi tennero per
sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse
dire risuscitare dai morti» (Mc 9,2-10; cf Mt 17,1-8; Lc
9,28-36).
La pedagogia
di Gesù
Gesù
conduce Pietro, Giacomo e Giovanni in un luogo in disparte. Li
porta sopra un monte. Secondo la tradizione, risalente a Cirillo
di Alessandria, si tratta del Tabor, una collina alta 588 metri,
di forma conica, che si staglia sulla verdeggiante pianura di
Esdrelon o Izreel. Da questo monte lo sguardo spazia su un ampio
scenario di colli e di valli, offrendo uno sguardo panoramico
suggestivo ed incantevole della Galilea. E qui, sul Tabor, Gesù
conduce Pietro, Giacomo e Giovanni.
Essi tornano
dal territorio di Cesarea di Filippo dove il Maestro aveva esplicitamente
detto quale sarebbe stato il suo destino, insegnando loro che
il Figlio delluomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato
dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi; essere ucciso
e, dopo tre giorni, risuscitare. E a Pietro che non voleva accettare
questa via della croce a cui Lui voleva prepararli,
Gesù aveva esclamato con rimprovero: lungi da me
Satana, perché tu non pensi secondo Dio ma secondo gli
uomini,
facendo, così, capire che il progetto di salvezza dellumanità
doveva passare per la passione e morte del Figlio suo prediletto.
Ora, dopo aver
catechizzato i suoi amici sullepilogo drammatico della
sua vita, che avrebbe poi spianato la via alla Risurrezione,
il Maestro conduce proprio Pietro insieme ai due figli di Zebedeo,
Giacomo e Giovanni, sul monte Tabor. Egli certamente vuole prepararli
per gradi alle ore dolorose della passione e dello scandaloso
smembramento del suo gregge.
È importante,
quindi, che loro sappiano che, con la sua sofferenza Gesù,
conferisce un senso, un valore incalcolabile, a tutte
le sofferenze umane, divenendo totalmente solidale
con esse, cioè condividendo, fino in fondo, fino alla
morte più ignominiosa, la debolezza e il dolore che questumanità
sperimenta fin dai suoi albori.
Il Servo
sofferente
Del resto non
bisogna dimenticare che Gesù identifica in sé quel
Servo di Dio, preconizzato da Isaia, e la sua missione non riguarda
solo Israele ma tutti i popoli; ad essa egli si dedica senza
riserve, incontrando dure ostilità; quindi la sua vita
è predestinata, in questa prospettiva biblica, a concludersi
tragicamente. Ma egli sarà glorioso dopo la morte e così
salverà gli uomini, versando il suo sangue per loro.
È questa, finalmente, la Nuova Alleanza stretta da Dio
con lumanità e fondata non più su sangue
di tori e di capri, ma sul sangue verginale ed Immacolato del
Cristo.
Ed è proprio qui, sulla vetta Tabor, il Signore vuole
educare, nel silenzio e nella pace del luogo, questi suoi amici
a saper accettare le ore difficili e tumultuose del Calvario.
Egli conosce le loro debolezze. Sa che il loro cuore schietto
e sincero è per lui. Ma sa anche che ben altri erano i
loro progetti: regnare, a fianco di Lui sulle dodici tribù
di Israele. Egli stesso glielo aveva promesso, ma si trattava
di ben altro: un Regno spirituale.
La gioia
vera
E allora, squarciando
per pochi attimi il velo che copre la sua Divinità, Gesù
si manifesta per quello che è: Figlio di Dio Altissimo.
In questo spettacolo di luce Divina i tre apostoli lo contemplano
in compagnia di Mosè ed Elia, i due grandi personaggi
dellAntico Testamento che raffigurano la Legge ed i Profeti.
Essi sono qui ad indicare che in Lui si realizzano le antiche
profezie della Bibbia, e a Lui converge e si indirizza tutta
la Storia sacra.
È un
momento di timore, ma anche di grande gioia e consolazione per
Pietro che nella sua spontaneità esclama: «Maestro,
è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per
te, una per Mosè e una per Elia!. Non sapeva infatti che
cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento».
Poi la manifestazione
della Divinità di Cristo assume una configurazione solenne.
È il Padre stesso che si manifesta nella voce che proviene
dallalto: «Questi è il Figlio mio prediletto;
ascoltatelo!».
Donato Calabrese
IMMAGINI:
1 Il Monte Tabor in Galilea
si eleva a circa 400 metri sulla pianura circostante; laltezza
sul livello del mare è di circa 600 m. In epoca crociata,
la cima del monte venne spianata per costruirvi un monastero
benedettino fortificato, che venne poi distrutto dal Saladino;
di esso rimane il portale dingresso in pietra, chiamato
Porta del vento.
2 Sulla vetta
della montagna, Gesù vuole educare nel silenzio e nella
pace i suoi discepoli ad accettare le ore difficili e tumultuose
del Calvario.
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2008 - 7
Visita Nr.