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     MEDITAZIONE-DIARIO: PELLEGRINAGGIO
   
IN TERRA SANTA


Proposto dai Salesiani della Basilica di Maria Ausiliatrice, dal giorno 3 sino al 12 di giugno, si è svolto un pellegrinaggio in Terra Santa. Organizzato e sotto la responsabilità del rettore Don Sergio Pellini, con percorsi guidati da Don Zappino, supportati da un accompagnatore laico, per la cura di tutti gli aspetti tecnico burocratici di cui il viaggio necessitava. Una bella garanzia!

Ho molto desiderato questo viaggio, coltivando una lunga nostalgia di quella terra benedetta che già avevo visitata nel 2007, e anche se il progredire dell’età che pesa sempre più sulle mie povere gambe, sembrava consigliare percorsi meno esposti ad affaticamento, non ho potuto resistere al richiamo. In Terra Santa bisogna andare, se l’hai vista una volta, in te resta un qualcosa che non riesci più a cancellare. Laggiù c’è la radice della mia esistenza su questa terra, il principio del dono dell’eternità nelle braccia del Padre!

Quando ho preparato la valigia, come d’abitudine ho aggiunto anche un quadernetto, un diario di viaggio per raccogliervi la descrizione dei posti, le impressioni, le emozioni e quant’altro avesse meritato di essere annotato. L’ho fatto per i primi due giorni. Appunti a partire dal raduno in Basilica per la partenza, l’incontro con volti conosciuti e altri sconosciuti, il trasferimento da una Torino che cominciava ad animarsi delle attività del suo giornaliero, verso Malpensa, con l’occhio che si godeva le immagini del paesaggio delle verdi risaie delle pianure di Vercelli e Novara. Nel cuore, timidi accenni di una disturbata preghiera.

Poi l’aeroporto e l’ansia dell’incontro con la severa sorveglianza israeliana e finalmente in volo verso l’aeroporto Ben Gurion di Lod. Ad attenderci un autista arabo con il pullman che non ci avrebbe più lasciati per tutto il pellegrinaggio.

I primi passi

All’inizio l’incontro con il Mar Mediterraneo a Cesarea Marittima, con i resti dell’acquedotto romano, tanti e tanti fiori, da fare la felicità degli amanti della natura, e poi, il dono delle spiegazioni di Don Zappino che ci ha fatti giungere così pieni di gioia che ogni segno di stanchezza era scomparso, lasciando il posto alla pregustazione di ciò che molto più di quanto già visto, avremmo incontrato.
Ed eccole poi le dolci alture di Nazaret il giglio rovesciato della Basilica dell’Annunciazione, il primo punto d’arrivo all’agognato sogno dell’incontro con la Mamma del Cielo; per abbracciarla in tutta la bellezza della sua grande umiltà e obbedienza al progetto del Padre. Quale Ave Maria cantare ora? Quella di Schubert quella di Gounod, quella del Trovatore di Verdi, o quale delle tante altre stupende melodie a Lei donate in ogni tempo lungo i secoli; dentro di me ne sento una d’istinto: Salve Regina, Madre di misericordia, accogli e raccogli le mie lacrime che gli occhi non possono più trattenere.

Il secondo giorno, la Basilica ci ha accolti per la celebrazione della nostra prima Santa Messa. Poi un bel giro in Nazaret sui passi dei luoghi di Maria, già brulicanti di altri gruppi in visita dove ti capita di incontrare di tutto e magari incrociare, nascosto ed umile pellegrino come noi, un Cardinale Emerito (Monsignor Piovannelli, già Vescovo di Firenze). Tutto ormai sotto un sole implacabile, ma che non turbava né distoglieva la nostra attenzione nel vedere, e nel sentire come tutto veniva portato davanti ai nostri occhi dalla sapienza del nostro Don Zappino, che sempre abbinava al luogo i passi del Vangelo.

Il fascino della Palestina

Da qui non ho più annotato niente, perché ormai eravamo come investiti dagli incontri con i tanti luoghi programmati, rigorosamente cadenzati dalle preghiere e dalle celebrazioni delle Sante Messe. Ogni giorno un luogo, tanti luoghi, che si rincorrevano tra di loro sgranandosi come le Ave Maria di un Rosario.

’attraversamento del lago di Tiberiade con l’incanto dei colli che gli fanno corona, la struggente suggestione dei monti, delle Beatitudini e del Tabor, Tabga, con le chiese che ricordano il conferimento del Primato di Pietro, la moltiplicazione dei pani e dei pesci e il messaggio di Gesù, le Beatitudini, magna charta del cristianesimo che ci rimanda sul Monte Tabor, dove nel ricordo della Trasfigurazione sono state rappresentate le Trasfigurazioni che sono entrate, si materializzano, si ripropongono e vivono nella nostra vita, a partire dai Santi Natali che ci portano alla nascita del Bambinello di Nazaret figlio di Dio fatto uomo, per divenire il Pane del Cielo nell’Eucaristia, e mistero di un Dio che entra in noi e noi in Lui.

Cafarnao, dove Gesù pregava e insegnava la Parola che ha varcato i confini della Palestina e che ogni giorno come Lui possiamo ritrovare, in solitudine, nell’intimità del nostro quotidiano, nei luoghi preposti alla liturgia con i fratelli, nella lettura della Sacra Bibbia, in Comunione con il popolo di Dio nella celebrazione della Santa Messa.
Banias, con il sussurro delle sorgenti del Giordano a ricordare il nostro Battesimo! (Qui alcuni ardimentosi ci si sono calati dentro).

Passiamo ora dalla desolazione del deserto e varcando il confine che separa Israele dai territori Palestinesi all’oasi di Gerico, 300 metri sotto il livello del mare, città più vecchia del mondo di oltre 7000 anni a.C., ma tanto povera; la prima possibilità di confronto con il benessere diffuso degli Israeliani.
Si riparte e si sale al monte, varcando deserto e colli pieni di pietraie, che man mano che si sale diventano però monti pieni di alberi; un dono della natura ma anche della tenace volontà di un popolo che rende ricca la sua povera terra. Ed ecco Gerusalemme! La città Santa delle tre religioni monoteistiche, che più di ogni altra città, da millenni regola i destini del mondo. Qui ogni pietra ha una storia da raccontare, l’incontro con il vecchio e il nuovo scorrono paralleli, le vecchie mura parlano dell’uomo e parlano di Dio, gli anni sono piccole pagine di un cammino che non si interrompe mai, il respiro di Dio e del dono del suo Figlio Diletto che si specchia dentro di te, rimanda la sua immagine alla tua anima e ti costringe ad una sincera verifica sulla verità della tua personale fede.
Quanti luoghi meravigliosi, Betania, Betfage, il Monte degli Ulivi, l’edicola dell’Ascensione, l’Orto degli Ulivi, la Chiesa dell’Agonia e quella del Pater, dove si possono ammirare a muro e su ceramiche molto belle, tanti Pater nelle diverse lingue.

La Piscina Probatica, la Chiesa di Sant’Anna, il Litostroto, il Santo Sepolcro, la Chiesa Ortodossa della Tomba della Vergine, quella della Dormizione, il Monte Sion, San Pietro Gallicantu, il Cenacolo, la Chiesa di San Giorgio degli Armeni, il Monte Carmelo e Haifa, le mura e le sue porte dai nomi suggestivi e portatrici di tanti ricordi, le Valli del Cedron e della Geenna, i colori dei suk, i giovani militari, sia maschi che femmine, la variegata popolazione, l’austerità degli Ebrei ortodossi chiusi nei loro neri gabbani, alcuni con cappello di pelo, tutti con i riccioli laterali, sulla fronte le piccole teche di cuoio contenenti piccoli rotoli con le preghiere e lo strano dondolio di tutto il corpo quando pregano addossati al Muro del Pianto.

Un cielo azzurro intenso e nell’aria i profumi dei fiori diffusissimi della flora subtropicale; che pare ispirino molto i muezzin particolarmente quando partono le Via Crucis dei cristiani.
Abbiamo ripassato nuovamente il confine che divide Gerusalemme dalla Palestina e siamo giunti a Betlemme.
Basilica della Natività, Chiesa di Santa Caterina e grotta di San Gerolamo con una puntata alla casa dei Salesiani che qui, nel deserto di una miseria palpabile ad ogni passo, sono un’oasi di sollievo per i giovani e per molte famiglie in gravi difficoltà socio economiche. Il sorriso di Don Bosco là dove più urgente è il bisogno!

Gerusalemme della discordia

Le visite nell’area di Gerusalemme sono poi state arricchite avvalendoci della presenza della Signora Polacco, un’italiana Ebrea che vive stabilmente in Israele. Guida preparatissima, normalmente preposta ad accompagnare Capi di Stato (a settembre il nostro Presidente Napolitano). Con lei visita della Cittadella di Davide presso la porta di Jaffa, il museo della Storia di Gerusalemme, dove con piantine, plastici ed audiovisivi abbiamo ripercorso gli eventi storici che hanno caratterizzato la Città Santa ed il suo popolo a partire dal periodo cananeo sino ad oggi. Emozionantissima la visita alle mura sotterranee ritornate alla luce con i recenti scavi (proseguono tutt’ora) che sono stati origine delle recenti, ultime schermaglie, tra arabi ed ebrei perché fatte nel sottosuolo del Tempio di Omar, proprietà rivendicata dai musulmani. L’imponenza di questi lavori basta da sola a rappresentare la tenacia e le capacità di un popolo straordinario. Che ripropone la stessa immagine nella visita della Sinagoga all’interno dell’ospedale di Hadassa. Qui si ammirano le vetrate dipinte, dove Marc Chagall vi ha rappresentato i dodici figli di Giacobbe. E anche la modernità dell’ospedale (al suo interno un enorme supermercato) dove sono inserite tutte le università nel campo medico.

Si pensi poi che a Gerusalemme esiste un complesso chiamato Incubatoio dove vengono raccolti e accolti a spese del governo tutti i giovani altamente preparati e con delle idee da sviluppare che lì possono continuare le loro ricerche.
Indimenticabile poi l’attraversamento del deserto di Giuda, con sosta per ammirare dall’alto il monastero di San Giorgio in Koziba immerso in quella solitudine che solo il deserto ti può dare, e superficialmente avere un qualche contatto con dei beduini.

Scorrendo lungo le desolate sponde del Mar Morto, arriviamo a Masada per la visita alla celebre Rocca. Di ritorno sosta a Qumran, dove nel 1948 sono stati ritrovati in modo imprevedibile e fortuito, i celebri antichissimi rotoli che ci hanno tramandato pagine preziose della Bibbia.
Le ultime visite in Gerusalemme, l’incontro con Padre Pizzaballa, Francescano, al quale è affidata la custodia della Terra Santa, e la visita al museo francescano; visita guidata alla cittadella di Davide.

La fede si fa pellegrinaggio

Quanti altri capitoli potrei ancora aprire, ma sarebbe fatica sprecata perché comunque qualcosa sfuggirebbe sempre. Chiudiamo allora con il sospiro di chi ha gioito di quanto visto e sentito e si è inebriato di molteplici sensazioni, scoprendo, se mai ne avesse avuto bisogno, quanto è fortunato ad aver ereditato una fede che a pieno titolo lo rende parte del popolo di Dio. La grazia, nella gioia, di poter vivere a contatto con la Chiesa e tutti i suoi rappresentanti. Con tutti i doveri che questo implica, dove certamente non secondario è anche quello di diventare testimoni credibili della nostra fede.

Insegna Paolo VI: “Il mondo oggi ascolta più volentieri i testimoni che i maestri: e se ascolta i maestri è perché sono testimoni”; anche Papa Benedetto XVI lo ribadisce; lo fa nel discorso per la beatificazione del Beato Von Galen il 9 ottobre 2005, dice: “La fede non si riduce a sentimento privato, magari da nascondere quando diventa scomoda, ma implica la coerenza e la testimonianza anche in ambito pubblico in favore dell’uomo, della giustizia, della verità”.

Quanta gratitudine dobbiamo qui esprimere a Don Pellini, a Don Zappino e a tutta la Famiglia Salesiana.

Ci hanno preso per mano e ci hanno condotti attraverso i sentieri e le mura della nostra personale Gerusalemme; per farci scoprire che non possiamo più permetterci di essere una piccola tenue luce, pronta a spegnersi ad ogni piccolo soffio d’aria.

La Terra Santa, questo pellegrinaggio, dobbiamo sentirlo che in qualcosa ci ha cambiati. Ci ha donato la serenità del credere senza riserve, perché là Gesù ha camminato con noi per donarci questa grazia. Per ricordarci che il Padre ci ama, di un amore grande da dividere con i fratelli tutti.

                                                                                                                 Mario C.
                                                          

 IMMAGINI:
1 La Basilica dell’Annunciazione a Nazareth. Un giglio rovesciato per indicare la purezza del cielo venuto sulla terra che incontra la purezza di Maria.
2
La chiesa del Primato di Pietro. Costruita sulla roccia per indicare che Pietro è la roccia su cui Cristo edifica la sua Chiesa.
3  
Le mura di Gerusalemme si preparano ad accogliere la notte.
4 Il Monastero di San Giorgio in Koziba. Una fortezza di fede nel deserto della Giudea.
Le grotte di Qumran dove sono stati rinvenuti i preziosi manoscritti della Comunità essena.
6  La stella della grotta di Betlemme, indica dove, secondo una pia tradizione, sarebbe nato il Salvatore.
7  Mario C., autore dell'articolo. 
        
       RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2008-9  
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