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VALDOCCO | I DODICI APOSTOLI - GIOVANNI, IL TEOLOGO Gli Apostoli erano compa- gni di via di Gesù, amici di Gesù e questo loro cammino con Gesù non era solo un cammino esteriore, dalla Galilea a Gerusalemme, ma un cammino interiore nel quale hanno imparato la fede in Gesù Cristo, non senza difficoltà perché erano uomini come noi. Ma proprio per ciò perché erano compagni di via di Gesù, amici di Gesù che in un cammino non facile hanno imparato la fede, sono anche guide per noi, che ci aiutano a conoscere Gesù Cristo, ad amarLo e ad avere fede in Lui. Avevo cominciato a parlare di Giovanni levangelista. Vorrei adesso concentrare lattenzione sul contenuto del suo insegnamento. Gli scritti di cui oggi, quindi, ci vogliamo occupare sono il Vangelo e le Lettere che vanno sotto il suo nome. Il fondamento
dellamore Certamente Giovanni non è lunico autore delle origini cristiane a parlare dellamore. Essendo questo un costitutivo essenziale del cristianesimo, tutti gli scrittori del Nuovo Testamento ne parlano, sia pur con accentuazioni diverse. Se ora ci soffermiamo a riflettere su questo tema in Giovanni, è perché egli ce ne ha tracciato con insistenza e in maniera incisiva le linee principali. Alle sue parole, dunque, ci affidiamo. Una cosa è certa: egli non ne fa una trattazione astratta, filosofica, o anche teologica, su che cosa sia lamore. No, lui non è un teorico. Il vero amore infatti, per natura sua, non è mai puramente speculativo, ma dice riferimento diretto, concreto e verificabile a persone reali. Ebbene, Giovanni come apostolo e amico di Gesù ci fa vedere quali siano le componenti o meglio le fasi dellamore cristiano, un movimento caratterizzato da tre momenti. Lamore è la natura di Dio Il primo riguarda la Fonte stessa dellamore, che lApostolo colloca in Dio, arrivando, come abbiamo sentito, ad affermare che Dio è amore (1 Gv 4,8.16). Giovanni è lunico autore del Nuovo Testamento a darci quasi una specie di definizione di Dio. Egli dice, ad esempio, che Dio è Spirito (Gv 4,24) o che Dio è luce (1 Gv 1,5). Qui proclama con folgorante intuizione che Dio è amore. Si noti bene: non viene affermato semplicemente che Dio ama e tanto meno che lamore è Dio! In altre parole: Giovanni non si limita a descrivere lagire divino, ma procede fino alle sue radici. Inoltre, non intende attribuire una qualità divina a un amore generico e magari impersonale; non sale dallamore a Dio, ma si volge direttamente a Dio per definire la sua natura con la dimensione infinita dellamore. Con ciò Giovanni vuol dire che il costitutivo essenziale di Dio è lamore e quindi tutta lattività di Dio nasce dallamore ed è improntata allamore: tutto ciò che Dio fa, lo fa per amore e con amore, anche se non sempre possiamo subito capire che questo è amore, il vero amore. Lamore è concreto A questo punto, però, è indispensabile fare un passo avanti e precisare che Dio ha dimostrato concretamente il suo amore entrando nella storia umana mediante la persona di Gesù Cristo, incarnato, morto e risorto per noi. Questo è il secondo momento costitutivo dellamore di Dio. Egli non si è limitato alle dichiarazioni verbali, ma, possiamo dire, si è impegnato davvero e ha pagato in prima persona. Come appunto scrive Giovanni, Dio ha tanto amato il mondo (cioè: tutti noi) da donare il suo Figlio unigenito (Gv 3,16). Ormai, lamore di Dio per gli uomini si concretizza e manifesta nellamore di Gesù stesso. Ancora Giovanni scrive: Gesù a­ven­do amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine (Gv 13,1). In virtù di questo amore oblativo e totale noi siamo radicalmente riscattati dal peccato, come ancora scrive San Giovanni: Figlioli miei, ... se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo giusto. Egli è propiziazione per i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo (1 Gv 2,1-2; cf 1 Gv 1,7). Ecco fin dove è giunto lamore di Gesù per noi: fino alleffusione del proprio sangue per la nostra salvezza! Il cristiano, sostando in contemplazione dinanzi a questo eccesso di amore, non può non domandarsi quale sia la doverosa risposta. E penso che sempre e di nuovo ciascuno di noi debba domandarselo. Amare come Gesù ama Questa domanda ci introduce al terzo momento della dinamica dellamore: da destinatari recettivi di un amore che ci precede e sovrasta, siamo chiamati allimpegno di una risposta attiva, che per essere adeguata non può essere che una risposta damore. Giovanni parla di un comandamento. Egli riferisce infatti queste parole di Gesù: Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amati, così amatevi anche voi gli uni gli altri (Gv 13,34). Dove sta la novità a cui Gesù si riferisce? Sta nel fatto che egli non si accontenta di ripetere ciò che era già richiesto nellAntico Testamento e che leggiamo anche negli altri Vangeli: Ama il prossimo tuo come te stesso (Lv 19,18; cf Mt 22,37-39; Mc 12,29-31; Lc 10,27). Nellantico precetto il criterio normativo era desunto dalluomo (come te stesso), mentre nel precetto riferito da Giovanni Gesù presenta come motivo e norma del nostro amore la sua stessa persona: Come io vi ho amati. È così che lamore diventa davvero cristiano, portando in sé la novità del cristianesimo: sia nel senso che esso deve essere indirizzato verso tutti senza distinzioni, sia soprattutto in quanto deve pervenire fino alle estreme conseguenze, non avendo altra misura che lessere senza misura. Quelle parole di Gesù, come io vi ho amati, ci invitano e insieme ci inquietano; sono una meta cristologica che può apparire irraggiungibile, ma al tempo stesso sono uno stimolo che non ci permette di adagiarci su quanto abbiamo potuto realizzare. Non ci consente di essere contenti di come siamo, ma ci spinge a rimanere in cammino verso questa meta. Lamore ha tutto in ogni cosa Quellaureo testo di spiritualità che è il piccolo libro del tardo medioevo intitolato Imitazione di Cristo scrive in proposito: Il nobile amore di Gesù ci spinge a operare cose grandi e ci incita a desiderare cose sempre più perfette. Lamore vuole stare in alto e non essere trattenuto da nessuna bassezza. Lamore vuole essere libero e disgiunto da ogni affetto mondano... lamore infatti è nato da Dio, e non può riposare se non in Dio al di là di tutte le cose create. Colui che ama vola, corre e gioisce, è libero, e non è trattenuto da nulla. Dona tutto per tutti e ha tutto in ogni cosa, poiché trova riposo nel Solo grande che è sopra tutte le cose, dal quale scaturisce e proviene ogni bene (libro III, cap. 5). Quale miglior commento del comandamento nuovo, enunciato da Giovanni? Preghiamo il Padre di poterlo vivere, anche se sempre in modo imperfetto, così intensamente da contagiarne quanti incontriamo sul nostro cammino. Benedetto XVI IMMAGINI: 1 Martirio di San Giovanni (1629), Charles Le Brun, Saint-Nicolas du Chardonnet, Paris. Secondo una tradizione popolare, Giovanni avrebbe testimoniato la sua fedeltà a Cristo superando la prova del martirio che sarebbe avvenuto per immersione in una pentola di olio bollente. 2 Giovanni Evangelista, Pompeo Batoni (1708-1787), Iliffe Collection. Giovanni supera il precetto ebraico dellamore, inserendo come paradigma non più se stessi, ma lamore di Gesù per noi. HOME PAGE | HOME PAGE - ITA | FORMAZIONE CRISTIANA | FORMAZIONE MARIANA | INFO VALDOCCO | Visita Nr. |