I DODICI APOSTOLI:
ESSERE TESTIMONI
LIMPIDI NONOSTANTE TUTTO
Terminando la galleria
dei ritratti degli Apostoli chiamati direttamente da Gesù
durante la sua vita terrena, non possiamo omettere di menzionare
colui che è sempre nominato per ultimo nelle liste dei
Dodici: Giuda Iscariota. A lui vogliamo qui associare la persona
che venne poi eletta in sua sostituzione, cioè Mattia.
Iscariota:
un nome con vari significati
Già il semplice nome
di Giuda suscita tra i cristiani unistintiva reazione di
riprovazione e di condanna. Il significato dellappellativo
Iscariota è controverso: la spiegazione più
seguita lo intende come uomo di Keriot con riferimento
al suo villaggio di origine, situato nei pressi di Hebron e menzionato
due volte nella Sacra Scrittura (cfr Gs 15,25; Am 2,2).
Altri lo interpretano come
variazione del termine sicario, come se alludesse
ad un guerrigliero armato di pugnale detto in latino sica.
Vi è, infine, chi vede nel soprannome la semplice trascrizione
di una radice ebraico-aramaica significante: colui che
stava per consegnarlo. Questa designazione si trova due
volte nel quarto Vangelo, cioè dopo una confessione di
fede di Pietro (cfr Gv 6,71) e poi nel corso dellunzione
di Betania (cfr Gv 12,4).
Altri passi mostrano che il
tradimento era in corso, dicendo: colui che lo tradiva;
così durante lUltima Cena, dopo lannuncio
del tradimento (cfr Mt 26,25) e poi al momento dellarresto
di Gesù (cfr Mt 26,46.48; Gv 18,2.5). Invece le liste
dei Dodici ricordano il fatto del tradimento come ormai attuato:
Giuda Iscariota, colui che lo tradì, così
dice Marco (3,19); Matteo (10,4) e Luca (6,16) hanno formule
equivalenti
Il tradimento in quanto tale
è avvenuto in due momenti: innanzitutto nella progettazione,
quando Giuda saccorda con i nemici di Gesù per trenta
monete dargento (cfr Mt 26,14-16), e poi nellesecuzione
con il bacio dato al Maestro, nel Getsemani (cfr Mt 26,46-50).
In ogni caso, gli evangelisti insistono sulla qualità
di apostolo, che a Giuda competeva a tutti gli effetti: egli
è ripetutamente detto uno dei Dodici (Mt 26,14.47;
Mc 14,10.20; Gv 6,71) o del numero dei Dodici (Lc
22,3)...
Il tradimento
resta un mistero
Si tratta dunque di una figura
appartenente al gruppo di coloro che Gesù si era scelti
come stretti compagni e collaboratori. Ciò suscita due
domande nel tentativo di dare una spiegazione ai fatti accaduti.
La prima consiste nel chiederci come mai Gesù abbia scelto
questuomo e gli abbia dato fiducia. Oltre tutto, infatti,
benché Giuda fosse di fatto leconomo del gruppo
(cfr Gv 12,6b; 13,29a), in realtà è qualificato
anche come ladro (Gv 12,6a). Il mistero della scelta
rimane, tanto più che Gesù pronuncia un giudizio
molto severo su di lui: Guai a colui dal quale il Figlio
delluomo viene tradito! (Mt 26,24).
Ancora di più si infittisce
il mistero circa la sua sorte eterna, sapendo che Giuda si
pentì e riportò le trenta monete dargento
ai sommi sacerdoti e agli anziani, dicendo: «Ho peccato,
perché ho tradito sangue innocente» (Mt 27,3-4).
Benché egli si sia poi allontanato per andare a impiccarsi
(cfr Mt 27,5), non spetta a noi misurare il suo gesto, sostituendoci
a Dio infinitamente misericordioso e giusto.
Una seconda domanda riguarda
il motivo del comportamento di Giuda: perché egli tradì
Gesù? La questione è oggetto di varie ipotesi.
Alcuni ricorrono al fattore della sua cupidigia di danaro; altri
sostengono una spiegazione di ordine messianico: Giuda sarebbe
stato deluso nel vedere che Gesù non inseriva nel suo
programma la liberazione politico-militare del proprio Paese.
In realtà, i testi evangelici
insistono su un altro aspetto: Giovanni dice espressamente che
il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio
di Simone, di tradirlo (Gv 13,2); analogamente scrive Luca:
Allora satana entrò in Giuda, detto Iscariota, che
era nel numero dei Dodici (Lc 22,3).
In questo modo, si va oltre
le motivazioni storiche e si spiega la vicenda in base alla responsabilità
personale di Giuda, il quale cedette miseramente ad una tentazione
del Maligno. Il tradimento di Giuda rimane, in ogni caso, un
mistero. Gesù lo ha trattato da amico (cfr Mt 26,50),
però, nei suoi inviti a seguirlo sulla via delle beatitudini,
non forzava le volontà né le premuniva dalle tentazioni
di Satana, rispettando la libertà umana.
Non disperare
mai della misericordia
In effetti, le possibilità
di perversione del cuore umano sono davvero molte. Lunico
modo di ovviare ad esse consiste nel non coltivare una visione
delle cose soltanto individualistica, autonoma, ma al contrario
nel mettersi sempre di nuovo dalla parte di Gesù, assumendo
il suo punto di vista. Dobbiamo cercare, giorno per giorno, di
fare piena comunione con Lui.
Ricordiamoci che anche Pietro
voleva opporsi a lui e a ciò che lo aspettava a Gerusalemme,
ma ne ricevette un rimprovero fortissimo: Tu non pensi
secondo Dio, ma secondo gli uomini! (Mc 8,32-33). Pietro,
dopo la sua caduta, si è pentito ed ha trovato perdono
e grazia. Anche Giuda si è pentito, ma il suo pentimento
è degenerato in disperazione e così è divenuto
autodistruzione.
È per noi un invito
a tener sempre presente quanto dice San Benedetto alla fine del
fondamentale capitolo V della sua Regola: Non
disperare mai della mise­ricordia divina. In realtà
Dio
è più grande del nostro cuore, come
dice san Giovanni (1 Gv 3,20)... Il suo tradimento ha condotto
alla morte di Gesù, il quale trasformò questo tremendo
supplizio in spazio di amore salvifico e in consegna di sé
al Padre (cfr Gal 2,20; Ef 5,2.25). Il Verbo tradire
è la versione di una parola greca che significa consegnare.
Talvolta il suo soggetto è
addirittura Dio in persona: è stato lui che per amore
consegnò Gesù per tutti noi (cfr Rm
8,32). Nel suo misterioso progetto salvifico, Dio assume il gesto
inescusabile di Giuda come occasione del dono totale del Figlio
per la redenzione del mondo.
Mattia:
eletto perché fedele
A conclusione, vogliamo anche
ricordare colui che dopo la Pasqua venne eletto al posto del
traditore. Nella Chiesa di Gerusalemme furono due ad essere proposti
dalla comunità e poi tirati a sorte: Giuseppe detto
Barsabba, soprannominato Giusto, e Mattia (At 1,23). Proprio
questultimo fu il prescelto, così che fu associato
agli undici Apostoli (At 1,26).
Di lui non sappiamo altro,
se non che anchegli era stato testimone di tutta la vicenda
terrena di Gesù (cfr At 1,21-22), rimanendo a Lui fedele
fino in fondo. Alla grandezza di questa sua fedeltà si
aggiunse poi la chiamata divina a prendere il posto di Giuda,
quasi compensando il suo tradimento.
Ricaviamo da qui unultima
lezione: anche se nella Chiesa non mancano cristiani indegni
e traditori, spetta a ciascuno di noi controbilanciare il male
da essi compiuto con la nostra limpida testimonianza a Gesù
Cristo, nostro Signore e Salvatore.
Benedetto XVI
LOsservatore Romano, 18 ottobre
2006