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         LA PAROLA QUI ED ORA: COMMENTO AI VANGELI:
       'Cacciatori di teste' mortificati da due pescatori

«Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: “Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini”. Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.

Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. Gesù percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo» (Mt 4,18-23).

I “cacciatori di teste” saranno un po’ scandalizzati da questa pagina di Vangelo, perché mortifica – anzi, azzera – la loro “professionalità”. I cacciatori di teste sono personaggi molto ben pagati che, per conto di imprese, centri di studio, banche, multinazionali, università (non italiane), vanno a cercare o esaminano le domande di giovani “brillanti” che potrebbero far carriera.

Il loro mestiere, per rimanere nei paragoni evangelici, è quello dell’uomo che cerca la perla nel campo. Loro devono avere il fiuto e le caratteristiche per individuare il «campo» giusto. Ma qui Gesù agisce diversamente. Vede due pescatori, e li chiama; poi altri due fratelli, e chiama anche loro. Niente esami preliminari, nessuna scheda per valutare le caratteristiche individuali e la psicologia. Nessun curriculum (quello medio dei pescatori sul mare di Galilea, venti secoli fa, non doveva comunque essere molto lungo.

E però questa pagina è ambientata proprio nella “Galilea delle genti” per sottolineare la differenza fondamentale tra Gesù e i cacciatori di teste: la proposta del Signore non è selettiva, non cerca il “meglio” in un certo settore, ma cerca di “conquistare” tutti gli uomini.

Mentre noi siamo abituati a pensare che l’obiettivo della vita sia il successo mondano, o la ricchezza; cioè appunto la “differenza materiale” fra la nostra condizione e quella di qualcun altro, o di tutti gli altri.

Eppure Luigi Einaudi, che di ricchezza se ne intendeva, scriveva così: “Fa d’uopo dire quanto sarebbe vantaggioso che nei seminari e nei licei si inculcasse l’idea che non esiste nessuna maniera, né semplice né misteriosa, di far denaro a palate”. La disinvoltura di Gesù nello scegliere i suoi principali collaboratori ci fa paura.

Ma prima di essere attribuita a qualche dote divina, andrebbe considerata come una “sapienza” molto umana, la capacità di scommettere sulla riuscita, la realizzazione di una persona senza farsi un mito della “cultura”, biologica e intellettuale, che quella persona si porta dietro.

Anche Gesù fa una promessa precisa, e grandiosa: “pescatori di uomini”. Cioè capaci di portare altri uomini a quella stessa pienezza di vita che è di Dio. Realizzazione, riuscita: la “salvezza” non è forse prima di tutto il senso della vita?
                                                                                 
Marco Bonatti
                                                                                 
direttore@lavocedelpopolo.torino.it

Marco Bonatti
è direttore responsabile del settimanale diocesano torinese “La Voce del Popolo”. Da questo numero propone una riflessione su uno dei Vangeli domenicali.

                   Segui “La Voce del Popolo” su internet:   www.lavocedelpopolo.torino.it
                                                                                                                     



      RIVISTA MARIA AUSILIATRICE  2011 - 01  
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