La Bibbia, via alla conversione
Spesso si pensa che, per convertirci ogni giorno, occorra una grande forza di volontà.
Ecco allora i nostri continui propositi, gli sforzi anche sinceri, che tuttavia si frantumano presto.
È frequente l’idea che Dio ci offra la sua legge, o comunque qualche indicazione da seguire; poi toccherebbe a noi attenersi alla strada da Lui tracciata. In altre parole, finiamo sovente col credere che la nostra collaborazione con Lui consista in questo: Egli ci darebbe la conoscenza, noi dovremmo metterci la buona volontà... Come nella legge antica: che di per sé, come scrive San Paolo, dava soltanto la conoscenza del peccato (cf Rom 3,20), senza infonderci la forza per poterlo evitare.
Ma, secondo la Sacra Scrittura, già nell’Antico Testamento e più ancora nel Nuovo, la “divisione fra le parti” di Dio e degli uomini non è questa! Ancora Paolo insegna che la nostra salvezza “non dipende dalla volontà né dagli sforzi dell’uomo, ma dalla misericordia di Dio” (Rom 9,14); tanto che già Geremia pregava: “convertimi Tu, Signore, e io mi convertirò” (Ger 3,8); perché sempre San Paolo ci dice che “è Dio che suscita in voi il volere e l’operare” (Fil 2,13).
Certo, noi siamo chiamati ad accogliere liberamente l’invito del Padre; ma la nostra buona volontà è a sua volta un suo dono gratuito, che noi possiamo accettare o rifiutare...
Secondo il racconto della pecorella smarrita, Gesù non le insegna soltanto quale sia la strada per tornare all’ovile; ma se la prende sulle spalle, e se la porta dolcemente fino a casa! (cf Lc 15,5).
Ma allora, qual è il mio compito perché io possa collaborare liberamente con Dio?
In ultima analisi, esso consiste nel “permetterGli di prendermi in collo”; o, secondo una diversa immagine biblica, nel rispondere “vieni, entra pure” al suo continuo bussare alla mia porta (cf Ap 3,20).
Così, la nostra partecipazione è necessaria; ma non è affatto gravosa, come assicura lo stesso Gesù (cf Mt 11,30). Essa è fatta soltanto nel dirGli: “fa’ come Tu stesso desideri”. È il “fiat” di Cristo al Padre, il “fiat” di Maria di fronte all’arcangelo Gabriele. Poi ci pensa il Signore, e noi, come bambini (perché dobbiamo davvero diventare bambini, secondo Mt 18,3 par.), ci lasciamo portare da Lui, senza divincolarci dalle sue spalle...
Alla fin fine, per convertirci, basta che ci vogliamo fidare della sua guida, senza preoccuparci di nulla (cf Filip 4,6): senza preoccuparci neppure, per esempio, di come faremo a rispondere alle accuse: è Lui che parla e agisce in noi, se lo vogliamo, in una maniera splendida e insospettata... Pensiamo a Mt 10,19ss par.: “quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi”. E questa è un’applicazione particolare a un principio generale: “non sono più io che vivo, ma è Gesù che vive in me” (Gal 2,20).
In ogni situazione, in ogni necessità, possiamo rivolgerci a Lui senza problemi: così, se ci manca la generosità, chiediamoGliela! Se ci manca il coraggio, chiediamoGlielo! E se ci manca la stessa fede, e lo spirito di preghiera, chiediamoGli anche questo! Così come, se ci manca la saggezza necessaria per risolvere una questione, domandiamola con fede, come suggerisce San Giacomo in 1,5!
E allora vivremo pienamente il “chiedete ed otterrete” di Gesù: anzi, Egli dice che “tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo già ottenuto” (Mc 11,24): pregando con fiducia, la cosa è bell’e fatta! Così, il primo segreto per convertirci davvero consiste nel chiedere il cuore (cf Ez 36,26), i sentimenti (cf Fil 2,5), la stessa vita di Dio, con la certezza assoluta d’essere esauditi. Possiamo dire addirittura: “Signore, regalami te stesso!”... e allora, subito, inizierà la nostra conversione; anche se questa conversione sarà naturalmente graduale, e quindi non sempre riusciremo a notarla, specialmente all’inizio del nostro cammino con Lui.
Sarà dunque necessario che il nostro desiderio di Dio rimanga vivo senza posa, perché Egli possa penetrare non soltanto il nostro cuore, ma tutti i meandri della nostra personalità. Con l’inizio della nostra conversione, il Padre ci fa compiere una scelta di fondo verso di Lui, ma vari tratti di noi stessi non subito si adeguano ad essa. Rimangono delle resistenze egoistiche che Egli vincerà a poco a poco, per poterci inondare totalmente del suo amore e della sua gioia. Per questa penetrazione, occorre che il nostro bisogno di Dio sia costante! (ma anche questa costanza Gliela possiamo chiedere con fiducia).
Forse un esempio ci può aiutare: il timone di chi ha già cominciato ad essere convertito da Dio è orientato verso il porto, ma la carcassa della nave sta lottando coi flutti, per superare del tutto la rotta precedente. E al porto dovrà giungere tutto il bastimento, non soltanto il timone! Ma mentre al timone basta una breve sollecitazione per orientarsi, l’insieme della nave s’indirizza a poco a poco verso la meta voluta. Ecco, mossi costantemente dall’azione di Dio, supereremo gradualmente tutte le nostre resistenze, finché l’intera persona aderisca pienamente al Signore.
Vedremo dunque ancora tante nostre miserie... Ma anche questa zizzania fastidiosa sarà provvidenziale, perché servirà proprio alla crescita del nostro buon grano (cf Mt 13,29s). Infatti, “quando sono debole, è allora che sono forte” (2 Cor 12,10): quando mi rendo conto di non poter contare sulle mie energie, sono spinto a contar sulla potenza di Dio... e ne ottengo un immenso guadagno!
                                                                                   Antonio Rudoni SDB
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2001-4
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