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MARZO: SAN GIUSEPPE:
LA VOCAZIONE DI SAN GIUSEPPE
Nel piano di salvezza di Dio San Giuseppe ha
un suo posto, ossia una vocazione. Nessun uomo è al di
fuori del disegno di Dio, siamo tutti dei chiamati da Dio. Dobbiamo
essere persuasi di questa fondamentale verità per poter
interpretare la nostra vita. Essere chiamati da Dio vuol dire
appunto essere collocati da Lui nel disegno di salvezza per esserne
ad un tempo beneficiari e collaboratori. Infatti non siamo soltanto
dei salvati, ma siamo anche chiamati ad essere a nostra volta
salvatori.
Gli uomini si interrogano spesso sul senso della vita, ed è
bene, perché nessuna domanda è più essenziale
e fondamentale di questa. Non bisogna però dimenticare
che luomo resta realtà indecifrabile quando lo si
separa da Dio e lo si pensa fuori del suo piano di salvezza.
San Giuseppe è un esempio di come la creatura deve rispondere
al piano di Dio nei suoi confronti. Dalla iniziativa di Dio egli
si trova inserito in modo estremamente compromissivo nel mistero
dellIncarnazione
del Verbo: è lo sposo di Maria, sarà il padre putativo
di Gesù e porterà avanti lIncarnazione come
avvenimento storico, come fatto umano e societario.
Sarà lui, a presiedere la famiglia di Nazaret, a sostenerla
con il suo lavoro, a difenderla e a proteggerla, senza fare la
parte del protagonista, ma lasciando a Dio di esserlo.
Noi, a volte, pecchiamo di intemperanza e ci facciamo quasi concorrenti
di Dio, dimenticando che la dignità delluomo consiste
proprio nellessere creatura di Dio, chiamata al suo servizio.
Giuseppe questo lha capito tanto bene, non attraverso tanti
filosofici ragionamenti, ma perché ha compreso la cosa
essenziale: che a Dio si dice sempre sì, e si dice sì
in umiltà e si dice sì in obbedienza.
In questo modo si è realizzato anche come uomo e noi lo
vediamo oggi ai vertici della storia umana della salvezza, con
il suo sì pieno di fede e di abbandono.
Da San Giuseppe dobbiamo imparare soprattutto a convertirci,
cioè a diventare sempre più poveri di Dio, creature
semplici, piccoli figli del Padre, con una certezza in cuore
che si chiama fede, con una libertà dellanima che
è la speranza filiale. Quella fede e quella speranza che
furono la sostanza più profonda dellamore e del
servizio del giusto Giuseppe.
La docilità
di San Giuseppe
Guardiamo come questo santo
Patriarca, lultimo del Vecchio Testamento e il primo del
Nuovo, ha interpretato la sua vita.
La vita è quella che è e gli uomini la interpretano
attraverso la varietà delle ideologie e hanno tutti da
proporre un loro vangelo. Noi abbiamo un solo Vangelo, quello
di nostro Signore Gesù Cristo, che è venuto dal
Padre per portarci al Padre. Ma bisogna che ci lasciamo portare,
bisogna che viviamo continuamente lesperienza dellesodo,
dimenticando le cose terrene per andare verso Dio.
San Giuseppe si è lasciato travolgere dal Signore e condurre
per strade misteriose. Ha rinunciato a capire e ha accettato
di credere; ha rinunciato a possedere e ha accettato di essere
posseduto; ha rinunciato a comandare e ha accettato di obbedire.
Una creatura che potremmo definire senza pretese.
Eppure, credendo, si è lasciato condurre dal Signore e
questi lo ha introdotto in un modo particolarmente intimo nel
mistero dellIncarnazione e della salvezza.
Lasciandosi portare dal Signore, San Giuseppe è diventato
il contemplativo dellIncarnazione del Cristo. Lha
contemplata nella verginità meravigliosa, incorrotta e
feconda della sua Sposa; ha visto fiorire da questo roveto ardente
il frutto benedetto dello Spirito, Gesù Salvatore, e così
è stato vicino, anzi bene addentro al mistero del Dio
fatto uomo.
Lo stesso mistero dellIncarnazione, possiamo dire che non
lo ha voluto: vi è stato coinvolto, ma per gli altri.
Lui è stato come unombra che, finché è
stata utile, è rimasta lì a temperare il mistero
sovrumano; poi se ne è andato nelle braccia di Dio.
Card.
Anastasio Ballestrero
IMMAGINE:
San Giuseppe e il fanciullo Gesù
al lavoro
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE
2001-3
VISITA Nr.