SALMO 92:
GLORIA ALLA POTENZA DI DIO

Il contenuto essenziale del Salmo 92, che preghiamo alle Lodi della Domenica della 3a settimana, è suggestivamente espresso da alcuni versetti dell’Inno che la Liturgia delle Ore propone per i Vespri del lunedì: “O immenso creatore, / che all’impeto dei flutti / segnasti il corso e il limite / nell’armonia del cosmo, / tu all’aspre solitudini / della terra assetata / donasti il refrigerio / dei torrenti e dei mari”.
Prima di entrare nel cuore del Salmo, dominato dall’immagine delle acque, vogliamo coglierne la tonalità di fondo, il genere letterario che lo regge. Il nostro, infatti, come i successivi Salmi 95-98, è definito dagli studiosi della Bibbia come “canto del Signore re”. Esso esalta quel Regno di Dio, sorgente di pace, di verità e di amore, che noi invochiamo nel “Padre Nostro” quando imploriamo: “Venga il tuo Regno!”.
Infatti, il Salmo 92 si apre proprio con un’esclamazione di giubilo che suona così: “Il Signore regna” (v. 1). Il Salmista celebra la regalità attiva di Dio, cioè la sua azione efficace e salvifica, creatrice del mondo e redentrice dell’uomo. Il Signore non è un imperatore impassibile, relegato nel suo cielo lontano, ma è presente in mezzo al suo popolo come Salvatore potente e grande nell’amore.

La voce dei fiumi

Nella prima parte dell’inno di lode campeggia il Signore re. Come un sovrano Egli siede su un trono di gloria, un trono incrollabile ed eterno (cf v. 2). Il suo manto è lo splendore della trascendenza, la cintura della sua veste è l’onnipotenza (cf v. 1). Proprio la sovranità onnipotente di Dio si rivela nel cuore del Salmo, caratterizzato da un’immagine impressionante, quella delle acque tumultuose.
Il Salmista accenna più particolarmente alla “voce” dei fiumi, cioè al frastuono delle loro acque. Effettivamente, il fragore di grandi cascate produce, su chi ne ha le orecchie assordate e tutto il corpo preso da fremito, una sensazione di forza tremenda. Il Salmo 41 evoca questa sensazione quando dice: “Un abisso chiama l’abisso al fragore delle tue cascate; tutti i tuoi flutti e le tue onde sopra di me sono passati” (v. 8). Di fronte a questa forza della natura l’essere umano si sente piccolo. Il Salmista, però, la prende come trampolino per esaltare la potenza, tanto più grande, del Signore. Alla triplice ripetizione dell’espressione “alzano i fiumi la loro voce” (cf Sal 92,3), risponde la triplice affermazione della potenza superiore di Dio.

La voce dello Spirito

I Padri della Chiesa amano commentare questo Salmo applicandolo a Cristo “Signore e Salvatore”. Origene, tradotto da San Girolamo in latino, afferma: “Il Signore ha regnato, si è rivestito di bellezza. Cioè: colui che prima aveva tremato nella miseria della carne, ora splende nella maestà della divinità”. Per Origene, i fiumi e le acque che elevano le loro voci rappresentano le “figure autorevoli dei profeti e degli apostoli”, che “proclamano la lode e la gloria del Signore, e che annunziano i suoi giudizi per tutto il mondo” (cf 74 Omelie sul libro dei Salmi, Milano 1993, pp. 666-669).
Sant’Agostino sviluppa ancora più ampiamente il simbolo dei torrenti e dei mari. Come fiumi ricolmi di acque fluenti, pieni cioè di Spirito Santo e resi forti, gli Apostoli non hanno più timore e levano finalmente la loro voce. Ma “quando Cristo cominciò ad essere annunziato da tante voci, il mare cominciò ad agitarsi”. Nello sconvolgimento del mare del mondo, – annota Agostino – la navicella della Chiesa sembrava ondeggiare paurosamente, contrastata da minacce e persecuzioni, ma “mirabile in alto è il Signore”: egli “ha camminato sopra il mare e ha placato i flutti” (Esposizioni sui Salmi, III, Roma 1976, p. 231).

La voce dai cieli

Il Dio sovrano di ogni cosa, onnipotente e invincibile è, però, sempre vicino al suo popolo, al quale dà i suoi insegnamenti.
È questa l’idea che il Salmo 92 offre nel suo ultimo versetto: al trono altissimo dei cieli succede il trono dell’arca del tempio di Gerusalemme, alla potenza della sua voce cosmica suben-
tra la dolcezza della sua parola santa e infallibile: “Degni di fede sono i tuoi insegnamenti, la santità si addice alla tua casa per la durata dei giorni, Signore” (v. 5).
Si chiude, così, un inno breve ma di grande respiro orante. È una preghiera che genera fiducia e speranza nei fedeli che spesso si sentono agitati, temendo di essere travolti dalle tempeste della storia e colpiti da forze oscure incombenti.
Un’eco di questo Salmo può riconoscersi nell’Apocalisse di Giovanni, quando l’Autore ispirato, descrivendo la grande assemblea celeste che celebra il crollo della Babilonia oppressiva, afferma: “Udii poi come una voce di una immensa folla simile a fragore di grandi acque e a rombo di tuoni possenti, che gridavano: «Alleluia. Ha preso possesso del suo regno il Signore, il nostro Dio, l’Onnipotente»” (19,6).

La voce della lode

Noi concludiamo la nostra riflessione sul Salmo 92 lasciando la parola a San Gregorio di Nazianzo, il “teologo” per eccellenza fra i Padri. Lo facciamo attraverso un suo bel carme in cui la lode al Dio, sovrano e creatore, assume un aspetto trinitario: “Tu, [Padre,] hai creato l’universo, ad ogni cosa donando il posto che le compete e mantenendola in virtù della tua provvidenza... Il Verbo tuo è Dio-Figlio: è, infatti, consustanziale al Padre, a lui pari in onore. Egli ha accordato armoniosamente l’universo, per regnare su tutto. E, abbracciando tutto, lo Spirito Santo, Dio, di ogni cosa ha cura e tutela. Proclamerò Te, Trinità vivente, solo e unico monarca, ... forza inconcussa che regge i cieli, sguardo inaccessibile alla vista ma che contempla tutto l’universo e conosce ogni segreta profondità della terra fino agli abissi. O Padre, siimi benigno: ... possa io trovare misericordia e grazia, perché a Te sono gloria e grazia fino al tempo senza fine” (Carme 31, in: Poesie/1, Roma 1994, pp. 65-66).
                                                        
Giovanni Paolo II
                                                     L’Osservatore Romano, 4-07-2002


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