LA PACE CON IL NOSTRO
PROSSIMO Sovente
ho ascoltato questa frase: convivere con il Signore è
facile, perché Lui è buono e santo, ma vivere serenamente
con il mio prossimo si può dire che non sia molto facile.
In alcuni casi è certamente difficile, perché troviamo
persone cattive, scorbutiche, senza nessuna buona educazione,
che insultano per un nonnulla, che pensano di sapere tutto solo
loro mentre gli altri sono ignoranti, ecc.
Tuttavia, dobbiamo sempre pensar bene degli altri, parlare bene
e fare del bene a tutti e male a nessuno, come sovente amava
ripetere Don Bosco.
Certamente, se ci basiamo unicamente sulla nostra forza, difficilmente
riusciremo ad accettare i nostri fratelli; dobbiamo appoggiarci,
invece, sulla forza e sulla grazia che ci vengono da Dio.
Pensiamo a quanti santi hanno perdonato a tanti, dai quali sono
stati trattati male non solo con le parole ma anche con atti
e gesti duri e crudeli, senza carità.
Il Vangelo ci insegna che ogni persona è amata dal Signore
e che per tutti, il Signore Gesù ha versato il suo sangue.
Per affrontare queste difficoltà abbiamo armi spirituali
molto valide: la preghiera, la virtù dellumiltà,
il pensare che anche noi siamo pieni di difetti e riservare per
chi ci fa del male intenzioni particolari di preghiere, e se
proprio ci è difficile affrontarle, possiamo sempre far
celebrare appositamente per loro delle Messe. Come possiamo,
infatti, pensare che Dio possa perdonare a noi se anche noi non
abbiamo qualcuno a cui perdonare? Come potremo recitare con sincerità
il Padre Nostro se nel nostro cuore cè avversione
verso qualcuno?
Dobbiamo essere una calamita per attirare gli altri con la nostra
dolcezza, con la nostra pazienza e bontà; se non abbiamo
tale forza, certamente possiamo sempre chiederla al Signore,
il quale non nega mai a chi gliela chiede, la forza per perdonare.
Altrimenti, invece di essere una calamita damore saremo
una calamità di divisione. E questo sarebbe molto grave,
per noi e per gli altri. Per gli altri, in quanto li allontaneremmo
dallamore e li isoleremmo nei loro difetti. Per noi, perché
impediremmo alla nostra carità di essere autentica.
Dobbiamo sapere che ci sono persone che sono una vera sventura,
perché là dove ci sono loro, non ci sarà
mai pace. Perché? Per il semplice fatto che hanno dentro
di sé molti problemi, repressioni, nevrosi tali che devono
assolutamente buttarle sugli altri per sentirsi un po in
pace. Queste persone hanno anzitutto bisogno di amicizia sincera
e forte che li aiuti a maturare. Mi diceva una volta uno psicologo:
«Là dove cè un nevrotico, la pace è
finita!». È vero. Ed è in questi casi che
la nostra carità deve farsi sensibilità. Senza
voler «convertire» a tutti i costi, altrimenti si
ottiene solo il ripudio e il rigetto, combinando più guai
di quelli che si vorrebbero curare.
Da parte nostra, cerchiamo di essere sempre portatori di pace
e di conforto, così saremo veramente figli di Dio. In
questo modo potremo essere sicuri di aver fatto tutto quello
che potevamo per vivere in pace con tutti. Sappiamo quanto questo
sia difficile. Ma quando incontriamo una persona che non riesce
proprio a seminare pace attorno a sé, proviamo a pregare
intensamente per lei, in modo che invochiamo su di lei lo Spirito
Santo, lo Spirito della Pace di Dio. Proviamo a guardarla con
benignità come se fosse un fratello o una sorella ammalata
che non ha bisogno di medicine, ma solo di bontà e di
dolcezza. E poi ringraziamo il Signore per averci dato questo
fratello e questa sorella che è in difficoltà,
e allora, chissà che i nostri occhi non si aprano sopra
un miracolo...
Carlo Maria Carli sdb RIVISTA MARIA AUSILIATRICE
2003-7 VISITA Nr.
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