QUANDO DIO VUOLE
E QUANDO PERMETTE

Che cosa Dio “vuole”? Tutto quello che Egli compie e quello che fa compiere ai suoi figli: così, Dio vuole la creazione dell’Universo e degli uomini, vuole le parole e le opere di Gesù, vuole che noi stessi facciamo del bene.
E cosa Dio “permette”? È quello che Egli non compie, e non vuole che noi stessi compiamo, ossia qualunque forma di male!

A volte, Egli impedisce che questo male avvenga; altre volte, pur non volendolo mai, “lo permette” (cioè non lo impedisce), perché offre agli uomini un’autentica libertà e perché sa di poter “riciclare” lo stesso male a vantaggio dell’uomo. Per questo, Dio ha permesso l’uccisione di Cristo, per tutelare la scelta dei suoi crocifissori, e a vantaggio del mondo e degli stessi crocifissori, una volta convertiti.
Questa distinzione tra ciò che Dio “vuole” e ciò che soltanto “permette”, è forse una sottigliezza dei teologi? Perché notiamo che la Sacra Scrittura non sempre discerne i due verbi: secondo la cultura del tempo, essa adopera sovente il verbo “volere” anche al posto del verbo “permettere”.
Tuttavia, è lo stesso Gesù che sottolinea chiaramente la distinzione, nella parabola della zizzania: e tale distinzione appare fondamentale per comprendere il cuore del Padre e per poter intravedere qualche luce sul problema del male.
Nella parabola (Mt 13,24), l’uomo (che rappresenta Dio) semina unicamente il grano buono, mentre chi semina zizzania (l’erba cattiva) è solo il suo nemico (che rappresenta il diavolo). I servi, come sovente capita con gli uomini che sono impazienti, vorrebbero strappare subito questa zizzania, ma il padrone del campo non vuole che, cogliendola, venga sradicato anche il grano. La separazione tra grano e zizzania verrà quindi rimandata alla mietitura, ovvero alla fine del mondo.
Questa parabola ci fa capire soprattutto due cose: 1) il male ci sarà sempre lungo la storia terrena, non perché Dio lo voglia, ma perché lo vuole il suo avversario; 2) in questo mondo, il male, il Padre non intende eliminarlo, non certo per noncuranza verso i buoni, ma perché l’umanità intera possa prosperare (cf anche Rom 8,28: «Per chi ama il Signore, tutto concorre al bene: tutto, persino il male!»). Infatti, abbiamo notato anche noi che la cattiveria di alcuni finisce sovente col moltiplicare la bontà dei migliori, mentre, nei momenti più facili, la vita cristiana sembra spesso languire. Nei primi secoli della Chiesa, le persecuzioni accrebbero il numero dei cristiani e fecero fiorire l’eroismo dei martiri. Più recentemente, i famigerati lager nazisti portarono Padre Kolbe alla grandezza di offrire se stesso al posto di un altro deportato. E la generosità di Padre Kolbe non fu solitaria. Scarabocchiata su di un pezzo di carta da pacchi, nel campo di concentramento di Ravensbruck, fu ritrovata questa preghiera:

Signore,
ricorda non solo gli uomini e le donne di buona volontà,
ma anche quelli di cattiva volontà.
Non ricordare soltanto
tutte le sofferenze che ci hanno inflitto.
Ricorda i frutti ottenuti grazie a queste sofferenze:
la solidarietà, la lealtà, l’umiltà, il coraggio e la generosità,
la grandezza di cuore che sono nati da tanta violenza.
E quando
saranno giudicati davanti a Te, fa’ che i nostri frutti
siano la loro ricompensa e il loro perdono.

                                                                           Antonio Rudoni SDB


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2003-7
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