SALMO 150 :
OGNI VIVENTE DIA LODE
AL SIGNORE
Nella
Liturgia delle Lodi il Salmo 150, viene utilizzato alle lodi
della Domenica della quarta settimana: un inno festoso, un alleluia
ritmato dalla musica. Esso è lideale sigillo dellintero
Salterio, il libro della lode, del canto, della liturgia dIsraele.
Il testo è di una mirabile semplicità e trasparenza.
Dobbiamo solo lasciarci attirare dallinsistente appello
a lodare il Signore: «Lodate il Signore... lodatelo...
lodatelo!». In apertura Dio è presentato in due
aspetti fondamentali del suo mistero. Egli è senzaltro
trascendente, misterioso, distinto dal nostro orizzonte: sua
dimora regale è il «santuario» celeste, il
«firmamento della sua potenza», simile ad una fortezza
inaccessibile alluomo. Eppure Egli è vicino a noi:
è presente nel «santuario» di Sion e agisce
nella storia attraverso i suoi «prodigi» che rivelano
e rendono sperimentabile «la sua immensa grandezza»
(cf vv. 1-2).
Rendere
gloria a Dio
Tra terra e
cielo si stabilisce, dunque, quasi un canale di comunicazione
in cui si incontrano lazione del Signore e il canto di
lode dei fedeli. La Liturgia unisce i due santuari, il tempio
terreno e il cielo infinito, Dio e luomo, il tempo e leternità.
Durante la preghiera noi compiamo una sorta di ascesa verso la
luce divina e insieme sperimentiamo una discesa di Dio che si
adatta al nostro limite per ascoltarci e parlarci, per incontrarci
e salvarci. Il Salmista ci spinge subito verso un sussidio da
adottare durante questo incontro orante: il ricorso agli strumenti
musicali dellorchestra del Tempio di Gerusalemme, come
la tromba, larpa, la cetra, i timpani, i flauti, i cembali.
Anche il muoversi in corteo faceva parte del rituale gerosolimitano
(cf Sal 117,27). Il medesimo appello echeggia nel Salmo 46,8:
«Cantate inni con arte!».
Rendere
grazie
È, dunque,
necessario scoprire e vivere costantemente la bellezza della
preghiera e della liturgia. Bisogna pregare Dio non solo con
formule teologicamente esatte, ma anche in modo bello e dignitoso.
A questo proposito, la comunità cristiana deve fare un
esame di coscienza perché ritorni sempre più nella
liturgia la bellezza della musica e del canto. Occorre purificare
il culto da sbavature di stile, da forme trasandate di espressione,
da musiche e testi sciatti, e poco consoni alla grandezza dellatto
che si celebra.
È significativo, a tale proposito, il richiamo della Lettera
agli Efesini ad evitare intemperanze e sguaiatezze per lasciare
spazio alla purezza dellinneggiare liturgico: «Non
ubriacatevi di vino, il quale porta alla sfrenatezza, ma siate
ricolmi dello Spirito, intrattenendovi a vicenda con salmi, inni,
cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore con tutto
il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa
a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo»
(5,18-20).
Linno
di gratitudine
Il Salmista
termina invitando alla lode «ogni vivente» (cf Sal
150,5), letteralmente «ogni soffio», «ogni
respiro», espressione che in ebraico designa «ogni
essere che respira», specialmente «ogni uomo vivo»
(cf Dt 20,16; Gs 10,40; 11,11.14). Nella lode divina è,
quindi, coinvolta anzitutto la creatura umana con la sua voce
e il suo cuore. Con lei vengono idealmente convocati tutti gli
esseri viventi, tutte le creature in cui cè un alito
di vita (cf Gn 7,22), affinché innalzino il loro inno
di gratitudine al Creatore per il dono dellesistenza.
Sulla scia di questo invito universale si porrà san Francesco
con il suo suggestivo «Cantico di Frate Sole», in
cui invita a lodare e benedire il Signore per tutte le creature,
riflesso della sua bellezza e della sua bontà (cf Fonti
Francescane, 263).
La musica
del cuore
A questo canto
devono partecipare in modo speciale tutti i fedeli, come suggerisce
la Lettera ai Colossesi: «La parola di Cristo dimori tra
voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza,
cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici
spirituali» (3,16).
A questo riguardo, santAgostino nelle sue Esposizioni sui
Salmi vede simboleggiati negli strumenti musicali i santi che
lodano Dio: «Voi, santi, siete la tromba, il salterio,
la cetra, il timpano, il coro, le corde e lorgano, e i
cembali del giubilo che emettono bei suoni, che cioè suonano
armoniosamente. Voi siete tutte queste cose. Non si pensi, ascoltando
il Salmo a cose di scarso valore, a cose transitorie, né
a strumenti teatrali». In realtà voce di canto a
Dio è «ogni spirito che loda il Signore» (Esposizioni
sui Salmi, IV, Roma 1977, pp. 934-935).
La musica più alta, dunque, è quella che sale dai
nostri cuori. Ed è proprio questa larmonia che Dio
desidera ascoltare nelle nostre liturgie.
Giovanni Paolo II
LOsservatore Romano, 27-02-2003
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE
2003-8
VISITA Nr.