L'ALTRO VOLTO DI GESU'
Questo titolo mi ha subito messa in pensiero, ed ha finito per preoccuparmi. Se è vero, io sono la più grande peccatrice che la terra abbia mai avuto. E se è vero anche solo a metà, allora è un ritornello che adesso va di moda e prima o poi finirà per non significare più un gran ché.
Se leggo la Scrittura, dall’Antico Testamento al Nuovo, trovo che la verità viene rivelata gradualmente. Ed è solo dopo Gesù, che posso parlare dell’altro come volto di Dio.

Contemplando il nostro padre Abraham, vedo che lui sa riconoscere Dio nei tre personaggi che arrivano presso la sua tenda all’ora più calda del giorno, e sa comportarsi verso di loro come si deve, servendoli con tutti gli onori. Malgrado ciò, serve il suo Signore nella solitudine e nel silenzio dell’obbedienza fedele. Non Lo vede nei personaggi che lo circondano, tuttavia Lo conosce bene in colui che gli può dire “Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela...”. Certamente, non è un uomo che ti possa dire simili parole e spingerti a deciderti ad andare, ma solo Dio può parlare così, perché parla nel più profondo dell’anima.

Mosé nel deserto non ha visto Dio nel volto di un uomo, ma nel consumarsi di un roveto ardente.
È solo Gesù che osa dire: “Chi vede me vede il Padre,” poi: “Tutto ciò che fate per il più piccolo degli uomini lo fate a me,” ed è con queste frasi che inizia a prendere forma la formula oggi di moda, anche dopo i libri di Emmanuel Levinas, che non avrebbero potuto essere scritti, se non fosse successo l’orribile olocausto di 6 milioni di ebrei e milioni di altri uomini uccisi nel corso delle ultime due guerre: fatti così sconvolgenti che i filosofi hanno voltato pagina con la metafisica e si sono decisi a girare il loro sguardo verso la terra e suoi abitanti.
In un mondo riempito di campi di concentramento, dalla Russia alla Germania, in tutti i Paesi che hanno avuto la sfortuna di essere coronati da dittatori, e (ancora oggi ve ne sono) è diventato urgente gridare: “L’Altro, è il volto di Dio.”

L’incognita del divino

Ma se penso alla nostra vita quotidiana, non posso limitarmi a pensare e ripetere questa frase. Per conto mio, non potrei vivere in un mondo in cui l’Altro sarebbe l’unico volto di Dio! Mi sentirei prigioniera, e cercherei di scapparne, mi sentirei come in un altro campo di concentramento fatto di mille volti, e mille storie. Un po’ come gli appartamenti comunitari dell’Unione Sovietica la persona veniva annientata, privata dell’intimità, del silenzio, della segretezza, dove ad ogni momento uno qualunque poteva traversare il territorio riservato del privato e venire a spiare le azioni di ogni individuo!

Posso osare dire che solo alla luce del cristianesimo e, particolarmente della Santa Trinità, prendono senso queste parole?

Dio Padre non ha volto e non posso trasformarLo in una super forma umana senza distruggerLo e renderLo simile agli uomini! Una vera bestemmia. Di lui non si può parlare se non come faceva Francesco nostro con la lode e la meraviglia!
Cristo ha un volto e ci ha fatto capire la sua presenza in ogni uomo. Ma se non voglio essere riduttiva nei confronti della Trinità, non posso fermarmi a Cristo perché Lui mi riporta sempre al Padre, cioè al non-detto, al non-tutto-rivelato, al segreto, al nascosto, all’immenso, all’indefinibile, all’unico infinito, all’unico eterno.
È lo Spirito Santo che opera questa trasformante conoscenza che mi porta al Figlio per riportarmi al Padre! Entro nella Trinità o piuttosto sono aspirata da Essa ed è Essa che mi apre gli occhi e mi fa vedere l’altro come un volto di Dio, ma mai l’unico Suo volto!
Se giro lo sguardo verso gli uomini, vedo Dio in essi, ma se giro lo sguardo verso il cielo, ci vedo pure Dio, e se lo giro verso la notte ci trovo ancora Dio, e se ascolto la musica e sto davanti ad un Van Gogh, con stupore vedo nuovamente le orme della divinità, il dono della bellezza e della sofferenza sacra!
Dove non è Dio? Anche se il suo posto prediletto è negli uomini? Ma è anche in un Hitler? In uno Stalin? In un pedofilo? In un assassino? In un avaro? In un politico corrotto? In una parola, in un peccatore incallito?
Sì, anche in un peccatore indurito e insensibile alla Grazia Cristo c’è. È il Cristo agonizzante, ferito, sofferente, morente mille e mille volte al giorno; in tutti gli uomini che sfigurano la Sua persona e lo rendono addirittura odiabile. Ma se il Padre è sempre presente con il suo Spirito di vita in ogni uomo, (poiché se così non fosse non vi sarebbe neppure il peccatore), allora, anche l’essere più rivoltante diventa intoccabile poiché rimane inaccessibile, al di là di ogni possibile confusione con la materia e permane sempre segno della scommessa di Dio sull’umanità.
La compassione per Cristo e la sua sofferenza mi porta ad avere compassione per tutti gli uomini. Ma ho bisogno del nutrimento della presenza del Padre e dello Spirito per essere viva in Cristo in questo modo, perché solo così potrò stare ai Suoi piedi e sapervi stare con Lui, per aderire a Lui, ed essere Sua figlia.
Solo se l’amore dato da Gesù mi riempie, posso amare l’altro come me stesso e come Cristo l’ha amato.
Da me sola, certo che non so, né posso amare come se l’altro fosse un volto di Dio.
Ho bisogno di tutti e Tre: del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, altrimenti questa operazione diventa un gesto senza senso e la frase, “l’altro, volto di Dio”, una pura moda.
Confesso di essere una strana cristiana, ma non sono capace di vivere circondata solo da esseri umani, per trovare Dio. Anzi, devo confessare che non sono tanto io ad aver trovato Dio, quanto piuttosto che sia stato Lui ad essersi fatto trovare da me, nel bel mezzo dell’oscurità e nella nebbia della vita quando si sta per attraversare il guado fra la speranza e la disperazione e non si sa dove poggiare il passo. Nella preghiera della notte e nelle lacrime della sofferenza. Nella bellezza del mondo e nella solitudine. Nello stormire delle foreste e nell’armonia della musica di Mozart o di Schubert. Insomma, sono una cattiva cristiana, perché solo dopo averLo conosciuto così, Lui mi si è fatto presente nei miseri, e solo dopo averLo incontrato nei miseri, ho capito e visto che siamo tutti miseri! Anche i potenti di questo mondo! E soprattutto io! Miserabile e incapace di essere serva fedele e abbandonata tutta a questo Padre che non aspetta altro che riempirci di Lui.
Ho capito che come Abraham, anch’io devo stare all’entrata della tenda della mia vita quotidiana, lasciando dentro i miei amori e i miei interessi, devo stare fuori ed essere sensibile all’approccio di Dio, alle sue sembianze sempre diverse! Perché quando passa per farmi visita, lo sappia riconoscere, anche se il suo volto non sempre è facilmente riconoscibile.
Devo sapere ascoltare e aspettare... devo obbedire fedelmente alla Sua parola, devo essere pronta a servirLo, e servirLo bene, così saprò servire gli uomini! E riconoscere in loro le orme del mio Signore. Solo allora vedrò Cristo e cercherò di toccare il suo mantello e mi sentirò chiamare da Lui per nome! Perché Lui è l’unico che sappia dire il mio nome! L’unico che abbia la voce eterna dell’amore!
                                                                                
 Maddalena di Spello


IMMAGINE:
Foto di Magnus Hellstrand
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2003-9
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