VIGOROSI NELLA SPERANZA
Il dono della fortezza è strettamente collegato alla virtù teologale della Speranza. Speriamo di giungere alla meta finale della nostra vita: Gesù Cristo. Di godere ciò che più profondamente desideriamo: la sua Presenza. Di ricevere il dono promesso: il suo Amore infinito.
L’alpinista può essere un esempio che ci aiuta a comprendere il senso di questo dono. Lo scalatore, non solo si allena e prepara il suo corpo per raggiungere le alte vette che intende scalare, ma orienta anche tutta la sua volontà a questo scopo. Tuttavia, le cime non si muovono, restano là dove sono. È il rocciatore che deve andare alla montagna, altrimenti non potrà mai possederla, ed è incerto nel conseguimento del suo risultato.
La virtù teologale della Speranza, sostenuta dalla Fede, invece, ci dà la certezza di ottenere il Bene desiderato e questa certezza, già dono dello Spirito, alimenta in noi la fortezza che è così vero e proprio dono dello Spirito Santo. Non solo, la certezza della fruizione dell’Amore di Dio, ci proietta totalmente verso il Regno di Dio, così, già su questa terra, viviamo come se fossimo dinanzi alla presenza stessa di Dio. Perché con il dono della Fortezza, è Dio che si fa vicino a noi. In fondo, proprio con l’Incarnazione, Dio si è posto accanto a noi e ha camminato sulle nostre strade. Così, non solo siamo come lo scalatore tutto teso al raggiungimento della sua meta, ma questa meta si è già resa a noi vicina, ed è realmente accanto a noi. Intima a noi, più di noi stessi, come direbbe Sant’Agostino.
Immersi in questo dono, affrontiamo le difficoltà (che Dio non toglie mai a coloro che ama) ed esse, invece di diventare un motivo di rinuncia, si mutano in ragione d’insistenza, di tenacia e di perseveranza.
Lo afferma anche San Paolo (Rom 8,18): «Ritengo che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi», poiché intanto, «Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza» (Rom 8,26).
Le difficoltà le vediamo, forse anche le sperimentiamo dolorosamente, ma nello stesso tempo una grande fortezza si impadronisce di noi.
Nonostante le ingiustizie che possiamo soffrire, le mancanze di carità, le incomprensioni, se la vita è dominata da una speranza sola, rapita da un ideale solo, Dio, tutto diventa improvvisamente sopportabile. Veramente si può attraversare anche una valle oscura e si sente che il Signore è il nostro bastone, il nostro vincastro.
Con la forza di questo dono, ci si accorge anche della vacuità e della inconsistenza dei valori di questo mondo che vengono, invece, perseguiti con tenacia e, talvolta, ossessione, da chi non ha la mente illuminata dalla Fede. Con questo dono, l’anima si rende conto che non vale più la pena inseguire le frivolezze mondane, perché è orientata alla ricerca delle cose celesti, se non addirittura rapita. La fortezza ci dà una superiorità interiore che ci impedisce di far caso alle banalità di questo povero mondo.
Inoltre, con questo profondo orientamento verso Dio si diventa realmente padroni del mondo, anche senza possederlo. Perché si è in grado di guardarlo e, quindi, di goderlo, così come lo vede Dio. San Giovanni della Croce dice: «Miei sono i cieli e mia è la terra, Gli angeli sono miei e tutte le cose sono mie. Lo stesso Dio è mio e per me. Che cosa chiedi dunque e che cosa cerchi, anima mia?».
Il dono della Fortezza, poi, apre l’anima ai grandi orizzonti. Non si perde più nelle piccinerie spirituali, nei piccoli orizzonti, nelle piccole formule, nelle piccole pratiche, perché l’anima finalmente, respira di Dio.
                                                                  
  Carlo Maria Carli SDB
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2003-4
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