SALMO
28 : IL
SIGNORE PROCLAMA LA SUA PAROLA Alcuni
studiosi considerano il Salmo 28 come uno dei testi più
antichi del Salterio. Potente è limmagine che lo
sostiene nel suo svolgersi poetico e orante: siamo, infatti,
di fronte al dispiegarsi progressivo di una tempesta. Essa è
scandita nelloriginale ebraico da un vocabolo, qol, che
significa contemporaneamente voce e tuono.
Perciò alcuni commentatori intitolano il nostro testo
il Salmo dei sette tuoni, dal numero di volte in
cui risuona in esso quel vocabolo. In effetti si può dire
che il Salmista concepisce il tuono come un simbolo della voce
divina che, col suo mistero trascendente e irraggiungibile, irrompe
nella realtà creata fino a sconvolgerla ed impaurirla,
ma che nel suo intimo significato è parola di pace e di
armonia. Il pensiero va qui al capitolo 12 del IV Vangelo, ove
la voce che risponde a Gesù dal cielo viene percepita
dalla folla come un tuono (cfr Gv 12,28-29).
Proponendo il Salmo 28 per la preghiera delle Lodi (lunedì,
I settimana), la Liturgia delle Ore ci invita ad assumere un
atteggiamento di profonda e fiduciosa adorazione della Maestà
divina.
Due sono i momenti e i luoghi nei quali il cantore biblico ci
conduce. Al centro (vv. 3-9) cè la rappresentazione
della tempesta che si scatena a partire dalla immensità
delle acque del Mediterraneo. Le acque marine, agli occhi
delluomo della Bibbia, incarnano il caos che attenta alla
bellezza e allo splendore della creazione, fino a corroderla,
distruggerla e abbatterla. Si ha, quindi, nellosservazione
della tempesta che infuria, la scoperta dellimmensa potenza
di Dio. Lorante vede luragano spostarsi verso il
nord e piombare sulla terraferma. I cedri altissimi del monte
Libano e del Monte Sirion, chiamato altre volte Hermon, sono
schiantati dalle folgori e sembrano balzare sotto i tuoni come
animali impauriti. Gli scoppi si fanno vicini, attraversano tutta
la Terra Santa e scendono fino a sud, nelle steppe desertiche
di Kades.
Dopo questo quadro di forte movimento e tensione siamo invitati
a contemplare, per contrasto, unaltra scena che è
raffigurata in apertura e alla fine del Salmo (vv. 1-2 e 9b-11).
Allo sgomento e alla paura si contrappone ora la glorificazione
adorante di Dio nel tempio di Sion.
Cè quasi un canale di comunicazione che unisce il
santuario di Gerusalemme e il santuario celeste: in entrambi
questi ambiti sacri cè pace e sinnalza la
lode alla gloria divina. Al rumore assordante dei tuoni subentra
larmonia del canto liturgico, al terrore si sostituisce
la certezza della protezione divina. Dio ora appare assiso
sulla tempesta come re per sempre (v. 10),
cioè come il Signore e il Sovrano supremo di tutta la
creazione.
Di fronte a questi due quadri antitetici lorante è
invitato a compiere una duplice esperienza. Innanzitutto egli
deve scoprire che il mistero di Dio, espresso nel simbolo della
tempesta, non può essere catturato o dominato dalluomo...
Come canta il profeta Isaia, il Signore, simile a folgore o a
tempesta, irrompe nella storia seminando panico nei confronti
dei perversi e degli oppressori. Sotto lintervento del
suo giudizio, gli avversari superbi sono sradicati come alberi
colpiti da un uragano o come cedri frantumati dalle saette divine
(cfr Is 14,7-8).
In questa luce è evidenziato ciò che un pensatore
moderno (Rudolph Otto) ha qualificato come il tremendum di Dio,
cioè la sua trascendenza ineffabile e la sua presenza
di giudice giusto nella storia dellumanità. Questa
vanamente si illude di opporsi alla sua sovrana potenza. Anche
Maria esalterà nel Magnificat questo aspetto dellagire
di Dio: Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso
i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti
dai troni (Lc 1,51-52a).
Il Salmo ci presenta, però, un altro aspetto del volto
di Dio, quello che si scopre nellintimità della
preghiera e nella celebrazione della liturgia. È, secondo
il pensatore menzionato, il fascinosum di Dio, cioè il
fascino che emana dalla sua grazia, il mistero dellamore
che si effonde sul fedele, la sicurezza serena della benedizione
riservata al giusto. Perfino davanti al caos del male, alle tempeste
della storia, e alla stessa collera della giustizia divina, lorante
si sente in pace, avvolto dal manto di protezione che la Provvidenza
offre a chi loda Dio e segue le sue vie. Attraverso la preghiera
si conosce che il vero desiderio del Signore consiste nel donare
pace.
Nel tempio è risanata la nostra inquietudine e cancellato
il nostro terrore; noi partecipiamo alla liturgia celeste con
tutti i figli di Dio, angeli e santi. E sulla tempesta,
simile al diluvio distruttore della malvagità umana, sinarca
allora larcobaleno della benedizione divina, che ricorda
lalleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in
ogni carne che è sulla terra (Gn 9,16).
È questo soprattutto il messaggio che emerge nella rilettura
cristiana del Salmo. Se i sette tuoni
del nostro Salmo rappresentano la voce di Dio nel cosmo, lespressione
più alta di questa voce è quella con cui il Padre,
nella teofania del Battesimo di Gesù, ha rivelato lidentità
più profonda di lui quale Figlio prediletto
(Mc 1,11 e par.). Scrive san Basilio: «Forse, e più
misticamente, la voce del Signore sulle acque echeggiò
quando venne una voce dallalto al battesimo di Gesù
e disse: Questi è il Figlio mio diletto. Allora infatti
il Signore aleggiava su molte acque, santificandole con il battesimo.
Il Dio della gloria tuonò dallalto con lalta
voce della sua testimonianza... E puoi anche intendere per tuono
quel mutamento che, dopo il battesimo, si compie attraverso la
grande voce del Vangelo» (Omelie sui Salmi:
PG 30,359).
Giovanni Paolo II
LOsservatore
Romano 14-6-2001 RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2002-1 VISITA Nr.
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