SALMO 91:
LODE AL SIGNORE
Il Salmo
91, che facciamo risuonare alle Lodi del Sabato della seconda
settimana, è il canto delluomo giusto a Dio creatore,
a cui lantica tradizione ebraica riserva una collocazione
particolare. Il titolo apposto al Salmo indica, infatti, che
esso è destinato al giorno di sabato (cf v. 1). È
quindi linno che si eleva al Signore eterno ed eccelso
quando, al tramonto del sole del venerdì, si entra nella
giornata santa della preghiera, della contemplazione, della quiete
serena del corpo e dello spirito.
Al centro del Salmo si erge, solenne e grandiosa, la figura del
Dio altissimo (cf v. 9), attorno al quale si delinea un mondo
armonico e pacificato. Davanti a lui è posta anche la
persona del giusto che, secondo una concezione cara allAntico
Testamento, viene colmato di benessere, gioia e lunga vita, come
naturale conseguenza della sua esistenza onesta e fedele. Si
tratta della cosiddetta teoria della retribuzione,
per la quale ogni delitto ha già un castigo sulla terra
e ogni atto buono una ricompensa. Anche se cè in
questa visione una componente di verità, tuttavia
come farà intuire Giobbe e come ribadirà Gesù
(cf Gv 9,2-3) la realtà del dolore umano è
molto più complessa e non può essere così
facilmente semplificata. La sofferenza umana, infatti, deve essere
considerata nella prospettiva delleternità.
La preghiera:
respiro dellumanità
Ma esaminiamo
ora questo inno sapienziale dai risvolti liturgici. Esso è
costituito da un intenso appello alla lode, al gioioso canto
di ringraziamento, alla festosità della musica, scandita
dallarpa a dieci corde, dalla lira e dalla cetra (cf vv.
2-4). Lamore e la fedeltà del Signore devono essere
celebrati attraverso il canto liturgico che va condotto con
arte (cf Sal 46,8). Questo invito vale anche per le nostre
celebrazioni, perché ritrovino uno splendore non solo
nelle parole e nei riti, ma anche nelle melodie che le animano.
Dopo questo appello a non spegnere mai il filo interiore ed esteriore
della preghiera, vero respiro costante dellumanità
fedele, il Salmo 91 propone, quasi in due ritratti, il profilo
dellempio (cf vv. 7-10) e del giusto (cf vv. 13-16). Lempio,
però, è posto di fronte al Signore, leccelso
per sempre (v. 9), che farà perire i suoi nemici
e disperderà tutti i malfattori (cf v. 10). Infatti, solo
alla luce divina si riesce a comprendere in profondità
il bene e il male, la giustizia e la perversione.
Agire nellorizzonte
di Dio
La figura del
peccatore è delineata con unimmagine vegetale: I
peccatori germogliano come lerba e fioriscono tutti i malfattori
(v. 8). Ma questa fioritura è destinata a inaridirsi e
scomparire. Il Salmista, infatti, moltiplica i verbi e i termini
che descrivono la distruzione: Li attende una rovina eterna...
I tuoi nemici, o Signore, periranno, saranno dispersi tutti i
malfattori (vv. 8.10).
Alla radice di questo esito catastrofico cè il male
profondo che occupa mente e cuore del perverso: Luomo
insensato non intende e lo stolto non capisce (v. 7).
Gli aggettivi qui usati appartengono al linguaggio sapienziale
e denotano la brutalità, la cecità, lottusità
di chi pensa di poter imperversare sulla faccia della terra senza
remore morali, illudendosi che Dio sia assente e indifferente.
Lorante è, invece, certo che il Signore, prima o
poi, apparirà allorizzonte per fare giustizia e
piegare larroganza dellinsensato (cf Sal 13).
Il giusto aspira allimmortalità
Eccoci, poi, di fronte alla figura del giusto, tratteggiata come
in un dipinto vasto e denso di colori. Anche in questo caso si
ricorre a unimmagine vegetale, fresca e verdeggiante (cf
Sal 91, 13-16). A differenza dellempio che è come
lerba dei campi rigogliosa ma effimera, il giusto si erge
verso il cielo, solido e maestoso come la palma e il cedro del
Libano. Daltra parte, i giusti sono piantati nella
casa del Signore (v. 14), cioè hanno una relazione
quanto mai salda e stabile con il tempio e quindi con il Signore,
che in esso ha stabilito la sua dimora.
La tradizione cristiana giocherà anche sul duplice significato
della parola greca phoinix, usata per tradurre il termine ebraico
che indica la palma. Phoinix è il nome greco della palma,
ma anche quello delluccello che chiamiamo fenice.
Ora, è noto che la fenice era simbolo di immortalità,
perché si immaginava che quelluccello rinascesse
dalle sue ceneri. Il cristiano fa unesperienza simile grazie
alla sua partecipazione alla morte di Cristo, sorgente di vita
nuova (cf Rm 6,3-4). Dio... da morti che eravamo per i
peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo dice la
Lettera agli Efesini Con lui ci ha anche risuscitati
(2,5-6).
Dio è
la fonte della pace
Unaltra
immagine rappresenta il giusto ed è di tipo animale, destinata
ad esaltare la forza che Dio elargisce, anche quando irrompe
la vecchiaia: Tu mi doni la forza di un bufalo, mi cospargi
di olio splendente (Sal 91,11). Da un lato, il dono della
potenza divina fa trionfare e dà sicurezza (cf v. 12);
dallaltro, la fronte gloriosa del giusto è consacrata
dallolio che irradia unenergia e una benedizione
protettrice. Il Salmo 91 è, quindi, un inno ottimistico,
potenziato anche dalla musica e dal canto. Esso celebra la fiducia
in Dio che è sorgente di serenità e pace, anche
quando si assiste allapparente successo dellempio.
Una pace che è intatta anche nella vecchiaia (cf v. 15),
stagione vissuta ancora nella fecondità e nella sicurezza.
Concludiamo con le parole di Origene, tradotte da San Gerolamo,
che prendono spunto dalla frase in cui il Salmista dice a Dio:
Mi cospargi di olio splendente (v. 11).
Origene commenta:
La
nostra vecchiaia ha bisogno dellolio di Dio. Come quando
i nostri corpi sono stanchi, non si rinfrancano che ungendoli
dolio, come la fiammella della lucerna si estingue se non
vi aggiungi olio: così anche la fiammella della mia vecchiaia
ha bisogno, per crescere, dellolio della misericordia di
Dio. Del resto, anche gli apostoli salgono sul monte degli Ulivi
(cf Atti 1,12), per ricevere luce dallolio del Signore,
poiché erano stanchi e le loro lucerne avevano bisogno
dellolio del Signore... Perciò preghiamo il Signore
perché la nostra vecchiaia, e ogni nostra fatica, e tutte
le nostre tenebre siano illuminate dallolio del Signore
(74 Omelie sul Libro dei Salmi, Milano 1993, pp. 280-282, passim).
Giovanni
Paolo II
LOsservatore
Romano, 13-6-2002
RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2003-5
VISITA Nr. <