SI PUO' VIVERE SERENI TRA LE SPINE?

“Beati gli afflitti, perché saranno consolati” (Mt 5,4), dice il Signore; e poco prima della sua passione e morte, ci assicura: “La vostra afflizione si trasformerà in gioia” (Gv 16,20).

Queste ed altre parole del Maestro c’insegnano a vivere sereni, nonostante le difficoltà. Egli ci offre il segreto della gioia, anche della gioia terrena, perché ci fa pregustare fin da quaggiù un’altra gioia, infinitamente più grande, quella del Paradiso che ci attende. Così, la fede e la speranza cristiana diventano addirittura “colpo di fortuna”: ci fanno superare un timore che rischia persino di ucciderci, il timore che la nostra vita non abbia nessun senso, non abbia sbocco alcuno!
Ricordiamo anzitutto l’esempio di Gesù, modello di tutti noi. Egli, come uomo, chiese al Padre: “Se è possibile, passi da me questo calice” di tormenti, che appariva ormai con tutta la sua crudezza (Mt 26,39): ma l’infinito amore e l’immensa saggezza del Padre volle offrirgli un altro dono, assai più grande: il Cristo accetterà generosamente di soffrire per breve tempo, e così eliminerà qualunque sofferenza (non solo per se stesso ma per tutti, non solo per qualche tempo ma per sempre), con la Risurrezione e la conseguente trasformazione dell’uomo in “cieli nuovi e terra nuova” (2 Pt 3,13).

Dunque, perché troviamo la serenità dobbiamo capire che:

1) Non è mai Dio che ci fa soffrire: “Dio è Amore” (1 Giov 4, 8.16): è davvero una mamma innamorata di ciascuno dei suoi figli. Il dolore, invece, potrà nascere dagli uomini, o da fatti naturali di un mondo in formazione.

2) Ma non basta “discolpare” Dio dai nostri guai dobbiamo anche comprendere che, quando Egli non impedisce che qualcuno o qualcosa ci facciano del male, intende “riciclare” la nostra sofferenza nella pienezza della vita e della gioia: “tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rom 8,28). Egli vuol trasformare qualunque situazione in una felicità che non sappiamo neppure immaginare: la Risurrezione, infatti, è qualcosa di divino!

Un’esperienza in qualche modo simile a quella di Gesù è stata vissuta e raccontata da San Paolo: anche la sua preghiera (in cui chiedeva che gli fosse risparmiata una grave prova inviatagli da Satana) poté sembrare inascoltata. In realtà Gesù, come il padrone di quel campo dove il nemico aveva seminato la zizzania (cfr Mt 13,24-30), ha voluto donargli molto di più: per questo gli ha raccomandato di tenersela da conto questa prova, perché la ricchezza del suo amore si manifesta pienamente nella povertà dell’uomo: quando ci accorgiamo di essere deboli, allora sì che diventiamo forti! Infatti non ci appoggiamo più sulle nostre incerte capacità, ma confidiamo sull’infinita potenza di Dio (cfr 2 Cor 12,7-10). E l’Apostolo visse davvero con la potenza e con la gioia del suo Signore!

Io stesso,
poveramente, sto sperimentando la tenera saggezza di Dio.
Ho avuto gravissimi ictus, che hanno comportato diverse paresi: non parlavo più, non leggevo più, vivevo in carrozzella. Sembrava che questa fosse la mia fine, e invece, a poco a poco, mi sono accorto non solo che andavo riprendendo alcune funzioni, ma stavo scoprendo finalmente la bellezza della vita, mentre notavo le attenzioni del nostro Papà, che mi seguiva passo passo con dolcezza. Ora, se mi dovessero chiedere di scegliere tra la vita precedente a queste malattie e la situazione attuale che comprende tuttora alcune limitazioni, ma che mi ha reso molto più felice di prima, non avrei esitazioni: sto vivendo gli anni migliori della mia vita! Non mi sento più “scalognato” o, incompreso, come spesso mi sentivo quando avevo quasi tutto... e specialmente, ora, mi accorgo d’essere “coccolato” dal mio Dio, “come un bambino svezzato in braccio a sua madre” (Sal 131,2).

In conclusione, quante difficoltà ci lascerebbero sereni, se ci abbandonassimo pienamente in Colui che ci ama più di quanto noi amiamo noi stessi, che ci conosce meglio di quanto noi conosciamo noi stessi, e desidera la nostra realizzazione con una forza che supera qualunque ostacolo!

                                                                     Antonio Rudoni SDB


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2003-1
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