UNA VITA APPASSIONATA
Sono sempre stata una persona appassionata. È ciò che mi differenziava dalle mie coetanee. Loro volevano una vita normale, gli bastava l’ambiente familiare ed erano animate dall’idea di passare la vita a fare denaro, a sistemarsi trovandosi un marito agiato e una bella casa, dopo evidentemente avere conquistato un ricco lavoro. A me, solo il sentire questo discorso faceva raddrizzare i capelli (che allora avevo molto lunghi)!
Dopo le letture intellettualoidi, benpensanti, e lenificanti alla François Mauriac, ho scoperto il mondo di Dostojevski, Tolstoj, ed altri di questa statura, e mi è sembrato una salvezza. Alla fine uscivo da un mondo ipocrita e deforme!
Oggi più che mai è necessario incontrare uomini di assoluto, di sofferenza, capaci di sacrifici, di passioni. Forse in questo ci può aiutare la scoperta della musica di Beethoven, o un’opera di Camille Claudel, oppure le pitture di Van Gogh. Tutto ciò fa riprendere il gusto della vita e infonde in noi la speranza che tutto non si riduca ad una tiepidezza ripugnante!
Certo in molte di queste opere non tutto è acqua santa, ma certo non c’è bigottismo o molle devozione. Ci troviamo di fronte a viscere di fuoco, quelle che fanno gridare al Padre Eterno per bocca del suo profeta: «Avessi tu viscere calde o fredde ma sei tiepido e ti vomiterò dalla mia bocca» (Apocalisse 3,14-16).
Avere passione secondo me è salutare, è necessario, è un dono di Dio. Sapere vivere insieme senza diventarne schiavi è un altro problema.
Trascrivo qui la frase di un grande santo dal quale ho molto ricevuto: «Chi cammina verso l’occidente si allontana dall’oriente». Il Signore, con me, ha usato questo metodo per regolare le passioni, e questo solo posso dire.
Mi spiego: se uno sente di rispondere alla sottile voce che lo invita a cercare la verità, a capire se stesso, e a seguire Gesù tutti i giorni nella sua vita, deve incamminarsi verso questa ricerca con la volontà e con l’amore, datogli giorno per giorno dal fine che lo attira. Questa verità è Dio stesso, e Lui sa benissimo come e cosa fare per attirarci!
Noi dobbiamo solo camminare, camminare e camminare sempre, ed essere così intelligenti da non aspettare sollievo, gratificazioni e dolciumi...
Però,... però siamo piccoli e umani e di caramelle ne abbiamo bisogno ogni tanto.
In noi, se abbiamo ricevuto nella culla il dono di essere di fuoco e non tiepidi, c’è un bisogno innato di essere ricambiati e ricolmati di affetto. Da qui però, viene la sofferenza, poiché ci aspettiamo qualcosa. Ma la sofferenza è un dono che permette al nostro amore di crescere sulle spiagge della gratuità. Anche se è molto duro per la nostra natura.
I santi non sono esseri senza passione. Al contrario! In loro non c’è muffa da sacrestie ma impeto, volontà ferrea, lacrime e gioie profonde.
Guardiamo San Giovanni Bosco e le sue lotte con i benpensanti del suo tempo, tanto che lo dicevano pazzo.
Non ha accettato né i vantaggi sociali, né i compromessi ed ha spinto lui nella carrozza chi lo voleva portare al manicomio, perché la sua carità andava oltre quella raccomandata dalle convenienze borghesi.

La passione di seguire Gesù

Quanto è grande e geniale questo Don Bosco! Eppure anche lui ha avuto momenti di solitudine e di esilio, così come altri anche a noi più vicini, come Don Milani. La sua è stata una morte solitaria, non visitata da chi lo aveva condannato all’esilio. Ma in quella sua morte si è manifestata la sua instancabile carità per cui prima di essere un genio dell’educazione moderna, resterà come un vero seguace di Cristo.
Per essere uomini e donne così, dobbiamo deciderci per la santità! E deciderci con passione!
Chi non ha midollo spinale non può seguire Gesù, chi non è capace di appassionarsi non può seguire Gesù. Ricordiamoci le Sue terribili parole, che i nostri pii commentatori cercano sempre di diluire nell’acqua della nostra mediocrità: “Chi non odia il padre, la madre, i fratelli... Chi mette la mano con me all’aratro e si volge indietro non è degno di me... le volpi hanno le loro tane ma il Figlio dell’uomo non ha una pietra dove posare il capo...”. Sono parole che come macigni seppelliscono la nostra mediocrità e la nostra mancanza di passione per Dio.
Dio chiede a noi di scegliere l’assoluto. Camminare dietro a Lui con l’unica consolazione di vederlo di spalle.

Mio Signore,
ti vedo di spalle ma ti vedo!
E così, con la tua grazia,
posso amarti per sempre.
So bene che senza di te
non posso fare niente!
Ma so anche che sei con me
fino alla fine della vita.
Lo hai detto tu e io ti credo.

                                                                                    Maddalena di Spello


RIVISTA MARIA AUSILIATRICE 2003-2
VISITA Nr.