ALPI OROBIE

GRIGNA MERIDIONALE mt. 2177
Canalone CeciliaDirettissima

PIAN DEI RESINELLI
15 Giugno 2002


il percorso in breve: VALSASSINA_
Piani dei Resinelli - Sentiero per il rifugio Rosalba
Caminetto - Canalone Cecilia
Cresta Cermenati - Vetta


___Descrizione:

     LECCO - Le Grigne sono il gruppo montano più amato dai lecchesi ma anche dai milanesi. Nelle giornate terse d'inverno si stagliano imbiancate sull' orizzonte, a nord. Chi è appassionato di montagna non può fare a meno di ammirarne le forme armoniche e di estraniarsi un attimo dalla quotidianità frenetica della città. Negli anni la Grignetta è diventata la montagna più percorsa dell' intero arco alpino. Generazioni di escursionisti ed alpinisti hanno mosso qui i primi passi. Il Grignone invece presenta versanti variegati e, soprattutto d'inverno, regno solo di alpinisti esperti.

     Lassù in Grigna, i fianchi dei campanili e delle torri di calcare sono puliti come d’estate, ma nell’oscurità delle loro profonde corrugazioni, nei canali, sulle cenge, s’è insediato il ghiaccio; della croce di vetta s’è appropriata la natura vestendola di ricami bianchi. Nell’area lecchese l’inverno è davvero inverno; anche la statua del Manzoni ha i capelli candidi; e quella che fu la strada imperiale degli Asburgo verso l’alto lago e l’Adda, è patinata di verglas grigioferro come la corazza degli antichi guerrieri.
"Poiché tale è il vento di Lecco – annotava l’abate Stoppani – che, non pago di accecarti e insozzarti le narici colla polvere, è capace di assalirti con una grandinata di sassolini che ti feriscono il viso come una mitraglia di spilli". Forse il grande geologo odiava quei ventacci, esagerandone la forza, ma in fondo non troppo, poiché il vento lariano venuto dal Nord è una lama.
Di fronte alle Grigne c’è il Resegone, "nume tutelare di Lecco" che qui rappresentò, assai più d’altre montagne, la superstizione popolare di un tempo; forse da quando ad Acquate, i vecchi partirono per andare sul Pizzo d’Erna ed erigervi una croce; era il 1609 e il pellegrinaggio ebbe luogo "per ricacciare i demoni e per onorare Dio ottimo e grandissimo".
Il monumentale gioco della Grignetta e del Grignone – che sono completamente dissimili – si erge tra il Gerenzone che mosse i marchingegni delle fucine del ferro, la strada imperiale quasi abbandonata per la nuova, il Lario e la bassa Valsassina. Le sottostanti pendici boscose declinano sulla sponda verso Abbadia Lariana, mentre il versante opposto poggia fra la val Grande e Costadorna su Ballabio.
Resinelli è un nome noto in ogni angolo della Lombardia dove risieda un escursionista o un alpinista: camminate sui sentieri, arrampicate sui verticali birilli sulle crode, sosta e villeggiatura ai Piani prativi, dove nel XV secolo, i minatori bucavano il terreno per i loro assaggi: cercavano ferro per gli artigiani del Gerenzone cui evidentemente, dato il ritmo instancabile della produzione, non bastava il metallo delle miniere di Valtorta e dell’alta Valsassina.
D’inverno, i Resinelli si spopolano, la natura s’abbandona al suo letargo; vista dalla pianura, la Grignetta perde ogni prospettiva nel grigiore assumendo contorni indistinti, vaghi come disegni di Leonardo. Ora, intendiamoci, non è il caso di scomodare il sommo genio che delle Grigne, fra il 1482 e il 1499, tratteggiò i profili; parlando di queste montagne, troppi scrittori e cronisti hanno fatto ricorso a Leonardo per illustrare i rilievi lecchesi: sebbene inflazionato dalla prosa, "il Grande" è sempre una citazione di letteraria distinzione.
Non è nemmeno opportuno evocare Plinio il Giovane, descrittore di delizie e vicende lariane che attribuì agli Orobi, gente selvaggia e nomade "che viveva sui monti", il primo popolamento della Valsassina e sicuramente dei Resinelli; meglio evitare citazioni poiché la Grignetta parla da sé: quando si apre al sorriso dell’estate, quando le nebbie autunnali avvolgono gli spalti rocciosi, salgono e scendono, calano e alzano il loro impalpabile velo dando l’impressione, in quella loro danza sulle note del vento, che torri e campanili oscillino come fantasmi di sirene prealpine.
Come ogni montagna, anche le Grigne hanno una storia: del primo popolamento abbiamo ipotesi: gli Orobi. Oppure i Celti altrettanto selvaggi? O i Liguri? O un po’ di tutta questa gente primitiva? È preistoria, lasciamola dov’è, nell’oscurità dei suoi segreti. È una matassa da dipanare, avanti l’archeologo. Molto, molto più di recente, la Grigna ha interessato Stoppani, Crivelli per quanto attiene la geologia; i due esplorarono ogni recesso del San Martino, della Grignetta e del Grignone, percorsero ogni valle come la Calolden dove c’era il piombo e non mancava la galena; batterono il martelletto su ogni roccia, ne indagarono la struttura, presero le loro note e trassero le loro conclusioni, occupandosi anche di botanica: faggi, abeti, larici secolari, genzianelle, anemoni, gigli Martagone.
Arrivarono per tempo anche i topografi ed ebbero il loro bel daffare tra quelle interminabili e disordinate esposizioni di guglie che cento volte in breve spazio, alzavano e abbassavano vertiginosamente le curve livello. Adesso sappiamo tutto delle Grigne che d’inverno s’annunciano con il Grignone sempre innevato sul versante della Valsassina. Ma non tutti sanno (però basterebbe leggere la nuova guida del Pesci per chiarire il particolare) chi fu il primo in vetta alle Grigne. Nessuno lo aspetterebbe, visto che quassù è il regno indiscusso degli alpinisti; ma il primo sulla cima del Grignone, nell’estate del 1871 (sulla Grignetta nessuno era ancora salito, a meno che qualche cacciatore o pastore lo abbia fatto senza preoccuparsi di renderlo noto) fu certo Giovanni Giavazzi che, per essere più sicuro, arruolò addirittura una guida di Courmayeur, Julien Grange; i due avevano nello zaino, su consiglio "esperto" del Giavazzi, singolari alimenti come pasticche alla menta e rhum che, dopo la vittoria, venne ingollato a sorsate piene per celebrare l’avvenimento. Giavazzi aveva una corda di Manilla di quelle in uso all’Alpine Club e dunque era un tipo che non andava a casaccio ed era, anzi, con quella corda da inglese, abbastanza sofisticato. Sulla cima, i due sostarono a lungo ammirando il quadro panoramico: il Resegone fino al Pizzo dei Tre Signori, i monti più bassi delle Orobie; ma le altre montagne a nord, lontane all’orizzonte e candide a Nord come si chiamavano?
Qualcuna riuscirono a individuarla, ma non tutte: non sapevano abbastanza di orografia e poi, tra graniti e formazioni glaciali, ne scaturiva una gran confusione; non importa: loro avevano salito il Grignone per primi. Del Bernina, del Disgrazia e del Masino avrebbero conosciuto ogni cosa in seguito, lo si spera.
Sorse però una piccola polemica con il botanico napoletano Vincenzo Casati il quale derise i due, cliente e guida. "Con la corda sul Grignone? – esclamò ironicamente – È ridicolo legarsi". Ciò detto, prese la via del Grignone da Varenna "senza adoprar bastoncino". Giavazzi non s’affaticò a rispondere: ognuno in montagna ci va come desidera. E poi, farsi dare una lezione da un napoletano che ha visto solo il Vesuvio! Meglio svicolare in silenzio.
Sulla cima della Grignetta salirono, invece, nel 1895, Democrito Prina, Edoardo Banda e Angiolino Locatelli, pionieri un po’ tardivi rispetto ad altre montagne; questo è un fenomeno abbastanza singolare, poiché il gruppo delle Grigne è ben visibile e appare sorprendente come non abbia attirato l’attenzione, ad esempio, degli inglesi. Il gruppo dei tre vincitori veniva dalla val Scarrettone: al loro Sud, oltre il Lario e l’Adda, gli specchi d’acqua di Annone, Pusiano e Alserio, le colline brianzole e la pianura padana. Grande panorama per i tre; ma grande panorama anche per tutti noi quando il cielo è terso, quando le industrie lecchesi non appannano montagne, acque e cielo con i loro fumi che galleggiano troppo spesso sulla città di Lecco e sui dintorni.
Verranno poi gli alpinisti, da Cassin, a Comici, a Bonatti, a Mauri, Messner, a Casimiro Ferrari e nascerà un alpinismo lecchese e brianzolo di elevata qualità e avrà luogo, nel 1946, la fondazione del "Gruppo Ragni", élite della Grignetta, gente che, insieme ai "Pel e Oss" di Monza ha sorpreso il mondo internazionale alpinistico per le imprese di grande merito. Ma un notevole merito, escursionisti, pionieri, alpinisti moderni avranno dando nomi domestici, garbati, e comprensibili alle torri, alle pareti e agli obelischi: Piramide Casati, Torrioni Magnaghi, Sigaro Dones (e a un sigaro somiglia), Fungo (e tale è) con quel cappello da porcino detto boleto; e poi Torrione Ratti, Torre Cecilia, Sasso dei Carbonari, il Nibbio, Guglia Angelina, Ago Teresita; tanti nomi femminili fanno pensare a romantici amori e segreti incontri nei rifugi dei Resinelli, nel chiasso infernale degli alpinisti di ritorno dalle loro scalate.
Ma ora l’inverno porta solitudine alla Grignetta: neve e silenzio, in attesa di qualche solitario arrampicatore che si voglia cimentare con il ghiaccio. I rifugi sono chiusi; ed è il caso che, dalle Retiche, vengano già quelle folate di vento gelido che l’abate Stoppani tanto odiava.

         ___Monoliti, torri e campanili

     Il gruppo delle Grigne è il più occidentale delle Alpi orobiche delimitato dalla valle della Grigna, la val del Caldone, la Gola di Balisio, la Valsassina e il lago di Como e Lecco. Si divide in due tronchi ben delimitati: il Grignone o Grigna settentrionale e Grigna meridionale detta Grignetta che poggia sul grande e verde piedistallo del Pian dei Resinelli. Il Grignone appare come un poderoso blocco uniforme; la Grignetta è un insieme di torri, campanili, monoliti e si distingue per quella cresta, detta Segantini, in onore del grande pittore, che da sud, in saliscendi adatti a un buon alpinista, arriva a pochi metri dalla vetta principale. L’altezza massima del gruppo tocca i 2.409 metri del Grignone dove si erge il famoso rifugio Brioschi.
Chi arriva dalla pianura padana o dalle zone lombarde orientali deve raggiungere Lecco, imboccare la strada della Valsassina e prendere quindi a sinistra, poco oltre Ballabio, la strada asfaltata dei Resinelli, dove si incontrano, fra i tanti, salendo nel bosco, il vecchio e famoso rifugio Porta e quello della Sem. Da Milano o da Bergamo è possibile utilizzare il treno, così come lo utilizzavano i pionieri; oggi, con l’automobile si raggiungono comodamente i Resinelli. Chi arriva da nord, ha da percorrere fino a Ballabio la strada della Valsassina o la strada del lago sulla sponda orientale.
I rifugi sulla Grignetta sono numerosi sui due versanti, poiché parecchie sono le escursioni e le arrampicate offerte dall’articolazione del sottogruppo. Difficoltà ve ne sono per accontentare tutti: gli arrampicatori di livello, quelli che si accontentano di un terzo grado e gli escursionisti che amano attraversare tutto il gruppo lungo il comodo e panoramico Sentiero della Direttissima.
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Il gruppo delle Grigne visto dalla Brianza

 

 

Dalla cime del Grignone: panorama verso la Grignetta e la valle Padana

 

 

Il gruppo delle grigne visto dal lago di Como - In primo piano la penisola di bellaggio

Il suggestivo aspetto della Porta di Prada

 

 

Un torrione della Grignetta

 

 

 

 

         IL MONTE LEGNONE (mt. 2608)

     È dal monte Legnone, vetta più elevata delle Orobie lecchesi, ottimo belvedere sul lago e sulla Valtellina , che inizia la lunga dorsale che compone la catena delle montagna bergamasche. Una antica frequentazione: tra selve di castagni e pascoli, l'uomo è presente quasi ovunque. Dalla sua cima esso offre un panorama mozzafiato, lo sguardo può spaziare molto lontano. Dalle vette orobiche è poi visibile, a Nord, il massiccio del Bernina-Disgrazia in tutta la sua magnificenza, sino ai massicci del Badile-Cengalo in Val Masino, a Nord-Est il gruppo della Cima Piazzi e più oltre le cime dell'Alta Valtellina fino allo Zebrù e al Cevedale, a Est il massiccio dell'Adamello, a Ovest le Alpi Lepontine, a Sud le Prealpi bergamasche fino alla pianura.

 

 

Il monte Legnone visto dalla sponda opposta del lago di Como 

 

Sul sentiero che dal rifugio Roccoli Lorla porta alla cima del Legnone

 

 

In cima al monte Legnone 

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