La Villa Reale, complesso di edifici fatti erigere dall'arciduca Ferdinando d'Austria nel 1777-80 dal Piermarini, è una splendida dimora suburbana principesca, ora aperta solamente in occasione di mostre e manifestazioni. Tra i monumenti che si incontrano lungo l'itinerario ricordiamo in particolare: la grande villa settecentesca del Mirabellino, la chiesa del santuario delle Grazie Vecchie, di tardo stile gotico(1473); i due padiglioni neoclassici della Cavriga e della Fagianaia, quest'ultimo oggi sede del ristorante St. Georges Premier.
Tra le testimonianze della cultura materiale va citato anzitutto il complesso rurale dei Molini Asciutti, restaurati verso la metà dell'ottocento; un altro gruppo di cascine molto interessanti è la Casalta Vecchia e la Casalta Nuova, presso il Mirabello; si noti poi l'edificio della cascina San Fedele, rifatto in stile neo-gotico come centro d'animazione e scuola d'arte.
La Villa Reale di Monza nacque come simbolo del prestigio e della magnificenza della corte asburgica. L’imperatrice Maria Teresa, interessata a tutto quanto potesse accrescere il lustro della corte imperiale, ne decise l’edificazione proprio nel momento in cui stabilì di assegnare al suo terzogenito Ferdinando, l’incarico di Governatore Generale della Lombardia austriaca; sino allora i Governatori di Milano trascorrevano la stagione estiva ospiti di qualche famiglia aristocratica. La scelta del luogo ricadde su Monza per "la salubrità dell’aria e l’amenità del paese circonvicino.." assumendo però anche un forte significato simbolico in funzione di un ideale collegamento tra Milano e Vienna, in quanto la villa si trova sulla direttrice per la capitale asburgica.
Il 17 aprile del 1777 l’imperatrice autorizzò l’avvio della costruzione della villa sotto le direttive dell’imperiale regio architetto Giuseppe Piermarini che, nel giro di soli tre anni, portò a compimento la costruzione del grandioso ed imponente complesso corredato di giardino all’inglese e di due viali destinati a costruire un imponente asse prospettico di fronte alla villa stessa, che influenzeranno in maniera rilevante l’assetto urbanistico della città.
La soluzione planimetrica ad "U" è riconducibile all’impianto tipico delle ville lombarde settecentesche. Dal corpo centrale, sviluppato su due soli piani, si allungano anteriormente due ali della stessa altezza terminanti con due avancorpi cubici più bassi - la Cappella di Corte a sinistra e la Cavallerizza a destra che danno origine al cortile d’onore. Un’ampia "anticorte" semicircolare ed altri due edifici tangenti il corpo a "U" e destinati ai servizi, conferiscono al complesso una solenne monumentalità.
Il corpo principale si sviluppa su due piani, e la facciata dall’andamento orizzontale scandito da due ordini di finestre, è movimentata al centro dal volume della scalinata che enfatizza il nucleo principale dell’edificio, concluso in alto dal belvedere. Al solo corpo nobile, fondale prospettico e simbolo del potere politico, è riservata l’applicazione degli ordini classici; al suo interno, infatti, erano situati gli appartamenti arciducali e quelli per ricevere e intrattenere gli ospiti. Le due ali nobili erano invece adibite ad alloggio dei visitatori e dei domestici: i primi sistemati nei piani principali, gli altri nei sovrapposti mezzanini.
Le parti rustiche, furono organizzate per accogliere le scuderie, con le rimesse delle carrozze, le cucine - dove successivamente trovò posto il Teatrino di Corte costruito da Luigi Canonica - il Serrone e la Rotonda delle Serre affrescata da Andrea Appiani.
L’imperatore Ferdinando non godette però a lungo della sua casa di campagna: nel 1796, infatti, fu costretto ad abbandonare Milano mentre i francesi insediavano nella villa truppe di Ussari.
Iniziò così per l’edificio un periodo che vede ancor oggi alternarsi splendore e decadenza. Con l’incoronazione di Napoleone, Eugenio di Beauharnais - viceré del nuovo regno - elesse a propria dimora la villa che da quel momento fu chiamata "reale". Nello stesso anno venne ampliato il giardino, costruito un viale alberato tra Monza e la Brianza, e tra Monza e Sesto S.Giovanni e, su decreto di Napoleone, venne costruito accanto la villa anche un grande parco recintato di 750 ettari utilizzato come riserva di caccia e tenuta agricola.
Con la caduta di Napoleone nella villa tornarono gli austriaci fino all’annessione della Lombardia al Piemonte (1859), quando l’edificio diventò patrimonio dei Savoia.
Particolarmente cara ad Umberto I, la villa venne in molte sue parti radicalmente trasformata dagli architetti Achille Majnoni, Luigi Tarantola e Villamarina secondo il gusto neo-barocco allora imperante. Con l’assassinio di re Umberto I, avvenuto il 29 luglio 1900, la famiglia reale abbandonò l’edificio che venne via via spogliato di mobili e suppellettili, infine chiuso e abbandonato.
Nel 1921 la villa fu data in concessione ai Comuni di Monza e Milano e, fino al 1929, visse un nuovo momento di fervore con l’allestimento della "Biennale delle arti decorative ed industriali moderne".
Nel corso della 2ª Guerra Mondiale fu occupata da truppe e senzatetto che perpetrarono le spoliazioni, mentre a partire dall’immediato dopoguerra fino al 1990, divenne sede dell’annuale "Mostra Internazionale dell’arredamento".
Nel 1996 la villa e i giardini sono passati in concessione gratuita ai Comuni di Monza e Milano che, con la realizzazione del Museo della Villa, intendono ridare luce agli antichi fasti.
La Villa Reale di Monza nacque come simbolo del prestigio e della magnificenza della corte asburgica. L’imperatrice Maria Teresa, interessata a tutto quanto potesse accrescere il lustro della corte imperiale, ne decise l’edificazione proprio nel momento in cui stabilì di assegnare al suo terzogenito Ferdinando, l’incarico di Governatore Generale della Lombardia austriaca; sino allora i Governatori di Milano trascorrevano la stagione estiva ospiti di qualche famiglia aristocratica. La scelta del luogo ricadde su Monza per "la salubrità dell’aria e l’amenità del paese circonvicino.." assumendo però anche un forte significato simbolico in funzione di un ideale collegamento tra Milano e Vienna, in quanto la villa si trova sulla direttrice per la capitale asburgica.
Il 17 aprile del 1777 l’imperatrice autorizzò l’avvio della costruzione della villa sotto le direttive dell’imperiale regio architetto Giuseppe Piermarini che, nel giro di soli tre anni, portò a compimento la costruzione del grandioso ed imponente complesso corredato di giardino all’inglese e di due viali destinati a costruire un imponente asse prospettico di fronte alla villa stessa, che influenzeranno in maniera rilevante l’assetto urbanistico della città.
La soluzione planimetrica ad "U" è riconducibile all’impianto tipico delle ville lombarde settecentesche. Dal corpo centrale, sviluppato su due soli piani, si allungano anteriormente due ali della stessa altezza terminanti con due avancorpi cubici più bassi - la Cappella di Corte a sinistra e la Cavallerizza a destra che danno origine al cortile d’onore. Un’ampia "anticorte" semicircolare ed altri due edifici tangenti il corpo a "U" e destinati ai servizi, conferiscono al complesso una solenne monumentalità.
Il corpo principale si sviluppa su due piani, e la facciata dall’andamento orizzontale scandito da due ordini di finestre, è movimentata al centro dal volume della scalinata che enfatizza il nucleo principale dell’edificio, concluso in alto dal belvedere. Al solo corpo nobile, fondale prospettico e simbolo del potere politico, è riservata l’applicazione degli ordini classici; al suo interno, infatti, erano situati gli appartamenti arciducali e quelli per ricevere e intrattenere gli ospiti. Le due ali nobili erano invece adibite ad alloggio dei visitatori e dei domestici: i primi sistemati nei piani principali, gli altri nei sovrapposti mezzanini.
Le parti rustiche, furono organizzate per accogliere le scuderie, con le rimesse delle carrozze, le cucine - dove successivamente trovò posto il Teatrino di Corte costruito da Luigi Canonica - il Serrone e la Rotonda delle Serre affrescata da Andrea Appiani.
L’imperatore Ferdinando non godette però a lungo della sua casa di campagna: nel 1796, infatti, fu costretto ad abbandonare Milano mentre i francesi insediavano nella villa truppe di Ussari.
Iniziò così per l’edificio un periodo che vede ancor oggi alternarsi splendore e decadenza. Con l’incoronazione di Napoleone, Eugenio di Beauharnais - viceré del nuovo regno - elesse a propria dimora la villa che da quel momento fu chiamata "reale". Nello stesso anno venne ampliato il giardino, costruito un viale alberato tra Monza e la Brianza, e tra Monza e Sesto S.Giovanni e, su decreto di Napoleone, venne costruito accanto la villa anche un grande parco recintato di 750 ettari utilizzato come riserva di caccia e tenuta agricola.
Con la caduta di Napoleone nella villa tornarono gli austriaci fino all’annessione della Lombardia al Piemonte (1859), quando l’edificio diventò patrimonio dei Savoia.
Particolarmente cara ad Umberto I, la villa venne in molte sue parti radicalmente trasformata dagli architetti Achille Majnoni, Luigi Tarantola e Villamarina secondo il gusto neo-barocco allora imperante. Con l’assassinio di re Umberto I, avvenuto il 29 luglio 1900, la famiglia reale abbandonò l’edificio che venne via via spogliato di mobili e suppellettili, infine chiuso e abbandonato.
Nel 1921 la villa fu data in concessione ai Comuni di Monza e Milano e, fino al 1929, visse un nuovo momento di fervore con l’allestimento della "Biennale delle arti decorative ed industriali moderne".
Nel corso della 2ª Guerra Mondiale fu occupata da truppe e senzatetto che perpetrarono le spoliazioni, mentre a partire dall’immediato dopoguerra fino al 1990, divenne sede dell’annuale "Mostra Internazionale dell’arredamento".
Nel 1996 la villa e i giardini sono passati in concessione gratuita ai Comuni di Monza e Milano che, con la realizzazione del Museo della Villa, intendono ridare luce agli antichi fasti.


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