Febbraio 2005

Il carnevale, festa popolare saccense tra le più espressive e rappresentative, è una festa di derivazione pagana che si contrapponeva, all'origine, nettamente a quella cattolica. Il popolo, prima di mortificarsi nel digiuno della quaresima, voleva concedere uno sfogo alle passioni più istintive dell'animo umano.
Anticamente si facevano gran festeggiamenti in occasione del Carnevale, con il tradizionale falò che, secondo un antico rito pagano, scaccia gli spiriti dell'inverno. La maschera è l'elemento che ha caratterizzato il carnevale ed essa aveva un preciso significato simbolico. Il termine maschera, derivante dal longobardo "mascka", significava larva, strega, demonio: rappresentava le anime dei trapassati che, evocati attraverso riti propiziatori, salivano sulla terra per auspicare un abbondante raccolto.

Famose erano le "maitanate" che i giovani in maschera, improvvisavano tra le vie del paese: in gruppi si andava di casa in casa raccontando filastrocche, canzoncine o detti tipici del nostro dialetto in cambio di dolci o quant'altro.
E poi chi non ricorda i vestiti cuciti per l'occasione dalle madri che aprivano i vecchi bauli e confezionavano costumi davvero originali. Alcuni, ricordavano i mestieri della tradizione Sanmarchese altri, invece facevano il verso a qualche persona molta conosciuta in paese. I carri moderni erano sostituiti allora dal carretto contadino con tanto di cavallo o "ciuccio".
E' bello inoltre ricordare i tanti "personaggi" presenti: la contadinella, il prete, la suora, il soldato, il cuoco, il borghese, lo jettatore, la strega, la vecchia...
Tante piccole realtà locali che proprio in occasione del carnevale venivano riscoperte con tanto entusiasmo e allegria.
A Carnevale poi non mancavano di certo i tipici dolci dei nostri paesi:
le massaie di San Marco preparavo
in casa i "cauzun", i "suspir", i "pastarell", i "tarall cu vin"...
A Celenza invece i famosi "sfringl". i "casciatiell", a "piz d menel"
i "menel cu zucchr"...
Bei ricordi!!!