LA NOSTRA STORIA

>La Nostra Storia

 

  1. Da una storia di abbandono e desolazione a una speranza di vita
  2. Nasce l'idea della Case-famiglia
  3. L'O.A.M.I. diventa Associazione
  4. L'O.A.M.I. oggi

 

  1. Da una storia di abbandono e desolazione a una speranza di vita

L'O.A.M.I. (Opera Assistenza Malati Impediti) nasce nel 1961, nel pensiero di Don Enrico Nardi di Reggello, durante il ritorno di uno dei tanti "viaggi della speranza", con destinazione Lourdes. Don Nardi, che partecipava al pellegrinaggio in qualità di cappellano dell'UNITALSI, si accorse che una ragazza, approfittando dell'oscurità e del fatto che nessuno in quel momento pareva prestarle attenzione, cercava di aprire lo sportello del treno per gettarsi nel vuoto. Don Nardi intervenne per fermare la ragazza ed ascoltò la dolorosa storia che l'aveva spinta a tentare un gesto così estremo. La giovane aveva una dolorosa storia familiare alle spalle: la madre si trovava in fin di vita, il padre aveva abbandonato la casa e la famiglia non aveva più mezzi di sostentamento. Inoltre i medici avevano diagnosticato alla ragazza una grave malattia invalidante progressiva, che non le lasciava speranze di poter condurre in futuro una vita autonoma, di avere una casa e una famiglia sue, nonostante la sua brillante intelligenza, la profonda sensibilità e l'alto livello di istruzione e cultura.
Don Nardi rimase profondamente colpito dalla sofferenza e dalla dolorosa solitudine esistenziale e umana di questa persona, e questo evento contribuì a fornire l'impulso decisivo a quanto da tempo andava elaborando.

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  1. Nasce l'idea della Case-famiglia

Già in precedenza Don Nardi si era sentito chiamato ad aiutare coloro che, o perché soli o perché impossibilitati a ricevere da anziani familiari qualsiasi aiuto, vivevano l'handicap senza il conforto e l'ausilio di una compagnia. Si era impegnato nel sostegno di varie iniziative di assistenza, coinvolgendo amici, conoscenti, intere famiglie, cercando appoggio in parrocchie e associazioni cattoliche. Nella sua mente e in quella dei suoi primi collaboratori si era affermata l'idea che non c'era bisogno di grandi strutture di ricovero, istituti di grandi dimensioni, che alimentano solitudine ed emarginazione, considerando la persona soltanto un ospite, non parte integrante della comunità, bensì di case famiglia, piccole comunità di persone sotto la guida di una figura che sostituisse l'immagine materna, in un luogo tutto per loro, stabile e permanente e di piccole dimensioni, ove vivere come in una famiglia, nonostante la loro infermità. Questo progetto era grandemente innovativo, poiché fino a quel momento l'unica possibilità per le persone bisognose di assistenza era il ricovero in grandi strutture, dove la persona si trovava isolata, ghettizzata.
Per la prima volta, proprio ad opera di Don Nardi, veniva proposta l'idea di inserire gli handicappati in piccole comunità, nel vivo del tessuto sociale, creando il concetto di casa famiglia.

Inizialmente la portata innovatrice di questa "invenzione" di Don Nardi non venne compresa fino in fondo, anzi, venne radicalmente criticata, tanto che il progetto parve naufragare ancora prima di partire. Poi intervenne a difesa dell'idea di Don Nardi intervenne l'allora Vescovo (oggi Cardinale) Mons. Fiorenzo Angelini.
Con l'aiuto volonteroso di alcuni collaboratori, Don Nardi grazie alla prima delle poi tante donazioni avute, creò il primo anello di questa catena di amore e solidariet à: nel 1964 aprì così Casa Serena, e la ragazza conosciuta sul treno di Lourdes fu la prima persona ad essere accolta in questa famiglia.

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  1. L'O.A.M.I. diventa Associazione

Nel 1965 questa esperienza si concretizzò, anche dal punto di vista legale, in un movimento, l'O.A.M.I.. Quando ormai questa istituzione si era ramificata in molte parti d'Italia, nel 1968, con Decreto Presidenziale n. 1098 divenne Ente Morale (qualifica alla quale oggi affianca anche quella di O.N.L.U.S. - Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale); inoltre, il 13 febbraio 1998 il Cardinal Ruini, Presidente della .C.E.I., approvò la Statuto dell'O.A.M.I., riconoscendo l'ecclesialità dell'Opera come Associazione privata di fedeli a carattere nazionale, avente personalità giuridico canonica (ma già Papa Paolo VI il 23 marzo 1976 manifestò il suo aperto sostegno nei confronti di questa Associazione).

 

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  1. L'O.A.M.I. oggi

Oggi l'O.A.M.I. è presente in molte regioni italiane, con strutture nelle quali personale qualificato e volontari dalla grande disponibilità si prendono cura dei bisogni delle persone disabili e degli anziani. Vi sono case-famiglia per disabili, centri diurni per disabili e anziani, centri per bambini disabili, centri sportivi, centri per il lavoro guidato, case vacanza, centri di formazione per le volontarie...Un mondo di iniziative a sostegno di coloro che si trovano a vivere l'handicap: non solo per i disabili, ma anche per le loro famiglie, che trovano accoglienza per il loro bisogno di aiuto, vengono sollevate dal loro pesante carico quotidiano. Le famiglie dei disabili trovano risposta anche ad una delle domande più angosciose e pressanti che le accompagnano: quella che riguarda il futuro dei loro congiunti, la tematica che oggi viene definita il "dopo di noi". A questa domanda di futuro le case-famiglia inventate da Don Nardi hanno dato una risposta: sono il luogo dove la persona handicappata si trova accolta come in una famiglia, anche quando la sua famiglia di origine non c'è più o non è più in grado di sostenerla.
Inoltre l'O.A.M.I è una realtà ben radicata nel territorio: pur essendo un'Associazione privata, che dipende in gran parte dalle donazioni, sono molte le realizzazioni O.A.M.I. convenzionate con gli Entri locali. Ciò porta come conseguenza che le nostre strutture vengono costantemente ammodernate per rispondere a tutte le norme di sicurezza, mentre il nostro personale, sia le volontarie Responsabili che risiedono nelle Case-Famiglia, sia gli operatori che lavorano nei Centri Diurni, segue costantemente corsi di aggiornamento per poter intervenire sempre con competenza e sensibilità.

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