DALLA CASA FAMIGLIA                                                                                                                        Home > L'OAMI nel mondo
SÃO FRANCISCO DE VICTORIA DO MEARIM - BRASILE

L'O.A.M.I. HA VARCATO L'OCEANO

Un palpito del suo cuore pulsa in terra brasiliana, nello stato più povero di questa nazione, precisamente a Victoria do Mearim, una cittadina distante dalla capitale São Luis 180 Km. dove sono missionari padre Sergio Jelmetti da 33 anni e padre Franco Manetti da 6 anni. Il suo nome è: «Casa Famiglia São Francisco». Questo nome è stato dato democraticamente dopo avere interpellato i numerosi presenti all'inaugurazione. Ha prevalso su altre denominazioni perché la casa-famiglia è ubicata nel bairro São Francisco e anche perché c'è una cappella - chiesa dedicata a questo santo.

STRUTTURA. E’ un complesso di mq. 1180, circondato da un vasto terreno con piante esotiche di alto fusto, progettato e costruito secondo le esigenze ambientali e climatiche del posto, essendo nelle vicinanze dell'Equatore. Padre Sergio ha illustrato in una video-cassetta quanto notiziato sopra. Casa-Famiglia São Francisco si compone di camere ariose per ospitare 20 persone disabili, di cucina, ripostiglio, sala conversazione e Tv. Inoltre, studio per la Responsabile con camera annessa, una stanza- segreteria e spazio per eventuale ambulatorio. Nel centro dell'edificio c'è un giardinetto al di sopra del quale è cielo aperto. Il tutto già ammobiliato.

COME GESTIRE QUESTA CASA FAMIGLIA BRASILIANA? I due missionari, padre Sergio e padre Franco, ci dicono - prima con l'esempio poi con le parole - che la vera carità non consiste nel dare semplicemente delle cose, ma nel dare prima di tutto se stessi. C'è una donazione totale della propria vita a servizio del prossimo, un «perdersi» per gli altri, un compromettersi senza riserve per la causa dei poveri, il che significa, anzi autorizza l'elemosina Soltanto in questo rapporto totale - darsi e dare - viene coinvolta tutta la persona e non soltanto le mani o una fetta di tempo: la carità crea comunione, rende possibile lo scambio, annulla le distanze. Soltanto così il denaro offerto assume un aspetto sacramentale.

IL PROSSIMO CHE SOFFRE DEVE STARE SULLE BRACCIA DI TUTTI. La gestione della Casa-Famiglia brasiliana è stata affidata alla «Comunità del Buon Samaritano». Le Responsabili di tale Comunità - anche loro prima con l'esempio poi con le parole - ci avvertono che evangelicamente i «piccoli», vale a dire i poveri, i disabili, gli emarginati scomodano, esigono, costringono a dare. Qui il vero problema: l'essere capaci di dare, di condividere. La motivazione: la legge evangelica universale dell'amore, senza il quale nulla è possibile, con il quale nulla è impossibile. L'amore che è il massimo comun denominatore, che ci fa vivere gli uni per gli altri. La carità non è un favore che si fa, ma un dovere che ci obbliga tutti. Che ci fa canalizzare la spinta d'altruismo. L'idea di fraternità va proposta non come avventura soave, ma come impegno costante, duro, razionale, giorno dopo giorno. Nessuno ha il diritto di essere felice da solo.

ANELLO PER UNA COLLANA D'AMORE. Per stimolare i benefattori, c'è chi ha proposto di donare un piccolo anello rilevato da un legno speciale, realizzato dai disabili brasiliani, che diventa anche un piccolo attestato.

Una società si giudica dal posto che riserva ai suoi figli più bisognosi:

È magnifico poterci soccorrere gli uni gli altri nella pacificata dimensione della grande fraternità umana.

Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te!

 

 

Da Vita Nostra, n.3 luglio-settembre 2002