Cristo, la Stella!
(Roma Feb-2001)

 

Trentaquattro secoli fa, un indovino che conosceva Dio, ma il cui cuore era lontano da Lui, vide nel futuro. Davanti ai re, notabili, e tutto il popolo del suo tempo gridò: " Colui che ode le parola di Dio, che conosce la scienza dell’Altissimo, che contempla la visione dell’Onnipotente: "Io lo vedo, ma non ora, lo contemplo, ma non vicino: UNA STELLA SORGE DA GIACOBBE E UNO SCETTRO SI ELEVA IN ISRAELE".

Quindici secoli dopo, alcuni astrologi, grandi studiosi dell’Oriente, che, sulle pergamene, leggevano la profezia soprascritta e commentavano: "Una stella deve sorgere verso l’ovest, verso il paese di Abramo, verso Gerusalemme, la città santa di Dio, la città posta in bella contrada". Questi magi aspettavano con pazienza e con fiducia, ogni notte, con cura, scrutavano il cielo con i loro rudimentali cannocchiali, ma...nulla. Molti anni passarono, ma questi magi non si stancarono, non si arresero, non si scoraggiavano, e la loro fede, finalmente, fu premiata.

Una notte, d’improvviso, essi videro una nuova stella: conoscevano il firmamento come la loro casa, ma, ecco, quella stella mai vista così bella, così unica, che meraviglia! Erano ebbri di gioia: "E’ il segno della nascita del Messia: tutto il mondo l’aspetta". Il Messia è nato in Israele, per la salvezza, per la pace, per la gioia di tutti gli uomini di ogni nazione! I magi comprarono dei cammelli per attraversare i deserti, si rifornirono di vettovaglie, cercarono i doni più preziosi da dare a questo Re, e partirono alla volta di Gerusalemme, la città della compiuta bellezza. Quanti pericoli, quanto freddo di notte, le notti tropicali! Quanto caldo di giorno, i giorni torridi: e fiumi da attraversare, e fiere da combattere, e sete e fame, ma tutto sopportarono, perché sapevano di aver messo la fiducia in un Grande Iddio, che era venuto in terra, il Messia atteso da tutti i popoli. I magi, avevano la guida miracolosa della stella, che li guidava nel loro viaggio. Ed ecco, una mattina, da lontano, Gerusalemme: grida di gioia dal cuore, salgono verso il cielo: "Là, sapremo tutto, grazie a Dio". I magi persero di vista la stella...ma qui c’è Gerusalemme!

Entrano nelle porte della città santa, tutti sono attirati dal loro abbigliamento, ma più di tutto dalla loro regalità, calma e autorità. Scendono dalle cavalcature, ringraziamo l’Eterno di essere giunti a destinazione. Poi chiedono alle persone che si sono assiepate intorno a loro: "Buona gente, dov’è il Messia, che è nato, il Re dei Giudei? Noi siamo certi che è nato perché abbiamo visto la Sua Stella in oriente; ed ora siamo qui, per adorarlo". I visi degli ascoltatori divengono oscuri. Il Re dei Giudei? Noi apparteniamo a Erode, vogliamo Erode come nostro Re: Erode ci dà feste, balli, orge, divertimenti: Il nostro Re è Erode. In un attimo, la notizia si sparge e tutti sono agitati. Il fatto arriva fino al palazzo reale. Erode, con un ghigno satanico, grida: "Io e nessun altro, sarà il Re dei Giudei! Guai a chi intralcia il mio cammino!" Erode fa chiamare, subito, i sacerdoti e gli scribi e chiede loro, con apprensione: "Dove deve nascere il Cristo?" I sacerdoti rispondono: "Nel libro del profeta Michea è scritto: "Così dice l’Eterno: "E tu, Betlem, terra di Giuda, benché tu sia la più piccola fra le migliaia dei paesi, da te Mi uscirà Colui, le cui uscite sono dai tempi eterni". Il re Erode licenzia i sacerdoti, e chiama in segreto i magi e domanda loro quando la stella sia apparsa, in Oriente. I magi risposero: "Qualche mese fa". Erode dice loro: "Ho saputo che il Cristo deve nascere a Betlem. Ora, andate, cercate il fanciullino e quando l’avete trovato, fatemelo sapere ed anch’io verrò e l’adorerò". Tremenda bugia! I magi, ossequiosi, si inchinano al re Erode e si accomiatarono, non sapendo che quella volpe non avrebbe mai potuto avere un rivale. E i magi vanno; non appena usciti da Gerusalemme, sono attratti da una luce grande: "Guarda, la stella che seguiva noi! E’ inconfondibile, unica! E’ la Sua stella, perché Lui stesso l’ha creata!" Essi si abbracciano dalla gioia d’aver ritrovato la Stella, la Guida, la Certezza, la Conferma. Perché i magi persero la stella? Perché entrarono in Gerusalemme. In questo tempo la città era un ricetto d’ogni immondizia, d’ogni ruberia nel commercio, d’ogni adulterio: le truppe romane vi avevano portato l’idolatria, il re Erode vi aveva portato tutti i suoi vizi e i suoi peccati contro natura: dalla città saliva la nuvola nera dei peccati, che oscurava l’etere spirituale.

Gerusalemme è la figura della chiesa terrena, che ha nome di vivere ed è morta, che ha nome di chiesa cristiana e di Cristo non ha nulla, perché ama se stessa, il lusso, il potere, il danaro, il vizio, la corruzione, la simonia, il culto pagano.

La chiesa di questo mondo non fa vedere il Cristo. Nessuno vuole il Cristo, ma ama la propria vita. Se qualcuno, alla chiesa mondana, porta la notizia che Gesù vive, tutti sono turbati. "Viva Erode, e muoia il Cristo!" - dice la chiesa mondanizzata. Ma pochi, poiché sono quelli che vogliono il Cristo, come i magi, che durante il cammino così lungo, cammino che dura tutta la vita, con grande gioia lodano e ringraziano l’Eterno. La stella si ferma sopra una casa: non ci si può sbagliare. Essi entrano: una stanza, un bimbo vicino a Maria, sua madre: un quadro divino. I magi sentono la presenza dell’Altissimo, capiscono: si gettano a terra ed adorano in silenzio. I magi adoranti ai piedi di un fanciullo: la scienza, la sapienza, l’intelligenza umana ai piedi di un bambino, anche se sanno, che è il Cristo. I magi mettono ai piedi la loro sapienza, ai piedi di Colui che è la Grande Sapienza. I magi aprono i loro tesori, offrono al fanciullo, oro, incenso, mirra. L’oro che si regala al Re, perché Cristo è il Re dei re; L’incenso che si dona ai sacerdoti, perché Cristo è il Gran Sacerdote dell’umanità e deve intercedere per noi, davanti al grande Iddio, Suo Padre; essi donano la mirra, con la quale si faceva il profumo più costoso, perché Cristo è il Profumo del mondo, in mezzo a questa terra gonfia di morti e di morte.

Alla sera i magi vanno a dormire, ma la notte, in sogno, ecco, una rivelazione, una voce di un angelo, che dice: "Non ritornate da Erode, perché cerca la vita del fanciullo; ma, subito, ritornate alle vostre contrade". Si svegliano e partono prestamente. Anche la notte stessa, Giuseppe fa un sogno, un angelo dice: "Giuseppe, svegliati, prendi il fanciullo e Maria, e fuggi in Egitto". Giuseppe ubbidisce: appena in tempo: come un tornado, arrivano i soldati di Erode, con l’ordine di uccidere tutti i bambini da due anni in giù, perché Erode è impazzito, grida: "Io sono il Re dei Giudei, e basta!"

E’ l’Eterno che guida ogni cosa, per il nostro bene, l’Eterno è l’Alfa e l’Omega. L’Eterno ha mandato Gesù, perché ha tanto amato tutta l’umanità, che ha donato il Suo Figlio Unico, sulla croce, affinché chiunque, tu, che ascolti, che apri il tuo cuore per ascoltare, non perisca nella morte spirituale, ma che hai la vita eterna.

Il Cristo dice nella Sua Parola. "Io sono la lucente Stella del mattino". La stella del mattino è l’astro più fulgido.

Un vecchio marinaio inglese, il cui nome era Calas, aspettava ogni sera, il sorgere della stelle del mattino. I ragazzi gli chiedevano, perché, ogni sera, aspettasse il sorgere della stella, e lui non si stancava di raccontare la sua storia: "E’ a Dio e quella stella che debbo la salvezza della mia vita e dell’anima mia. Molti anni fa, in una notte terribile, il vento ululava spaventosamente, sollevando alto il mare. Il nostro capitano era molto debole fisicamente, ma aveva un carattere di ferro. Egli gridò, in mezzo alla tempesta: "Calas, vedi quella stella lassù? Riconosci che è la stella del mattino?" "Sì, capitano". "Ebbene, Calas, se devo lasciare il timone, dirigi la nave nella direzione della stella, e vi salverete. Ma se la perdi di vista, andrete a sfracellarsi contro le rocce. E, poi, Calas, non dimenticare: c’è un altra Stella che tu devi avere, continuamente, avanti, se vuoi un giorno entrare nel porto desiderato!" Quando il capitano si sentì svenire, ci gridò ancora: "Non perdete di vista la stella, figliuoli", poi lo portarono in cabina, dove, lo seppi dopo, morì. Io volli stare al timone per poter ubbidire, fino alla morte, agli ordini del mio vecchio capitano. L’uragano aumentò di violenza, le lacrime mi velavano gli occhi, ma, nonostante tutto, continuai a fissare la stella. Dopo due ore tremende, giungemmo nel porto. Io scesi nella cabina del capitano: deposi un bacio su quel viso e lo copersi con le mie lacrime. Mi inginocchiai ai piedi di quel letto, e pregai l’Iddio mio di condurmi con la Sua mano, negli uragani della vita, come aveva fatto quella notte. La mia preghiera fu esaudita. Da quel giorno, Egli mi ha concesso di non perdere più la Stella che guida al cielo: Cristo, nostra Stella d’Amore.

Durante la notte dell’anima tua, quando intorno a te è tutto tenebre, alza gli occhi e vedrai la Stella lucente, Cristo. Durante i giorni gioiosi della tua anima, quando tutto canta, alza gli occhi al cielo e troverai la Stella del Mattino.

Seguila sempre, tieni saldamente il timone della tua vita, e guarda solo a Cristo, senza distrarre lo sguardo e senza addormentarti, altrimenti tu naufragherai.

Noi Lo amiamo, e Lui ci ama, Lui Stella di gloria. Quando non Lo vediamo, abbiamo fiducia: Lui è là, oltre le nubi oscure del nostro dolore. E’ il nostro Aiuto, il nostro Appoggio, la nostra Vita, la nostra Salvezza.

Noi vogliamo amare il Signore Gesù, il Cristo, il Capitano della Salvezza, la Stella dell’Amore Infinito.

A Lui diamo la nostra vita, fino alla morte. &

Luciano Crociani