Come
guardiamo?
(Roma 9-12-2003)
“Ma quanto a me, quasi inciampavano i miei piedi, e poco mancò che i miei passi sdrucciolassero. 3 Poiché portavo invidia ai vanagloriosi, vedendo la prosperità dei malvagi.… 10 Perciò la loro gente si volge da quella parte e beve copiosamente alle loro acque, 11 e dice: «Come è possibile che DIO sappia ogni cosa e che vi sia conoscenza nell'Altissimo?». 12 Ecco, costoro sono empi, eppure essi sono sempre tranquilli ed accrescono le loro ricchezze. 13 Invano dunque ho purificato il mio cuore e ho lavato le mie mani nell'innocenza. 14 Poiché sono colpito tutto il giorno e castigato ogni mattina. 15 Se avessi detto: «Parlerò anch'io cosí», ecco, avrei rinnegato la generazione dei tuoi figli. 16 Allora ho cercato di comprendere questo, ma la cosa mi è parsa molto difficile. 17 Finché sono entrato nel santuario di DIO e ho considerato la fine di costoro.… 21 Quando il mio cuore era inacerbito e mi sentivo trafitto internamente 22 io ero insensato e senza intendimento; davanti a te ero come una bestia. 23 Ma pure io sono sempre con te; tu mi hai preso per la mano destra. 24 Tu mi guiderai col tuo consiglio e poi mi porterai nella gloria. Chi ho io in cielo fuor di te? E sulla terra io non desidero altri che te”. Salmo 73:2
In questo passaggio della Scrittura vediamo
come il salmista passa dall’inferno al cielo, inizia che portava invidia agli
orgogliosi, che guardava gli empi, i superbi, gli uomini importanti e di
successo del suo tempo e li invidiava. Così può succedere anche a noi,
guardando personaggi famosi dello sport, della politica, del mondo dello
spettacolo; magari pensiamo che stanno bene, meglio di noi, hanno più di noi,
sono più ricchi, più osannati e può succedere che, come il salmista, li
invidiamo.
Egli dice fra sé: a cosa è servito aver
conservato le mie mani pure? Aver cercato di fare la volontà di Dio? A cosa mi
è servito seguire il Signore? E seguendo questi pensieri stava per prendere una
cattiva strada, infatti dice: “poco
mancò che i miei passi non sdrucciolassero”.
E’ chiaro che guardando con occhi materiali
vediamo l’apparenza delle cose, e questa ci mostra come i personaggi importanti
e di successo vivono in mezzo alle comodità, con tanti soldi, con tante cose
desiderabili.
I ricchi ci sono sempre stati e ci saranno
sempre, lo stesso vale per i poveri e anche per i figli di Dio che seguiranno
il Signore. Era lui che non riusciva a trovare la gioia del servizio a Dio,
dentro se stesso non trovava quelle motivazioni che gli avrebbero permesso di
sentirsi un vincitore. Si sentiva sconfitto, frustrato, quello che faceva non
valeva niente e quindi si sentiva inutile. Il salmista ha cercato di capire ciò
che stava succedendo nel suo cuore, dentro di lui perché capiva che il problema
era in lui. Diceva: “ho cercato di
comprendere questo, ma la cosa mi è parsa molto difficile”, ci ha provato
ma non riusciva a trovare nessuna spiegazione, nessuno sbocco per capire quello
che gli stava succedendo.
Le cose sono cambiate quando ha deciso di
cercare delle risposte “nel santuario di
Dio”, e ha cominciato a considerare “la
fine degli empi”.
Vogliamo analizzare alcuni aspetti che ci
possono portare a considerare le cose in maniera simile al salmista, in modo da
notare la differenza fra vederli dal punto di vista materiale o dal punto di
vista spirituale. Essi sono: i problemi
personali che viviamo dentro di noi, i nemici del Signore, il progresso
dell’opera di Dio, subire difficoltà e ingiustizia, le prove della fede.
Come
guardiamo i nemici del Signore e nostri?
... ci viene in mente l’episodio del gigante
Golia che aveva sfidato tutto il popolo d’Israele offendendolo assieme al loro
Dio; per tre giorni li ha sfidati dicendo “c’è qualcuno che vuole venire a
combattere con me?” Non si trovava nessuno così coraggioso da accettare la
sfida. Tutti i soldati dell’esercito d’Israele hanno avuto paura, un solo uomo
ha messo nel terrore un intero esercito. Ma ecco che entra in scena Davide, un
ragazzetto, che gli dice: “Tu vieni
a me con la spada, con la lancia e col giavellotto; ma io vengo a te nel nome
dell'Eterno degli eserciti, il DIO delle schiere d'Israele che tu hai
insultato. 46 Oggi stesso l'Eterno ti consegnerà nelle mie mani; e io ti
abbatterò, ti taglierò la testa e darò oggi stesso i cadaveri dell'esercito dei
Filistei agli uccelli del cielo e alle fiere della terra, affinché tutta la
terra sappia che c'è un Dio in Israele”. I samuele 17:45
E’ chiaro che il gigante era sempre lo
stesso, sia per Davide che per l’esercito d’Israele, quale era la differenza?
Nel modo di vederlo! Per tanti era un gigante imbattibile, per Davide, che
guardava Dio, era niente. Quindi la differenza non era nel problema, in quanto
uguale per tutti e due, ma nel modo di guardarlo, nel modo di vedere ed
affrontare il problema. Le parole dei versi 45 e 46, Davide, le ha pronunciate
prima che si realizzassero e gli eventi si sono susseguiti esattamente come
egli aveva detto. Ecco che cosa fa la fede nell’Eterno, questo è un modo di
affrontare i nemici del Signore, i nemici della Chiesa, e noi sappiamo chi
sono, gli avversari spirituali, del mondo delle tenebre, che cercano di
sconfiggere, di mettere paura al popolo di Dio.
Se li affrontiamo con le nostre forze vedremo
dei giganti, ma se incominciamo a guardare l’Eterno i giganti spariranno e
vedremo solo la forza dell’Eterno.
Come
guardiamo gli ostacoli per il progresso dell’Opera?
Il progresso dell’opera non è solo a livello
mondiale o nazionale o di chiesa, ma anche a livello personale, perché il
progresso dell’opera si può vedere anche nelle nostre famiglie, con i nostri
vicini, con i nostri parenti.
Furono mandati dodici uomini, come ci dice il
libro dei Numeri al capitolo 13, uno per ogni tribù, a esplorare il paese di
Canaan, che Dio gli aveva promesso e che loro dovevano conquistare. Così come
tutte le promesse che Dio fa ad ognuno di noi, sono qualche cosa che ci
appartiene ma che bisogna conquistare. Quegli uomini ritornarono dicendo: è un
bel paese, vi scorre il latte e il miele, vi sono tanti frutti, tante cose
meravigliose, MA, ci sono i giganti. Persone così alte,
forti, robuste, tanto che noi ci sentivamo delle locuste vicino a loro e
abitano in città fortificate.
Quindi il rapporto che fecero dieci delle
dodici spie fu che Canaan era un bel Paese. Dissero: è vero, Dio ci vuole dare
qualche cosa di bello, di meraviglioso ma ci sono i giganti; quindi non lo
possiamo conquistare. Due dei dodici esploratori, Giosuè e Caleb, vedevano le
cose in maniera diversa. Infatti loro dissero: “Se l'Eterno si compiace con noi, ci condurrà in questo paese e ce lo
darà, ‘un paese dove scorre latte e miele’. 9
Soltanto non ribellatevi all'Eterno e non abbiate paura del popolo del
paese, perché essi saranno nostro cibo; la loro difesa si è allontanata da loro
e l'Eterno è con noi; non abbiate paura di loro” Num. 14:8
Vedete la differenza? Avevano visto le
medesime cose, ma due di loro hanno detto: “Dio è con noi!” E’ questo che
faceva la differenza nell’affrontare i nemici, gli ostacoli. Fra la benedizione
di Dio e loro c’erano i giganti, un ostacolo! Fra le benedizioni e noi ci sono
gli ostacoli, i nostri giganti, come li affrontiamo? Sentendoci delle locuste
davanti a loro o li affrontiamo pensando e proclamando che Iddio è con noi? Qui
c’è la differenza, qui cambiano le cose, nel momento in cui noi prendiamo forza
nel Signore! Non nella nostra forza, la nostra forza è nel Signore e solo Lui
può cambiare le situazioni in maniera totale.
Come
guardiamo le difficoltà e le ingiustizie?
Sappiamo che Paolo e Sila erano stati
arrestati come è scritto in Atti 16:23, erano stati messi in una profonda
prigione e non avevano niente di cui gloriarsi. Questo poteva essere
considerato un fallimento, una cosa da rimproverarsi, invece stavano subendo
soltanto un’ingiustizia, perché non avevano fatto niente di male, la loro unica
colpa aver predicato l’Evangelo. Per questo erano stati buttati in prigione,
rinchiusi come dei delinquenti. Ma loro non si sono scoraggiati, non hanno
cominciato a piangere su loro stessi, a piangere sul fatto che Dio non aveva
evitato questa prigione, ma dice la Scrittura “che verso la mezzanotte, Paolo e Sila pregavano e cantavano lodi a Dio”.
Ecco che cosa significa riuscire ad andare oltre le circostanze. Non c’era,
effettivamente dal punto di vista materiale, nessuna ragione per la quale
potevano essere così sereni, così fiduciosi da pregare e cantare. In una
prigione oscura e umida, essi erano legati ai ceppi con delle catene, non si
potevano muovere, non avevano nessun elemento per poter essere tranquilli, MA c’era qualche cosa di meraviglioso
che andava al di là delle circostanze e questa era la consapevolezza che
stavano facendo la volontà di Dio. La certezza che il loro premio non era fatto
di cose visibili, ma di invisibili e loro avevano la certezza che ogni minuto
di sofferenza sarebbe stato tramutato in eternità di gloria, di gioia, di pace
col Signore. Per cui quei momenti, quelle ore, quelle giornate che dovevano
passare in una condizione di sofferenza e privazione non erano assolutamente da
paragonare alla gloria che avrebbero avuto. E questa certezza, questa
consapevolezza gli permetteva di guardare il problema con un altro punto di
vista. C’era un problema reale, un’ingiustizia immeritata per loro, ma che
vivevano diversamente come se fosse stata una benedizione.
Come
guardiamo e viviamo le prove della fede?
“Ed ecco sollevarsi in mare una tempesta cosí
violenta, che la barca era coperta dalle onde. Or egli dormiva. 25 E i suoi discepoli, accostatisi, lo
svegliarono dicendo: Signore salvaci, noi periamo!” Matt. 8:24 Per i discepoli la tempesta generava terrore, erano in una
barca, queste onde così forti che li sbattevano e toglievano la loro sicurezza.
Era strano, visto che molti di loro erano pescatori, quindi abituati a stare in
mezzo al mare, eppure vediamo che questa tempesta così forte, così violenta, dice
la Scrittura, gli ha messo terrore, gli ha messo paura. “Signore salvaci! Che noi periamo” fu il loro grido! Queste sono le
prove della fede. Noi a volte, durante le prove della nostra fede, durante i
passaggi della nostra vita, quasi ci dimentichiamo che Gesù è con noi, così
come hanno fatto i discepoli. Bastava un attimo che mentalmente si fermavano e
potevano dire: ma chi è con noi? C’è
l’Iddio creatore del cielo e della terra con noi! C’è Colui che ha fatto le
tempeste, c’è Colui che ha fatto i mari, Colui che ha fatto i venti, perché
dobbiamo temere? Bastava che avessero trovato un attimo di lucidità per
riflettere che con loro c’era l’Iddio Eterno. Eppure hanno temuto la tempesta!
Così siamo noi quando siamo nelle tempeste
della nostra vita, o nelle difficoltà, quando siamo sbattuti e la nostra fede
viene meno, scossa dalle circostanze sfavorevoli. Forse a volte resistiamo un
poco ma poi, se la tempesta non cessa subito, ci scoraggiamo. La tempesta è
così forte che ci mette terrore, da un momento all’altro crediamo di non
farcela più, di perire e ci dimentichiamo che Dio è con noi, e ci dimentichiamo
che con noi c’è Colui che ha creato i problemi, le difficoltà, ha creato noi
stessi, ha creato ogni cosa, Colui che in un attimo può rompere quella difficoltà,
può fermare quel problema.
D’altra parte è in questi momenti che si vede
se noi crediamo veramente nell’Iddio eccelso, solo così possiamo capire e
vedere dentro di noi se c’è fede in Dio. Se la nostra fede è in un Dio vivente o
in un idolo morto. Tanta gente dice: io credo che c’è una “mano divina”, ma
questa è un’espressione molto astratta, e nei momenti descritti prima questo
tipo di fede si sgretola completamente. Leggevo una meditazione sul passaggio
tra la difficoltà e la vittoria nelle cose di Dio, è proprio quel tempo in cui
noi non vediamo la soluzione, non vediamo la vittoria sul nostro problema però per fede combattiamo il buon
combattimento. Il buon combattimento di che cosa? Della fede! Significa credere
anche quando non vediamo le circostanze favorevoli ed è lì che si esercita la
fede. La fede è fiducia nelle promesse di Dio, non una cosa astratta. Se io
dico: io credo che domani volo! Non è scritto da nessuna parte, Dio non mi ha
promesso che devo volare. Ma il Signore ci ha promesso: “Io sarò con voi tutti i giorni della vostra vita.” C’è una promessa
concreta, fatta da chi? Dal Creatore del cielo e della terra! Dal nostro Iddio,
dal nostro Padre, dal nostro Signore. Allora noi dobbiamo credere che Dio ha
detto la verità, e Lui dice la verità, e dobbiamo creder che questa promessa
l’ha fatta ad ognuno di noi. E’ in questo modo che noi possiamo avere le nostre
vittorie.
C’è
una soluzione nella nostra mente?
Purtroppo però, come il salmista, a volte
vogliamo risolvere i problemi della nostra vita mentalmente e dopo averci
provato ci accorgiamo che non ci riusciamo, che quando siamo dentro il problema
il nostro cervello comincia a girare, girare, girare ma non trova soluzioni,
non ci sono soluzioni! Dove la troviamo la soluzione?
Il salmista dice: “16 Allora ho cercato di
comprendere questo, ma la cosa mi è parsa molto difficile. 17 Finché sono
entrato nel santuario di DIO … e poi mi porterai nella gloria “.
Perché non l’ha visto prima? Era così lontano
da Dio che non poteva sentirsi padrone delle ricchezze di Dio, ma solo quando
si trovava vicino a Dio si poteva sentire padrone delle ricchezze eterne.
Quand’è che noi possiamo sentire veramente che Dio è il nostro Dio? Quando
siamo in comunione con Lui, ma se siamo lontani da Dio, tutto quello che è di
Dio è Suo, non è nostro. E’ questa la differenza, è questo che ci fa entrare
nella vittoria, il fatto di sentire le ricchezze di Dio nostre ricchezze e solo
quando noi riusciamo a entrare in quest’ottica, ecco che possiamo trovare la
vittoria in ogni situazione. Quando siamo vicino a Dio le sue ricchezze
diventano nostre, la sua gloria, la sua pace. Ecco che Egli diventa un Padre,
un amico, il nostro Signore, il nostro Salvatore. Dove avviene tutto questo
processo?
Al Santuario dell’Eterno, nel luogo Santissimo, in comunione col
nostro Dio.
Non
siamo esenti da problemi, ma esentati dalla disperazione e dalla sconfitta!
Ognuno di noi può passare difficoltà, può
incontrare problemi, (a volte sono molto reali, così come lo era Golia, la
prigione, i giganti, così come era reale la tempesta). Gesù non ha detto che
saremo esenti da problemi, anzi il seguire Lui può aumentarli, noi siamo nel
mondo quindi possiamo subire i problemi del mondo, ma Lui è con noi, questa è
la promessa. Possiamo essere coinvolti in problemi materiali, fisici, sociali,
di famiglia, ma può cambiare il modo di vederli, il modo di affrontarli, di
viverli. Se noi guardiamo i problemi, ci sembreranno giganti; se guardiamo le
circostanze, ci sembreranno così dolorose, così tetre e ci scoraggeranno; ma se
alziamo lo sguardo verso il nostro Dio, ecco che la sua forza farà scomparire i
problemi, la sua forza ci darà quella serenità per affrontarli, per superarli,
quando è necessario per combatterli, altre volte per ignorarli, ma sicuramente
il nostro Dio è una certezza che ci dà la gioia di vincere ogni cosa negativa.
Questo non vuol dire che serviamo Dio perché
lui ci faccia superare i problemi, non è per questo. L’uomo che serve Dio per
le cose materiali, dice la Scrittura, è il più miserabile degli uomini (I Cor
15:19). Noi serviamo Dio per la beata speranza della vita eterna, ma il Signore
è così buono che ci fa anche vincere molte battaglie sulla terra.
Qual
è la chiave per vincere?
Per concludere, è importante che noi
impariamo a conoscere il luogo dove si vincono le battaglie: al santuario
dell’Eterno, vicino al Signore, faccia a faccia con lui, dove le cose
cambiano aspetto, dove il Signore ci può far vedere le circostanze della vita,
come si devono guardare, come si devono affrontare, ed è lì che possiamo
trovare le nostre vittorie.
Come il salmista, non vogliamo che i nostri
piedi scivolano portando invidia agli orgogliosi, pensando che il nostro
servire Dio non vale niente. Se abbiamo di questi problemi, se abbiamo delle
difficoltà che ci sembrano così grandi da superare,
è il momento giusto per
decidere di entrare nel santuario dell’Eterno
e aspettare le risposte di Dio.
Il Signore ci
benedica.
Carlo Galioto