Si può
parlare con Dio?
Nella
regione della Baviera si racconta una simpatica storiella.
In un
certo villaggio erano arrivati i funamboli per dare uno spettacolo serale.
Avevano già rizzato la loro impalcatura con una lunga fune, quando passò di là una
mamma col suo bambino. Allora il bambino le chiese: “Mamma, si può veramente correre su una
corda come quella?” Al che la
madre rispose: “Si può se si è capaci! Io però non so
farlo!”
Questa
è la prima cosa che vi dirò sul nostro tema:
1. Si può parlare con Dio solo se si è capaci
Certo
che si può parlargli, Dio è là! Ma
molti di voi dovranno purtroppo ammettere di non saperlo fare.
Però è possibile parlare con Lui.
Se
potete parlare col signor Rossi, perché allora non
potreste parlare col Dio vivente?
Lui è
qui.
… ma
sapete come parlargli?
Da
piccolo ho imparato un canto:
Dal
cielo lontano
Dove
cantano gli angeli
Dio
guarda al cuore umano...
Allora
pensavo: “Ma che
senso ha pregare, dal momento che non posso gridare
così forte da farmi udire da Dio che è così lontano nel cielo?”
Anche i russi si sono beffati di Dio quando hanno detto: “Abbiamo mandato lo Sputnik nel cosmo. Se
Dio esistesse avremmo dovuto incontrarlo”.
Questa è una realtà della quale molti non sanno
capacitarsi e perciò domandano: “Ma dov’è Dio? E’ lontano nel cielo? E’ alto?
A quale altezza? A cento chilometri, a mille chilometri da
qui?”
Vi risponderò
subito che l’espressione “lontano
nel cielo” non esiste nella Bibbia. Anzi, essa ci dice invece
qualcosa di molto diverso, dice che «Egli non è lontano da ciascuno di noi” .
In un
passo si esprime così: “Tu mi
circondi da tutte le parti” .
Solo il
mondo tridimensionale è alla portata dei nostri sensi. Ma
l’universo è più
grande.
Pur essendo
in un’altra
dimensione, Dio è talmente vicino a noi poterci toccare.
Quando
peccavate, Egli era lì presso di voi, e taceva.
Ci sono
persone di quaranta o cinquant’anni
che hanno peccato tutto la loro vita sotto i Suoi occhi, e Lui
tace.
Si può
parlare con Dio. Ma è come
camminare sulla fune: si può quando si sa farlo. Ecco perché la maggior parte
degli uomini deve dire: “Non
sono capace” .
Siate
sinceri, neanche voi sapete pregare.
Si può
parlare a Dio se si sa farlo.
Voi
non ne siete capaci.
La
caratteristica inquietante del nostro tempo è che si è perduta la capacità di
pregare e, di conseguenza, di credere.
Franz Werfel ha scritto un romanzo dal titolo: “Il cielo frodato” . Vi troviamo una frase
che mi seguirà finché avrò a che fare con gli uomini. Dice: “Il segno che distingue l’epoca moderna è il rimbambimento metafisico dell’uomo”.
Il termine
“metafisico” designa la realtà
eterne che, pur esistendo, si trovano nell’altra dimensione. “Rimbambimento metafisico” significa che l’uomo, attraverso la radio, la televisione,
chiacchiere, propaganda, ideologia, politica, eccetera, è talmente rimbambito
da non rendersi più conto che Dio esiste e che si può parlare con Lui.
Parlare
con Dio?
Certo che si potrebbe ...se non fossimo stati rimbambiti da un secolo di razionalismo.
Un sedicenne mi raccontò una tremenda esperienza vissuta quand’era sotto le armi nella seconda guerra mondiale.
La sua batteria aveva appena subito un bombardamento aereo.
Uscendo dal rifugio vide un uomo col ventre squarciato. Voleva aiutarlo, ma quello gli disse: “Non ne vale la pena, tanto devo morire. Però ho bisogno di qualcuno che preghi vicino a me. Ragazzo, vuoi pregare?”
Ma il ragazzo rispose: “Nella Gioventù hitleriana ho imparato a bestemmiare, non a pregare” , e corse dal capitano.
Il ragazzo tornò col capitano presso il soldato morente.
Il capitano s’inginocchiò davanti a lui e gli chiese: “Camerata, cosa desideri?”
“Capitano, devo morire. Preghi vicino a me!”
“Santo cielo!” esclamò il capitano, “Io non so pregare!”
Allora il capitano andò a chiamare il primo tenente. Alla fine erano tutti lì, questi uomini pieni di presunzione. Sapevano raccontare le barzellette più sconce, sapevano bestemmiare, ma nessuno di loro era capace di pregare. Non erano capaci di dire neppure un semplice “Padre nostro” .
Il ragazzo mi disse: “Io stavo lì e pensavo: Se un giorno uscirò vivo da questa sporca guerra, la prima cosa che farò sarà di andare in un posto qualsiasi dove potrò imparare a pregare. Non vorrei crepare così miseramente come quell’uomo” .
Ecco la situazione della nostra epoca.
Che si tratti del direttore generale o di un semplice operaio, il primo si crede troppo intelligente per pregare, l’altro non osa, perché è sotto il dominio dei (cosiddetti) liberi pensatori.
Non siamo più capaci di parlare con Dio.
Ciò che Franz Werfel saggiamente chiama “rimbambimento metafisico” è una catastrofe terribile.
Ecco perché ci sentiamo terribilmente impotenti quando avviene una calamità.
Durante i bombardamenti aerei mi sono trovato parecchie volte nei rifugi di Essen insieme con gente che era solita farneticare di vittoria finale, del meraviglioso Führer e della grande Germania, ma quando cadevano le bombe, piagnucolavano e tremavano. E noi cristiani abbiamo pregato e cantato inni per dar loro coraggio, perché non sapevano più pregare.
Quando l’uomo non sa pregare, è una vera catastrofe.
Recentemente
mi sono trovato di fronte a un uomo intelligente e colto che sorridendo mi ha
detto: “Ma signor pastore, la preghiera non serve per andare avanti!”
“Non dica bestialità!” ho replicato
energicamente.
“Perché?”
“Perché lei fa come quell’uomo
cui era stata amputata
una gamba e che diceva: «Sciare non serve a nulla», perché semplicemente non
poteva sciare” .
Si può certamente discutere delle varie tecniche sciistiche, ma non quelli cui sono state amputate le gambe, non vi pare?
Eppure noi facciamo così: non sappiamo pregare, ma diciamo che “pregare non serve a nulla” .
Quanto
più diventiamo miserabili, tanto più sputiamo sentenze.
Il mio
desiderio è di convincervi a raccogliervi stasera in voi stessi e dire: “Ma Dio, so che la cosa più elementare da
fare per un cristiano è pregare; ma non sono capace” .
Però non è soltanto un senso di
rabbia che mi prende per il rimbambimento del mio popolo, ma anche un senso di
tristezza. Mi sento turbato al pensiero che la Chiesa si comporta come se la
gente sapesse pregare.
E’ quanto capita anche nella vostra città.
A
Natale vanno in chiesa molte persone che altrimenti non vanno mai; per il culto
di Natale le chiese sono sempre affollate. E quando il pastore dice (ed è proprio
questo che mi colpisce): “Preghiamo” , tutti congiungono le
mani e abbassano il capo. Allora vorrei
mettermi a gridare: “Non
fate così! Neppure uno su dieci tra voi sa pregare; recitate
soltanto una commedia!”
Non ho
forse ragione?
Al matrimonio:
“Preghiamo” .
Ai funerali:
“Preghiamo” . E li
vedete col loro cappello in mano, illudendosi che pregare consista nel guardare
il fondo del cappello. E dopo il servizio si va a bere al ristorante.
Quando
ero ancora soldato, prima del 1915, un giorno ricevemmo
l’ordine di andare in chiesa.
Il sergente ci diede le istruzioni: “Entrerete in silenzio, toglierete l’elmetto, poi, stando in piedi,
conterete lentamente fino a dodici, dopo potrete sedervi” .
La gente
guardava i soldati e pensava: “Pregano
veramente con devozione!” Ma
noi stavamo soltanto contando fino a dodici.
Penso che
ai matrimoni e ai funerali, quando viene detto: “Preghiamo” , la gente non conti neppure fino
a dodici. E’ per questo
che mi prende una profonda tristezza, perché penso che
una volta si poteva dire: “Preghiamo” , e la gente pregava realmente, senza
fingere.
Il noto
esploratore dell’Africa
centrale David Livingstone è uno dei più grandi uomini che il mondo abbia mai conosciuto. Coraggioso, colto e
saggio, morì in questa maniera: si trovava in viaggio all’interno dell’Africa, accompagnato soltanto dai suoi
portatori indigeni. Una mattina questi piegarono le tende e misero in ordine i
bagagli, pronti per
Alla
fine il capo-colonna andò a guardare attraverso una fessura e lo scorse in
ginocchio.
Aspettarono
fino a mezzogiorno, poi decisero di piegare
Questo
grande uomo è andato alla casa del suo Signore mentre inginocchiato parlava con
Lui.
Eppure
il piccolo borghese tedesco, anziché dire tra le lacrime: “Non so più pregare” , dice: “Ma
pregare non serve a nulla”
.
Non ci
vergogniamo?
Livingstone
sapeva pregare. Morì in ginocchio.
Noi
moriamo in ospedale, accompagnati dalle iniezioni.
Se i
medici non ci drogassero, non arriveremmo a sopportare la morte.
Livingstone
non aveva bisogno di iniezioni. Parlava con Dio! E conversando con Lui entrò nell’eternità.
Cosa
accade nelle famiglie dove si prega?
Nella mia
casa paterna, eravamo otto figli e si faceva così: ci raccoglievamo tutti insieme
la mattina, prima della colazione. Si cantava un inno: “Brillante stella del mattino ...” oppure “Lode all’Altissimo...” . Poi si leggeva un brano dalla
Bibbia. Alla fine mio padre pregava.
Anche
quando non volevo più saperne di Dio, il pensiero che a casa pregavano mi
inseguiva. E quando da giovane ufficiale abbandonai tutto e finii sulla cattiva
strada, la preghiera dei genitori fu per me come una corda che mi tirava indietro.
Lo
praticate Voi il culto mattutino?
A voi
uomini, Dio un giorno chiederà conto delle anime dei vostri figli e delle
vostre mogli, se non avrete saputo presiedere debitamente alle vostre famiglie.
Come
ha inizio la giornata in casa vostra?
Cantate
un inno spirituale? Leggete un versetto della Bibbia? Pregate?
Cosa avviene se una mattina i vostri
bambini vi dicono: “Papà,
prega tu una volta con noi”?
Un distino signore di Essen m’invitò un giorno a casa sua.
Ci
sedemmo insieme con sua moglie, e lui mi disse: «Mi è capitato qualcosa di
strano. Mio figlio sedicenne è tornato dal vostro circolo giovanile e mi ha
chiesto: “Perché da noi non
si prega?” Allora gli ho detto:
“Oh, si tratta solo di formule. Dietro non c’è nulla” . Lui ha
replicato: “Papà, cosa ne pensi dello Spirito Santo?” , “Io non
ne penso proprio nulla”
, gli ho risposto. Allora mio figlio ha detto: “E’ proprio questo la disgrazia
della nostra famiglia. Noi abbiamo bisogno di un padre
che sappia chiedere lo Spirito Santo!” »
Questo
è il racconto di quell’uomo.
Allora
gli dissi: “Mi
dica, vuole che dia una lavata di capo a suo figlio perché s’è comportato un po’ sfacciatamente verso suo
padre?”
“No, no! “replicò. “Ma penso questo: se il ragazzo
avesse ragione allora mi troverei nella posizione
sbagliata!”
Al che io non potei far altro che aggiungere: “Lei si trova effettivamente nella
posizione sbagliata. Il ragazzo
ha ragione”
.
“Già” , disse lui, “questo
lo temo anch’io. Ma cosa
devo fare?”
Quell’uomo aveva ad
un tratto compreso di aver trascurato la più grande responsabilità di
capofamiglia. Non basta comprare i vestiti ai figli e dar loro da mangiare.
Voi
padri avente una responsabilità maggiore. Sapete pregare?
Per
illustrarvi il mio pensiero mi servirò di una leggenda che circola tra i
marinai.
Sui
sette mari si aggirerebbe una vascello fantasma
completamente abbandonato dall’equipaggio.
Nessuna tempesta è mai riuscita ad affondarlo. Può succedere che
un’altra nave avvisti improvvisamente
il vascello. Cosa farà? Cercherà contatto via radio, ma il vascello non risponde.
Ecco,
noi siamo come quel vascello fantasma. Dio cerca il contatto radio, ma il
vascello non risponde.
Dio ci
manda i Suoi messaggi attraverso lieti e tristi eventi della vita, soprattutto
attraverso
Una
volta che avevo parlato in chiesa di queste cose un
bambino chiese a sua madre: “Mamma,
perché quel signore sul pulpito grida tanto?”
Spero che
mi comprendiate bene, non voglio inveire contro nessuno, ma talvolta mi si
spezza il cuore per il dolore quando vedo dove è arrivato il nostro povero
popolo.
Intellettuali,
operai, uomini e donne, giovani e vecchi, tutte persone che non sanno più invocare
Dio, malgrado che Lui sia accanto a ciascuno di noi.
Molti si
dicono “cristiani” o “favorevoli
alla Chiesa” , ma non
sanno pregare.
Nel corso delle mie visite incontro sempre persone che mi
dicono: “Noi
siamo molto cristiani, signore pastore. Mia
madre conosce anche tizio o caio. L’ha conosciuto anche lei? Mia madre lo
conosceva molto bene” .
Allora io rispondo: “Lei è sulla via che va all’inferno, insieme con tizio
o caio, se non conoscete Gesù. La
domanda fondamentale è se lei sa invocare il Nome di
Gesù, se sa pregare!”
Per favore, ponetevi anche voi questa domanda: “Io so pregare?
Parlo con Dio?” E
rispondete.
Forse adesso direte: “Ora basta, pastore Busch! Dicci piuttosto come possiamo imparare a pregare” .
Bene
ve lo dirò.
2. Come imparo a pregare?
a) Il primo grido del neonato
Beh, come
s’impara a parlare?
Vi
ricordate forse come avete imparato a parlare? No che non potete ricordarvi.
Nemmeno io. Ma se volete imparare a pregare, allora dovete
innanzitutto imparare a emettere il primo vagito di un’autentica nuova vita proveniente da Dio. Vi
dirò subito in che cosa consiste.
Il
signore Gesù raccontò una volta un episodio.
Un
giorno due uomini si recarono in chiesa.
Il primo
era un uomo perbene con un’importante
posizione sociale. Andò subito davanti e disse: “Oh Dio, Ti ringrazio che sono una persona
tanto perbene” . Ma Dio si era già turato le orecchie. Quell’uomo avrebbe potuto pregare quanto voleva, Dio non
ascoltava più. Accade spesso.
L’altro invece era un “poco di buono” , oggi
lo chiameremmo un “pregiudicato” .
Forse
trafficava nel mercato nero, nel contrabbando e altre cose del genere. La
Bibbia lo chiama “pubblicano” . Quando entrò in chiesa, preso dalla
solennità del luogo sacro non osò nemmeno andare avanti,
restò vicino alla porta e pensò: “Io non sono degno di stare qua dentro. In
bettola mi trova a mio agio, ma non qui” . Stava per uscire,
quando si ricordò perché era entrato: aveva una grande nostalgia di Dio.
Noi
tutti abbiamo nostalgia di Dio. Venire alla casa del Padre!
E così
quell’uomo non
riuscì a uscire. Ma non riuscì neanche ad andare più avanti.
Si
rese conto dello stato della sua vita allora congiunse le mani e pronunziò solo
una piccola frase: “Oh
Dio, abbia pietà di me, sono un peccatore” .
La
Bibbia dice che le schiere celesti cominciarono a cantare di gioia. Un uomo era
tornato in vita.
Ecco il
primo grido di una vita nuova: “Ho
peccato” .
Quando
nacque il mio primogenito rimasi presso mia moglie. Fu un parto molto
difficile. Pensavo alle parole di Gesù: “La donna, quando partorisce, soffre” . Mi
sembrava quasi che la donna che amavo, a cui
sorreggevo la testa, non ce la facesse più. Ad un tratto udii una vocina, un
piccolo lamento: il bambino era nato! Una nuova vita! Non era affatto bello
quel lamento. Ma piangevo dalla commozione. Mi capite?
Era il
primo vagito di una vita nuova.
Ecco il
primo vagito di colui che nasce di nuovo, dell’uomo che si avvicina infine alla
luce della verità: “Ho
peccato. O Dio, abbi pietà di me, perché sono peccatore” .
Tutto il
vostro pregare non approderà a nulla se all’inizio non c’è questo primo vagito.
Non ho
mai visto un bambino che abbia cominciato la sua vita tenendo grandi discorsi;
all’inizio c’è sempre il primo
vagito.
Non c’è altra via per entrare nel Regno di Dio.
C’è già stato il primo vagito nella vostra
vita? No? Allora, per amor di Dio, rientrate in voi stessi!
Non
faccio il propagandista per una religione, amici, ma desidero soltanto che
almeno qualcuno fra voi non finisca sulla via dell’inferno. Non dovete far altro che emettere il grido
del neonato che nasce da Dio: “Ho peccato. O
Dio abbi pietà di me peccatore” .
Quando
il figliol prodigo, dopo aver custodito i porci, ritornò a casa, la prima cosa che
disse fu: “Padre, ho peccato contro il cielo e contro te” . Nel momento in cui direte queste parole, Gesù,
il Figlio di Dio, vi verrà incontro e vi dirà: “Amico Mio, Io sono morto per i tuoi
peccati, ho pagato il tuo debito” .
b) Solo un figlio di Dio sa e può veramente
pregare
Recentemente
ho incontrato un mio conoscente, padre di tre simpatici bambini, un maschietto
e due femminucce. Mentre mi veniva incontro ho visto
come i piccoli si rivolgevano al papà, tutti e tre contemporaneamente, e lui
faceva fatica a rispondere a ciascuno. Giunto alla loro altezza li ho salutati:
“Buongiorno
signor Tizio, salve ragazzi” . E cosa è successo? I bambini sono subito ammutoliti. Di
fronte ad uno sconosciuto tacciono. Ciò significa che i bambini sanno parlare e
si sentono a proprio agio soltanto col papà o con
Anche
noi possiamo pregare veramente soltanto a condizione di essere figli di Dio. Se
non sappiamo pregare è perché non siamo figli di Dio. Oh sì, religiosi lo
siamo, anche battezzati. Siamo “cristiani” , andiamo in chiesa. Diciamo
“Buongiorno” al pastore o al prete e non
parliamo male di loro, perché siamo persone perbene.
Un evangelista
ha definito “lepri
battezzate” questi cristiani. E
quando gli hanno chiesto che cosa intendesse dire, ha risposto:
“Se tu acchiappi una
lepre e la battezzi, subito dopo se ne scappa di nuovo
nei campi. Avviene la stessa cosa con tanti cosiddetti cristiani: appena
battezzati, tornano a vivere la vita del mondo” .
Amici,
così non si può pregare.
Solo
un figlio di Dio sa veramente pregare. E perciò solo un figlio di Dio può
essere veramente felice.
E’ dunque necessario diventare un figlio di
Dio, per natura infatti non lo siamo. Avrete forse una
verniciatura cristiana, ma non siete figli di Dio.
Figli
di uomini si diventa solo attraversa la nascita, e figli di Dio soltanto con la
nuova nascita. E’
necessario che diventiate figli di Dio, allora saprete anche pregare. Un figlio
di Dio non può più vivere senza preghiera, infatti
essa è come il respiro.
I miei
giovani scherzano spesso tra loro e si dicono l’un l’altro: “Non
dimenticarti di respirare!” riferendosi al respiro
dell’anima. Per
un figlio di Dio la preghiera è come il respiro.
E’ dunque imperativo che diventiate figli di
Dio!
Vi
dirò ora brevemente come si diventa un figlio di Dio.
E’ una cosa che può avvenire unicamente
tramite Gesù. Egli dice: “Io sono
Nella
spessa nebbia di questo mondo, Gesù viene verso di voi. Egli è l’uomo con le mani e i piedi forati dai
chiodi. Non vi siete mai curati di Lui. Vi sembrava sciocco andare da Lui.
Tuttavia Egli viene verso di voi.
Può darsi
che lo riconosciate: è quell’uomo
che viene dall’altra dimensione, il Figlio di Dio vivente, il
Salvatore.
Il
primo passo che devo fare per diventare un figlio di Dio è conoscere
Gesù.
Il
secondo passo consiste nell’avere una grande fiducia in Lui.
Solo
Gesù può regolare la mia vita spirituale, solo Lui mi può liberare dall’inquietudine, dalle colpe segrete, dai
peccati della mia gioventù.
Nell’Antico Testamento un uomo di Dio ha
affermato: “Il
Signore ha cura di me” .
E’ possibile acquistare talmente fiducia in
Gesù da sbarazzarsi del proprio modo di vita per mettere la propria esistenza
nelle Sue mani.
Questo
si chiama conversione.
A me
avvenne a diciotto anni. Mi staccai da un’esistenza senza Dio e diedi tutta la mia vita a Gesù. Nessuna
persona mi aiutò a fare questo. Né io posso aiutare voi.
E’ una cosa fra voi e Lui. Prendete coraggio
e ditegli: “Ti do
la mia via, Gesù; te l’affido per sempre” .
Nel
momento in cui farete questo diventerete figli di Dio.
Da me
vengono ogni tanto delle persone che mi spiegano come si può ottenere la
salvezza anche in altre maniere. Provate pure.
Io comunque
affermo che c’è una sola
porta per entrare nel Regno di Dio: Gesù Cristo, morto e risorto per
noi.
Fate
il passo verso di Lui, vi aspetta già da tempo.
Quando
sarete diventati figli di Dio, saprete anche pregare.
Allora
la vostra miseria avrà fine, gli potrete aprire il vostro cuore come un bambino
può farlo col proprio papà.
Ormai
sono pastore da molti anni e ho conosciuto tante persone. Sono giunto alla
convinzione che ogni uomo in fondo al cuore nasconde dei segreti che si
trascina sempre dietro. Ma quando divento un figlio di Dio, posso aprire il mio
cuore a Gesù. Posso parlare con Lui dei miei segreti più nascosti, della mia
incapacità di districarmi da una situazione complicata, dei peccati che mi
legano. Gli posso dire tutto quello che non confiderei mai a nessun altro.
Alla
conclusione di una colonia estiva per giovani un diciottenne diede questa
testimonianza: «Ero stato educato cristianamente, ma stavo per abbandonare
le mie pratiche religiose. Un giorno, prima di recarmi alla riunione di
studio biblico, pregai: “Signore Gesù, se Tu stasera non mi dici
personalmente una parola, abbandono tutto. Non posso andare avanti in questa grande
città se le mie convinzioni non sono chiare” ». «Quando tornai a casa, dopo lo studio biblico,
tutto era diventato chiaro. Dio aveva ascoltato la mia preghiera e mi aveva
parlato personalmente».
Quando
il ragazzo ci raccontò questo, mi colpì il fatto che lui, per essere liberato
dal dubbio e dalla disperazione, aveva invocato Gesù e ottenuto risposta.
Quanto
più si riceverà risposta se si chiamerà in qualità di figlio di Dio.
Mia madre
viveva a Hülben, presso Urach,
sull’altopiano
svevo.
Durante
la guerra una volta mi scrisse: «Stanotte mi sono svegliata alla tre e mi
sono messo a pensare ai miei figli sui campi di battaglia, ai miei nipoti, a
voi che vi trovate nei territori sottoposti ai bombardamenti, a
Che
bello quando si può dire: “Ho
gettato sul mio Salvatore le preoccupazioni, ho spento la luce e mi sono
tranquillamente addormentata” .
Solo
chi è diventato figlio di Dio può vivere così.
Mi ricordo che mia madre un giorno disse: “Ieri sera ero talmente stanca da non poter
più pregare. Allora ho detto soltanto: Buona notte, caro Salvatore” . Io pensai: “Ecco
come parlano i figli di Dio col loro Signore, in modo del tutto naturale” .
Il Signore
veglia veramente su Suoi figli.
In
ogni momento del giorno e della notte il mio Salvatore è vicino a me, e io son
Suo e posso contare pienamente su di Lui.
Mi
avete capito bene?
Non
saper pregare è una catastrofe colossale.
Vi auguro di emetter il primo vagito: “Ho peccato. O
Dio abbi pietà di me peccatore” .
Vi
auguro di non trovar pace fino a quando non sarete diventati figli di Dio.
Allora non dovrò più preoccuparmi per voi.
Wilhelm Busch
(dal libro: Gesù nostro destino, autore Wilhelm Busch
1897- 1966)
Tratto con permesso (e liberamente adattato) da «SOLI DEO GLORIA»