Meditazione del pastore Luca
Adamo
Ottobre 2003
La nostra
vita di comunione con il Signore è un cammino in costante
cambiamento.
Si comincia con la
nuova nascita, scoprendo il Signore e le Sue promesse, ma è solo
nel tempo che si apprezza davvero il carattere di Dio.
Io vedo questo
cammino nell'esperienza dell'apostolo Pietro.
A mio
parere, lui ha avuto tre incontri che hanno determinato la sua
esistenza.
Tre incontri che lo
hanno segnato profondamente.
Andiamo al fianco di
Pietro, e facciamo con lui gli incontri che lui ha
fatto...
Il primo incontro importante di Pietro
è quello tra lui e il Maestro.
Gesù lo chiama e
Pietro corre.
Lascia ogni cosa,
pur di servirLo.
Affronta le
situazioni a viso aperto e non ha timore di apparire al fianco del
Messia.
Un incontro
importante, fondamentale... proprio come noi quando incontriamo Gesù e lo
riceviamo come nostro Signore e Salvatore.
In quel momento, ci
sembra di toccare il Cielo con un dito, e forse lo tocchiamo
davvero...
Nulla ci sembra
impossibile e siamo pronti a qualsiasi cosa pur di portare avanti la
nostra fede.
Tutto ok, ma
a pensarci bene, questo incontro non ha cambiato Pietro poi così
tanto!
Certo, il
cambiamento interiore c'è stato ed è evidente in ogni credente, ma a
proposito del proprio carattere, della propria comprensione di Dio, no, il
primo incontro non ha cambiato Pietro di molto.
Già, perchè
nonostante vedesse l'umiltà di Gesù giorno e notte, si ritrovava spesso a
litigare con i compagni sul "chi fosse il più grande"!
Addirittura, una
sera, dopo che Gesù ebbe loro annunciato la Sua prossima morte, i
discepoli cominciarono a litigare tra loro per stabilire chi dovesse
essere l'eventuale degno successore... e Pietro era tra i più
loquaci!
Quando il
Maestro lasciò che gli altri si facessero lavare i piedi da Lui, Pietro
pensava: "Oh, costoro non hanno capito chi
sia Gesù... io sì che l'ho capito... no, non permetterò che Lui lavi i
piedi a me...". Doveva pensare qualcosa
del genere, perchè poi disse: "Tu non mi
laverai mai i piedi!"
Non aveva capito
invece che se Gesù non gli avesse lavato i piedi, Pietro non avrebbe
potuto avere parte alcuna con Lui.
E pure dopo
che Gesù gli disse questo, Pietro disse: "Allora non solo i piedi, ma tutto il corpo...".
Ancora un'altra
spavalderia. Ancora un'altra esagerazione.
Gesù lo
corresse ancora una volta: "Chi ha fatto il
bagno non ha bisogno che di lavarsi i piedi..."
Si, Pietro si
considerava uno dei "più forti".
Probabilmente, deve aver pensato (come noi, del resto,
abbiamo pensato almeno una volta) che Gesù doveva essere stato proprio
fortunato ad avere uno come lui nel suo team!
In fondo, non era
stato lui quello a camminare sull'acqua insieme al Messia?
Non era stato lui a
scendere dalla barca, mentre gli altri se ne rimanevano al sicuro a
bordo?
Certo, è andato giù,
ma era pur sempre la prima volta che camminava sull'acqua...!
Si, Pietro si
considerava uno dei migliori. E Gesù non l'ha mai condannato per questo,
perchè conosceva il buon cuore che il discepolo aveva.
Gesù ha solo
aspettato...
Dopo anni che
sentiva Gesù parlare d'amore, troviamo Pietro armato di spada nel
Getsemani... girava ancora armato!!
No, questo primo
incontro, decisamente, non aveva cambiato Pietro così profondamente nel
suo carattere.
E
probabilmente, non ha cambiato nemmeno me e te.
Il secondo incontro è quello che
Pietro fa con se stesso e le sue debolezze.
Quando Gesù avvisò
Pietro che l'avrebbe tradito, Pietro rispose, scandalizzato, che non
sarebbe mai potuta succedere una cosa simile!
Eppure, è bastato
che qualcuno gli chiedesse di Gesù, per farlo tradire.
La Scrittura
addirittura segna la nostra anima quando dice che Pietro "cominciò a maledire e a giurare di non conoscere
Gesù".
Subito dopo,
leggiamo, il gallo cantò.
E Pietro "pianse amaramente".
Il grande
Pietro, quello che aveva camminato sull'acqua, il Pietro che aveva chiesto
a Gesù di "far scendere fuoco dal cielo", il Pietro sicuro di se
e della sua fede, aveva incontrato se stesso.
Non è un
bell'incontro questo.
Qua, incontriamo la
nostra debolezza, la nostra incapacità e la nostra carnalità.
Ma è
questo un incontro necessario.
Senza questo
incontro, il credente rischia di pensare di "meritare" in qualche modo
l'aver incontrato Gesù Cristo.
Ma se abbiamo
incontrato Gesù è stato per grazia.
Un dono di Dio.
Tutto
qua.
Pietro pianse
amaramente, e sono sicuro che nel suo cuore si è sentito fallito e deluso
di se stesso.
Gesù gli aveva dato
tutta la fiducia, era andato alla morte a testa alta, non aveva rinnegato
i Suoi amici, e lui cosa faceva? Negava addirittura di
conoscerlo!
Pietro aveva
incontrato Pietro.
No, non è stato un
bell'incontro questo.
Ogni credente, prima
o poi, incontrerà se stesso, e non sarà un incontro esaltante come quando
si è incontrato Gesù la prima volta.
Vedere noi
stessi, vederlo realmente, mostra ai nostri occhi la nostra completa e
totale debolezza e incapacità finanche a onorare una promessa al
Signore.
Senza di Lui, non
saremmo in grado di fare proprio niente, e vederlo, seppure sia triste, è
necessario per la nostra crescita.
Mi piace dire che la
virtù migliore che è in noi, in fondo, non ha nulla a che vedere con
noi: è Gesù Cristo!
Il terzo incontro che Pietro fece fu
quello con Gesù dopo la risurrezione.
Pietro era tornato
al lavoro insieme agli altri.
Il suo stato
d'animo deve essere stato triste, perchè quando le donne si recarono al
sepolcro, un'angelo disse loro: "Andate a
dire ai Suoi discepoli e a Pietro...".
Perchè specificò
"...e a Pietro"?
Perchè Iddio
sapeva che Pietro, dopo aver rinnegato Gesù, non si considerava più degno
di essere ancora un Suo discepolo.
Ma Gesù non era
scandalizzato dalla debolezza di Pietro.
Gesù non è
scandalizzato dalle nostre debolezze.
Lui, credetemi, le
conosceva già prima...
Così, una mattina,
Gesù si presenta a Pietro.
Questo, a mio
parere, è uno degli incontri più commoventi dell'Evangelo.
Pietro Lo
riconosce.
Non salta di gioia,
seppur contento, non grida in modo eclatante.
Semplicemente, lo
raggiunge.
Dopo la pesca,
mentre facevano colazione, Gesù chiede a Pietro: "Simone di Giona, mi ami più di
costoro?".
Glielo chiede tre
volte.
Ma ora Pietro non
risponde come avrebbe risposto qualche anno prima.
Non si alza in
piedi dicendo con fierezza: "Io ti amo più
di costoro!".
No, non fa più
così.
Ora c'è un
Pietro cambiato. Un Pietro che, dopo aver incontrato se stesso e aver
"visto" le proprie debolezze, dopo aver visto il bisogno di Dio nella sua
vita, dice umilmente: "Signore, tu lo sai
che io ti amo".
Come a
dire: "Signore, pensavo di amarti più di
tutti gli altri, ma ho scoperto di essere fallace... tu che conosci me
meglio di quanto io stesso mi conosca, tu sai che io ti amo... non lo so
se ti amo più di tutti gli altri... ma lo sai che ti amo, anche se ti ho
rinnegato e non sono capace di dimostrarti il mio
amore..."
Ecco un uomo
pronto per servire Dio, ora!
Voglia il Signore
che tutti noi giungiamo a questa statura.
Il primo
incontro con Gesù è necessario.
Nulla potremmo senza
questo fondamentale incontro.
Ma abbiamo bisogno
del secondo incontro, quello con noi stessi, per "vedere" quanto bisogno
abbiamo di Gesù e che da soli non siamo in grado di fare
nulla.
E quando, dopo aver
visto le nostre debolezze e aver apprezzato il soccorso di Gesù,
capiamo l'amore che Lui ha per noi, allora faremo il nostro terzo incontro
con Gesù, e saremo davvero pronti per servire il Signore con efficacia e
per portare frutto alla Sua Gloria.
Paradossalmente,
dopo aver visto le proprie debolezze e aver chiesto aiuto per servirLo,
l'amore di Dio si manifesta davanti ai nostri occhi e noi ne diventiamo
più consapevoli.
Non è certo
il solo momento in cui ciò avviene, ma quando succede, il nostro carattere
viene segnato.
Ed è proprio in quel
momento, forse, che si comincia a comprendere davvero l'amore di
Dio verso di noi...
Il Signore ci
benedica.
Ministero "Vita Abbondante" -
Roma
Luca
Adamo
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