Che facciamo finito il problema?
(Roma gen-2003)

Luca

15:17 Allora, rientrato in sé, disse: "Quanti lavoratori salariati di mio padre hanno pane in abbondanza, io invece muoio di fame! 18 Mi leverò e andrò da mio padre, e gli dirò: Padre, ho peccato contro il cielo e davanti a te 19 non sono piú degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi lavoratori salariati 20 Egli dunque si levò e andò da suo padre. Ma mentre era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò. 21 E il figlio gli disse: "Padre, ho peccato contro il cielo e davanti a te e non sono piú degno di essere chiamato tuo figlio".

Un aspetto molto bello di questo racconto della Scrittura, è che il Figliol Prodigo non ha cambiato idea nel momento in cui ha visto che il Padre lo aveva perdonato e riabilitato, ma ha voluto chiedere perdono anche se già lo aveva ricevuto. Il suo problema poteva considerarlo risolto nel momento in cui aveva le braccia del padre al collo ma ha voluto mantenere la sua decisione!

Luca

17:12 E, come egli entrava in un certo villaggio, gli vennero incontro dieci uomini lebbrosi, i quali si fermarono a distanza, 13 e alzarono la voce, dicendo: «Maestro, Gesú, abbi pietà di noi». 14 Ed egli, vedutili, disse loro: «Andate a mostrarvi ai sacerdoti». E avvenne che, mentre se ne andavano, furono mondati. 15 E uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro glorificando Dio ad alta voce.16 E si gettò con la faccia a terra ai piedi di Gesú, ringraziandolo. Or questi era un Samaritano. 17 Gesú allora prese a dire: «Non sono stati guariti tutti e dieci? Dove sono gli altri nove? 18 Non si è trovato nessuno che sia ritornato per dare gloria a Dio, se non questo straniero?». 19 E disse a questi: «Alzati e va la tua fede a ti ha guarito».

Per nove lebbrosi, finito il problema, la cosa più importante da fare era di  soddisfare i propri desideri, buoni o malvagi che fossero, ma per uno di loro la cosa più importante era rimasta la riconoscenza verso Colui che lo aveva liberato da una condizione fisica e sociale così meschina. Per questo è stato premiato perché non solo ha ricevuto la salvezza del corpo ma anche quella dell’anima.

 

Atti

16:24 Questi, ricevuto un tale ordine, li gettò nella parte piú interna della prigione e fissò i loro piedi ai ceppi. 25 Verso la mezzanotte Paolo e Sila pregavano e cantavano inni a Dio; e i prigionieri li udivano. 26 Improvvisamente si fece un gran terremoto tanto che le fondamenta della prigione furono scosse: e in quell'istante tutte le porte si aprirono e le catene di tutti si sciolsero. 27 Il carceriere, destatosi e viste le porte della prigione spalancate, trasse fuori la spada e stava per uccidersi, pensando che i prigionieri fossero fuggiti. 28 Ma Paolo gridò ad alta voce: «Non farti alcun male, perché noi siamo tutti qui». 29 E, chiesto un lume, egli corse dentro, e tutto tremante si gettò ai piedi di Paolo e Sila; 30  poi li condusse fuori e disse: «Signori, cosa devo fare per essere salvato?». 31 Ed essi dissero: «Credi nel Signore Gesú Cristo, e sarai salvato tu e la casa tua».

Anche in questo episodio il carceriere poteva considerare il problema (i prigionieri liberi e fuggiti dopo il terremoto) risolto quando sceso nelle prigioni ha visto che erano ancora tutti presenti, ma non ha voluto lasciarsi scappare un’occasione così importante di conoscere “Chi” aveva provocato il terremoto e tutta quella tremenda liberazione. Per questo è stato molto premiato!

Matteo

18:25 E non avendo questi di che pagare, il suo padrone comandò che fosse venduto lui con sua moglie, i suoi figli e tutto quanto aveva, perché il debito fosse saldato. 26  Allora quel servo, gettandosi a terra gli si prostrò davanti dicendo: "Signore, abbi pazienza con me e ti pagherò tutto" 27  Mosso a compassione, il padrone di quel servo lo lasciò andare e gli condonò il debito. 28  Ma quel servo, uscito fuori, incontrò uno dei suoi conservi, che gli doveva cento denari; e, afferratolo per la gola, lo soffocava dicendo: "Pagami ciò che mi devi" 29  Allora il suo conservo, gettandosi ai suoi piedi, lo supplicava dicendo: "Abbi pazienza con me, e ti pagherò tutto" 30  Ma costui non volle, anzi andò e lo fece imprigionare, finché non avesse pagato il debito. 31  Ora gli altri servi, visto quanto era accaduto, ne furono grandemente rattristati e andarono a riferire al loro padrone tutto ciò che era accaduto. 32  Allora il suo padrone lo chiamò a sé e gli disse: "servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito, perché mi hai supplicato. 33  Non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, come io ho avuto pietà di te?" 34  E il suo padrone, adiratosi, lo consegnò agli aguzzini finché non avesse pagato tutto quanto gli doveva. 35  Cosí il mio Padre celeste farà pure a voi, se ciascuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello i suoi falli».

Qui al contrario vediamo cosa è successo al malvagio servitore che finito il suo problema è diventato più malvagio di prima, non essendo misericordioso verso gli altri della stessa misericordia che era stata usata a lui. Alla fine ha pagato per il debito e per la sua malvagità! C’è qualcuno che non ha ricevuto misericordia e perdono da Dio? Come ci comportiamo verso qualche fratello o sorella che involontariamente o no si comportano male con noi? Non useremo la stessa misericordia ricevuta? Stiamo attenti!

Giudici

3:7 Così i figli d'Israele fecero ciò che è male agli occhi dell'Eterno; dimenticarono l'Eterno, il loro DIO, e servirono i Baal e le Asceroth. 8 Perciò l'ira dell'Eterno si accese contro Israele, ed egli li diede nelle mani di Kushan-Rishathaim per otto anni. 9  Poi i figli d'Israele gridarono all'Eterno, e l'Eterno suscitò loro un liberatore Othniel, figlio di Kenaz, fratello minore di Caleb; ed egli li liberò. 10  Lo Spirito dell'Eterno fu sopra di lui, ed egli fu giudice d'Israele, uscì a combattere e l'Eterno gli diede nelle mani Kushan-Rishathaim re di Mesopotamia, e la sua mano fu potente contro Kushan-Rishathaim. 11  Il paese ebbe riposo per quarant'anni; poi Othniel, figlio di Kenaz, morì. 12 Ma i figli d'Israele ripresero a fare ciò che é male agli occhi dell'Eterno; allora l'Eterno rese forte Eglon, re di Moab, contro Israele, perché essi avevano fatto ciò che è male agli occhi dell'Eterno.

Uno dei più gravi torti del Popolo d’Israele nei confronti del Suo Dio era di non essere riconoscente delle grandi e meravigliose liberazioni ottenute e questo lo portava presto ad allontanarsi dall’Eterno con conseguenze nefaste per tutta la Nazione.