Come sono arrivato alla salvezza?
(Roma 14.1.2000)

Parlare di se stessi e affidare il risultato a uno strumento come Internet credo sia un'impresa ardua per tutti, specialmente per chi come me i computer è abituato a programmarli piuttosto che a scriverci sopra.

La difficoltà maggiore è quella di come ci si propone, di quanto si vuol veramente far trasparire dalla propria anima, di quanto si vuol scendere nei dettagli e dell'obiettivo che si vuol raggiungere. Io spero di riuscire a descrivere ciò che ero e ciò che sono, aprire la mia anima a tutto quello che può essere utile alla salvezza di chi legge, limitarmi a un conciso riepilogo che metta a fuoco la conversione e raggiungere quanti attraverso la mia testimonianza possono sentire il bisogno di seguire la Via sulla quale cammino.

L'incontro col Vangelo

La storia possiamo farla iniziare un giorno, a Buccheri (SR) nel lontano 1964, quando andai incontro a mio padre che ritornava da un periodo di due anni trascorso in Svizzera. Mi disse che si era convertito al Vangelo e che la sua vita era cambiata. Io, che avevo circa 10 anni, non sapevo di che cosa parlava! Qualche tempo dopo era sorta una piccola chiesa nel paese e a me toccava seguire mio padre. La cosa non mi dispiaceva più di tanto anche perché era una cosa nuova, cantici nuovi, modi di pregare diversi e molto entusiasmo in ciò che si faceva.
La scelta sbagliata

I problemi iniziarono quando intorno ai 16-17 anni andare in chiesa nel tardo pomeriggio significava perdere la possibilità di stare con gli amici e le amiche, soprattutto quando c'erano delle feste. Iniziarono i primi conflitti e mio padre dovette faticare non poco per cercare di tenermi in chiesa. Io presi una decisione che (col senno del poi) mi sarebbe costata molta sofferenza: compiuti i 18 anni non avrei più frequentato la chiesa. Purtroppo feci proprio così. All'inizio mi sembrava di aver fatto una grossa conquista, mi sentivo orgoglioso e superbo, sicuro nelle mie possibilità e nelle risorse che possedevo. Ma, passata questa prima fase di circa tre anni, mi accorsi che più il tempo passava e più aumentava il vuoto nella mia anima. Cercavo di godermi la vita come un qualsiasi giovane della mia età, di cogliere tutte le occasioni per divertirmi, di provare quanto di meglio (e di peggio) la società mi offriva col risultato che purtroppo non cambiava: mi sentivo un sacco senza fondo, vi mettevo dentro tante cose ma alla fine non c'era niente!

Il travaglio interiore

Mi chiedevo quale poteva essere la causa del vuoto interiore, ma non riuscivo a trovare una risposta esauriente. Eppure che cosa mi mancava? Vivevo in una sana famiglia dove erano validi i valori morali e sociali, avevo un fratello (più grande) e una sorella (più piccola) con i quali confrontarmi, i miei genitori si sforzavano di darci il meglio anche a costo di loro sacrifici per permetterci di studiare e di andare all'università, avevo una buona comitiva di amici ed amiche, avevo un amico del cuore, avevo la ragazza, guadagnavo i miei soldi giocando discretamente a pallone, avevo la stima dei conoscenti e dei concittadini, avevo la macchina, in molte cose ero un ragazzo al di sopra della media. Cosa mi mancava?

Mio fratello Tonino, a differenza di me, aveva continuato a frequentare la chiesa finché non fece la propria esperienza e vedevo che aveva trovato quella pace interiore che a me mancava. Lui cercava di indirizzarmi verso la soluzione dicendomi che avevo bisogno di incontrare Gesù Cristo nella mia vita come personale Salvatore, ma io nel mio orgoglio gli rispondevo che non avevo bisogno di Dio e che i problemi li risolvevo da me! (mi ero voluto convincere che di Dio avevano bisogno i vecchi, i deboli, i disgraziati).

In quella fase di travaglio interiore, un giorno, sfidai Dio dicendoGli che se esisteva veramente doveva rivelarsi nella mia vita. Egli non mi fece attendere troppo, infatti in tre circostanze ben precise mi dimostrò che solo Dio aveva potuto rispondermi. La mia situazione però non cambiò, non poteva più dire: Dio non esiste, in quanto mi aveva dimostrato il contrario, ma non era ancora il "mio" Dio. Mi sentivo come coloro che 2000 anni fa vedevano Gesù compiere potenti miracoli, però non credevano che era il Figlio di Dio finché non mi successe "l'incidente".

L'incidente

Era il 1° Maggio del 1977, stavo giocando una partita a calcio nel campionato di I° Categoria Siciliana, quando in uno scontro con un avversario mi feci veramente male. Avevo subito una torsione sulla gamba sinistra portante con la destra alzata per colpire. Non vi dico il dolore che provavo nella parte bassa di tibia e perone tanto che non riuscivo nemmeno a poggiare la gamba, dovevo tenerla sospesa con le mani. Quando mio padre seppe dell'incidente si inginocchiò e comincio a pregare per me. Fui portato al pronto soccorso dell'ospedale di Siracusa dove dall'espressione dei medici capii che non c'era da stare allegri e non riuscirono nemmeno ad incoraggiarmi. Dopo la visita fui condotto nel laboratorio per i raggi. Quei pochi minuti, disteso sulla barella aspettando che il tecnico preparasse il macchinario, cambiarono la mia vita.

Mi chiesi dove era tutta la mia superbia visto che per il dolore stavo piangendo come un bambino. Le parole che rispondevo a mio fratello "i miei problemi li risolvo da me" mi ritornarono in mente e mi risposi che non potevo risolvere un bel nulla. Era come se vedevo proiettato un film con i più grandi uomini della terra nella loro umanità, li vedevo come nudi, spogliati delle loro cariche ufficiali, vittime come me dei problemi della vita, degli incidenti, delle malattie, della morte! In quel momento (adesso so che fu lo Spirito Santo) fu smontato tutto il mio l'orgoglio e la fiducia che avevo nell'uomo.

Dal profondo dell'anima salì un grido e dissi: Gesù, abbi pietà di me, perdonami!


Il miracolo

Sentii immediatamente due rumori nitidi, (come quando si fanno scrocchiare le dita) nel punto dove avevo il dolore e dei brividi per tutto il corpo. Ebbi la sensazione che stava succedendo qualcosa, fui pervaso da un senso di benessere e istintivamente incominciai a far ruotare la caviglia sinistra. Incredibilmente non sentivo più dolore!

Le mie sensazioni furono confermate dai raggi che poco dopo mi furono fatte. Non c'era nessuna frattura! Il tecnico incredulo guardava e riguardava le lastre, sembrava non credere ai suoi occhi e le portò ai medici del pronto soccorso. Pure loro dissero meravigliati che non c'era niente e subito dopo uscii con i miei piedi (ero entrato in barella trenta minuti prima) dall'ospedale.

La nuova nascita

Avevo un senso di benessere e di pace interiore mai sentiti prima. Mi sembrava di essere sulla faccia della terra per la prima volta. Vedevo gli alberi, il cielo, la natura, tutto mi sembrava più bello. Mi sentivo di amare tutti. Stavo realizzando, senza che ne avessi coscienza, cosa significa nascere di nuovo, come descritto nel Vangelo secondo Giovanni al cap. 3:3 "Gesù gli rispose e disse: In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio. 4 Nicodemo gli disse: Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere? 5 Gesù rispose: In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio".

Per quindici giorni sono dovuto rimanere a letto per ché mi facevano male tutti i legamenti, i nervi e i muscoli attorno alla bassa tibia per capire la trazione che avevano subito. In questo tempo ho incominciato a leggere la Bibbia, che mio padre mi aveva regalato cinque anni prima, a frequentare la chiesa, a pregare e ho così scoperto che la meravigliosa esperienza, che stavo vivendo, era stata promessa duemila anni prima da Gesù.


La nuova vita

Dopo ventitré anni, ad oggi, posso dire con certezza che non mi sono mai pentito di aver fatto quella benedetta invocazione al Signore Gesù Cristo per chiederGli di perdonare i miei peccati e di riconciliarmi a Dio, per la grazia fattami attraverso il sangue versato sulla croce. Adesso è cambiato il mio rapporto con la vita, da ciò che mi circonda e che vivo (famiglia, lavoro, svaghi, impegni) non mi aspetto che mi diano pace (perché ce l'ho), che mi riempiono il vuoto interiore (non c'è più), ma li vivo come parte della mia esistenza su questa terra in attesa di incontrare i Signore e vivere con Lui per l'eternità. Non sono completamente esente da tutti i problemi sociali, morali e di salute che ci circondano ma li affronto con la certezza che il mio Padre celeste, se ne ho bisogno, si prende cura di me. Ho realizzato che sono io che ho bisogno di Lui e non viceversa, questo mi aiuta a vivere un rapporto equilibrato fra il Creatore e il creato.

A te, che hai letto questa testimonianza, ti esorto nel nome di Gesù ad inginocchiarti e chiedere a Dio di rivelarsi nella tua vita affinché anche tu possa trovare quella pace interiore che solo la comunione col Creatore può dare e soprattutto sperimentare la salvezza eterna dell'anima.
Dio ti benedica!

Carlo Galioto

 

Ringraziamenti:
- Ringrazio mio padre Giuseppe per la determinazione che ha avuto nel cercare di trasmettermi l'esperienza benedetta della salvezza.
- Ringrazio i pastori Giuseppe Guastella e Franco Criscione per la costanza che hanno avuta nel curare per tanti anni la piccola chiesa del mio paese e per avermi dato i primi elementi della fede.
- Ringrazio il pastore Luciano Crociani e sua moglie Lea per essere stati dei genitori nella mia adolescenza spirituale.
- Ringrazio mia moglie Pina che spesso si è sacrificata per non ostacolare la mia fede e i miei impegni spirituali.
- Ringrazio Dio per avermi perdonato, accolto nelle sue schiere, essere stato sempre pronto a rialzarmi quando sono scivolato o quando sono stato abbattuto.