S.P.: Scampato dal crollo delle Torri Gemelle l'11 settembre!
(New York 18.9.2001)

 

Sopravvissuto dell’81° piano del World Trade Center, Torre Due, New York

Una testimonianza della mano di protezione di Dio in mezzo alla tragedia

Martedì 11 Settembre 2001 iniziò come qualsiasi altro giorno per il diacono di una Chiesa, e soprintendente della Scuola Domenicale, S. P.

Si alzò presto, fece la doccia, pregò e andò via subito, diretto al lavoro. Il percorso fu senza incidenti, la corsa del treno pure. Eppure in questo giorno egli avrebbe visto la mano di Dio risparmiare la sua vita.

"Per qualche particolare ragione, quella mattina, durante la preghiera, diedi un pò più di me stesso al Signore "disse S., Pregai così: Signore, copri me e i miei cari con il tuo prezioso sangue. E sebbene lo dicessi e credessi in ciò, lo dissi più volte."

Quando S. arrivò alla Torre Due del World Trade Center prese l’ascensore fino al suo ufficio all’81° piano. "Io lavoro per la F. B.," egli spiegò, "Sono un assistente del vice presidente del dipartimento delle operazioni di prestito. La Società è ubicata tra il 79° e l’82° piano".

S. salutò D., una donna che era arrivata prima di lui. Dopo una breve conversazione egli si diresse verso la sua scrivania e mise in funzione la segreteria telefonica per ascoltare i messaggi.

"Mentre stavo lì in piedi ascoltando i messaggi, il mio sguardo fu attirato dall’edificio vicino, la Torre Uno del World Trade, e vidi del fuoco che cadeva giù. Questo tipo di edifici sono circondati interamente da vetro e stando in piedi si può vedere ogni cosa che voli alla stessa altezza, aeroplani e tutti gli altri grattacieli.

Appena S. vide come "palle di fuoco" che cadevano giù, la sua prima reazione fu di pensare al suo capo che lavorava in quell’edificio. Egli decise di provare a chiamarlo per vedere se stesse bene. "Avendo però composto il suo numero non ricevetti alcuna risposta. Così dissi a D.: Andiamo, andiamo, andiamo fuori".

D. e S. presero l’ascensore e scesero al 78° piano. Altre persone erano lì: il presidente della società, il responsabile CEO, il direttore delle Ricerche Umane e altri due uomini si unirono al gruppo dirigendosi giù fino all’atrio della Torre Due del World Trade Center.

Se essi fossero usciti dall’edificio, le loro vite sarebbero state risparmiate. Ma non fu ciò che accadde.

"Appena arrivati all’atrio la guardia di sicurezza ci fermò e disse: "Dove state andando"? S. cercò di spiegare ciò che aveva visto nella Torre Uno riguardo al fuoco. Per tranquillizzare S. la guardia aggiunse, "Oh, quello è stato solo un incidente. La Torre Due è al sicuro. Ritornate al vostro ufficio".

Quello si rivelò essere un consiglio fatale perché, a parte S., D. fu l’unica del gruppo a salvarsi.

"Mentre scherzavamo dissi a T., direttore delle ricerche umane: Questo è il momento giusto per traslocare questo edificio; non mi sembra per niente al sicuro". Così S. prese la via di ritorno al suo ufficio, ma prima disse a D. che, a motivo del programma della giornata, era meglio per lei andare a casa per riposare un pò.

T. andò all’82° piano, il presidente e il responsabile CEO si fermarono al 79° piano e S. all’81° piano. Nel momento in cui S. entrò nel suo ufficio il telefono stava squillando. "Era qualcuno da Chicago che chiamava per sapere se avessi visto il telegiornale, e risposi che andava tutto bene."

Ma non andò tutto bene, di lì a poco. S. stava ancora parlando al telefono, quando vide all’improvviso un aereo del volo 175 dell’United Air Lines che veniva diritto verso di lui.

"Tutto ciò che ebbi il tempo di vedere fu un grande aereo grigio con delle lettere rosse sull’ala e sulla coda che si dirigeva proprio verso di me", raccontò S., "ma ebbi la sensazione di vedere la scena al rallentatore. L’aereo era già a circa 100 metri ed io gridai: Signore, prendi tu il controllo, io non posso più salvarmi con le mie capacità".

S. si rannicchiò sotto la sua scrivania. "La mia Bibbia si trovava sopra la mia scrivania" spiegò S.. "Io so che, senza alcun dubbio, il Signore si stava prendendo cura di me ancora una volta lì dove mi trovavo". E mentre si rannicchiava in una posizione fetale sotto la sua scrivania, l’aereo investì un lato dell’edificio ed esplose.

Miracolosamente S. era incolume! Comunque egli poteva vedere un’ala dell’aeroplano in fiamme lungo il corridoio del suo reparto e sapeva che era necessario uscire dal suo ufficio velocemente; ma era intrappolato sotto i rottami e le macerie che stavano sulle sue spalle.

"Signore, prendi tu il controllo, questo ora è un tuo problema", egli reclamò pregando. "Io non so da dove mi venne questa forza; il mio buon Signore mi diede così tanta forza e potenza nel mio corpo che fui in grado di scrollarmi da dosso di ogni cosa. Mi sentii come se fossi l’uomo più forte del mondo"!

In quel frangente S. stava chiedendo al Signore di risparmiare la sua vita. "Io sto piangendo e sto pregando; ho ancora tante cose da fare e voglio vedere la mia famiglia. Signore aiutami."

L’ufficio di S. sembrava un campo di battaglia: pareti abbattute, mucchi di macerie, l’arredamento scaraventato violentemente dappertutto, le fiamme che divampavano attorno a lui e c’erano rottami ovunque.

"Ogni cosa che io cercavo di scavalcare crollava sotto di me e mi sembrava di sprofondare, e nel frattempo mi tagliavo; addosso ero pieno di contusioni, ma rivolgendomi al Signore chiedevo: Devo andare a casa per coloro che io amo, devo farlo e tu devi aiutarmi".

Improvvisamente S. vide la luce di una torcia elettrica. Per un attimo rimase senza fiato e pensò: "Come potrebbe qualcuno portare una torcia elettrica in questo piano? Così cercai di darmi una risposta: Questo certamente è l’angelo che mi protegge! Il mio Signore lo sta mandando per salvarmi".

S. allora gridò: "Vedo la luce, vedo la luce"! Ma tentando di farsi strada attraverso le macerie si rese subito conto che non ci poteva essere una via d’uscita; tutte le uscite erano bloccate. "A questo punto cominciai a chiedermi in che modo il mio angelo protettore avrebbe potuto liberarmi. Infatti mi accorsi che c’era una parete tra me e la scala ed inoltre già avevo serie difficoltà nella respirazione e sentivo odore di zolfo o forse carburante che bruciava. Non mi restò altro da fare se non inginocchiarmi ancora una volta e pregai: Signore, tu devi aiutarmi; portami lontano da questo posto, aiutami a raggiungere la scala".

Ma fu allora che S. fece qualcosa di sorprendente. Mentre pregava sulle sue ginocchia, egli si sentì spinto a rivolgersi verso la parete come se ci fosse un uomo dietro e gridò: "C’è una cosa che desidero sapere, conosci tu Gesù"? Un uomo, realmente, rispose dicendo che andava in una chiesa ogni domenica. Poi essi pregarono insieme affinché fossero in grado di fare una breccia nella parete.

"Mi alzai e subito avvertii come se una grande forza fosse scesa su di me", disse S.. " Cominciai a tremare e a sentire dei brividi, e la pelle d’oca era su tutto il mio corpo, ed io parlai al muro: Tu non sei in grado di competere con me e neppure con il mio Signore"! Un momento dopo egli si fece strada attraverso il muro colpendolo con i pugni e, con l’aiuto dell’uomo dell’altro lato, riuscì finalmente ad uscire fuori attraverso un buco. "Quella persona mi strinse a sé abbracciandomi, mi diede un bacio e disse: Da oggi tu sarai mio fratello per tutta la vita".

Ma il pericolo non era passato. L’uomo dell’altro lato della parete, che si presentò con il nome di B., era un uomo anziano e insieme avrebbero dovuto scendere 81 piani a piedi con l’edificio in fiamme; e, a loro insaputa, con il pericolo di un crollo. "Lungo la discesa spesso inciampavamo e ad ogni piano ci fermavamo per vedere se ci fosse qualcuno; ma non trovammo alcuna persona, tranne un uomo colpito alla schiena e coperto di sangue".

S. chiese se gli era permesso di trasportare l’uomo fuori, ma una guardia di sicurezza rispose che avrebbe provveduto a mandare qualcuno su. Quando finalmente arrivarono giù nell’atrio, soltanto i pompieri erano lì. "Essi ci dicevano: Correte! Correte! Correte! E continuavano a dirci di correre fuori, ma non pensavano a loro stessi".

S. e B. adesso dovevano correre velocemente fuori dall’edificio, ma l’atrio era già circondato dal fuoco. E così, dopo essersi bagnati sotto il sistema automatico antincendio dell’edificio, tesero le mani in avanti e attraversarono le fiamme, mettendosi in salvo presso la Chiesa della Trinità, due isolati più in là. "Volli andare in chiesa a ringraziare Iddio" S. spiegò "E, appena oltrepassai il cancello della chiesa, l’edificio (World Trade Center, Torre Due) crollò".

Subito dopo S. e B. si allontanarono dall’area di pericolo. Prima di lasciarsi, S. diede a B. il suo biglietto da visita con la speranza di potersi incontrare in avvenire, e poi disse: "Se non ti dovessi mai più incontrare, ci vedremo in cielo".

Tutto pieno di ferite e insanguinato, con i vestiti stracciati e indossando una camicia presa in prestito, finalmente S. fu restituito qualche ora più tardi a sua moglie J. e alle sue due figlie, Ste di anni 8 e C. di anni 4. "Abbracciai mia moglie e le mie due bambine, e insieme piangemmo". Dopo aver ringraziato Iddio per aver risparmiato la sua vita, S. prese la ferma decisione che da quel momento in poi avrebbe fatto ogni cosa solo per la sua gloria. "Sono così rammaricato, ma ogni volta che mi sveglierò, io dirò: Signore, io non farò mai più nulla fino a quando non sarò sicuro di avere la tua guida".

"Per qualche divina ragione, io credo fermamente, al di là di ogni ombra di dubbio, che la potente mano del buon Dio fece deviare l’aereo rispetto al posto dove io mi trovavo", affermò S., " perché si schiantò a circa 60 metri da me. Non mi preoccupo se qualcuno potrebbe obiettare qualcosa, o di ciò che la gente potrebbe dire adesso o più in là, ma io so che fu proprio la mano del Signore a deviare quell’aereo. Il mio Signore Gesù è più grande del World Trade Center e il Suo dito può spostare anche un aereo"!