Pubblichiamo un documento ricevuto dall' Istituto Magistrale statale "Eleonora d'Arborea" di Cagliari
I docenti che sottoscrivono il presente documento esprimono viva preoccupazione
e forte dissenso per le linee di politica scolastica lungo le quali si sta
muovendo il Governo Berlusconi. Tali sentimenti non sono indotti soltanto
da valutazioni di merito, peraltro negative circa tutta una serie di aspetti,
in quanto sono prima di tutto determinati dal metodo fin qui seguito. Un metodo
che si è sostanziato in atti quali:
- il ricorso alla procedura della Legge Delega che, di fatto, preclude alle
forze politiche e sociali ogni reale possibilità di concorrere alla
riforma del sistema dell'istruzione, cui invece si mette mano attraverso lo
strumento dei Decreti Ministeriali;
- l'inserimento all'interno della Legge Finanziaria delle misure che modificano
l'esame di Stato, misure che attestano la logica fondamentalmente economicistica,
e non fondata su considerazioni di carattere pedagogico o didattico, con la
quale si è voluto cambiare la normativa ad anno scolastico già
iniziato.
Per quanto attiene il merito delle misure alle quali il Governo sta lavorando,
il dissenso investe tre grandi questioni.
1. La riforma della scuola.
L'impianto complessivamente messo a punto dal governo incontra la nostra contrarietà
per le sottoelencate ragioni:
a. risponde ad una logica anacronistica in quanto crea un sistema dell'istruzione
sostanzialmente dicotomico, imperniato sul doppio canale liceo/formazione
professionale. Senza contestare le ragioni di una valida alternativa professionale
per chi non intende seguire gli altri canali dell'istruzione, si ritiene che
la filosofia adottata dalla "Riforma Moratti" sui due punti della
canalizzazione precoce e del modello duale è di fatto in controtendenza
rispetto all'obiettivo di modificare in senso democratico il rapporto tra
l'estrazione sociale degli alunni e i risultati, in termini di qualità
e ampiezza, del processo formativo; tale impostazione, infatti, toglie alla
scuola quel connotato essenziale, e costituzionalmente riconosciutole, di
leva sociale finalizzata a garantire ad ogni individuo reali opportunità
di mobilità sociale;
b. produce un arretramento, in ordine alla importante questione dell'autonomia,
rispetto alle tendenze innescate negli ultimi anni e mortifica le aspettative
di quanti vedono nella promozione della capacità di autogoverno della
scuola un fattore in grado di valorizzare le professionalità operanti
al suo interno. Risulta chiara, in questo senso, l'adozione di misure quali
l'abolizione dell'organico funzionale o la sospensione dell'attivazione delle
strutture di supporto all'autonomia. Né si può ritenere che
lo spazio lasciato agli enti locali nella definizione dei curricoli compensi
adeguatamente questo arretramento sul terreno dell'autonomia, dal momento
che vi è il rischio che la quota del 20% possa essere riempita da iniziative
che, in quanto obbedienti a logiche esterne o a scelte estemporanee, non si
raccordano in modo coerentemente organico con la restante offerta curricolare;
c. è inaccettabile negli aspetti riguardanti le risorse finanziarie;
sotto questo profilo, infatti, il testo governativo da un lato non fornisce
sufficienti elementi di certezza, dal momento che si affida a previsioni di
entrata tutte da verificare e, dall'altro, prevede di recuperare tali risorse
attraverso i risparmi derivanti dal taglio degli organici.
2. La riforma degli organi collegiali.
Anche la riforma degli organi collegiali propone una serie di cambiamenti
tali da suscitare preoccupazione e dissenso riconducibili ai seguenti aspetti:
a. l'attribuzione ai consigli di classe di compiti solamente valutativi toglie
loro il ruolo di organi della programmazione e ne mortifica l'istanza collegiale,
giacché è difficile che la collegialità si realizzi alla
fine del percorso didattico se non è stata adeguatamente praticata
a monte;
b. l'eliminazione dagli stessi organi della componente genitori e, ove prevista,
di quella degli alunni toglie alla dialettica educativa un'importante occasione
di confronto e di riflessione "a più voci";
c. il diritto di riunione e di associazione per studenti e famiglie è
previsto in modo generico, dal momento che non costituisce un vincolo; vi
è pertanto da ritenere che se il coinvolgimento dei genitori già
ora è difficile, in futuro lo sarà ancora di più; appare
inoltre concreto il rischio che tale coinvolgimento obbedisca più ad
un logica di contrapposizione, piuttosto che ispirarsi ad un principio di
cooperazione tra le diverse componenti;
d. l'eliminazione della rappresentanza AIA dal Consiglio della scuola appare
mortificante nei confronti di una componente essenziale nel garantire la funzionalità
della scuola, dal momento che tale esclusione non pare adeguatamente compensata
dalla presenza, peraltro non elettiva, del direttore dei servizi generali
ed amministrativi
e. la fisionomia del Nucleo di valutazione non è definita con sufficiente
chiarezza per quanto attiene sia la formalizzazione dei criteri operativi,
sia la sua composizione, dal momento che si parla, genericamente, della presenza
di un "soggetto esterno alla scuola"; ciò che risulta chiaro
è, invece, che il collegio dei docenti viene di fatto espropriato di
ogni competenza in merito.
3. La modifica dell'esame di Stato.
Oltre alle obiezioni di metodo rilevate in precedenza, le modifiche riguardanti
l'esame di Stato risultano criticabili in quanto:
a. favoriscono l'assunzione da parte dei consigli di classe di atteggiamenti
di tipo autoreferenziale;
b. fanno venire meno un momento nel quale i docenti possono confrontare fra
loro le proprie scelte professionali, sia quelle relative ai contenuti, sia
quelle di carattere didattico;
e. favoriscono le scuole paritarie che vengono in tal modo messe al riparo
da ogni forma di controlio esterno;
d. prevedono, in prospettiva, che la terza prova scritta sia predisposta e
gestita dall'Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell'Istruzione,
e questa appare una novità dai connotati sostanzialmente ambigui in
quanto o serve a correggere la logica autoreferenziale dei consigli di classe,
ma in questo caso assume una valenza sproporzionata rispetto alle restanti
prove d'esame e allo stesso credito scolastico; oppure risponde ad una logica
meramente centralistica, ed in questo modo non può non configurarsi
come una sconfessione del principio dell'autonomia.
Per tutte queste ragioni, e perché convinti che un'autentica opera
di riforma della scuola o è condivisa o non è veramente tale,
i sottoscrittori del presente documento chiedono al Governo di ripensare contenuti,
tempi e modalità del percorso con cui si deve corrispondere alle aspettative
di cambiamento e modernizzazione del sistema scolastico, nel pieno e sostanziale
rispetto dei principi sanciti dalla Costituzione.