18 February, 2002

 

Il nostro impegno con la verità.
di Raffaele Ibba


Ci sono dei giorni in cui bisogna fare attenzione alla verità quando essa ci si presenta davanti, semplice, con tutto il suo aspetto dimesso ed oscuro.
La lettera di Poirot-Delpech che pubblichiamo può non essere condivisa, può essere criticata, può essere vista come un raro esempio di prosa oscura e strana, o magari la possiamo guardare come troppo francese, troppo legata all'idea che una nazione è solo la sua eredità culturale e la sua lingua. Tuttavia stiamo vigili e leggiamola con tutta l'attenzione che merita.
Questa lettera ci racconta la verità.
Facciamo attenzione perché la verità non viene mai da sola, ma si fa accompagnare bene, da persone che hanno preso il vizio di pensare fin da giovani e non riescono più a smettere.
Sull'ultimo numero delle Scienze Tullio Regge, fisico e scienziato, scrive:
"La Moratti ha deciso di calare la scure sulla scuola italiana: il latino scompare dal Liceo scientifico e la Matematica dal classico, il tutto nel sacro nome del risparmio, dell'economia e della razionalizzazione dei servizi. Non credo che la scuola sia un settore in cui convenga tirare i cordoni della borsa con tagli alle spese." Poi continua con una analisi del ruolo centrale del latino nella scienza moderna e nella cultura contemporanea, come della matematica nell'equilibrare la visione reazionaria e ottusa della cultura latina e dei suoi confini, propria di Gentile e vincente nella nostra scuola. Infine trae le conclusioni di quel che ha detto "L'informazione scientifica nel nostro paese è carente, e copre un vasto spettro che va dal terrorismo puro alle riviste di basso rango, fino a contributi più che dignitosi ma purtroppo occasionali, o in ambito più ristretto, di personalità di alto livello. Questa nostra assenza e la risultante disinformazione conduce a gravi scelte politiche e a programmazioni errate con gravi danni anche economici: si tratta di problemi che non si risolvono certamente con una operazione chirurgica affrettata. Mi auguro che i politici si rendano conto di quanto sta accadendo."
Mettiamo insieme questi due appelli accorati e cominciamo a distinguere.
A quanto pare non è solo in Italia che si propone di semplificare gli studi e di rendere sempre più facile ai giovani l'accesso ad un titolo di studio, un titolo qualsivoglia beninteso, da cani sapienti come dice Poirot-Delpech o da disinformati ed inconsapevoli possessori di conoscenze tecniche, come suggerisce la tristezza consapevole di Regge. Per avere una piccola conferma di quanta verità ci sia in queste osservazioni si pensi alla proposta di dare agli insegnanti una laurea triennale nella disciplina di insegnamento, integrata da un biennio di studi pedagogici e psicologici, attività queste ultime che sono notevolmente frammiste alla produzione di fumi ed oscuri oracoli, quelle cose generiche utilizzabili in qualsiasi circostanza.
Abbiamo un crescere di politiche tese alla diffusione dell'ignoranza, mascherata tuttavia da diffusione della conoscenza.
Attraverso questo meccanismo si allarga sempre più la frattura temporale e di costi, personali e finanziari, tra chi vuole davvero avere una cultura ben formata e chi si accontenta di quel poco che passa il convento. Già oggi un giovane se vuole avere una cultura superiore, come si dice con termine sprezzante, o meglio quella cultura che consenta di guardare dentro se stessi e dentro il proprio passato, cosa che non è superiore a niente ma è solo il minimo della nostra eredità di liberi esseri umani, allora quel giovane deve investire altri due anni e poi altri tre in specializzazioni e forse non gli basta neppure a raggiungere quello che i nostri padri ottenevano in meno tempo e con più efficienza.
Quel che dice Poirot-Delpech è semplicemente vero.
Coloro i quali hanno gustato il sapere non vogliono che esso sia a disposizione di tutti, ma in democrazia non lo possono semplicemente negare, come succedeva nel passato, ed allora provano a rifiutarlo con una serie di motivazioni apparentemente piene di benevolenza e di buon senso economico. I poveri ragazzi non possono essere tormentati con la fatica delle studio, bisogna rendere facile l'apprendimento, non devono conoscere cose che poi non gli servono a niente, devono avere solo strumenti culturali utili alla loro vita, lasciamoli nell'ignoranza e nell'attonito stupore della musica suonata a decibel rintronanti ed assordanti. Qualcuno riuscirà ad uscirne e per lui ci sarà sempre posto tra noi. Gli altri a lavorare ed obbedire. Poi la scuola a farla bene costa troppo e non possiamo spendere soldi per lei, che non produce niente se non illusioni e poi perché illudere con il latino e con Catullo qualcuno che poi dovrà lavorare tutta la vita ad immettere dati in un computer o a rispondere ad un telefono "buongiornosonogiulia - buonaserasonocarlo", risparmiamo e insegnamogli solo l'inglese (la lingua dei padroni) e l'informatica (lo strumento con cui i nostri padroni ci governano), così possono prendere ordini più facilmente ed essere contenti.
Non è vero che la verità è ricca e solenne.
La verità è povera, malvestita, maleducata e priva di cortesia.
La verità è che la democrazia è costosa per chi guadagna in un mese più di quanto tutti gli abitanti dell'Uganda guadagnano in un anno.
La verità è che la democrazia serve, anche ma sempre di più principalmente, a persone di vario genere e tipo per avere redditi e ruoli sociali che altrimenti non sarebbero mai riusciti ad avere oppure serve a impedire che i nostri redditi e ruoli sociali siano messi in discussione.
La verità è quella che dice Poirot-Delpech, questo produce violenza e regressione ed asservimento.
La verità è che contro tutto questo il nostro impegno con la verità è iniziare la nostra resistenza.



Appello alla disobbedienza

Di Bertrand Poirot-Delpech, dell'Accademie Française

Mio caro Paul,
sono tuo nonno. Non far trapelare quello è scritto qui di seguito. Non si sa mai: può essere che alcuni professori credano ancora alle consegne che ricevono dall'alto ed alle quali io sto per chiederti di disobbedire. Applicato agli ordini militari l'appello al tradimento vale in tempo di guerra il plotone d'esecuzione e la prigione in tutti gli altri casi.
Adesso occorre decidersi alla disobbedienza. La macchina chiamata Rue de Grenelle (dove ha la sede il ministero dell'educazione nazionale francese) che, da più di trent'anni, ogni anno pretende di adattare il nostro "sistema educativo" e rendere uguali le opportunità, questo mostro chiamato anche "armata rossa" o "mammuth" è diventato precisamente matto.
L'ultima direttiva in ordine di tempo: soprattutto non scocciare più i ragazzi con la memorizzazione, di quella delle coniugazioni in particolare. Contentarsi di indicare che le regole di "generazione" dei verbi variano. (Quanto più i pedagogisti vogliono riformare, tanto più si spiegano in modi complicati. L'oracolo del dio vuole molti fumi attorno a lui). "Far giocare con la scrittura", "Manipolare i complementi" ma soprattutto niente memoria. Queste cose caricherebbero inutilmente la vostra memoria, poveri cari.
Non ascoltare questa confusa oscenità. La memoria è un muscolo, non il ripostiglio degli sgomberi. Batti e ribatti sulle bizzarrie della grammatica perché esse entrino in testa, questo è il punto. Come da più di un secolo prima di noi, per il maggior profitto dell'ascesa e della coesione sociale. Di nascosto, con qualche compagno, recitate insieme Gli animali malati di peste, I versi del Cid. La memorizzazione non è un crimine. La sua condanna sommaria lo è. Grazie a lei la scuola costruita da Jules Ferry ha prodotto molto di più che dei cani sapienti bravi solo ad ottenere un diploma o solo dei borghesi nel cervello: ha fatto delle persone libere e felici.
Abbiamo la stessa follia criminale del ministero a proposito della scrittura. Rifiutatevi di riscrivere in gruppo Stendhal o Camus, Cominciate con il leggerli. La bellezza esiste, incontratela. Non è un trabocchetto da capitalisti. Quelli che lo affermano l'hanno gustata e hanno letto male Bourdieu. Sotto il pretesto di una modernità egalitaria, sono loro che trattengono e proteggono i privilegi dell'élite pretendendo di nascondersi e di privarvi della vostra eredità. La libertà e l'uguaglianza passano attraverso la conoscenza del meglio di ciò che i secoli hanno trasmesso.
La norma non è una convenzione retrograda ed antipopolare. I grandi testi non sono delle produzioni sospette, delle trappole della classe dominante semplificabili in una "lista delle merci". Attraverso la loro frequentazione ci si forma liberamente un'immaginazione, una capacità di ragionare ed una personalità. No e poi no, le vostre vite, le nostre vite non valgono necessariamente quelle di Julien Sorel o Frédéric Moreau. L'uomo nuovo che si affranca dalla sua eredità non esiste. La servitù lo attende. Per preferire Rousseau a Diderot occorre ancora averli letti. Il sentito dire partigiano prepara degli zombi docili. La festa fusionale che rimpiazza il testa a testa dei libri attraverso i secoli, il rave e il Loft contro il CDI; ecco i germi della regressione e della violenza, dell'asservimento.
Niente di libererà dal diventare te stesso, cioè dall'imparare come si sono comportati prima di te le persone più oneste e più dotate. La letteratura, la storia, la filosofia, niente è stato ancora inventato di più efficace per tenere testa ai reclutamenti, ai mercanti, ai fanatici. La fine della memorizzazione è la morte per ogni apprendimento della libertà. Le caste dirigenti l'hanno capito bene, loro che si guardano bene dal seguire i consigli per una pigra decomposizione che danno alle masse. Sotto l'apparenza di detronizzarli grazie all'ignoranza i nostri balordi imbroglioni garantiscono il mantenimento del loro regno.
Gli avvilimenti che subisce la lingua francese affliggono tutte le grandi lingue del mondo. Troppi vocabolari specialistici e di comunità si mischiano tra loro. Noi andiamo verso dei dialetti esplosi. Ma questa non è una ragione per aggiungersi al male liquidando la nostra eredità con delle prescrizioni demagogiche, incomprensibili, e in definitiva reazionarie.
Questo grido d'allarme non è quello di una istituzione nostalgica, chiusa nei suoi ammiratori e nelle sue antiche missioni. I veri progressisti sono i sostenitori della memoria e dei suoi tesori per tutti.
Entra in resistenza, ragazzo.