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[LA VOCE DEL PADRONE]
[ e non e' una casa discografica]

[dove si dimostra all'attonito lettore che:

1) lo sciopero e' fallito
2) se anche non e' fallito, comunque non vale
3) se anche valesse, e' come se non fosse mai avvenuto

]
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da
http://www.silvioberlusconi.it/

SONDAGGIO DATAMEDIA:
L'82% degli italiani non conosce il motivo dello sciopero generale di oggi.

Lo afferma l'istituto di sondaggi Datamedia che ha posto la domanda
"Lei sa cosa si intende quando si parla di Articolo 18?" ad un campione di
2 mila intervistati rappresentativi della popolazione maggiorenne residente
in Italia. L'82,8 di essi ha risposto di non sapere cos'è l'articolo 18,
mentre soltanto il 17,2% ha fornito la risposta esatta.

16/4/2002
[il problema è che non conosceva il 18 proprio chi ha eseguito il sondaggio]

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SONDAGGIO DATAMEDIA: Berlusconi al 66 per cento, Forza
Italia al 33.
L'indice di gradimento del Presidente del Consiglio è al 66%.
[e perchè non 666 ? ]

Lo ha riferito lo stesso Silvio Berlusconi ai componenti dell'Ufficio di
presidenza di Forza Italia, leggendo i dati di un sondaggio
commissionato da Datamedia. La Casa delle liberta', senza la
Lega, supera il 50% mentre con il Carroccio si attesterebbe al
56-57%. Forza Italia è al 33%, vale a dire come l'intero Ulivo
fermo al 32%.

10/4/2002

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BIONDI: la cinghia dei sindacati ha trasmesso poco

''Oggi non ero a Roma, ma ho avuto la sensazione che lo sciopero
generale sia stato ignorato dai cittadini che sono stufi di essere
strumentalizzati. Credo che l'eccessiva somministrazione di
manifestazioni piazzaiole determini l'abbassamento dell'utilita'
marginale che i sindacati si ripromettevano''.

Lo ha affermato il vicepresidente della Camera Alfredo Biondi,
che ha sottolineato:
''Lo sciopero politico non e' uno sciopero sindacale, cioe' fondato
sulla tutela del diritto di chi lavora nei confronti di chi fa lavorare,
e si e' dimostrato uno strumento maldestro di lotta politica. La
cinghia di trasmissione questa volta ha trasmesso poco e ha
dimostrato, al contrario, che 'tira tira, la corda si spezza'. Gli
incidenti di Torino gettano un'ombra inquietante anche sul piano,
non solo dell'ordine pubblico, ma su quello dell'ordine democratico
che dovrebbe essere qualcosa di piu'''.

16/4/2002

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[stesso sito stessa m....]
[ovvero San Silvio Crisostomo]

BERLUSCONI: otto su dieci non sapevano dello sciopero (17/4/2002)
"Due su dieci sapevano, otto su dieci partecipavano".

Lo ha affermato il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi,
che ha commentato lo sciopero dopo avere sottolineato che i
motivi della protesta erano politici piu' che tecnici.
"Ho visto ieri delle domande rivolte a chi ha partecipato allo
sciopero la percentuale di coloro che hanno saputo rispondere
in maniera propria alle domande era inferiore al 20%. Cioe' due
su dieci sapevano, otto su dieci partecipavano".

A Savino Pezzotta, segretario della Cisl, che invita il Governo a
tenere conto delle opinioni espresse dai lavoratori scesi in piazza,
il presidente del Consiglio replica:
"Un sindacato saggio deve tenere conto della necessita' di
ammodernare il Paese, di fare le riforme che non sono una
invenzione nostra ma una necessita' che ci viene ricordata dai
conti [ e dai baroni] e dall'Unione Europea. Mai avremmo potuto
immaginare che si sarebbe scatenata una guerra di religione
come invece e' stata poi combattuta anche nelle piazze dal
sindacato, perche' queste modifiche non toccano i diritti di nessun
lavoratore ma aprono solo spazi di speranza in piu' a chi un lavoro
non ce l'ha". [!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!]
Berlusconi, interpellato sui costi economici della protesta di ieri,
ha affermato: "Uno sciopero produce sempre un danno sull'economia
del Paese ed ho gia' detto a Parma dei sospetti che si devono avere
su questo sciopero".

Il motivo alla base dello sciopero, mi pare davvero che non fosse
proporzionale alla misura di lotta messa in campo. Credo non ci
sia nessuno piu' aperto a comprendere le ragioni delle altre parti
del sottoscritto. Ho sempre usato nei confronti dei competitori,
degli avversari politici, l'approccio di mettermi nei loro panni. Il
Governo ha invitato le parti sociali a rincontrarsi e si e' dichiarato
disponibile ad intervenire quando riterranno opportuno l'intervento
del Governo".

17/4/2002


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da
http://www.alleanzanazionale.it/portale/shownews.pl

FINI: "LO SCIOPERO SI FA UNA VOLTA SOLA, IL GOVERNO NON CEDERA"

dal Corriere della Sera del 17/04/2002
di Francesco Verderami

BRUXELLES - «Se qualcuno aveva pensato alla spallata rimarrà deluso».
Non cita mai Reagan e nemmeno la Thatcher, ma all'inizio del volo
che lo riporta da Bruxelles a Roma, offre il volto duro del governo,
lanciando un messaggio destinato a quanti hanno agito «in uno strano
rapporto di commistione tra sindacato e politica».
Non c'è il Cofferati sindacalista nel mirino di Fini, quanto la sua icona
di capo dell'opposizione politica, di quell'opposizione che celandosi
dietro lo sciopero generale «ha voluto assestarci un colpo nel momento
di massima difficoltà per l'andamento dell'economia internazionale».
.....
E ora che «il rito è stato consumato», le posizioni si sarebbero persino
ribaltate, «perché un governo che passa indenne da una manifestazione
come non se ne vedevano in Italia da vent'anni, è sicuramente un governo
più forte.
In occasioni del genere, in passato, gli esecutivi avevano dovuto far
retromarcia, o erano addirittura entrati in crisi».
Stavolta non accadrà, «la rotta tracciata con le riforme strutturali, e
la solidità della maggioranza, sono i due capisaldi del governo».
....
«Noi abbiamo vinto le elezioni sulla base di tre messaggi: la riduzione
delle tasse, una maggiore sicurezza del cittadino, il rilancio delle opere
pubbliche. E' chiaro che vorremo mantenere gli impegni, ed è chiaro che
l'opposizione lo teme».
[e' anche altrettanto chiaro che non ci riescono]
Ma dev'essere altrettanto chiaro, che «i tempi sono tempi di legislatura»:
è un modo anche per replicare alle critiche di Confindustria.
Chiusa la polemica politica, il vicepremier cambia registro per offrire
l'immagine dialogante di palazzo Chigi.
Siccome «lo sciopero generale è un'arma che si usa una volta sola, e
Cofferati sa di non poterne minacciare un altro fra un mese», ora «bisogna
tornare a dialogare», e l'esecutivo affronterà il tema della ripresa delle
trattative «nel prossimo Consiglio dei ministri. Senza retrocedere sull'articolo
18, vogliamo allargare lo spettro della discussione agli ammortizzatori sociali,
alla questione meridionale, al tema della democrazia economica».
E' agli interlocutori sociali che ora si rivolge Fini, e serve il dialogo «perché
nessun governo [tranne questo..]è così irresponsabile da voler fare le riforme
in un clima di scontro: il nostro obiettivo è avere una larga coesione, che non
vuol dire unanimità».
Ma stavolta palazzo Chigi dovrà dotarsi di una «cabina di regia».
[o meglio, di una gabina..]
Insiste su questo punto il leader di An, ed è come se ammettesse che in corso
d'opera l'esecutivo ha commesso degli errori, anche se lo nega, scaricando
le responsabilità sulla Cgil, «perché non abbiamo rifiutato il dialogo, abbiamo
detto no a un diktat».
....
Ecco un altro messaggio lanciato a Confindustria, che si unisce al messaggio
lanciato ai sindacati: «Nessuno intende dividerli, ma se la Cgil rimarrà
arroccata sulle proprie posizioni toccherà a Cisl e Uil stabilire cosa fare.
Su loro graverà la responsabilità maggiore: possono continuare a seguire
la Cgil, a fare da comparsa o da petali della corona di Cofferati, assecondare
il suo protagonismo politico, ma questo potrebbe intaccare la loro identità e
la loro autonomia».

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[stesso sito]

I toni e i contenuti con i quali la Fnsi e l'Usigrai intervengono nella
vicenda delle nomine Rai, parlando addirittura di nemici e arrivando
ad attaccare la satira di Forattini, confermano una volta di più come
ci si trovi di fronte ad organizzazioni di parte al servizio di uno
schieramento politico ben definito, e non, come dovrebbe essere,
ad istituzioni di rappresentanza e di tutela di interessi apolitici e
apartitici". Lo dichiara il sen. Michele Bonatesta [Bonatesta in che
senso?], membro della direzione nazionale di AN e componente
della commissione di Vigilanza sulla Rai. "Del resto le comprendiamo:
dopo aver fatto per decenni il bello e il cattivo tempo in Rai, dopo
essere state gli strumenti "tecnici" per garantire l'occupazione della
radiotelevisione pubblica da parte della sinistra e l'estromissione o
comunque la marginalizzazione di chi, non essendo di sinistra, non
aveva in tasca la loro tessera, -aggiunge Bonatesta- la Fnsi e l'Usigrai
temono che, finalmente, possa esserci la liberazione della Rai, l'avvento
del pluralismo e l'affermazione del principio che a contare non deve
essere l'appartenenza politica ma la capacità professionale, la
competenza e la consapevolezza della responsabilità di lavorare nel
servizio pubblico radiotelevisivo. Cioè -conclude l'esponente di AN- di
essere stipendiati dagli italiani che pagano il canone e che sono i veri
ed unici proprietari della Rai, che deve essere la tv di tutti e non solo
della Fnsi e dell'Usigrai".

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[quelli "più avanzati"]

da
http://www.destra.it/home_flash.htm

LO SCIOPERO DEGLI SCIOPERI
Cose folli prese qua e là dalla giornata più folle d'Europa

Corteo di Roma: molti manifestanti hanno in mano palloncini con la
scritta "articolo 18 chi tocca scoppia!"... lo stesso scoppio che ha
fatto Marco Biagi?

Corteo di Firenze: "la cultura è con i sidancati non con gli
imprenditori" ha dichiarato un certo Tabucchi... notoriamente i suoi
pallosissimi libri sono oggetto di discussione nella catena di
montaggio a Mirafiori e non nel salotto di Inge Feltrinelli e di altri
gradi editori del settore che fatturano migliaia di miliardi l'anno.

Corteo di Milano: Dario Fo (notissimo lavoratore ndr) ha dichiarato
che questo non è uno sciopero politico... è la battuta più divertente
da quando recitava Mistero Buffo.

16 Aprile 2002


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BERLUSCONI: LA TV SARA' DIVERSA,
NON COME QUELLA DELLA SINISTRA

''Il presidente del Consiglio, il governo e la maggioranza al servizio
pubblico chiedono obiettività. Io sono certo che questa Rai non si
produrrà in quegli attacchi alla maggioranza e al governo che la Rai
del centrosinistra ha sferrato''. Lo ha affermato il presidente del
Consiglio, Silvio Berlusconi, commentando le nuove nomine in Rai.

[dichiarazione su cui non abbiamo alcun dubbio]

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[dietilamide dell'acido lisergico...]

LO SCIOPERO DEI NONNI CONTRO I NIPOTI
Minoritaria l'adesione allo sciopero generale
di Fabrizio Penna

Quando è stato detto che lo sciopero politico generale indetto dalla
triplice era uno sciopero dei padri contro i figli c'è stata una levata
di scudi. Oggi un sondaggio pubblicato dal Corriere della sera
dimostra che non solo è così, ma si tratta di uno sciopero dei nonni
contro i nipoti. Secondo l'Istituto diretto da Mannheimer, nell'ambito
delle categorie chiamate dai sindacati a scioperare gli aderenti non
superano il 42 % e tra questi sono pienamente convinti soltanto il
26 %. Altro dato interessante, oltre al fatto che la posizione die
sindacati è fortemente minoritaria, è l'indagine sul target anagrafico
degli aderenti allo sciopero generale. Le adesioni maggiori si trovano
infatti nella fascia di età tra i 50 ed i 60 anni. Questi dati sono
un'ulteriore dimostrazione dell'anacronismo delle proposte politiche
di un sindacato che nel suo esercito di "pantere grigie" trova lo spunto
per la conservazione dello status quo ed il mantenimento di
quell'egemonia nel mondo dei servizi sociali (patronati, Caaf, immobiliari,
assicurazioni...) che è la struttura economica di un impero onnipresente.
Avanti nonni alla riscossa tanto, come diceva Keynes, nel lungo periodo
saremo tutti morti.

15 Aprile 2002

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UNA SCOMMESSA: NESSUN LICENZIATO SENZA ARTICOLO 18

"Mi sento di lanciare una sfida: non ci sarà mai un lavoratore che
verrà licenziato dopo la riforma sull'articolo 18": con queste parole
si apre l'intervista che Gianfranco Fini ha rilasciato a Fulvio Damiani
e che Stream News trasmettera' nel corso della puntata di 'Italia
Domanda' dal titolo "Dove va la Destra?".
"Il Governo - aggiunge il vicepresidente del Consiglio - deve avere una
politica pedagogica ed educatrice. Conta la filosofia del padre di
famiglia. Un esempio: ci saranno molte spese da affrontare per le
riforme e noi abbiamo molti buchi lasciati in eredità dal precedente
governo di sinistra, ma non per questo le tasse saranno aumentate.
Bisogna dare sicurezza al cittadino, sia pubblica che sociale. Chiunque
rimanga senza occupazione - conclude il leader di Alleanza Nazionale -
sarà preso per mano dal governo affinché possa essere reinserito".
Una provocazione, dunque. Ma non troppo. Fini aveva lanciato un'altra
scommessa: nessun mafioso sarebbe uscito con la nuova legge sulla
rogatorie. E così è stato. Sarà così anche stavolta? se Cofferati non è
daccordo, abbia il coraggio di accettare la sfida. E con lui anche i
settecentomila [diviso per tre col resto di due...] che erano in piazza il
23 marzo al Circo Massimo di Roma.

10 Aprile 2002

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http://www.destraprotagonista.it/Rubrica2.asp
16/04/02: sciopero generale
Il mondo del lavoro si ferma per otto ore contro le modifiche all'art. 18.
Ma di che stiamo parlando?
di massimiliano pandolfo

Lo sciopero proclamato per martedì 16 aprile 2002 è senza dubbio
uno dei più grandi avvenimenti di massa degli ultimi anni, organizzato
contro la modifica dell'art. 18 dello Statuto dei Lavoratori.
Ma che cosa riguarda l'art. 18? E soprattutto quali sono le modifiche
che andrebbero ad intaccare la sacralità di questo articolo?
Con tutta la pubblicità di questo evento oggi tutti sanno che l’art. 18,
peraltro sconosciuto fino a poco tempo fa, va contro i licenziamenti
cosiddetti 'facili'. Per onor di cronaca, l'articolo stabilisce che il
lavoratore licenziato ingiustamente può rivolgersi al giudice che ha
il potere di dichiarare inefficace o nullo il licenziamento, con obbligo
di riassunzione immediata.
Ma alla domanda di quali modifiche siano state proposte, il risultato
è quasi sconcertante. L'82% degli italiani ignora quali siano i reali
cambiamenti che dovrebbero essere apportati all'articolo,
semplificando il tutto con una sommaria risposta:' possibilità per i
datori di lavoro di licenziare senza giusta causa'.
Le modifiche proposte sono innanzitutto in via sperimentale, con una
durata massima di quattro anni ed interessano solamente un numero
limitato di lavoratori, ovvero coloro che si trovano nelle aziende senza
alcun tipo di tutela.Viene quindi ipotizzata l'assunzione a tempo
indeterminato dei lavoratori 'in nero' nelle aziende con più di 15
dipendenti e, in caso di licenziamento, un adeguato indennizzo invece
di una vertenza al giudice di lavoro, che non è assolutamente sinonimo
di vittoria ed assunzione presso l'azienda stessa. Tale proposta
produce come primo effetto una maggiore flessibilità del rapporto di lavoro,
atteso che tutti parlano di adeguamento all'Europa ma nessuno fa
niente per avvicinarsi, e secondo poi la possibilità, per i meritevoli, di
poter crescere professionalmente con passaggi in più aziende, cosa
resa difficile in un solo posto di lavoro.
Per comprendere ulteriormente quanto sia limitato il numero dei lavoratori
interessati da questa sperimentazione (rispetto a tutti quelli che vengono
impiegati non in regola) si deve anche fare una precisazione numerica:
il 95% delle aziende italiane sono piccole o piccolissime, ad ogni modo
con un numero di dipendenti inferiore a 15 e di conseguenza non
interessate da tale innovazione lavorativa. Inoltre è da sottolineare come
lo sviluppo di queste numerose aziende abbia fatto crescere il tasso di
occupazione del 2,5% nell'ultimo anno.
Cosa poi importante, e che pare sia sfuggita alla massa, è l'esclusione
da qualunque cambiamento per i dipendenti già inseriti nell'organico
lavorativo di società ed aziende (pubbliche o private che siano).
Alla luce di questa breve sintesi, ci si deve fermare a riflettere se
effettivamente il polverone sollevato dalla Sinistra sia da condividere, vista
anche la capacità dell'Opposizione a nascondere gli effettivi scopi e le
effettive modifiche mirate a stabilizzare il mondo del lavoro. Evidentemente
il popolo della Sinistra crede ancora nella frase riportata su tutti i murales
'reddito garantito', basato sul dolce far niente.
Certo è che, dopo il trampolino di lancio della manifestazione tenutasi a
Roma il 23 marzo 2002, Sergio Cofferati ha voluto ribadire la sua capacità
di portare nelle piazze italiane milioni di cittadini, anche grazie al placido
benestare degli altri Sindacati.
Oramai è nato un nuovo uomo politico che, grazie all'incapacità degli
attuali leaders, sarà sicuramente il trascinatore delle bandiere rosse dei
prossimi anni, mantenendo però, come sta dimostrando, la stessa linea
di condotta politica dei suoi predecessori: niente proposte, solo attacchi
al Governo.

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[dall'istituto Galileo Ferraris riceviamo e pubblichiamo]

da
http://www.lapadania.com/index6.htm

Cofferati inventa lo 'scioperometro' calcolando il consumo
dell'energia elettrica, ma diffonde dati non veri
La Cgil gioca con la corrente e prende la scossa
Roma
I consumi elettrici, uno dei principali indicatori dell'andamento delle
attività del Paese, diventano il metro di misura anche degli scioperi.
A trasformare la domanda elettrica nazionale in una sorta di
'scioperometro' è stato lo stesso segretario generale della Cgil,
Sergio Cofferati, che ha citato i dati sulla richiesta elettrica di ieri
mattina come indicatore della riuscita della manifestazione. Dati alla
mano, il Paese avrebbe, secondo il leader della Cgil, rallentato la
propria richiesta di elettricità, a dimostrazione del fatto che parte
dell'attività produttiva si è fermata. Ma la contrazione della domanda
elettrica registrata - secondo i tecnici - è stata «sostanziale ma non
enorme»: la richiesta di elettricità fino alle ore 13 è infatti calata di
poco meno del 20% con una domanda complessiva che si è attestata
intorno ai 342 miliardi di chilowattora. Un dato inferiore ai 424 miliardi
di chilowattora registrati alla stessa ora di martedì scorso (omogeneizzando
cioè la domanda) ma superiore di circa il 18% rispetto ai 291 miliardi
di chilowattora richiesti in media, alla stessa ora, in una giornata domenicale.
I dati - desunti dalle tabelle del sito del Gestore della Rete Nazionale di
Trasmissione (l'organo che gestisce in tempo reale i fluissi di domanda
e di offerta elettrica nel Paese) - mostravano, ad esempio, ieri alle ore 12
una domanda elettrica in 'previsione' pari a 30.800 mw contro i 39.900
registrati alla stessa ora di martedì scorso 9 aprile. Secondo le cifre
elaborate dalla Cgil la flessione della richiesta di elettricità sarebbe invece
maggiore, a conferma di quello che lo stesso Cofferati ha definito un vero
e proprio 'fermo' del Paese. La stessa organizzazione sindacale ha p
recisato infatti in una nota che 'i dati alle ore 11 parlano di un consumo
pari a 32 mila mw, cifra notevolmente inferiore ai circa 47 mila mw registrati
alla 'punta' di un normale giorno lavorativo e pari sostanzialmente al
consumo domenicale'. Aggiornando i dati alle ultime rilevazioni diffuse
dal sito del Grtn, alle 16,00 di ieri la domanda in “previsione” si è attestata
comunque intorno ai 31 mila mw contro un dato, riferito alla stessa ora di
una settimana fa, di 40.500 mw. Cifre, quelle fornite dal leader della Cgil
che derivano quindi da un calcolo dello stesso sindacato e che, pertanto non
possono assumere carattere ufficiale, soprattutto se si guarda ai dati resi
noti dal Gestore della Rete Nazionale di Trasmissione che non combaciano
con quelli nelle mani del cinese.

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Boso: Ulivo e Svp fermano la Regione Trentino,
salvando lo stipendio
Sinistra... soldi, bugie e beffe

Scioperare salvando “faccia” e stipendio? Si può. Lo ha dimostrato
il centrosinistra in Regione Trentino Alto Adige. Con abile colpo, infatti,
l'esponente dei Verdi si è recato in riunione dei capigruppo - dove si
stavano decidendo importanti punti di discussione per il prossimo
Consiglio regionale - con una proposta dal sapore quantomeno
'indecente': quella di proclamare in Regione l'astensione dal lavoro
dopo che, essendosi già presentati tutti, non c'era più pericolo di perdere
il conquibus. «Stavamo discutendo di importanti ordini del giorno, quali
le deleghe in provincia, la legge elettorale... - spiega irritato il capogruppo
della Lega Erminio Boso - ed è arrivata lei, l'esponente dei Verdi con
questa 'proposta'. E, grazie all'approvazione dei diessini e di Svp,
la seduta è stata annullata. È una vergogna - tuona Boso - il centrosinistra
ha fatto sciopero e non ci smena niente. Alla faccia degli operai di cui si
ergono rappresentanti che, invece, i soldi dello sciopero li perdono».
«Nessuno dice che scioperare non sia un diritto - continua l'esponente
leghista - ma farlo così è una vera e propria beffa. Sono questi i paladini
dei lavoratori? - conclude Boso - grandi proclami - cercando però il modo
di tenersi i soldi in tasca?». Al di là del vergognoso atteggiamento del
centrosinistra in Trentino Alto Adige, un'altra condanna arriva dalla
Regione Lombardia, dove il capogruppo del Carroccio, Davide Boni, ha
espresso tutta la solidarietà del gruppo della Lega ai lavoratori diventati
strumento di un manifesto programmatico intriso di falsità. «La violenza
che è stata espressa in diverse forme nelle manifestazioni legate allo
sciopero generale - si legge in una nota del gruppo - ha fatto emergere
il vero significato di questa protesta. Una protesta meramente politica che
ha costretto i lavoratori a rappresentare un numero privo di idee e di pensieri,
relegato nell'infelice ruolo di sostegno delle prerogative politiche di una
oligarchia di politicanti alla deriva che hanno fatto della fandonia un manifesto
programmatico. Oggi - ieri, ndr - si è celebrata 'l'umiliazione del lavoratore',
non più persona ma semplicemente ostaggio delle sinistre e dei sindacalisti
con aspirazioni politiche». «È triste dirlo - continua Boni - ma la realtà odierna
ha visto migliaia di lavoratori costretti a fare da scudo ai propositi di violenza.
Ecco noi esprimiamo solidarietà verso tutti quei lavoratori che, raggirati da una
tempesta di menzogne, sono stati umiliati». «Inoltre - conclude il capogruppo
della Lega in Regione Lombardia - voglio ringraziare e rivolgere un plauso a
tutti coloro che oggi - ieri, ndr - dovendo magari confrontarsi con le violenze
di picchettatori umilianti, si sono comunque recati nei luoghi di lavoro».

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Lunga diretta contro il silenzio stampa voluto
dal sindacato unico dei giornalisti.

Radio Padania: in onda l'Italia che ha lavorato
Telefonate e fax, oltre 700 testimonianze di ascoltatori
Chi ha detto che l'Italia intera si è fermata? A giudicare dalle
numerosissime testimonianze giunte ai microfoni aperti di Radio
Padania Libera si direbbe proprio che quanto affermato dai leader
della Triplice, Cofferati in primis, non sia, per così dire, un'istantanea'
della realtà. Nelle 11 ore di informazione non stop oraganizzata
dall'emittente - dalle 8.30 alle 19.30 di ieri - sono state, infatti,
quasi 800 le testimonianze di ascoltatori che hanno smentito i
dati 'virtuali' diffusi dai sindacati. «Telefonate, fax e mail - informa
un comunicato - sono arrivate in diretta da insegnanti, operai, studenti,
artigiani, autisti, edicolanti, docenti universitari, commercianti: da tutto
il Nord è stata praticamente univoca la voce di chi non solo stava
lavorando ma vedeva la propria città aperta e laboriosa quasi come al
solito. Da sottolineare poi che i microfoni dell'emittente non sono stati
aperti agli ascoltatori per tutte le 11 ore programmate. A telefonate,
fax e mail, infatti, si sono alternati gli interventi di tutti i ministri della
Lega, dal responsabile del Welfare, Roberto Maroni, al ministro per le
Riforme, Umberto Bossi, al guardasigilli, Roberto Castelli. Ma hanno
partecipato anche altri ministri della Casa delle Libertà e vari esponenti
della maggioranza di governo. «Pensiamo che anche grazie a questa
lunga diretta di Radio Padania Libera - prosegue la nota di Radio Padania
Libera - potrà essere sventata una colossale truffa tentata ai danni dei
cittadini. Mentre i leader sindacali parlavano infatti di 'Italia che si è
fermata' giungevano alla nostra Radio centinaia di testimonianze che
affermavano esattamente il contrario. Siamo convinti di aver fornito e di
continuare a fornire, visto il silenzio stampa voluto dal sindacato unico
dei giornalisti italiani, un'informazione preziosa, non solo agli ascoltatori
ma anche agli operatori dell'informazione che si sono potuti rendere conto
della realtà vera, non virtuale, vissuta dai lavoratori martedì 16 aprile».

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[boh!]

?!
notizie dall'altro mondo
contenuto a cura di Antonio Pudda
grafica Nino

spigolature in rete che mostrano le cose assai bizzarre e curiose che si possono trovare...

6

mercoledì 1 maggio anno di grazia 2002

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