31 May, 2002

Nel pavese anticipano la riforma Moratti, articolo su La Provicnia Pavese, ma le materne ed elementari hanno bisogno di un raddoppio del personale e di strutture adeguate...

Scuola, riforma
anticipata
ma senza maestri
PAVIA

r. rez.

PAVIA. Le scuole della provincia sperimenteranno la riforma. Una rivoluzione che consentirà di iscrivere a scuola i bambini di 2 anni e mezzo e 5 anni e mezzo.

PAVIA. E le scuole della provincia Pavia sperimenteranno, in anticipo, la riforma Moratti. Ad annunciarlo è il dirigente del Csa (Centro servizi amministrativi) Pietro Modini. Una vera e propria rivoluzione che permetterà ai genitori con figli che entro il 28 febbraio 2003 compiranno i due anni e mezzo e i cinque anni e mezzo, di poterli iscrivere rispettivamente alla materna e alla scuola elementare. «Il ministro - spiega Modini - ha scelto la Lombardia tra le regioni che potranno anticipare la riforma».
Un anticipo che sembra dunque inevitabile, anche se come afferma sempre l'ex provveditore si stanno attendendo i decreti attuativi. La sperimentazione della riforma però, per poter decollare, avrà bisogno di una dotazione maggiore di insegnanti. «Con l'anticipo - dice Modini - è incontrovertibile la dilatazione degli organici. Già adesso il numero di docenti previsti dalla direzione scolastica regionale sulla base dei tagli decisi dalla Finanziaria, sono insufficienti». Una dotazione, quella a cui il dirigente fa riferimento per le scuole materne ed elementari, che peraltro non teneva assolutamente conto della riforma Moratti.
«Tant'è - prosegue Modini - che abbiamo chiesto complessivamente la dotazione di ulteriori cento docenti necessari per far funzionare le scuole in provincia di pavia». Una domanda che il dirigente del Csa aveva sottoscritto (mai era successo nella storia della scuola pavese) insieme a quelle che notoriamente sono le controparti, ovvero i sindacati Cgil, Cisl-Scuola e Snals. Ora quella richiesta, fa notare sempre Modini, assume più forza. L'anticipo della riforma rimpinguerà gli organici delle scuole materne ed elementari? «Credo che la sperimentazione potrebbe essere positiva per la nostra provincia - prosegue Modini -. La ricaduta positiva di cui parlo è appunto la dilatazione degli organici. Comunque siamo in attesa, aspettiamo che esca il decreto ministeriale».
In via Taramelli ovviamente si spera che il decreto che attiverà il progetto-pilota esca in tempi rapidi. Già perchè, appena si darà avvio alla riforma, il Csa avrà poco tempo per varare la novità. Si stima infatti che a livello nazionale saranno 80 mila i bambini interessati all'anticipo, di questi qualche migliaio (se ne stimano ottomila) saranno pavesi. Ebbene per accogliere così tanti piccoli sarà necessario un doppio organico sia per le materne, che per le elementari. E se si pensa che entro il 31 luglio il ministro Letizia Moratti intende, come previsto nella sua circolare, ultimare tutte le operazioni, di tempo ce n'è davvero poco.
Ma non è tutto. Oltre ai doppi organici di docenti indispensabili per le doppie classi che si formeranno alle materne e alle elementari, saranno necessario anche strutture capaci di accogliere una popolazione così corposa di nuovi alunni. Per questo il Csa attende con impazienza di conoscere le novità, in modo da potersi preparare all'anticipo della riforma.

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In un articolo apparso su Il Messaggero veneto inizia quella che viene chiamata dal giornale stesso "una crociata contro la Moratti"..

Incontro in Provincia per respingere i tagli. «Qualche spiraglio forse c’è»
Crociata contro la riforma Moratti
«No alle classi con oltre 25 alunni»


Contro la riforma Moratti è cominciata una vera e propria crociata. A sostenerla non sono soltanto le organizzazioni sindacali del mondo della scuola e l’esercito di docenti e dirigenti scolastici, ma anche le pubbliche amministrazioni: le quattro Province del Friuli Venezia Giulia e la stessa Regione, solidale con le proteste che già da mesi tutt’Italia indirizza al Governo.
Una generale alzata di scudi contro la decisione di ridurre gli organici in servizio nelle scuole di ogni ordine e grado e di interrompere il finanziamento degli interventi di edilizia scolastica. Del problema si è tornati a discutere ieri, durante la conferenza convocata in Provincia «per denunciare pubblicamente - si leggeva nell’invito - la situazione di disagio e di difficoltà che si creerà nella scuola isontina con il prossimo anno scolastico». Microfono alla mano, è stato l’assessore all’istruzione, Luciano Migliorini, a illustrare al pubblico i punti di maggiore preoccupazione.
Riduzione degli organici. Ricordando come tale provvedimento si accompagni, anche nella nostra provincia, ad un contestuale aumento dell’utenza scolastica, l’assessore Migliorini ha così riassunto le conseguenze della manovra: «Per effetto delle riduzioni previste, le scuole materne non saranno in grado di soddisfare le richieste dell’utenza, con la triste comparsa delle liste d’attesa. Nelle scuole elementari risulterà talora impossibile garantire la prosecuzione delle esperienze a tempo pieno o prolungato, istituite su richiesta delle famiglie. Gli investimenti già effettuati dai Comuni saranno così vanificati. Nelle scuole medie inferiori e superiori, i progetti di offerta formativa saranno ridimensionati, le opportunità di continuità didattica ignorate e le scelte di indirizzo degli allievi trascurate. In generale - ha aggiunto l’assessore -, si registreranno situazioni di sovraffollamento delle aule, in contrasto con le norme di sicurezza. E’ infatti prevedibile la formazione di classi con più di 25 allievi per aula e questo renderà nulla la funzionalità degli ambienti e impossibile un’attività didattica adeguata e proficua. Tutto ciò - ha concluso Migliorini - favorirà uno spostamento dell’utenza verso la scuola privata». L’assessore ha sottolineato anche la significativa riduzione del personale di sostegno agli alunni portatori di handicap.
Tagli delle classi. Ecco, allora, quali saranno le conseguenze sul piano pratico. Per quel che riguarda le scuole materne, la riduzione degli organici impedirà la costituzione di una sezione a Romans d’Isonzo, Fogliano Redipuglia e San Canzian d’Isonzo. Quanto alle scuole elementari, non potranno essere istituite nuove sezioni di tempo lungo o potenziato nei due istituti comprensivi di Fogliano Redipuglia e Ronchi dei Legionari e nelle due Direzioni didattiche di via Codelli e via Zara, a Gorizia. Tra le scuole superiori, sarà penalizzato soprattutto il Polo liceale di Gorizia: due classi in meno al liceo scientifico Duca degli Abruzzi (una prima e una seconda a indirizzo linguistico) ed una in meno al liceo sociopedagogico linguistico Slataper (sempre la sezione linguistica).
Progetti annullati. Nel caso delle scuole materne, si tratta di due progetti elaborati a Gorizia a favore degli alunni extracomunitari e di un progetto elaborato a Monfalcone a sostegno del fenomeno del trasfertismo. Nelle scuole elementari, sono cinque i progetti in discussione, tutti attinenti al tema del trasfertismo. «Giova ricordare - ha commentato Migliorini - che tale fenomeno è imprescindibilmente associato allo sviluppo industriale del monfalconese e che ben il 10% della popolazione scolastica della Direzione didattica di via Codelli, a Gorizia, è rappresentato da alunni extracomunitari».
Edilizia scolastica. «La necessità di adeguare e migliorare le strutture - ha spiegato Migliorini - deriva dal rispetto delle norme di prevenzione e sicurezza, le stesse che hanno fissato come termine ultimo per gli interventi il 31 dicembre 2004. Per venire incontro a tale necessità, dal 1996 sono stati finanziati dallo Stato due successivi piani triennali per l’edilizia scolastica. Ma in Friuli Venezia Giulia risultano ancora inevase richieste per oltre 300 miliardi di lire. Il governo - ha concluso Migliorini - con la legge finanziaria del 2002 non ha previsto il rilancio di nessun nuovo piano triennale e ha interrotto i finanziamenti a favore dell’edilizia scolastica pubblica».
Uno spiraglio di speranza. «Una decina di giorni fa - ha dichiarato l’assessore - hanno cominciato a circolare delle voci, poi confermate dalla Direzione regionale scolastica e dalle organizzazioni sindacali, secondo le quali si dovrebbe ampliare la base dell’organico di diritto e quindi anche la possibilità di vedere attuati i progetti. La questione sarà oggetto, proprio oggi (ieri per chi legge, ndr), di un incontro organizzato dal dirigente Forte. Speriamo che sia la volta buona».
Luana de Francisco

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E sul Tempo on line un resoconto di una conferenza organizzata dai radicali e inneggiante al liberismo nella scuola...

Tutti i nodi dell’istruzione nel convegno «Il liberismo può attendere?» di DANIELE DEL MORO

UNA SCUOLA efficiente per il futuro della formazione, una università che possa attuare il principio di competizione e dare uno sviluppo concreto e di qualità alla cultura.
È l'idea sulla Pubblica Istruzione di Lorenzo Infantino, professore ordinario di Filosofia delle scienze sociali alla Luiss, intervenuto ieri al convegno dal titolo «Il liberismo può attendere?», promosso dai Radicali italiani all'Ufficio per l'Italia del Parlamento europeo. Al convegno, che ha registrato la partecipazione di studiosi internazionali, quali Enrico Colombatto, Francesco Giavazzi, Giuliano Cazzola, Raimondo Cubeddu, Jean Pierre Centi, Oscar Giannino e politici, tra cui Benedetto Della Vedova, Natale D'Amico e Marco Pannella, sono stati affrontati, oltre ai temi cardine della formazione - scuola, università e ricerca - questioni legate a lavoro, concertazione, fisco, privatizzazioni, fondazioni bancarie, pensioni e spesa pubblica. Una occasione per fare il punto sul primo anno di governo, sulle svolte liberali effettivamente perseguite dalla maggioranza, un dibattito che ha ribadito l'imprescindibile certezza di dover attuare il liberismo in tempi brevi se si vuole attuare il cambiamento e la realizzazione di una società aperta.
«Occorrono ancora segnali forti e decisivi - ha spiegato Infantino - Dobbiamo differenziarci dai tanti e sedicenti liberali, da quel conformismo che sembra essere un po’ generale. Il progetto della Thatcher, un esempio per energia e lucidità, era fortemente ispirato dalla cultura di Von Hayek. Nel settore della scuola, dunque, il liberismo può fare molto per realizzare, attraverso i principi di competizione - si pensi al buono-scuola o al credito d'imposta - quella libertà di scelta che è fondamentale per fornire una istruzione basata sulla qualità e sull'efficienza».
«Da questo punto di vista - prosegue Infantino - la riforma Moratti non attua ancora le necessarie linee competitive. Il sistema del doppio canale è sempre esistito; la differenza è che ora, costringendo gli studenti a scegliere a tredici anni, si rischia un ulteriore depauperamento e declassamento della scuola italiana».
Stesso discorso per quanto concerne l'università e la ricerca. Puntare su maggiori investimenti in questi settori significherebbe valorizzare l'offerta ed aumentare la possibilità delle alternative. Attraverso le linee guida del governo per la politica scientifica e tecnologica - avanzamento della conoscenza tramite sostegno ed internazionalizzazione della ricerca in chiave tecnologica e multisettoriale, potenziamento della ricerca industriale e delle infrastrutture di base - la maggioranza si è posta l'obiettivo di elevare i finanziamenti assegnati alla ricerca, dall'attuale 0,6 per cento del PIL all'1 per cento, con un aumento complessivo previsto, entro il prossimo quadriennio, intorno al 2 per cento. Bisogna creare, però, come è stato più volte ricordato durante il dibattito, un adeguato mercato dei docenti e ridurre quel corporativismo che blocca le riforme ed inficia i buoni propositi. Della Vedova, ideatore del convegno insieme a Colombatto, ordinario di Economia Politica all'Università di Torino, ha spiegato: «Checché ne dica Bertinotti, la politica liberista è la maggiore garanzia di giustizia sociale. I principi della libertà economica e della concorrenza possono aiutare quei milioni di italiani che non hanno il santo in paradiso, dando loro quella libertà di azione che ora viene impedita da burocrazia e partitocrazia». Insomma, «cultura e modelli del passato non bastano. Einaudi, Sturzo, si tratta sicuramente di una nobile, importante e condivisa eredità culturale, ma i problemi attuali sono diversi», ha dichiarato Raimondo Cubeddu, ordinario di filosofia politica all'Università di Pisa. «Se non si cambia mentalità - ha continuato Cubeddu - e non si razionalizza il sistema scolastico, addio efficienza. Troppe parti sociali si arrogano il diritto di sostituirsi chi governa». Liberismo, quindi, come applicazione del senso di responsabilità e traduzione delle buone intenzioni in buone leggi che possano essere garanzia di qualità, velocità dei servizi e libertà democratica.
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