Nel pavese anticipano la riforma Moratti, articolo su La Provicnia Pavese, ma le materne ed elementari hanno bisogno di un raddoppio del personale e di strutture adeguate...
Scuola, riforma
anticipata
ma senza maestri
PAVIA
r. rez.
PAVIA. Le scuole della provincia sperimenteranno la riforma. Una rivoluzione che consentirà di iscrivere a scuola i bambini di 2 anni e mezzo e 5 anni e mezzo.
PAVIA. E le scuole della provincia Pavia sperimenteranno, in anticipo, la
riforma Moratti. Ad annunciarlo è il dirigente del Csa (Centro servizi
amministrativi) Pietro Modini. Una vera e propria rivoluzione che permetterà
ai genitori con figli che entro il 28 febbraio 2003 compiranno i due anni
e mezzo e i cinque anni e mezzo, di poterli iscrivere rispettivamente alla
materna e alla scuola elementare. «Il ministro - spiega Modini - ha
scelto la Lombardia tra le regioni che potranno anticipare la riforma».
Un anticipo che sembra dunque inevitabile, anche se come afferma sempre l'ex
provveditore si stanno attendendo i decreti attuativi. La sperimentazione
della riforma però, per poter decollare, avrà bisogno di una
dotazione maggiore di insegnanti. «Con l'anticipo - dice Modini - è
incontrovertibile la dilatazione degli organici. Già adesso il numero
di docenti previsti dalla direzione scolastica regionale sulla base dei tagli
decisi dalla Finanziaria, sono insufficienti». Una dotazione, quella
a cui il dirigente fa riferimento per le scuole materne ed elementari, che
peraltro non teneva assolutamente conto della riforma Moratti.
«Tant'è - prosegue Modini - che abbiamo chiesto complessivamente
la dotazione di ulteriori cento docenti necessari per far funzionare le scuole
in provincia di pavia». Una domanda che il dirigente del Csa aveva sottoscritto
(mai era successo nella storia della scuola pavese) insieme a quelle che notoriamente
sono le controparti, ovvero i sindacati Cgil, Cisl-Scuola e Snals. Ora quella
richiesta, fa notare sempre Modini, assume più forza. L'anticipo della
riforma rimpinguerà gli organici delle scuole materne ed elementari?
«Credo che la sperimentazione potrebbe essere positiva per la nostra
provincia - prosegue Modini -. La ricaduta positiva di cui parlo è
appunto la dilatazione degli organici. Comunque siamo in attesa, aspettiamo
che esca il decreto ministeriale».
In via Taramelli ovviamente si spera che il decreto che attiverà il
progetto-pilota esca in tempi rapidi. Già perchè, appena si
darà avvio alla riforma, il Csa avrà poco tempo per varare la
novità. Si stima infatti che a livello nazionale saranno 80 mila i
bambini interessati all'anticipo, di questi qualche migliaio (se ne stimano
ottomila) saranno pavesi. Ebbene per accogliere così tanti piccoli
sarà necessario un doppio organico sia per le materne, che per le elementari.
E se si pensa che entro il 31 luglio il ministro Letizia Moratti intende,
come previsto nella sua circolare, ultimare tutte le operazioni, di tempo
ce n'è davvero poco.
Ma non è tutto. Oltre ai doppi organici di docenti indispensabili per
le doppie classi che si formeranno alle materne e alle elementari, saranno
necessario anche strutture capaci di accogliere una popolazione così
corposa di nuovi alunni. Per questo il Csa attende con impazienza di conoscere
le novità, in modo da potersi preparare all'anticipo della riforma.
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In un articolo apparso su Il Messaggero veneto inizia quella che viene chiamata dal giornale stesso "una crociata contro la Moratti"..
Incontro in Provincia per respingere i tagli. «Qualche spiraglio forse
cè»
Crociata contro la riforma Moratti
«No alle classi con oltre 25 alunni»
Contro la riforma Moratti è cominciata una vera e propria crociata.
A sostenerla non sono soltanto le organizzazioni sindacali del mondo della
scuola e lesercito di docenti e dirigenti scolastici, ma anche le pubbliche
amministrazioni: le quattro Province del Friuli Venezia Giulia e la stessa
Regione, solidale con le proteste che già da mesi tuttItalia
indirizza al Governo.
Una generale alzata di scudi contro la decisione di ridurre gli organici in
servizio nelle scuole di ogni ordine e grado e di interrompere il finanziamento
degli interventi di edilizia scolastica. Del problema si è tornati
a discutere ieri, durante la conferenza convocata in Provincia «per
denunciare pubblicamente - si leggeva nellinvito - la situazione di
disagio e di difficoltà che si creerà nella scuola isontina
con il prossimo anno scolastico». Microfono alla mano, è stato
lassessore allistruzione, Luciano Migliorini, a illustrare al
pubblico i punti di maggiore preoccupazione.
Riduzione degli organici. Ricordando come tale provvedimento si accompagni,
anche nella nostra provincia, ad un contestuale aumento dellutenza scolastica,
lassessore Migliorini ha così riassunto le conseguenze della
manovra: «Per effetto delle riduzioni previste, le scuole materne non
saranno in grado di soddisfare le richieste dellutenza, con la triste
comparsa delle liste dattesa. Nelle scuole elementari risulterà
talora impossibile garantire la prosecuzione delle esperienze a tempo pieno
o prolungato, istituite su richiesta delle famiglie. Gli investimenti già
effettuati dai Comuni saranno così vanificati. Nelle scuole medie inferiori
e superiori, i progetti di offerta formativa saranno ridimensionati, le opportunità
di continuità didattica ignorate e le scelte di indirizzo degli allievi
trascurate. In generale - ha aggiunto lassessore -, si registreranno
situazioni di sovraffollamento delle aule, in contrasto con le norme di sicurezza.
E infatti prevedibile la formazione di classi con più di 25 allievi
per aula e questo renderà nulla la funzionalità degli ambienti
e impossibile unattività didattica adeguata e proficua. Tutto
ciò - ha concluso Migliorini - favorirà uno spostamento dellutenza
verso la scuola privata». Lassessore ha sottolineato anche la
significativa riduzione del personale di sostegno agli alunni portatori di
handicap.
Tagli delle classi. Ecco, allora, quali saranno le conseguenze sul piano pratico.
Per quel che riguarda le scuole materne, la riduzione degli organici impedirà
la costituzione di una sezione a Romans dIsonzo, Fogliano Redipuglia
e San Canzian dIsonzo. Quanto alle scuole elementari, non potranno essere
istituite nuove sezioni di tempo lungo o potenziato nei due istituti comprensivi
di Fogliano Redipuglia e Ronchi dei Legionari e nelle due Direzioni didattiche
di via Codelli e via Zara, a Gorizia. Tra le scuole superiori, sarà
penalizzato soprattutto il Polo liceale di Gorizia: due classi in meno al
liceo scientifico Duca degli Abruzzi (una prima e una seconda a indirizzo
linguistico) ed una in meno al liceo sociopedagogico linguistico Slataper
(sempre la sezione linguistica).
Progetti annullati. Nel caso delle scuole materne, si tratta di due progetti
elaborati a Gorizia a favore degli alunni extracomunitari e di un progetto
elaborato a Monfalcone a sostegno del fenomeno del trasfertismo. Nelle scuole
elementari, sono cinque i progetti in discussione, tutti attinenti al tema
del trasfertismo. «Giova ricordare - ha commentato Migliorini - che
tale fenomeno è imprescindibilmente associato allo sviluppo industriale
del monfalconese e che ben il 10% della popolazione scolastica della Direzione
didattica di via Codelli, a Gorizia, è rappresentato da alunni extracomunitari».
Edilizia scolastica. «La necessità di adeguare e migliorare le
strutture - ha spiegato Migliorini - deriva dal rispetto delle norme di prevenzione
e sicurezza, le stesse che hanno fissato come termine ultimo per gli interventi
il 31 dicembre 2004. Per venire incontro a tale necessità, dal 1996
sono stati finanziati dallo Stato due successivi piani triennali per ledilizia
scolastica. Ma in Friuli Venezia Giulia risultano ancora inevase richieste
per oltre 300 miliardi di lire. Il governo - ha concluso Migliorini - con
la legge finanziaria del 2002 non ha previsto il rilancio di nessun nuovo
piano triennale e ha interrotto i finanziamenti a favore delledilizia
scolastica pubblica».
Uno spiraglio di speranza. «Una decina di giorni fa - ha dichiarato
lassessore - hanno cominciato a circolare delle voci, poi confermate
dalla Direzione regionale scolastica e dalle organizzazioni sindacali, secondo
le quali si dovrebbe ampliare la base dellorganico di diritto e quindi
anche la possibilità di vedere attuati i progetti. La questione sarà
oggetto, proprio oggi (ieri per chi legge, ndr), di un incontro organizzato
dal dirigente Forte. Speriamo che sia la volta buona».
Luana de Francisco
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E sul Tempo on line un resoconto di una conferenza organizzata dai radicali
e inneggiante al liberismo nella scuola...
Tutti i nodi dellistruzione nel convegno «Il liberismo può attendere?» di DANIELE DEL MORO
UNA SCUOLA efficiente per il futuro della formazione, una università
che possa attuare il principio di competizione e dare uno sviluppo concreto
e di qualità alla cultura.
È l'idea sulla Pubblica Istruzione di Lorenzo Infantino, professore
ordinario di Filosofia delle scienze sociali alla Luiss, intervenuto ieri
al convegno dal titolo «Il liberismo può attendere?», promosso
dai Radicali italiani all'Ufficio per l'Italia del Parlamento europeo. Al
convegno, che ha registrato la partecipazione di studiosi internazionali,
quali Enrico Colombatto, Francesco Giavazzi, Giuliano Cazzola, Raimondo Cubeddu,
Jean Pierre Centi, Oscar Giannino e politici, tra cui Benedetto Della Vedova,
Natale D'Amico e Marco Pannella, sono stati affrontati, oltre ai temi cardine
della formazione - scuola, università e ricerca - questioni legate
a lavoro, concertazione, fisco, privatizzazioni, fondazioni bancarie, pensioni
e spesa pubblica. Una occasione per fare il punto sul primo anno di governo,
sulle svolte liberali effettivamente perseguite dalla maggioranza, un dibattito
che ha ribadito l'imprescindibile certezza di dover attuare il liberismo in
tempi brevi se si vuole attuare il cambiamento e la realizzazione di una società
aperta.
«Occorrono ancora segnali forti e decisivi - ha spiegato Infantino -
Dobbiamo differenziarci dai tanti e sedicenti liberali, da quel conformismo
che sembra essere un po generale. Il progetto della Thatcher, un esempio
per energia e lucidità, era fortemente ispirato dalla cultura di Von
Hayek. Nel settore della scuola, dunque, il liberismo può fare molto
per realizzare, attraverso i principi di competizione - si pensi al buono-scuola
o al credito d'imposta - quella libertà di scelta che è fondamentale
per fornire una istruzione basata sulla qualità e sull'efficienza».
«Da questo punto di vista - prosegue Infantino - la riforma Moratti
non attua ancora le necessarie linee competitive. Il sistema del doppio canale
è sempre esistito; la differenza è che ora, costringendo gli
studenti a scegliere a tredici anni, si rischia un ulteriore depauperamento
e declassamento della scuola italiana».
Stesso discorso per quanto concerne l'università e la ricerca. Puntare
su maggiori investimenti in questi settori significherebbe valorizzare l'offerta
ed aumentare la possibilità delle alternative. Attraverso le linee
guida del governo per la politica scientifica e tecnologica - avanzamento
della conoscenza tramite sostegno ed internazionalizzazione della ricerca
in chiave tecnologica e multisettoriale, potenziamento della ricerca industriale
e delle infrastrutture di base - la maggioranza si è posta l'obiettivo
di elevare i finanziamenti assegnati alla ricerca, dall'attuale 0,6 per cento
del PIL all'1 per cento, con un aumento complessivo previsto, entro il prossimo
quadriennio, intorno al 2 per cento. Bisogna creare, però, come è
stato più volte ricordato durante il dibattito, un adeguato mercato
dei docenti e ridurre quel corporativismo che blocca le riforme ed inficia
i buoni propositi. Della Vedova, ideatore del convegno insieme a Colombatto,
ordinario di Economia Politica all'Università di Torino, ha spiegato:
«Checché ne dica Bertinotti, la politica liberista è la
maggiore garanzia di giustizia sociale. I principi della libertà economica
e della concorrenza possono aiutare quei milioni di italiani che non hanno
il santo in paradiso, dando loro quella libertà di azione che ora viene
impedita da burocrazia e partitocrazia». Insomma, «cultura e modelli
del passato non bastano. Einaudi, Sturzo, si tratta sicuramente di una nobile,
importante e condivisa eredità culturale, ma i problemi attuali sono
diversi», ha dichiarato Raimondo Cubeddu, ordinario di filosofia politica
all'Università di Pisa. «Se non si cambia mentalità -
ha continuato Cubeddu - e non si razionalizza il sistema scolastico, addio
efficienza. Troppe parti sociali si arrogano il diritto di sostituirsi chi
governa». Liberismo, quindi, come applicazione del senso di responsabilità
e traduzione delle buone intenzioni in buone leggi che possano essere garanzia
di qualità, velocità dei servizi e libertà democratica.
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