Iniziamo con una url, al seguente indirizzo:
http://w3.didaweb.net/sondaggi/risultati.php?sectID=1
trovate una inchiesta fatta da didaweb sulla riforma "Bertagna".
Risultati interessanti, anche se scontati,forse, per chi ci lavora dentro
da un po', ma fa capire gli umori. Per andarla a vedere basta cliccare sull'indirizzo
un po' mosterioso e criptico e arrivate alla pagina in questione.
Un articolo sul Tirreno mette in evidenza il problema dell'abbandono scolastico, problema da trattare comunque, e che la riforma "Moratti" potrebbe aggravare invece di risolvere:
giovedì 31 gennaio 2002 OBBLIGO FORMATIVO
Niente scuola? Diventa apprendista
Le alternative per i 102 quindicenni pisani che hanno scelto di non continuare
PISA. Si è da poco concluso il lavoro dell'Osservatorio scolastico
per la raccolta dei nominativi degli alunni che vanno verso il compimento
dei 15 anni e che hanno espresso la volontà di non continuare la scuola:
sono 102 ragazzi, ripartiti sulle quattro aree della provincia.
Per loro si pone la questione dell'obbligo formativo fino al compimento del
18º anno (legge 144 del 1999), così da poter ugualmente conseguire
un titolo professionale spendibile poi sul mercato del lavoro. Due sono le
strade possibili: frequentare le attività formative per il raggiungimento
della qualifica professionale; oppure iniziare il percorso di apprendistato.
La Provincia ha affrontato le tematiche dell'obbligo formativo nel corso di
un seminario promosso dagli assessorati alla formazione professionale e alla
cultura, oltre che dalla commissione provinciale tripartita, anche per fare
il punto in questo momento in cui la controversa riforma Moratti rende tutto
più incerto. Il provveditore Rocco Lista, «riforma o non riforma»,
ha messo in evidenza il ruolo centrale della scuola «che deve agire
perché ogni ragazzo sia sempre stimolato nei confronti dello studio»;
in ogni caso, secondo il responsabile dell'osservatorio Rino Picchi, 102 casi
di abbandono costituiscono «una percentuale minima in rapporto all'intera
popolazione scolastica».
L'assessore alla pubblica istruzione Aurelio Pellegrini si è invece
soffermato sugli effetti della proposta Moratti e «sul rischio che comporta
di creare cittadini di serie A e di serie B». Infine, l'assessore allo
sviluppo economico Antonio Melani concludendo il seminario ha sottolineato
come la Provincia, al di là della riforma Moratti, sia impegnata su
questo versante sin dal momento in cui le nuove competenze per il collocamento
(centri per l'impiego) hanno attribuito compiti all'amministrazione anche
per quanto riguarda formazione professionale e apprendistato.
Ma cosa accade, nella realtà pisana, quando uno studente manifesta
l'intenzione di non proseguire il ciclo di studi? Ognuno dei centri per l'impiego
provvede a convocare i ragazzi e le loro famiglie per un primo colloquio collettivo
e poi per un colloquio individuale. Nel caso in cui il ragazzo scelga l'apprendistato
gli vengono indicati i settori produttivi individuati dalla commissione provinciale
tripartita. Per questi ragazzi, il monte-ore previsto per la formazione (240)
è doppio rispetto a quello per tutti gli apprendisti: 120 ore sono
di formazione generale, le altre 120 di formazione specifica (lingua straniera,
competenza matematiche e informatiche).
Nel caso invece che il giovane scelga la formazione professionale, nel corso
del secondo colloquio gli viene offerto il pacchetto formativo disponibile
al momento sul territorio e più vicino possibile alle proprie aspettative.
A questo proposito, la Provincia sta per pubblicare l'avviso rivolto alle
agenzie formative per la progettazione di un percorso didattico modulare.
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Su "Le Scienze" di febbraio un editoriale di Tullio Regge prende
posizione su alcuni contenuti della riforma "Moratti" di cui non
si parla quasi più: il latino e la mattematica. Da alcuni anni, Le
Scienze, sotto la nuova direzione di Bellone, ha preso coraggiose posizioni
nei confronti della cultura scientifica in Italia.
febbraio 2002
Lopinione
Una scuola amputata della memoria, e del futuro
Tullio Regge
La Moratti ha deciso di calare la scure sulla scuola italiana: il latino
scompare dal Liceo scientifico e la matematica dal classico, il tutto nel
sacro nome del risparmio, delleconomia e della razionalizzazione dei
servizi. Non penso che la scuola sia un settore in cui convenga tirare i cordoni
della borsa con tagli nelle spese. Meglio sarebbe stato lanciare una riforma
organica come lo fu, sia pure in modo non esente da critiche, quella storica
di Croce-Gentile.
Il ruolo creativo del latino nella nascita e nello sviluppo della scienza
moderna è fatto indiscutibile e centrale nella cultura contemporanea.
Sono uscito indenne dalla maturità scientifica detestando il latino
in unepoca in cui veniva ancora richiesta quella nefanda versione in
latino che per decenni ha partorito mostri orrendi.
Detestavo il latino. E lasciando il liceo ho giurato a me stesso di dimenticarlo,
ma mi sono presto ricreduto: mi interessava moltissimo la geometria differenziale
e qualcuno mi suggerì di leggere lopera fondamentale di Gauss
Disquisitiones generales circa superficies curvas di cui non esistevano allepoca
che versioni in latino. Ricordo ancora le ore felici passate a leggere laureo
libretto che mi rivelò la bellezza della lingua offuscata al liceo
dalle ampollose lagne della Oratio pro Archia di Cicerone.
Il latino muore, anzi è morto da tempo nonostante le proteste accorate
di uno sparuto manipolo di latinisti. La riforma Moratti prende atto sia pur
brutalmente di una situazione di fatto che dura ormai da oltre un secolo.
Una morte illustre richiede un requiem, ma anche uninchiesta formale
che riveli le cause del decesso. Ricordo una frase rivelatrice della Storia
della letteratura latina del Rostagni in cui lautore, ho dimenticato
le parole esatte, sosteneva che tutta la letteratura latina apparsa dopo la
caduta dellImpero era opera di epigoni, sottintendendo che di queste
opere non valeva la pena di occuparsi. Ho limpressione che la riforma
Croce-Gentile abbia abbracciato in pieno questa tesi.
Cari medievalisti, cambiate mestiere: san Tommaso dAquino, Erasmo da
Rotterdam e tutte le opere in latino di tanti personaggi illustri sono sciatte
scimmiottate della classicità. Peggio ancora, le opere dei grandi che
hanno fatto la scienza, da Newton a Gauss fino a Jacobi, lultimo a usare
ancora il latino a fine Ottocento, sono roba maccheronica da buttar via. Non
dobbiamo stupirci se il latino è morto: labbiamo imprigionato
in una camicia di forza, abbiamo amputato oltre 1500 anni di storia gloriosa
nel mito distorto di una classicità che a suo tempo era aperta invece
a tutte le culture.
Sul versante opposto, nei Licei classici, la Moratti ha abolito linsegnamento
della matematica. Per quanto ne so laffluenza degli studenti in questo
settore è molto diminuita, ma ai miei tempi la maturità classica
era la regola e quella scientifica un ripiego. Il provvedimento aggrava tuttavia
il divario esistente tra cultura classica e cultura scientifica in un momento
in cui si rende sempre più necessaria una cordiale collaborazione.
Linformazione scientifica nel nostro paese è carente, e copre
un vasto spettro che va dal terrorismo puro alle riviste di basso rango, fino
a contributi più che dignitosi ma purtroppo occasionali, o in ambito
ristretto, di personalità di alto livello. Questa nostra assenza e
la risultante disinformazione conduce a scelte politiche e a programmazioni
errate con gravi danni anche economici: si tratta di problemi che non si risolvono
certamente con una operazione chirurgica affrettata. Mi auguro che i politici
si rendano conto di quanto sta accadendo.
© 1999 - 2001 Le Scienze S.p.A
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Ancora una volta viene tirata in ballo l'OCSE e l'ormai famigerato rapporto
da un consigliere di AN, sul Tirreno. Non ci sembra che la riforma "Moratti"
vada incontro a modifiche della scuola italiana in grado di far fronte alle
statistiche OCSE. Che ci siano cose da cambiare è assolutamente ovvio,
ma che la "riforma Moratti" vada nel senso giusto ci appare come
forte forzatura...
giovedì 31 gennaio 2002 Studenti italiani agli ultimi posti
nella classifica stilata dell'Ocse
Maurizio Poli consigliere provinciale An
PORTOFERRAIO. Si sta facendo di tutto per boicottare la riforma scolastica
messa in atto dal ministro del governo Berlusconi, Letizia Moratti.
Si vuole mantenere la scuola statale (perché non solo pubblica?) e
combattiamo la scuola privata.
Forse sarebbe opportuno prendere visione della ricerca che l'Ocse ha effettuato
lo scorso anno prima di protestare, criticare o bocciare certe iniziative.
L'Ocse ha analizzato il rendimento di 265 quindicenni in trentadue diversi
paesi del mondo.
Fra i paesi cosiddetti industrializzati, gli studenti italiani sono risultati
tra i peggiori nella comprensione di un brano scritto, nei test di matematica
o nella cultura scientifica.
Solo il 5% degli studenti italiani è stato promosso a pieni voti e
ben il 19% è stato clamorosamente bocciato oltre al 6% che non ha raggiunto
nemmeno il livello minimo richiesto.
Tra i 32 paesi esaminati dall'Ocse ci troviamo al ventesimo posto per quanto
riguarda la lettura e al ventitreesimo posto per quanto riguarda la matematica
e le scienze con un giudizio ben al di sotto della media.
I fattori che spiegano il divario tra i Paesi sono la disponibilità
di risorse per la scuola, la presenza di insegnanti specializzati, il grado
di autonomia dei presidi, la motivazione dei professori e la disciplina delle
classi.
I dati forniti dall'Ocse sono proprio mortificati però le lacune si
riscontrano anche nell'ambito del mondo del lavoro al momento in cui vengono
effettuate le selezioni per le assunzioni. Spesso, troppo spesso, purtroppo,
abbiamo dovuto constatare, nelle selezioni per l'assunzione di impiegati con
il titolo di studio di scuola media superiore, gravi lacune per quanto riguarda
l'ortografia, le frazioni, le misure di superficie, i diagrammi, difficoltà
addirittura a riconoscere i numero negativi.
Siamo proprio convinti che questa specie di disastro denunciato dall'Ocse
non sia frutto di questa scuola statale che certi schieramenti cercano di
difendere insieme alle sue burosauriche gestioni?
È proprio così difficile capire che lo Stato italiano deve limitarsi
al controllo?
È proprio tanto difficile capire che così non si può
continuare?
Che la scuola può essere pubblica o privata ma mai statale?
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Dalla Nuova Sardegna un articolo su una inchiesta condotta da un gruppo
di studenti del Dettori di Tempio: gli studenti apparirebbero d'accordo con
la formazione delle commissioni di tutti interni all'esame di stato, e il
gruppo di studenti che ha condotto l'inchiesta esprime la sua perplessità.
Scuola. La riforma sottoposta al giudizio degli studenti. Foto degli intervistatori
sul sito internet di Radiouno
Il "Dettori" sulla Rai con un sondaggio sugli esami
Giuseppe Pulina
TEMPIO. È stata un'idea brillante quella che i sedici studenti del
"Dettori" hanno avuto per la realizzazione dell'ultima puntata di
"Dodici diciotto" andata in onda sabato scorso su RadioUno. Il sondaggio
sull'esame di Stato che hanno condotto tra gli studenti delle scuole superiori
della città avrà, a quanto pare, un'interessante appendice nazionale.
Il sito Rai che ospita integralmente il programma (visitabile su www.dodicidiciotto.rai.it)
ha infatti aperto un forum sul tema, invitando tutti gli studenti italiani
a pronunciarsi sull'esito del sondaggio dei liceali tempiesi, risultato quanto
mai attuale, visto che il ministro della Pubblica istruzione, Letizia Moratti,
ha licenziato proprio nei giorni scorsi il decreto legge che modifica la composizione
delle commissioni d'esame.
La modifica, già preannunciata in uno dei capitoli della legge finanziaria,
era conosciuta da tempo, ma solo da qualche giorno è diventato certezza
ciò che molti insegnanti della scuola statale temevano. E cioè
che si abolisse del tutto la rappresentanza dei membri esterni, fatta eccezione
per un presidente esterno, lasciando il pallino delle "operazioni"
al consiglio di classe. Una modifica che non piace alla maggioranza degli
insegnanti e che non sembra invece dispiacere del tutto agli studenti italiani.
Almeno, secondo il sondaggio.
Secondo la ricerca degli studenti del "Dettori" (una loro foto comparirà
per una settimana nella homepage del sito internet della Rai dedicato alla
trasmissione radiofonica "Dodici diciotto"), nelle scuole tempiesi
si registrerebbe un orientamento favorevole alla riforma dell'esame di Stato.
Questa, fatta eccezione per l'esclusione degli insegnanti esterni, risulta
comunque inalterata nella sostanza, con le tre prove scritte, i crediti scolastici
e formativi, e l'orale esteso a tutte le discipline del curriculum. Probabilmente
- e il dato è emerso nell'esame delle schede compilate dagli studenti
dei licei e dei tecnici tempiesi - sulle risposte ha inciso la maggiore sicurezza
che i commissari interni dovrebbero assicurare. C'è chi teme però
che l'esame diventi una pura formalità e un passpartout per diplomi
facili.
Gli studenti che hanno ideato e realizzato il sondaggio non condividono la
posizione della stragrande maggioranza dei loro colleghi (più del 60%)
dichiaratasi favorevole alle commissioni di soli interni. «Ci attendevamo
- hanno detto, dopo l'esperienza dell'autogestione - dei risultati diversi».
Osservazione fondata, che chiama in causa la coerenza di vecchi e nuovi pareri.
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Una notizia da La Tribuna di Treviso fa vedere come gli studenti stiano
riprendendo la lotta, dopo la fine del primo quadrimestre...
LA PROTESTA
Studenti
riunti contro
il governo
m.b.
Si è tenuta ieri pomeriggio in città la prima riunione studentesca
organizzata dall'Unione degli studenti (Uds), in vista della manifestazione
«anti Moratti» prevista per il 22 febbraio. Una ventina di studenti
si sono riuniti alla sede Filt della Cgil per un primo confronto. Nei prossimi
giorni i volantini con il programma verranno distribuiti all'interno degli
istituti superiori. Gli studenti dicono «no» alla riforma della
scuola del ministro Moratti, e ai buoni scuola. Chiedono invece più
investimenti per l'edilizia scolastica, per gli stipendi dei professori e
per il diritto allo studio. Nei prossimi giorni si terranno riunioni a Castelfranco,
Conegliano e Montebelluna.
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Notizia da La Repubblica sui tagli degli insegnanti previsti, che appaiono assai più consistenti del previsto, siamo in attesa di conoscere quanti posti dovrebbero essere tagliati in Sardegna...
GIOVEDÌ, 31 GENNAIO 2002Stampa questo articolo
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I sindacati rivelano le tabelle con gli organici per l'anno prossimo: "La
previsione era di soli 475 posti in meno"
Prof, la scure della Moratti
"In Lombardia il ministro taglierà 1381 insegnanti"
L'allarme della Cisl: "Quali saranno i criteri? Gli studenti sono in
aumento in tutti e tre i gradi". La Cgil: "Penalizzata la qualità"
TERESA MONESTIROLI
Scuole statali, arrivano i tagli della Moratti. Sono 1.381 le cattedre della
Lombardia (8.500 in tutta Italia) che verranno cancellate a partire dal prossimo
anno scolastico (20022003) secondo il decreto sugli organici del personale
previsto dalla nuova Finanziaria del governo. Un provvedimento che dovrebbe
portare consistenti risparmi in vista anche delle spese che comporterà
la riforma della scuola del ministro Letizia Moratti. «Una cifra esorbitante
in una regione come la nostra che ha già subito la razionalizzazione
del sistema scolastico negli scorsi anni, assistendo così alla chiusura
di alcuni istituti cancellati dalla mappa delle scuole del territorio»
commenta secco il segretario regionale della Cils Renato Capelli.
L'allarme arriva dai sindacati che ieri, in maniera ufficiosa (i dati ufficiali
ancora non sono pervenuti alle singole direzioni scolastiche regionali), hanno
divulgato le tabelle del ministero dell'Istruzione con le cifre del ridimensionamento
del corpo docente della Lombardia. Cifre che, dalla prima ipotesi del governo
del 15 gennaio, alla seconda di un paio di giorni fa, ha visto aumentare notevolmente
i numeri al Nord. «Nelle ultime tabelle, il ministero ha introdotto
un nuovo criterio legato anche al numero delle istituzioni scolastiche
spiega Wolfango Pirelli, segretario regionale della Cgil penalizzando
tutte le regioni dove è già stato fatto il ridimensionamento.
Le prime tabelle tenevano in considerazione solo il numero degli alunni, che
di fatto non è in diminuzione. E secondo le prime stime la Lombardia
avrebbe dovuto tagliare solo 475 posti. Ora i dati parlano di 1.381 professori
in meno».
Il confronto delle tabelle non lascia dubbi. Secondo la prima versione, infatti,
nelle scuole elementari non solo non erano previsti tagli, ma addirittura
si supponeva di aumentare l'organico di ben 96 docenti. La seconda, invece,
lo riduce di 485 posti. Alle medie i tagli salgono da 135 a 358. E nelle superiori
da 436 a 538. «Il tutto a fronte di una popolazione scolastica in continua
crescita», sottolinea Capelli «mi domando come pensano di gestire
questa riduzione». Secondo i dati della Cils, infatti, il numero degli
studenti del prossimo anno, è in aumento a tutti i livelli. Le stime
del sindacato (calcolate approssimativamente dal momento che la direzione
scolastica ancora non ha divulgato i risultati delle iscrizioni), parlano
di una crescita del numeri degli studenti pari a 4.339 alunni alle elementari,
1.198 alle medie e 3.307 alle superiori.
Ma come verranno effettuati i tagli? «Non ne abbiamo la minima idea
risponde Giampaolo Vigolo segretario provinciale della Cgil
Sarà compito del direttore Dutto. Di certo si dovrà lavorare
sugli spezzoni, sugli specialisti di lingua straniera, sull'accorpamento delle
classi intermedie e sui progetti di qualità delle singole scuole».
«Sarà un brutto colpo per la Lombardia conclude Pirelli
prima nelle sperimentazioni di qualità in Italia. Verranno penalizzati
tutti i progetti in corso legati all'accoglienza degli immigrati, al disagio
e alla sperimentazione».
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Il Messaggero Veneto riporta la notizia di una manifestazione svoltasi
ad Udine in cui si sono incontrati sia i lavoratori (art, 18) sia gli studenti
contro la riforma.
Ecco come Udine ha vissuto la manifestazione. Al centro della protesta anche
pensioni, liquidazioni e fisco
Articolo 18, studenti e lavoratori in piazza
Un unico corteo contro la proposta del ministro Maroni di modificare la norma
dello Statuto
Forse non cerano i numeri (intesi come partecipazione) ma sicuramente
il fine principale degli organizzatori (sindacati Cgil, Cisl e Uil e Comitato
in difesa della scuola Pubblica) è stato raggiunto: l'incontro tra
i lavoratori e gli studenti in effetti si è verificato. Un tema questo,
che a molta gente può non risultare una novità assoluta però
era da un paio danni, e forse qualcosa in più, che in piazza
a manifestare non si ritrovava l'intesa tra le due parti. Con un po' di malizia
si potrebbe aggiungere che ci ha pensato il Ministro Maroni con la proposta
di abolire l'articolo 18 (quello sul licenziamento senza giusta causa) a "riaccendere"
gli animi anche se la protesta era indubbiamente pacifica.
Gli studenti (provenienti da quasi tutti gli istituti di Udine) si sono ritrovati
in Piazza Primo Maggio verso le 8,30; si sono resi conto che, la chiusura
del quadrimestre addizionata al fatto che molti coetanei non hanno capito
l'importanza, seppur "trasversale", della manifestazione, ha portato
a contestare non molti tra ragazzi e ragazze(con la netta predominanza di
queste ultime) come parziale ricompensa per i primi.
Man mano che il corteo si srotolava verso il Palazzo del Governo, si iniziavano
a vedere i primi gruppetti di lavoratori (in gran parte operai), che muniti
ciascuno di bandiera del rispettivo sindacato di appartenenza, si avviavano
verso il centro facendo sentire meno soli e più partecipi gli studenti
che intonavano cori per scacciare l'umidità che circondava loro (assieme
agli immancabili tutori dell'ordine pubblico).
Dopo un arrivo da record (5-6 minuti) del quale non si sa chi incolpare, se
linconsistenza del percorso o l'esiguità dei partecipanti; finalmente
c'è stato il tanto agoniato incontro tra il "popolo della scuola"
ed i lavoratori. Ai collaudati cori contro il ministro (in questo caso Maroni
mentre di solito toccava alla Moratti) si è passati a quelli da stadio(?)
ed infine, inevitabilmente, a quelli contro il Governo Berlusconi.
I punti caldi con cui alcuni rappresentanti sindacali hanno arringato la folla
riguardavano le pensioni( i tagli contributivi faranno saltare i conti previdenziali
che nel tempo costringeranno i giovani ad avere pensioni "da fame",
come riportava il volantino di Cgil, Cisl e Uil), la liquidazione, il fisco,
i contratti ed i licenziamenti. Bisogna aggiungere che in piazza erano presenti
pure lavoratori extracomunitari che hanno sicuramente dato un respiro più
ampio allo sciopero dimostrando che all'interno di aziende, fabbriche e tra
dipendenti Statali e privati la disapprovazione verso la proposta di riforma
è un dato di fatto.
Raggiunto il "top" di affluenza verso le 9,30 lentamente la gente
ha iniziato ad allontanarsi e un'ora dopo oramai la manifestazione si avviava
a chiudere i battenti.
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