11 January, 2002

 

Un primo articolo dall'Alto Adige, l'assessore provinciale a colloquio con la Moratti chiede più autonomia per la sua regione...


«Riforma, vogliamo essere autonomi»
Oggi a Roma l'assessora Gnecchi a colloquio col ministro Moratti
ISTRUZIONE E POLITICA

di Maurizio Dallago

BOLZANO. Autonomia nella riforma. Questo, in primo luogo, è quanto chiederà oggi l'assessora provinciale alla scuola italiana al ministro dell'Istruzione, Letizia Moratti. In sostanza, che la revisione del sistema scolastico predisposta da Roma passi, in Alto Adige, attraverso atti normativi della Provincia. Per Luisa Gnecchi, i punti più controversi della riforma riguardano l'abbassamento dell'obbligo scolastico, la riduzione del ciclo delle superiori e le modalità del percorso scuola/ lavoro.
Assessore Gnecchi, cosa si attende dall'incontro che avrà domani (oggi, ndr) con il ministro dell'Istruzione?
«Innanzitutto vogliamo spiegare al ministro dell'Istruzione lo specifico quadro istituzionale della Provincia di Bolzano in materia di istruzione elementare e secondaria, nonché in materia di istruzione e formazione professionale, in modo che la riforma che si vuole attuare, tenga conto degli aspetti peculiari dell'autonomia».
La nostra situazione scolastica è in parte diversa dal resto d'Italia. Può costituire un esempio per le altre realtà nazionali?
«Abbiamo la competenza concorrente della Provincia in materia di istruzione elementare e secondaria, esercitata dal 1972 e sulla quale si è andato definendo, nel rispetto dei principi fondamentali riservati alla normativa statale, l'intero ordinamento scolastico provinciale, con particolare riguardo alla disciplina degli organi collegiali scolastici, ai programmi e ai curricoli, all'organizzazione e al funzionamento della scuola. Può essere un esempio anche per gli altri».
C'è il rischio che la riforma predisposta dalla Moratti intervenga in modo massiccio sulla realtà scolastica altoatesina?
«Il nostro modello scolastico e formativo deve essere salvaguardato e sviluppato. Per questo motivo chiederemo di prevedere nel ddl sulla riforma del sistema scolastico una disposizione generale che stabilisca come la Provincia di Bolzano disciplini con propri provvedimenti normativi la materia oggetto di revisione, nel rispetto delle norme autonomistiche vigenti».
Lei non è andata agli Stati generali della scuola ed anche i suoi colleghi delle altre regioni si sono dimostrati critici, soprattutto sul modo in cui la riforma è stata portata avanti fino ad oggi. Perché?
«Vedremo i chiarimenti che ci verranno forniti domani (oggi, ndr) a Roma. Il rischio è quello che venga meno il raccordo della programmazione dell'offerta formativa con le reali esigenze del territorio, mentre la netta separazione dei percorsi di istruzione e formazione rischia di vanificare, di fatto, il progetto del sistema integrato, ispirato al principio di una reale pari dignità dei canali di istruzione e formazione professionale».
Cosa vi preoccupa maggiormente della riforma ministeriale?
«Ci preoccupano e meritano degli approfondimenti alcuni punti, come l'abbassamento dell'obbligo scolastico a 14 anni, la riduzione di un anno del percorso della scuola superiore, le modalità di regolamentazione del percorso in alternanza scuola/lavoro e il riconoscimento dell'anno di credito attribuito alla scuola dell'infanzia, spendibile solo per il conseguimento della qualifica professionale e conseguente avvio precoce all'attività lavorativa».

*********************
Sul Messaggero Veneto il segretario dei socialisti del Fvg scrive un articolo critico sulla riforma Moratti: è il concetto di scuola-azienda che non va bene, anzi va benissimo nel quadro berlusconiano...


Gli alunni sono numeri
per il ministro Moratti


A giudicare dagli atti di questi primi mesi sembra che il nuovo governo abbia le idee molto chiare. Per esempio, per quanto riguarda la riforma della scuola, il ministro Moratti sa esattamente cosa vuole. Anzi, la sua idea di scuola si inserisce esattamente nel quadro dei principi che sorreggono il progetto di Berlusconi, teso a dividere la società di domani fra coloro che diventeranno classe dirigente e chi dovrà diventare semplice manovalanza.
Il progetto deve essere fatto subito con un forte efficientismo aziendalistico, senza perdere tempo perché il tempo è denaro.
L’impianto della proposta Moratti si regge sull’equiparazione fra scuole pubbliche e scuole private, sulla decomposizione delle commissioni d’esame (con commissari interni anche nelle private), sull’affidamento della commissione per la formulazione del codice deontologico degli insegnanti a un cardinale di Santa Romana Chiesa, sull’assunzione in ruolo – senza pubblico concorso – degli insegnanti di religione, sulla reintroduzione di fatto dell’avviamento professionale, mandato in soffitta più di mezzo secolo fa, dal centro-sinistra, con la creazione della scuola media unificata. Il tutto dettato da una estrema coerenza, quasi a pensare che ci sia un chiaro disegno, un lucido calcolo politico, che passa furbescamente con il finto coinvolgimento dei vari corpi della scuola attraverso i cosiddetti Stati generali.
Forse non tutti hanno capito che, anche sotto il profilo puramente mercantile, questa politica produrrà anche un grosso calo dell’occupazione, con teatcheriana espulsione di una buona fetta di insegnanti. Il disegno di favorire le scuole private poi è di una lapalissiana chiarezza.
Nella scuola è proprio la logica del mercato che dovrebbe essere bandita perché l’istruzione non appartiene ai beni di consumo, ma alla cultura, ai saperi e alle conoscenze. Trasformare l’esame di Stato a pura formalità significa far conseguire a chiunque, dietro lauto pagamento, il diploma di Stato, e magari da gestori di scuole private che devono far quadrare i loro bilanci. Un affare enorme. Entro pochi anni, se questa riforma andrà in porto, solo chi non avrà voglia o non disporrà di sufficiente denaro non avrà il diploma.
L’Italia rischia di diventare un paese di diplomati senza istruzione e cultura o ritornerà a quello che era cinquant’anni fa, senza le garanzie delle pari opportunità e il diritto, uguale per tutti, alla cultura e all’istruzione.
Ma oggi contano solo i numeri e per la Moratti gli alunni sono numeri, che devono costare sempre di meno, come nelle scuole private, che sono, oggi, più economiche e quindi migliori. Perché tutto ciò non accada ci vorrà una grande battaglia politica con chiari obiettivi fatti propri dai docenti, dagli studenti e dalle famiglie.
Questa battaglia dovrà puntare su alcuni obiettivi fondamentali quali la difesa del primato della scuola pubblica e della capacità e serietà di insegnamento (quindi laicità dell’insegnamento, reclutamento diverso rispetto alle scuole private, controllo sistematico delle capacità didattiche) assieme alla centralità dell’alunno quale titolare di diritti che non possono essere assoggettati a logiche di interesse aziendalistico il quale introdurrebbe una brutale discriminazione, quella economica. Le battaglie di civiltà superano la logica materialistica del mercato, battaglie che il centro-sinistra deve portare avanti con coerenza e convinzione e quella della scuola è una delle più importanti.
segretario regionale Socialisti del Fvg

*************************
Sul Nuovo invece un articolo che mostra come la macchina schiacciasassi va avanti comunque, è pronto pare il ddl sulla riforma (dopo la riunione avuta con i responsabili scuola della maggioranza, riunione infuocata di cui vi abbiamo riferito ieri):


Riforma della scuola, è pronto il DdlDodici anni di percorso di istruzione, divisi in due cicli. Dopo i quindici anni si potrà alternare studio e lavoro. I dettagli della bozza Moratti sul tavolo del prossimo Consiglio dei ministri.
[]

ROMA - Dodici anni di percorso di istruzione e/o formazione, con cinque anni di elementare. Si potrà sedere sui banchi già dall'età di 5 anni e mezzo. E' previsto lo studio di almeno una lingua straniera. Le scuole superiori dureranno ancora 5 anni. Sono alcune delle principali novità della riforma della scuola, così come è impostata nella bozza del disegno di legge messa a punto dal ministro Moratti. Il testo potrebbe approdare già al prossimo Consiglio dei ministri. Da viale Trastevere comunque fanno sapere che la bozza è aperta a modifiche e il ministro sta ancora concludendo la carrellata di incontri con le parti. Ecco i principali punti del disegno di legge:Percorso: Almeno 12 anni per il "Sistema educativo di istruzione e formazione 'finalizzato alla crescita e alla valorizzazione della persona''. Tale Sistema si articola in: scuola dell'infanzia, un primo ciclo che comprende la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado, e un secondo ciclo con il sistema dei licei, dell'istruzione e della
formazione professionale. Materne: La scuola dell'infanzia è di durata triennale. Possono iscriversi i bambini e le bambine che compiono i 3 anni
entro il 31 marzo dell'anno scolastico di riferimento.Primo ciclo: Si può accedere già a 5 anni e mezzo. Il primo ciclo di istruzione è costituito dalla scuola primaria, della durata di 5 anni, e dalla scuola secondaria di primo grado della durata di 3 anni. Al primo ciclo iscrizione aperta ai bambini che compiono i 6 anni entro il 31 marzo dell'anno scolastico di riferimento.Lingue straniere: Almeno una alle elementari e due alle medie. Alle elementari è previsto l'apprendimento di almeno una lingua dell'Unione europea e programmi di "alfabetizzazione tecnologica". Al termine del primo ciclo di istruzione bisognerà superare un esame di Stato. L'esito dovrà comprendere anche un'indicazione orientativa non vincolante per la successiva scelta di istruzione e di formazione. Secondo ciclo: E' costituito dal sistema dei licei e da quello dell'istruzione e formazione professionale. Dal quindicesimo anno di età, i diplomi e le qualifiche si possono conseguire non solo attraverso il semplice studio, ma anche con un'alternanza di scuola e lavoro o attraverso l'apprendistato. I licei (l'artistico, il classico, l'economico, il linguistico, il
musicale, lo scientifico, il tecnologico, e delle scienze umane) durano cinqueanni, almeno quattro i corsi di istruzione o formazione professionale (con anno integrativo per iscriversi all'università).Cambio di percorso: E' possibile passare dal sistema dei licei al sistema dell'istruzione e formazione professionale, o anche viceversa, "mediante apposite iniziative didattiche finalizzate all'acquisizione di una preparazione adeguata alla nuova scelta". Prima dell'accesso ai corsi universitari è comunque prevista una verifica delle conoscenze e delle abilità. Scuola.lavoro: Prima degli studi universitari e dopo i 15 anni di età, si possono alternare allo studio periodi di tirocinio e stage presso le imprese convenzionate con le scuole.Formazione docenti: Per tutti gli insegnanti si prevede una formazione iniziale per tutti i docenti (materne, elementari, medie e superiori) di "pari dignità e durata" che passerà attraverso corsi di laurea specialistica. Il numero dei posti disponibili dipenderà dai posti di lavoro effettivamente a disposizione. (10 GENNAIO 2002, ORE 22:35

***********************
Intanto riprendono le agitazioni, vediamo dunque un articolo sul Mattino on line...


ANCORA SCONTRO
SULLA RIFORMA
ANNA MARIA ASPRONE
Prove tecniche di occupazione. L’effetto boomerang del Liceo Genovesi che ha riaperto, in concomitanza con la riapertura degli istituti, il fronte della mobilitazione studentesca, è stato immediato e dirompente. Ieri molti Istituti, Licei, Professionali e Istituti Tecnici - ma non sono mancate anche manifestazioni di protesta da parte delle scuole medie ed elementari - sono stati sul piede di guerra, in bilico tra occupazione e assemblee.
Al Liceo Scientifico Mercalli ieri si è consumata una giornata di estenuanti dibattiti, confronti e trattative tra gli studenti decisi ad occupare la sede di via Andrea D’Isernia e i professori che, pur solidarizzando in linea di massima con le iniziative dei ragazzi contro la riforma Moratti, non ne condividono tuttavia la linea d’azione, che porta dritto all’occupazione e non, come suggerito dai docenti nel corso dell’intero pomeriggio, ad altre forme di protesta meno dure. All’assemblea del Mercalli hanno partecipato anche alcuni studenti del Genovesi. In tardo pomeriggio infine la sofferta decisione di occupare l’istituto. La preside, insieme ad un gruppo di docenti ha deciso di restare anche lei nella scuola: in serata la decisione, da parte degli studenti, di lasciare le aule. La protesta sfocierà in un confronto, questa mattina, con il corpo insegnanti. Poi si vedrà.
E mentre la decisione di occupare lo Scientifico è arrivata solo dopo quasi un giorno di ripensamenti e discussioni da parte degli studenti, i loro colleghi del Classico ieri, già dalla prime ore del mattino, hanno tentato di passare direttamente alle vie di fatto. Ieri mattina, infatti, poco prima delle sette, un manipolo di studenti (tre per l’esattezza) dell’Umberto si è introdotto, attraverso un’uscita di sicurezza, nell’istituto con la chiara intenzione di replicare l’azione di forza compiuta solo due giorni prima dai colleghi del Genovesi. Dopo aver bloccato ogni altra via d’accesso alla scuola i tre studenti sono rimasti all’interno in attesa dell’arrivo degli altri studenti con il progetto di occupare la scuola ed impedire a docenti e bidelli di entrare. Ma, poco prima delle otto, sono arrivati i bidelli che, constatata l’impossibilità di accedere all’edificio, hanno subito pensato che nella scuola fossero entrati i ladri ed hanno avvertito le forze dell’ordine.
Sul posto sono quindi giunte in una manciata di minuti alcune volanti della polizia. Ma quando gli agenti hanno fatto irruzione nei locali della scuola hanno trovato solo i tre studenti al primo piano. Dopo averli fermati li hanno condotti subito in commissariato dove sono stati identificati. Naturalmente sono stati avvertiti i genitori che però hanno potuto portare via i ragazzi solo dopo qualche ora, perchè si era diffusa la voce che nel liceo ci fosse ancora un altro studente. Notizia che è poi risultata priva di fondamento. «Non crediamo, almeno nell’immediato che riproveremo ad occupare l’istituto - hanno spiegato alcuni degli studenti - ma continueremo comunque ad adottare altre forme di protesta perchè, oltre alle legittime rivendicazioni che vedono uniti tutti gli studenti contro la riforma Moratti, per noi c’erano anche delle questioni più specificamente collegate al nostro istituto». La mobilitazione all’Umberto, era iniziata già alla ripresa delle attività scolastiche quando al rientro in aula si sono resi conto che: «non erano state mantenute le promesse che ci aveva fatto la preside - come hanno spiegato i ragazzi - prima delle vacanze. Si era parlato delle palestre, degli armadietti dell’assistenza sanitaria e della biblioteca scolastica. E, tranne che su quest’ultimo punto che richiedeva un tempo organizzativo più lungo, per le altre questioni ci era stata garantita una soluzione già alla ripresa del 7 gennaio. Cosa che non si è verificata». Su queste tematiche e sulla conseguente decisione di passare all’occupazione la scuola si è «spaccata» tra chi ha deciso di aspettare ancora qualche giorno e chi, invece, era dell’opinione di scegliere la linea dura.
**********************
Sempre sul Mattino on line, riparte il problema della valutazione delle scuole, degli studenti e degli insengnanti:


GLI ESAMI
DI MATURITÀ
ELENA ROMANAZZI
Latino al liceo classico, matematica allo scientifico, lingua straniera al linguistico. Sul sito del ministero della Pubblica istruzione sono uscite le materie della seconda prova scritta degli esami di maturità. La prima prova, come di consueto, sarà il tema d’italiano. Quest’anno gli esami cominceranno il 19 giugno. Con una novità inserita nella legge Finanziaria: le commissioni esaminatrici saranno composte da membri interni dell’Istituto (la regola vale anche per le scuole private). Solo il presidente sarà esterno. Un primo passo questo verso la vera riforma dell’esame di maturità che dovrebbe essere presentata a breve e che si è resa necessaria - così aveva spiegato il ministro - dopo lo screening effettuato e stabilito per legge dell’attuale prova varata dall’ex ministro della Pubblica istruzione tre anni fa. Dallo studio dei dati è emerso che il numero di promossi è sensibilmente aumento.
Riforma dei cicli
Il ministro della Pubblica Istruzione stringe i tempi per arrivare entro la fine di gennaio alla stesura di un disegno di legge che modifichi la legge varata da Berlinguer-De Mauro. Letizia Moratti, dopo il vertice con i responsabili scuola dei partiti della maggioranza, ha convocato oggi i sindacati per presentare le sostanziali modifiche apportate alla proposta del comitato ristretto presieduto dal professor Giuseppe Bertagna. Modifiche delle quali il presidente della commissione non è stato informato. Spiega Bertagna: «Quello che condivido è quello che ho scritto, contenuto nelle 174 pagine degli annali e nelle 34 cartelle del rapporto di sintesi, il resto non lo commento». Sono due le novità principali che il ministro oggi presenterà anche ai sindacati: il mantenimento dei licei a 5 anni, con un percorso di formazione dunque che si conclude a 19 anni e non a 18; la possibilità per i genitori di mandare i figli alla scuola dell’obbligo a 5 anni (nell’ipotesi si offre questa possibilità solo ai bambini che compiono i 6 anni entro la fine di giugno) per farli uscire a 18 anni. In questo caso l’ingresso alla scuola materna viene anticipato a due anni e mezzo.
La valutazione
Partirà il prossimo 15 marzo la prima prova generale per la valutazione delle scuole italiane. La commissione presieduta dal professore Giacomo Elias ha messo a punto un progetto pilota che interesserà 2.500 scuole sparse sul territorio nazionale. Le prove si articoleranno in due momenti distinti. Ci sarà - ha spiegato Elias - prima una valutazione dell’apprendimento degli alunni. E questa verrà effettuata attraverso un questionario a risposta multipla, riguardante l’italiano e la matematica. Il questionario verrà calibrato per ogni ordine di scuola e riguarderanno la quinta elementare, le terze medie e il secondo anno di liceo. La seconda prova, invece, è tutta puntata sugli istituti ed ha lo scopo di rilevare l’efficienza della scuola. Le 2.500 scuole, comprese le materne, dovranno compilare un questionario relativo al grado di attuazione dell’offerta formativa. Il progetto pilota ha lo scopo di mettere a punto quella che sarà nel futuro la valutazione della scuola a livello nazionale. Un sistema che ogni anno dovrà fornire al ministero dell’Istruzione, attraverso l’Istituto nazionale di valutazione del sistema d'istruzione (Invalsi), indicazioni in base alle quali si decideranno le misure più opportune per migliorare il sistema educativo e sanare le aree di crisi delle diverse realtà scolastiche. Pur non essendo significativo in termini numerici il campione del progetto pilota, l’obiettivo è quello di effettuare una stima in termini organizzativi delle risorse finanziarie e umane necessarie per mettere in moto il servizio di valutazione su scala nazionale.
***********************

torna alla home page